Si riaddormentò beata.
Il mattino dopo Christine la ridestò dolcemente all’ora fissata: 9 decimi e tre quarti. Il Companion di Bandra aveva ricevuto ordine di svegliare la padrona di casa alla stessa ora.
Mary sorrise a Bandra e le diede una pacca sul braccio.
— Buongiorno!
— Salute a te — rispose Bandra. Sbatté gli occhi, ancora mezza addormentata. — Vado a preparare la colazione.
— Aspetta. C’è una cosa di cui vorrei parlarti.
Stese sul giaciglio, erano faccia a faccia. — Dimmi.
— L’ultima volta che i Due erano Uno — rispose Mary — io e Ponter abbiamo parlato del… del nostro futuro.
Bandra notò qualcosa nel suo tono di voce. — Ah.
— Come sai, c’erano una serie di questioni da chiarire.
Bandra annuì.
— Ponter ha proposto una soluzione… se non altro, una soluzione parziale.
— Temevo che sarebbe arrivato questo momento — sospirò Bandra.
— Lo sapevi, che non poteva durare. Io non… posso rimanere qui in eterno.
— Perché no?
— Proprio ieri Jock, il mio capo, mi ha chiesto quando tornerò indietro. E devo farlo. C’è da portare avanti la pratica dell’annullamento del matrimonio con Colm. Inoltre…
— Sì?
Mary alzò le spalle, o meglio solo la spalla su cui non era distesa. — Non ce la faccio a rimanere qui, in questo mondo, con Ponter così vicino e così inavvicinabile.
Bandra chiuse gli occhi. — Quindi, che cosa farai?
— Tornerò sulla mia Terra.
— Abbandonerai Ponter così? E me?
— Non sto lasciando Ponter. Tornerò ogni volta che i Due diventeranno Uno.
— Avanti e indietro tra i due pianeti?
— Sì. Chiuderò il contratto con la Synergy, poi cercherò un lavoro a Sudbury, cioè la località in cui si trova il varco. C’è un’università laggiù.
— Capisco — disse Bandra, sforzandosi di mantenere la calma. — Immagino che sia la soluzione più sensata.
Mary annuì.
— Mi mancherai enormemente, Mèr.
Mary le sfiorò il braccio. — Non significa che ci diremo addio.
Bandra scosse la testa. — So come funziona con il Due-Uno. Oh, per qualche mese troverai il modo di fare una capatina anche da me, ma alla fine non avrai occhi che per il tuo compagno. — Sollevò una mano. — Ed è del tutto comprensibile. Tu hai un uomo buono, affettuoso. Fosse così anche per me…
— Non hai per forza bisogno di un compagno — disse Mary. — Questo vale per qualsiasi donna, da un lato o dall’altro del varco.
— Ma io ho già un compagno, quindi non ho alternative.
Mary sorrise. — “Alternative”… nella tua lingua, habadik. Diversamente da alcuni termini che si corrispondono solo in modo approssimativo, qui indicano lo stesso identico concetto: la scelta tra due possibilità. Alcuni miei amici biologi affermano che questo modo di pensare deriva dalla simmetria del nostro corpo: una mano di qua, una mano di là. Un polpo non avrebbe neppure l’idea di “un’alternativa”.
— Ma di che stai parlando? — disse Bandra, un po’ esasperata.
— Del fatto che tu hai anche altre alternative.
— Non metterò a repentaglio la futura maternità delle mie figlie.
— Lo so — disse Mary. — Non mi passava neanche per l’anticamera del cervello.
— Cosa, allora?
Mary baciò Bandra sulla bocca. — Vieni con me.
— Che?!
— Vieni con me nell’altro universo.
— E questo come risolverebbe il mio problema?
— Rimarresti di là anche nei periodi in cui i Due diventano Uno. Non vedresti mai più Harb.
— Ma le mie figlie…
— Figlie, appunto. Vivranno in Centro, dove saranno per sempre al sicuro da lui.
— Morirei se non potessi rivederle.
— Allora, torna qui quando i Due saranno separati. Potrai stare con le tue figlie… e i nipotini… tutto il tempo che vorrai, senza Harb intorno.
Bandra stava cercando di metabolizzare tutto ciò. — intendi che entrambe faremmo le pendolari, ma in periodi diversi?
— Esatto.
— Harb sarà furioso.
— E allora?
— Ma per raggiungere il varco dovrò andare all’Anello cittadino.
— Basta che tu non viaggi da sola, e non gli dai opportunità di avvicinarsi a te.
— Immagino… immagino che potrebbe funzionare.
— Funzionerà. Se lui tentasse qualche mossa azzardata, verrebbe a galla il suo passato. Può infischiarsene degli effetti legali sulle altre persone, ma non credo che gli piacerebbe finire castralo.
— Faresti questo per me?
Mary annuì. La abbracciò stretta.
— Ma io che cosa farei, di là? — chiese Bandra.
— Insegnare alla Laurenziana insieme a me. Nessuna università gliksin si lascerebbe scappare una geologa barast.
— Sul serio?
— Sul serio.
— Vivere e lavorare insieme, nel tuo mondo?
— Proprio quello.
— Ma… nel tuo mondo, due donne non…
— La maggior parte delle donne, no. Però alcune sì, e l’Ontario è uno Stato in cui la mentalità è molto aperta.
— Tu… ne saresti felice?
Mary sorrise. — Non esistono soluzioni perfette. Questa però si avvicina.
Bandra aveva le lacrime agli occhi. — Io ti ringrazio, Mèr.
— Sono io che ringrazio te. E Ponter.
— Va bene Ponter… ma io?
Mary la strinse di nuovo a sé. — Mi avete insegnato nuovi modi di essere umana.
31
“Ovviamente, una volta che noi Homo sapiens avremo piantato fiorellini sulle sabbie di Marte, innaffiandoli con acqua presa dalle sue calotte polari, potremo di nuovo prenderci il gusto di annusare le rose…”
— Maledetto stronzo!
Jock sapeva benissimo che l’altro automobilista non poteva sentirlo, ma non sopportava che qualche idiota gli tagliasse la strada.
Quel giorno il traffico era infernale. Cioè, non era peggio del solito ma, adesso che Jock aveva in mente quel paradiso di là, qualunque cosa lo faceva innervosire.
“Quel paradiso di là”… Merda, gli sembrava di sentire sua madre: “Tutto sarà bello una volta di là, in paradiso”.
Al cielo e all’inferno lui non ci credeva neanche un po’, ma il mondo neanderthal era ben tangibile. Solo per un colpo di fortuna, per quel loro olfatto delicato, i neanderthal non avevano fatto disastri anche dall’altra parte. Se solo i “veri umani” avessero avuto proboscidi come quelle…
Fermò al semaforo. Una pagina dell’“USA Today” portata dal vento. Ragazzini che fumavano alla fermata del bus. Una sirena della polizia. I clacson. Un camion che buttava fumo nero dalla marmitta. Jock si guardò intorno alla disperata ricerca di un albero.
Il giornale-radio si aprì con la notizia di un tizio che aveva crivellato di colpi quattro colleghi di lavoro in Illinois. Poi un kamikaze al Cairo. Venti di guerra tra India e Pakistan. Una chiazza di petrolio nel Puget Sound. Un treno deragliato vicino a Dallas. A Rochester una rapina.
“Che razza di casino” pensò Jock. “Che razza di cazzo di casino.”
Jock attraversò l’ingresso principale del palazzo sede del gruppo Synergy. In corridoio si imbatté in Louise. — Ehilà, Jock! L’altro mondo è bello come dicono?
Lui annuì.
— Di là non so — continuò lei — ma da questa parte ti sei perso la più bella aurora boreale che si possa immaginare.
— L’aurora boreale? Qui?