— Ma…
— Promettilo!
— Ma perché, Bandra? Non puoi permettere che la cosa continui così.
— Devo farlo. — Strinse il pugno poderoso, chiudendo gli occhi. — Devo.
— Perché?! In nome di Dio…
— Non c’entra nulla il tuo stupido Dio — rispose Bandra. — Va fatto in nome della realtà.
— Quale realtà?
Bandra inspirò a lungo. — Quella della legge — disse.
— Che vuoi dire? Che un crimine del genere non viene punito?
— Certo che sì. Fin troppo — disse Bandra, con una smorfia.
— E quindi?
— Hai idea di quale sarebbe la pena legale? Tu sei fidanzata con Ponter, no? Che cosa ha rischiato il suo compagno Adikor quando era sospettato di averlo ucciso?
— Lo avrebbero sterilizzato, ma ingiustamente, perché non era colpevole. Harb invece…
— Pensi che m’interessi che cosa capiterebbe a lui? — disse Bandra. — Ma sterilizzerebbero chiunque condivida con lui il 50 per cento del genoma.
— Oh, Cristo — mormorò Mary. — Le tue figlie…
— Proprio loro. Presto verrà concepita la generazione 149. In quell’occasione la mia Hapnar avrà il secondo figlio, e Dranna il primo. Ma se io rivelassi cos’ha fatto Harb…
Mary sentì come un pugno allo stomaco. La denuncia avrebbe portato alla sterilizzazione delle figlie di Bandra, e degli eventuali fratelli di Harb, e i suoi genitori. — Non immaginavo che anche gli uomini barast fossero così — disse Mary. — È una brutta scoperta.
Bandra alzò le spalle. — Era da molto tempo che sopportavo questa situazione, mi ci ero abituata. E poi…
— Sì?
— E poi, pensavo che fosse finita. Non mi aveva più picchiata da quando la mia compagna se n’è andata. Ma…
— Non cambiano mai. Mai. — Mary si sentiva la gola acida. — Ci deve essere qualcosa che si può fare. — Pausa. — Di sicuro hai il diritto di difenderti, sarebbe perfettamente legale. Potresti…
— Fare cosa?
Mary abbassò lo sguardo al pavimento rivestito di muschio. — Un neanderthal può ucciderne un altro, con un pugno ben assestato.
— Infatti — disse Bandra. — Il che dimostra che lui mi ama ancora. O a quest’ora mi avrebbe fracassato il cranio.
— Picchiare non mi sembra il modo migliore di dimostrare il proprio affetto. Ma restituire il colpo… e con tutta la forza… potrebbe essere l’unica via d’uscita.
— Non posso — disse Bandra. — Se il tribunale stabilisse che l’ho ucciso senza ragione sufficiente, il procedimento penale si rivolterebbe contro di me. E le mie figlie andrebbero incontro alla stessa sorte.
— Un maledetto vicolo cieco — disse Mary.
— Ti sbagli, una via d’uscita c’è. Prima o poi, io o Harb moriremo. Prima di allora… — fece il gesto di arrendersi al destino.
— Allora, perché non chiedi il divorzio? La procedura è semplice.
— Lo è, ma la gente è curiosa, farebbe domande, e la verità potrebbe venire a galla. Condannando le mie figlie alla sterilizzazione. — Scosse la testa. — No. No. L’unica soluzione è quella.
Mary allargò le braccia e accolse Bandra sul proprio petto, la tenne stretta accarezzandole i capelli color argento e arancio.
27
“È tempo, per tutti noi sapiens, di puntare su Marte…”
“Gli si sta rivoltando lo stomaco dalla rabbia” pensò Ponter, gustandosi ogni attimo del disagio provato dal consigliere Bedros.
Del resto, Bedros se lo meritava. Era stato lui a ordinare a Ponter e all’ambasciatrice Tukana Prat di tornare indietro dalla versione gliksin della Terra in modo da poter chiudere per sempre il varco tra i due universi. Peccato che non solo Ponter si fosse rifiutato di obbedire, ma Tukana aveva convinto a passare “dall’altra parte” dieci eminenti neanderthal, incluso Lonwis Trob.
Ed ecco che a Bedros toccava accogliere ufficialmente la delegazione gliksin nel mondo barast. Quanto a Ponter, si era tenuto a disposizione presso il computer quantistico: non sarebbe stato carino se il massimo rappresentante dell’umanità sapiens fosse finito ghigliottinato da un’improvvisa chiusura del varco.
Bedros non era sceso nelle viscere della miniera di Debrai; era rimasto in superficie ad attendere l’arrivo dell’“amanuense-capo militare” e degli altri delegati ONU. I quali erano appena giunti a destinazione. Erano stati necessari due viaggi con l’ascensore sotterraneo, ma adesso erano tutti lì. Sul posto c’erano anche quattro Esibizionisti in tuta d’argento. Il primo a uscire dall’ascensore era stato il segretario generale delle Nazioni Unite, seguito da Ponter, poi tre uomini e due donne, infine l’allampanato Jock Krieger.
— Benvenuti su Jantar — disse Bedros. “Jantar” era il nome barast della Terra, e il Companion non lo aveva tradotto. Da parte loro, i sette ospiti non avevano Companion. La decisione non era stata presa senza attriti, ma alla fine l’aveva avuta vinta l’immunità diplomatica”. Che era stata applicata anche a Jock Krieger, sebbene non rientrasse nella categoria.
— Vi diamo il benvenuto in nome delle più elevate speranze per il nostro comune futuro — continuò Bedros. Ponter dovette fare del suo meglio per non sghignazzare; per comporre il sermoncino in stile gliksin, Bedros si era fatto aiutare da Tukana. Proseguì su quel tenore per quelli che parvero secoli, con l’amanuense-capo militare che rispondeva a tono.
In compenso, Jock dimostrava di avere un cuore gliksin nel disinteressarsi completamente degli sproloqui, che invece parevano così graditi ai suoi simili. Jock osservava gli alberi e le colline, gli stormi di uccelli, il cielo blu.
Terminato il cerimoniale, Ponter scivolò accanto a Jock, che indossava un lungo cappotto cammello con cintura, guanti di pelle e cappello a falde larghe (i gliksin avevano deposto e ripreso i propri abiti in miniera dopo la decontaminazione). — Allora, che te ne pare del nostro mondo?
Jock trasudava stupore. — È bellissimo.
A casa di Bandra il Voyeur era appeso in soggiorno, con una superficie quadrata che seguiva la dolce curvatura della parete. Lo schermo era suddiviso in quattro sezioni, su ognuna delle quali erano trasmesse le immagini registrate da uno degli Esibizionisti presenti all’evento. Bandra non era in condizioni di apparire in pubblico, per cui lei e Mary se n’erano rimaste a casa a seguire l’arrivo della delegazione gliksin.
— Guarda là! — disse Bandra. — C’è Ponter.
Mary sperava tanto di poter avere un’immagine almeno di sfuggita di lui. Di più no, perché gli Esibizionisti non erano interessati al barast che accompagnava i gliksin.
— Chi sono quelli? — domandò Bandra.
— Quello — disse Mary indicandolo — è il segretario generale delle Nazioni Unite.
— Quale?
— Quello a sinistra.
— Con la pelle scura?
— Be’, sì.
— Ed è il vostro leader mondiale?
— Non proprio. Però è la massima autorità all’ONU.
— Ah. E quello alto?
— Jock Krieger, il mio boss.
— Ha un’aria… rapace.
Mary considerò la cosa. In effetti, era così. — “Cesare armato, con li occhi grifagni” — disse. Bandra ne fu deliziata. — È un proverbio?
— No, un verso di un poema.
— Be’, sembra scritto per lui. Quel tizio non mi piace: non c’è nessuna gioia nel suo sguardo… Ops, chiedo scusa, non intendevo insultare un tuo amico.
— Non è mio amico — rispose Mary. — Lavoriamo solo insieme.
— Ehi! — esclamò Bandra. — Non ha un Companion!
Mary si avvicinò allo schermo. — È vero. — Esaminò gli altri riquadri. — E neppure gli altri gliksin.