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Mary, Ponter e Mega passarono una bellissima mattinata insieme. Dopo pranzo, Mega andò a giocare con le amiche, così Mary e Ponter si ritirarono in casa di Bandra. I neanderthal non erano molto pudichi, Mary però non se la sarebbe sentita di fare l’amore con Ponter sapendo che c’era gente nei dintorni; per fortuna Bandra aveva lasciato detto che sarebbe stata fuori fino a sera, insieme al proprio compagno Harb. Quindi i due amanti ebbero tutta la casa per loro.

Come sempre, fu sesso da favola. Mary venne varie volte. Alla fine fecero la doccia insieme, poi si buttarono sul mucchio di cuscini a chiacchierare. Trascorsero il resto del pomeriggio ad abbracciarsi, toccarsi, parlare, passeggiare, semplicemente felici di stare insieme. Andarono al teatro all’aperto a vedere una commedia; ventilatori elettrici, da dietro le quinte, svolgevano la duplice funzione di portare agli spettatori i feromoni degli attori, e di soffiare via quelli del pubblico.

Quindi si impegnarono in un gioco da tavolo chiamato partanlar, una sorta di incrocio tra dama e scacchi. I pezzi erano tutti uguali, ma le mosse dipendevano dalla posizione sulla scacchiera da 100 riquadri.

Più tardi, cenarono in un ristorantino gestito da due vedove, con deliziosa carne di cervo, gustose insalate di pinoli e felci, tuberi arrosto, uova d’anatra sode. Sedevano uno accanto all’altra su un divano imbottito, usavano i guanti da pasto e si imboccavano a vicenda.

— Ti amo — disse Mary, accoccolata contro Ponter.

— Anch’io ti amo — disse Ponter. — Ti amo da impazzire.

— Vorrei… vorrei che i Due fossero sempre Uno.

— Vorrei che il tempo con te non finisse mai — le fece eco Ponter, arruffandole i capelli.

— Ma finirà — sospirò Mary. — Non so se riuscirò mai ad adattarmi.

— Le soluzioni perfette non esistono. Però potresti… Mary si rimise dritta con la schiena. — Dimmi.

— Potresti tornare nel tuo mondo. Lei si sentì svenire. — Ponter, io…

— Per venticinque giorni al mese, per poi tornare da questa parte quando i Due diventano Uno. E ti prometto che ogni volta ti offrirò quattro giornate dolcissime, divertentissime, e piccanti.

— Penso… — Sperava in una soluzione che prevedesse di rimanere sempre insieme, ma non pareva realizzabile. — Fare la pendolare tra Toronto e Sudbury rischia di essere scomodo. Per non parlare della procedura di decontaminazione. E…

— Stai dimenticando chi sei.

— P… prego?

— Tu sei Mary Vaughan.

— E quindi?

Quella Mary Vaughan. Qualunque università farebbe carte false per averti nel corpo docente.

— Ed ecco un altro problema: non potrei assentarmi per quattro giorni al mese.

— Continui a sottovalutarti.

— Cioè?

— L’anno accademico da voi dura otto mesi, se non ricordo male.

— Sì, da settembre ad aprile.

— Perciò, quattro o cinque volte all’anno il Due-Uno capiterà quando non hai impegni. Quanto ai mesi restanti, in varie occasioni cadrà durante i giorni non lavorativi.

— Tuttavia…

— Tuttavia, in determinate occasioni dovrai assentarti dall’università.

— Esatto, e nessuno sarà mai così comprensivo da…

— Perdonami, amore mio, ma tutti saranno così comprensivi. Non c’è nessuno che conosca bene quanto te non solo gli aspetti genetici dei neanderthal, ma addirittura la scienza genetica dei neanderthal. Saresti il fiore all’occhiello di qualsiasi ateneo gliksin. Perciò, troveranno senz’altro qualche soluzione.

— Mi pare che sia tu a sottovalutare le difficoltà.

— Dici? Be’, il modo migliore per scoprirlo è provarci.

Mary strinse le labbra pensierosa. Ponter aveva ragione, chiedere non costava nulla. — E però per spostarsi da Toronto a Sudbury, miniere incluse, ci vogliono parecchie ore. In pratica i giorni da quattro diventerebbero sei.

— Sì, se tu abitassi a Toronto. Ma perché non offrire le tue competenze all’Università Laurenziana? Già sanno quanto sei brava.

— La Laurenziana… — disse Mary, con fare pensoso. Era un ateneo delizioso, a misura d’uomo, con una straordinaria facoltà di Genetica, e convenzionato con il tribunale…

Il tribunale!

Il dannato stupro.

Mary dubitava che sarebbe riuscita a tornare alla York University. Non solo avrebbe incrociato spesso Cornelius, ma avrebbe dovuto lavorare gomito a gomito con Oaiser, che era stata violentata a causa dell’omertà di lei. La vicinanza di Qaiser sarebbe stata imbarazzante. Quella di Cornelius, devastante.

La proposta di Ponter aveva una sua appetibilità.

Una cattedra di Genetica alla Laurenziana.

A poca distanza dalla miniera di Creighton, dal varco tra i due mondi.

E quattro giorni al mese con Ponter sarebbero stati più favolosi di una relazione full-time con qualsiasi altro uomo.

— Ma… e la generazione 149? E nostro figlio? Non sopporterei di vederlo solo una volta al mese.

— Nella nostra cultura i bambini stanno insieme alle madri.

— Ma solo fino all’età di 10 anni, se sono maschi. Non permetterò che mi si tolga un figlio così piccolo.

Ponter annuì. — Qualunque soluzione troveremo per concepire, richiederà la manipolazione genetica. Il che renderebbe facile, tra le altre cose, scegliere di avere una bambina. Una figlia rimane con la madre fino all’età di… 225 mesi… oltre 18 dei vostri anni. Non sarebbe normale, anche per i vostri standard?

Mary sentiva il cervello che le vorticava impazzito. — Si lasci dire, scienziato Boddit, che lei è un uomo brillante.

— Faccio del mio meglio, scienziata Vaughan.

— Certo, non è una soluzione perfetta.

— Quelle sono rare — disse Ponter.

Mary diede una lunga, lenta leccata al viso del suo uomo. — Lo sai? — disse, strofinando la propria guancia contro quella pelosa di lui — Potrebbe anche funzionare.

19

“Per venire al dunque: era comprensibile che ci prendessimo una pausa, che ci godessimo un po’ la prosperità del dopo-Guerra Fredda. Ci siamo concessi uno dei piaceri più nobili della nostra specie: fermarci un attimo ad annusare le rose…”

Usciti dal ristorante, Mary e Ponter recuperarono Mega e trascorsero un po’ di tempo a giocare con lei. Presto però venne l’ora di dormire, e Mega tornò alla casa della sua tábant, Daklar. Fu lì che a Mary venne l’idea: andare, loro due, a casa di Ponter, approfittando dell’assenza di Adikor. Questo avrebbe anche permesso a Bandra e Harb di godersi la loro intimità. All’inizio Ponter restò stupefatto da quell’assoluta novità nelle tradizioni barast; ma quando Mary gli rammentò le proprie reticenze a fare l’amore in una casa in cui fossero presenti altre persone accettò di buon grado. Presero un cubo fino all’Anello esterno della città.

Dopo altro sesso stupendo, Mary indugiò nella doccia mentre Ponter si mise seduto facendo finta di leggere su una sorta di palmare. Ma Mary, anche a distanza, si accorse che gli occhi di lui non scorrevano lungo il testo.

La postura di Ponter era diversa da quella che avrebbe assunto un gliksin: per quanto la sua mascella fosse prominente, non se la sosteneva con una mano, come il celebre Pensatore di Rodin. Forse per lui sarebbe stata una posizione scomoda; oppure (Mary non ci aveva mai fatto caso prima d’ora) lo chignon occipitale del cranio controbilanciava perfettamente il peso del volto massiccio.

In ogni caso, era evidente che Ponter era completamente assorto nei propri pensieri.

Mary uscì dalla doccia, si asciugò e, ancora nuda, si accostò da dietro alla sedia di Ponter. — A cosa pensi?

Ponter fece una smorfia. — Niente di speciale.