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— Dov’è?

— Circa 500 mila metri a sud di qui. Ma se n’è andata.

— Ha lasciato Kraldak? — chiese Mary.

— Ha lasciato tutto.

— Oh mio Dio, vuoi dire che si è uccisa?

— Come? No, è ancora viva… almeno, per quanto ne sappiamo. Non c’è modo di contattarla.

Mary indicò il braccio sinistro di Lurt. — Neppure con il Companion?

— No. Vissan se l’è estratto ed è scomparsa.

— Perché?

— Era una grande genetista, ma ha creato un’apparecchiatura che il Gran Consiglio dei Grigi si è rifiutato di autorizzare. Il Consiglio locale mi ha anche convocata per avere la mia opinione. Ho detto che non trovavo giusto sopprimere la ricerca, ma il Gran Consiglio ha ritenuto di non avere alternative.

— Santo cielo, ha inventato un’arma genetica!

— No, no, Vissan è una persona a modo. La sua invenzione era un “codificatore di codoni”: lo si poteva programmare per produrre qualsiasi sequenza di DNA O RNA, con relative catene proteiche.

— Accidenti, potrebbe essere utile per molte cose.

— Anche troppe, secondo il Gran Consiglio. Vedi, tra l’altro avrebbe permesso la produzione di… non sono sicura di come le chiameresti: le mezze sequenze di cromosomi che si trovano nelle cellule riproduttive.

— Le serie aploidi. I 23… pardon, i 24 cromosomi presenti negli spermatozoi e negli ovuli.

— Esatto.

— Perché sarebbe un problema? — chiese Mary.

— A causa del nostro sistema giudiziario — rispose Lurt. — Sterilizziamo i criminali e i loro parenti stretti, impedendo loro di produrre serie aploidi di cromosomi, e quindi di riprodursi. Ma l’invenzione di Vissan avrebbe permesso di aggirare la pena, offrendo la possibilità di creare materiale genetico e trasferirlo da una generazione all’altra.

— Perciò è stata messa al bando?

— Sì. Il Gran Consiglio ha ordinato a Vissan di interrompere gli esperimenti, facendola infuriare. Vissan ha detto che non poteva sentirsi parte di una società che ostacolasse la ricerca, quindi ha mollato tutto ed è sparita.

— E ora vive… come una selvaggia?

Lurt annuì. — Non è troppo difficile. Da giovani, veniamo tutti addestrati a cavarcela in situazioni del genere.

— Ma presto sarà inverno!

— Si sarà costruita una capanna… Sia come sia, quel codificatore di codoni è ciò che fa per te, per generare un figlio ibrido. Ne esisteva un solo prototipo. Ora, in questo mondo, normalmente, nulla va perduto, visto che i Companion registrano ogni mossa; solo che Vissan ha fatto sparire il prototipo dopo essersi sbarazzata del Companion. Sarà da qualche parte.

— Se solo potessi sapere dove! — disse Mary.

— Proprio lì sta il difficile — disse Lurt.

14

“Dobbiamo dire grazie a quello spirito per le missioni lunari Aquila e Columbia, Intrepid e Yankee Clipper, Acquario e Odissea, Antares e Kitty Hawk, Falcon ed Endeavour, Orion e Camper, e Challenger, e America…”

Il Companion fisso sarebbe stato impiantato su Mary da un chirurgo neanderthaliano. Prima dell’operazione, Mary dovette tornare allo spogliatoio della miniera di Debrai, il luogo in cui le era stato fissato il Companion provvisorio; solo lì il meccanismo poteva venire rimosso. Dopodiché, scortata da due erculei poliziotti, Mary era andata all’ospedale di Saldak Centro.

Il chirurgo era una donna di nome Korbonon, una 145, quindi coetanea di Mary. Korbonon era specializzata in traumatologia ossea, quale poteva verificarsi in una sfortunata battuta di caccia. Nessuno conosceva bene quanto lei l’apparato muscolare e il sistema nervoso.

— Sarà una bella impresa — commentò la dottoressa. Il Companion provvisorio era posato su un tavolino, alimentato da una batteria; per quanto staccato da Mary, continuava a fornirle traduzioni tramite l’altoparlante esterno. — Il suo avambraccio — disse Korbonon a Mary — possiede una muscolatura nettamente inferiore a quella di un barast, il che potrebbe rendere difficoltosa l’installazione del Companion. D’altro canto, in voi gliksin le due sezioni del braccio sono di lunghezza identica, e questo ci fornisce un più ampio spazio di manovra. — I neanderthal avevano avambracci visibilmente più corti rispetto al tratto spalla-gomito.

— Speravo che sarebbe stata un’operazione di routine — disse Mary.

Korbonon sollevò il sopracciglio color rame. — Routine? I Companion non si impiantano sugli adulti. Certo, quando il loro uso venne introdotto, quasi mille mesi fa, gran parte dei pazienti erano adulti; ma i chirurghi che eseguirono l’operazione sono defunti da un pezzo. Da allora, un’operazione di questo genere viene eseguita solo sporadicamente, soprattutto in casi di persone che abbiano perso il braccio sinistro.

— Ah — disse Mary. Era distesa su una specie di lettino da dentista, con il braccio sinistro allungato su una prolunga. La parte interna del braccio era stata disinfettata con un liquido di colore rosa e dall’odore acre, ma non era alcol. Korbonon non indossava mascherina. — Di solito i nostri chirurghi si coprono bocca e naso — fece notare, con un certo nervosismo.

— Perché? — chiese l’interessala.

— Per evitare infezioni sul paziente, e viceversa.

— Allora, tanto varrebbe operare a occhi chiusi! — reagì Korbonon.

Mary stava per chiedere spiegazioni sulla battuta, ma poi capì da sola: i neanderthal non potevano rinunciare al loro olfatto sensibilissimo.

— E… l’anestesia? — domandò. Ponter non c’era, altrimenti lei già se lo immaginava a esclamare: “Anestesia? Che roba è?… Scherzavo!”.

— Utilizziamo un neuro-disattivatore — disse Korbonon.

— Davvero? — esclamò Mary; la scienziata che era in lei aveva preso il sopravvento sulla paziente. — Noi utilizziamo agenti chimici.

Il chirurgo annuì. — Lo facevamo anche noi, ma i loro effetti richiedono troppo tempo per manifestasi e per svanire; inoltre, sono difficili da usare in modo localizzato. Senza contare che determinate persone sono allergiche.

— Ecco un’altra tecnica che il mio popolo importerà volentieri — disse Mary.

Intanto si era avvicinata un’altra donna. Un’infermiera? Un altro medico? Mary non conosceva le gerarchie ospedaliere locali. Comunque, la nuova venuta le avvolse il braccio al di sotto del gomito sinistro con una fascia elastica metallizzata, e ne mise un’altra appena al disopra del polso. Poi con grande sorpresa della paziente, tirò fuori una specie di pennarello e cominciò a tracciare dei segni nell’area compresa tra le due fasce. Più che inchiostro, sembrava metallo fuso, ma freddo: solidificò in fretta. — Che sta facendo? — chiese Mary.

La donna con il pennarello non rispose. Korbonon disse: — Segna i tronconi del sistema nervoso. Quelle linee aprono una connessione elettrica tra i due destabilizzatori.

Qualche minuto dopo l’altra neanderthal si allontanò, poi tornò con una piccola consolle. Tirò una serie di sferette, e a Mary il braccio diventò insensibile. — Cavoli — commentò.

— Bene. Partiamo — disse Kornonon. Prima ancora che Mary si rendesse conto di cosa stava succedendo, il chirurgo le aveva praticato un’incisione parallela alla direzione del radio. La vista del sangue che sgorgava quasi la fece vomitare.

Mary era sconvolta, e temeva di andare sotto shock. Nel suo mondo si faceva di tutto per distogliere il paziente dall’operazione, ma qui si era proceduto come se nulla fosse. Forse, l’abitudine di andare a caccia rendeva la vista del sangue consueta. Mary deglutì a fatica, si sforzò di mantenere la calma. Non era fuoriuscito troppo sangue, vero?

Si chiese che cosa succedesse in caso di dissezioni toraciche. I chirurghi gliksin hanno di fronte a sé pazienti completamente coperti, a parte l’area d’intervento; è un modo per focalizzare l’attenzione sugli aspetti tecnici, senza pensare troppo al fatto che si sta facendo a pezzi un corpo che ospita l’anima di un essere umano. I barasi, privi com’erano di dualismo cartesiano, e indifferenti com’erano al sangue, evidentemente non avevano bisogno di quegli accorgimenti.