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— Stupefacente — disse Mary. — Non crederesti alle difficoltà che dobbiamo affrontare noi gliksin per scomporre una sequenza. — Guardò Vissan negli occhi. — Ti ringrazio.

— Per me è un piacere — rispose lei. — E adesso, al lavoro!

— Già ora? — chiese Mary.

— Sicuro. Non produrremo ancora il DNA, ma intanto setteremo il processo. Per prima cosa raccoglieremo campioni del vostro acido desossiribonucleico e li sequenzieremo.

— Hai i mezzi per farlo?

— Ce li ha il codificatore. Non faremo altro che fornirgli il campione, e lui lo analizzerà. Occorrerà circa un decimo di giorno a testa.

— Un decimo di giorno per sequenziare un intero genoma? — chiese Mary.

— Oh, sì — rispose Vissan. — Così avremo il tempo di procurarci qualcosa da mettere sotto i denti.

— Ti aiuterò volentieri per la caccia — disse Ponter, sollevando una mano. — Anche se non ne hai bisogno.

— Un po’ di compagnia sarà la benvenuta — disse lei.

24

“Se i rischi che abbiamo corso a causa del collasso magnetico ci hanno insegnato qualcosa, è che l’umanità è troppo preziosa per essere custodita in una sola casa, come sarebbe una follia tenere tutte le uova dentro un solo paniere…”

Ponter chiamò l’autista del cubo e gli disse che poteva rientrare a Kraldak. Ne avrebbero prenotato un altro per il viaggio di ritorno.

Mary e Mega restarono alla capanna mentre Vissan e Ponter andavano a caccia. Mega fece vedere a Mary come funzionava il suo giocattolo nuovo; lei le riassunse Il libro della giungla; poi Mega le insegnò una canzoncina. Quella bambina era un amore. Per non parlare di quella che sarebbe venuta.

I due cacciatori tornarono con un fagiano. Vissan lo mise al fuoco mentre Ponter preparava un’insalata. La “capanna” aveva i pannelli solari sul tetto, e una dispensa a conservazione sotto vuoto, e il fornello elettrico, e illuminazione a luciferina, eccetera; tutti regali degli amici prima della partenza. Vissan mostrò a Mary il proprio portatile a energia solare. — Ho 20 milioni di pagine di testo, qui dentro — disse. — Ovviamente mancano i libri più recenti, ma non importa: le pubblicazioni odierne sono perlopiù spazzatura. Ma i classici sono i classici!

Mary sorrise. Le sembrava di sentire Colm quando parlava di Shakespeare.

La cena fu deliziosa; a meno che non fosse la fame a condire tutto. Il codificatore di codoni era stato spostato sul pavimento ma, terminato il pasto, Vissan lo rimise dov’era. Mega si rannicchiò in un angolo per un pisolino, mentre i tre adulti confabulavano. Vissan sulla sedia, Ponter su un grosso ciocco e Mary sul “frigorifero”, faccia a faccia con il cranio di mammut.

— Molto bene, ha quasi finito di sequenziare — disse Vissan, sbirciando il display. — Come vedete — ma Mary non capiva una virgola a schermo — ha creato un elenco dei 50.000 geni attivi dei vostri rispettivi DNA.

— Cinquantamila? — chiese Mary. — In base ai nostri conteggi più aggiornati, credevo fossero 35.000.

Vissan ci pensò. — Oh, be’, vi siete lasciati scappare… non so bene come li definiate. Una specie di reduplicazione degli esoni. Ti farò vedere qualcosa in proposito.

— Oh, sì! — disse Mary, estasiata.

— In ogni caso, ecco l’elenco dei vostri 50.000 alleli. Il che significa che il codificatore ora sarebbe in grado di produrre ciò che vi serve: un paio di gameti con lo stesso numero di cromosomi. Ma…

— Parla — disse Mary.

— Come dicevo, lo scopo iniziale dell’invenzione era permettere ai genitori di scegliere i geni da offrire ai figli.

Mary reagì senza neanche accorgersene: — Sarà una gioia sufficiente anche lasciando la scelta al caso. — Forse era spuntata la ritrosia cattolica a manipolare la vita… come se l’uso di quella macchina non fosse già una pesante manipolazione.

Vissan si grattò la nuca. — Se foste entrambi barast, andrebbe benissimo anche a me; Ma, appunto, se foste entrambi barast non avreste bisogno del codificatore, per mischiare a caso i vostri geni. — Scosse la testa. — Purtroppo per voi, non è così. — Abbassò lo sguardo sul braccio sinistro di Ponter. — Non avrei mai pensato di incontrarne un altro! Companion di Ponter!

— Salute a te — rispose l’interessato. — Il mio nome è Hak.

— Senti, Hak — disse Vissan — dopo che si sono aperti i contatti tra barast e gliksin, saranno stati fatti studi sui rispettivi DNA, no?

— Altroché — disse il Companion. — È uno dei temi più scottanti.

— Quegli studi sono disponibili tramite la rete di comunicazione planetaria?

— Ovvio.

— Ottimo — disse Vissan. — Per il prosieguo, ne avremo bisogno. — Osservò i due fidanzati. — Sconsiglio vivamente di frullare insieme i vostri DNA a caso. Qui stiamo accoppiando due specie diverse. Ora — indicò lo schermo dell’apparecchiatura — anche se è indubitabile che i genomi barasi e gliksin sono quasi identici, toccherà esaminare con cura i punti in cui divergono. — Indicò Mary. — Quel nasino è tipico, per la tua specie? Lei annuì.

— Lo vedi? Sarebbe ridicolo codificare un naso gliksin e, insieme, un bulbo olfattivo barasi I caratteri andranno scelti in modo che, se non altro, non configgano tra loro.

— Hai ragione — disse Mary, cercando di tenere a freno la tempesta interiore. — Allora, cosa proponi?

— Hak? — disse la donna.

— La divergenza genetica…

— Ehi, non ti ho ancora rivolto la domanda! Ponter sorrise. — Hak è un Companion molto intelligente. Conosci Kobast Ganst?

— Il mago dell’Intelligenza Artificiale? — chiese Vissan. — Di fama.

— Circa dieci mesi fa — raccontò Ponter — mi sono fatto aggiornare il Companion. Non sei mica l’unica che vuole migliorare la nostra civiltà… e Kobast desidera che tutti i nati della generazione 149 godano del beneficio di un Companion IA.

— Magnifico, speriamo che non lo mettano fuorilegge, anche se sarebbe simpatico avere un vicino di casa — commentò Vissan. — Comunque, volevo chiedere ad Hak di fare una sintesi della questione sulle differenze genetiche tra le due specie.

— È proprio ciò che stavo per dire — replicò Hak. — Il 98,7 per cento degli alleli è identico in gliksin e barasi. Solo 462 geni sono presenti negli uni ma non negli altri, e viceversa.

— Perfetto — disse Vissan. Guardò Mary. — Il resto potrete lasciarlo al caso, ma ritengo che occorrerà fare scelte oculatissime per quei 462 geni.

Mary guardò Ponter. Nessuna obiezione. — Va bene.

— Ma prima di cominciare, restano altre due grosse faccende da chiarire. Uno: il codificatore creerà una sequenza diploide che combinerò i vostri due DNA… ma con 23 coppie di cromosomi, o 24? In poche parole: sarà un barast o un gliksin?

— Bella domanda — disse Mary. — Nel mio mondo, mi sono occupata dell’identificazione genetica delle diverse etnie nell’ambito delle politiche sull’immigrazione. Ciò che conta è la sequenza all’interno dei singoli cromosomi.

— Da molti punti di vista vostro figlio, o figlia, sarà una creatura ibrida. Ma, su questo punto, la scelta dovrà essere netta.

— Hmm… oh Gesù… Ponter?

— La genetista sei tu, Mèr. Direi che questo aspetto deve stare più a cuore a te.

— Ma tu avresti qualche preferenza?

— A livello emotivo, no. Tuttavia ho il presentimento che, se fosse un gliksin, ne avrebbe dei vantaggi sul piano legale.

— Perché?

— Noi abbiamo un governo unificato a livello mondiale, il Gran Consiglio dei Grigi. Voi avete 191 Stati membri delle Nazioni Unite, più qualche Stato non membro. E dappertutto salterebbe fuori il problema dell’immigrazione, giusto?