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— Però, sicuramente, chi vota ha in mente i propri figli già adulti.

Per la prima volta, Bandra ebbe un’esitazione. — Ovvio, augurare ai propri figli un futuro felice è fondamentale — disse alla fine. — Ma la decisione di effettuare i test d’intelligenza fu messa al voto prima di procedere. Capisci? Il referendum, valevole per dieci generazioni, chiedeva di esautorare dalla riproduzione il 5 per cento della popolazione… E qualche genitore avrà pensato che suo figlio rientrava in quel 5 per cento? Giammai!

— Ma per qualcuno è poi stato così.

— Be’, sì. — Bandra alzò le spalle. — Era per il bene della società.

Mary scosse la testa. — Noi non approveremmo mai una prassi del genere.

— Noi ora non abbiamo più preoccupazioni con il pool genetico, a parte qualche caso isolato. Comunque, dopo dieci generazioni a riproduzione controllata, abbiamo allentato la normativa. La maggior parte delle malattie genetiche nel frattempo erano scomparse, così come gli impulsi violenti, e si era innalzato il quoziente d’intelligenza. La distribuzione dell’intelligenza segue ancora una “curva di Gauss”, ma con una deviazione statistica verso sinistra.

Mary stava per correggere: “verso destra”, poi ricordò che i neanderthal scrivevano da destra verso sinistra. Però commentò: — Sul serio?

— Certo. Oggi i più stupidi di noi possiedono quella che, in passato, era l’intelligenza media.

— Continuo a dubitare che il mio popolo accetterebbe mai una soluzione simile.

— Non vi sto proponendo la nostra via. “A ciascuno il suo” — disse Bandra, con un sorriso. — Ma ora basta con tutti questi discorsoni. È una serata magnifica, andiamo a fare una passeggiata. Dopo, mi racconterai tutto di te.

— Cosa ti interessa sapere?

— Tutto! Per filo e per segno. Dalla A alla Z. Senza omettere alcunché. Non una virgola di meno.

Mary rise.

17

“Come può essere successo? Come abbiamo potuto allontanarci da quel sentiero glorioso che ci aveva portati dalla Gola di Olduvai ai crateri lunari? La risposta, ovviamente, è che ci sentivamo troppo sazi. Il secolo appena trascorso ha visto più sviluppi nel campo della prosperità, della salute, della tecnologia e dei comfort, che nei 40 millenni di Storia precedente…”

Mary cominciava a strutturare in modo standard la propria vita: giornate di studio nel campo genetico insieme a Lurt o colleghe, seguite da piacevoli serate a casa di Bandra.

Aveva sempre pensato di avere i fianchi troppo larghi, ma le donne neanderthaliane la battevano di gran lunga. L’ipotesi iniziale del paleoantropologo Erik Trinkaus era che ciò fosse dovuto a una gestazione di undici o dodici mesi. Poi ulteriori studi avevano dimostrato che quella conformazione del bacino era legata al modo di camminare, alla cavallerizza. I fatti confermavano la seconda ipotesi.

Per contro, Mary trovava scomodissime le sedie a sella; e le panche erano troppo basse, dato che la parte inferiore della gamba dei barasi era più corta della coscia. Quindi aveva chiesto all’amica di Lurt, l’artigiana, di realizzarle una sedia in pino, imbottita di morbidi cuscini.

Quel giorno Bandra era rientrata prima di Mary, e si trovava in camera da letto. Appena Mary fece il suo ingresso, Bandra spuntò dicendo: — Bentornata, Mèr! Mi pareva, di aver sentito il tuo odore.

Lei abbozzò un sorriso. Si stava abituando alla fraseologia neanderthal.

— Guarda là — proseguì Bandra. — La tua sedia è arrivata. Su, provala!

Mary lo fece.

— E allora?

— Si sta da Dio — rispose Mary.

— Allora dovresti sparire nel nulla — commentò Bandra.

Risero.

— Ci si sta davvero comode — aggiunse Mary.

— Soldi spesi bene! Un lavoro fatto a modino! Tombola! — concluse Bandra.

Più tardi; Mary sottopose la sedia a un test più accurato: vi si abbandonò in compagnia di uno dei libri che aveva comprato alla libreria della Laurenziana.

Bandra stava dipingendo una scena ornitologica, ma decise di fare una pausa. Raggiunse Mary e le chiese: — Che si legge di bello?

D’istinto, Mary le mostrò la copertina. Poi le tornò in mente che l’amica, pur con tutto l’amore per la cultura gliksin, non sapeva ancora decifrare il suo alfabeto. — Si intitola Il possidente, di John Galsworthy. È uno scrittore che ha vinto il più importante premio letterario del mio mondo, il Nobel.

— Di che parla?

— Di un ricco avvocato sposato con una donna bellissima. U protagonista chiama un architetto per farsi costruire una casa in campagna, e la moglie intreccia una relazione con l’architetto.

— Ah — si limitò a dire Bandra.

Mary ci riprovò: — Affronta il tema della complessità dei rapporti interpersonali tra i gliksin.

— Me ne leggeresti un po’?

Mary fu onorata dalla richiesta. — Volentieri.

Bandra si spostò una “sella” di fronte a lei, e vi prese posto, con le braccia incrociate. Mary lesse a voce bassa, dando a Christine il tempo di tradurne:

Molte persone definirebbero quello tra Soames e Irene un matrimonio riuscito. Lui aveva i soldi, lei la bellezza: il classico compromesso. Non c’era motivo per cui i due non dovessero procedere appaiati nella vita, per quanto si detestassero a vicenda. Nessun problema se si prendevano le rispettive libertà, purché avessero salvato la facciata: il rispetto della sacralità del matrimonio, del letto coniugale. Metà dei matrimoni dell’alta borghesia erano basati su questi princìpi: non offendere la suscettibilità della Società, non offendere la suscettibilità della Chiesa. Per evitare di offenderle entrambe, valeva la pena sacrificare i propri sentimenti più personali. I vantaggi di una convivenza stabile sono ben visibili, tangibili, con tutte quelle proprietà al sole; lo status quo non fa male. Guastare un matrimonio è, nella migliore delle ipotesi, un esperimento pericoloso; e, in fin dei conti, un atto di egoismo.

Questa era la versione della difesa, pensò, con un sospiro, il giovane Jolyon.

“Il nocciolo della questione” pensò “è la proprietà. Però ci sono molte persone che non la metterebbero in questo modo. Per loro c’è di mezzo la ‘sacralità del vincolo coniugale’… ma la sacralità del vincolo coniugale dipende dalla santità della famiglia, e la santità della famiglia dipende da quella della proprietà. E tuttavia, pensa un po’, tutti questi sono seguaci di Uno che non aveva neppure un sasso per posare il capo. Curioso, no?”

E il giovane Jolyon sospirò di nuovo…

— Interessante — disse Bandra.

Mary rise. — Scommetto che è tutta cortesia. Lo avrai trovato ermetico.

— No, no —” fece lei. — Mi pare di aver capito. C’è un uomo… Soames, giusto?… che vive con una donna, di nome…

— Irene — suggerì Mary.

— Esatto. Ma nella loro unione manca il calore umano. Lui desidera più momenti d’intimità di quanto li desideri lei…

Mary era impressionata. — Proprio così.

— Ho il sospetto che si tratti di problemi universalmente diffusi.

— Approvo — disse Mary. — Mi identifico molto con Irene. Ha sposato Soames senza sapere bene ciò che faceva, proprio come me con Colm.

— Ma adesso lo sai?

— So di amare Ponter.

— Che però non vive sulla Luna. Ha Adikor, ha le sue figlie.

Mary chiuse il romanzo. — Lo so — mormorò.

Bandra temette di aver rattristato l’ospite. — Chiedo scusa. Andrò a prendermi qualcosa da bere. E tu?

Mary avrebbe fatto follie per un bicchiere di vino, ma i neanderthal non ne producevano. In compenso, dalla sua Terra si era portata una confezione da un chilo di caffè solubile. Di solito non beveva caffè la sera, ma la temperatura nelle case neanderthal era di 16 °C, e una tazza fumante l’avrebbe un po’ scaldata. — Ti do una mano — disse, alzandosi.