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Dando un’occhiata al contenuto del file, Mary rimase impietrita. All’inizio della sua collaborazione con la Synergy si era occupata della possibilità di sfruttare un conteggio di tipo batterico per determinare il numero di coppie di cromosomi presenti, 23 o 24; ma non aveva funzionato. Innanzitutto perché il meccanismo di calcolo non era in grado di eseguire conteggi precisi; e poi perché i cromosomi emergono dalla cromatina solo durante il processo di mitosi, che non è la condizione usuale della cellula.

Però, pareva che Jock avesse affidato il compito a qualche altro genetista, il quale aveva sviluppato un metodo molto più semplice. Negli Homo sapiens gli atavici cromosomi 2 e 3 si sono fusi creandone uno solo, più lungo; così che, adesso, i geni che in passato si trovavano all’estremità del cromosoma 2 sono adiacenti a quelli iniziali dell’ex numero 3, circa a metà del cromosoma nuovo.

Nei neanderthal si ritrovavano gli stessi geni, ma non fusi insieme. Anzi, l’ultimo gene del cromosoma 2 era seguito da un telomero, un “tappo inattivo” che non faceva altro che proteggere l’estremità del cromosoma, come la punta plastificata in cima a un laccio da scarpe. Così come era preceduto da un telomero anche il cromosoma 3. Quindi la sequenza in un neanderthal era:

Alla fine del cromosoma 2:

… [geni] [gene alfa] [telomero]

All’inizio del cromosoma 3:

[telomero] [gene beta] [geni]..

E viceversa, nei gliksin:

… [geni] [gene alfa] [gene beta] [geni]…

Si trattava di uno sviluppo coerente della scoperta iniziale di Mary, oltre a un modo eccellente, semplice e affidabile, per distinguere il DNA delle due specie umane.

Inoltre, non mancava nessuno dei test di verifica. In teoria si poteva focalizzare solo una condizione per volta: se si riscontrava una delle prime due sequenze (telomero + gene alfa o beta), si era di fronte a un Homo neanderthalensis; se si riscontrava la terza sequenza (alfa e beta adiacenti) si aveva un Homo sapiens. Tuttavia poteva saltare fuori qualche complicazione, per cui era stato predisposto un piccolo cladogramma:

PASSO 1: I geni alfa e beta si trovano affiancati?

Se SÌ, interrompere procedura (non è un neanderthal).

Se NO, è probabile che sia un neanderthaclass="underline" vai al Passo 2.

PASSO 2: Il gene alfa si trova adiacente a un telomero?

Se sì, resta probabile che si tratti di un neanderthaclass="underline" vai al Passo 3.

Se no, interrompere procedura (non è un neanderthal).

PASSO 3: Il gene beta si trova adiacente a un telomero?

Se sì, è incontrovertibilmente un neanderthaclass="underline" vai al Passo 4.

Se no, interrompere procedura (non è un neanderthal).

Le interruzioni ai Passi 2 e 3 avvenivano quando i geni alfa e beta non fossero adiacenti e neppure collegati a un telomere: questa doppia condizione infatti non si riscontrava in nessuna delle due specie ominidi.

Per un computer sarebbe stato un gioco da bambini, ma la faccenda diventava un po’ più complessa di fronte a una gran massa di reazioni biochimiche. In ogni caso, Mary riconobbe senza difficoltà gli enzimi prodotti a ogni stadio dell’esperimento, e i risultati erano coerenti con le premesse. Al termine del processo si aspettava di incontrare un enzima o un altro marcatore facile da individuare; una bandierina che dicesse senza mezzi termini sì o no.

Invece, continuando nella lettura, si accorse di non essere affatto arrivata alle conclusioni. All’apparire del Passo 4, Mary restò a bocca aperta. Si era ormai abituata al linguaggio da Guerra Fredda usato da Jock e altri membri del team provenienti dalla RAND, ma qui la definizione era dura da digerire: “Sganciare il carico”.

Ovvero: se, e solo se, il soggetto risultava un neanderthal, si avviava una nuova sequenza a cascata, che conduceva a…

Mary non riusciva a credere ai propri occhi. Il fatto che fosse un’esperta in DNA antichi non significava che non sapesse identificare sequenze più recenti, soprattutto se erano state sbattute in prima pagina sui giornali.

Se il soggetto risultava neanderthal, veniva “sganciato un carico” virale. Con rapido sviluppo di febbre emorragica.

Letale.

Mary crollò all’indietro contro lo schienale. L’acidità le bruciava la base della gola.

Qualcuno voleva compiere un genocidio…

Le febbri emorragiche sono contagiose. I gliksin attualmente non erano in grado di curarle. E probabilmente neppure i barast, per due ragioni. Anzitutto, non avendo mai praticato l’agricoltura e l’allevamento, non avevano mai dovuto combattere contro le epidemie. In secondo luogo, le febbri emorragiche sono malattie tropicali, ma i neanderthal si erano stanziati solo nelle aree settentrionali del pianeta.

Mary deglutì a fatica.

Ma… perché? Perché qualcuno voleva sterminare i neanderthal? Era assur…

E all’improvviso ricordò quella conversazione con Jock. “Assolutamente sbalorditivo. Sapevo, in teoria, che noi avevamo strapazzato l’ambiente, ma finché non ho visto questo spettacolo… È come essere tornati al paradiso terrestre.”

Lei aveva riso. “Peccato che sia già occupato, eh?”

Jock non aveva riso alla battuta. Eliminare quelle piattole dei neanderthal, insediarsi nel loro Eden…

Uno scenario da orrore, ma Jock aveva fatto il callo alle distruzioni di massa. Per lei poteva anche essere un orrore; per lui, era normale routine.

Il primo impulso fu di cancellare quei file. No, inutile, dovevano esistere dei backup.

La seconda idea fu di attaccarsi al telefono. Chiamare la CBC, gridare la notizia ai quattro venti.

Ma non sapeva a che punto del piano si trovasse Jock. Se ormai aveva predisposto tutto, al sentirsi accerchiato avrebbe immediatamente scatenato l’offensiva.

Mary aveva bisogno di aiuto, consiglio, sostegno. Non da Ponter; da qualcuno che sapesse come funziona questo mondo.

Di chi si poteva fidare, qui negli Stati Uniti? Forse sua sorella Christine… ma era a Sacramento, dalla parte opposta del Paese, a migliaia di chilometri di distanza.

“Ci sono!”

La soluzione più ovvia, nonostante le antipatie.

La donna che aveva salvato la vita a Ponter nel primo viaggio.

La fisica assoldata da Jock per replicare la tecnologia quantistica dei neanderthal.

Louise Benoît.

Certo, non aveva qualifiche di tipo medico…

… ma era fidanzata con il dottor Reuben Montego!

Mary si rese conto che in futuro l’accesso a quel computer poteva esserle negato per sempre. Si guardò intorno. C’erano dei CD vergini.

Inserire.

Copiare.

Ma come rallentare il battito impazzito del cuore?

36

“L’ipotesi della terraformazione era stata contestata da quanti ritenevano che, pur in assenza di vita indigena su Marte, noi dovremmo lasciare inalterata la sua bellezza. Dovremmo visitare Marte come fosse un parco naturale, limitandoci a scattare qualche fotografia, senza lasciare cartacce in giro…”

Alla fine Ponter e Adikor trascorsero la nottata in ospedale, insieme a Lonwis e Jock. Mary era tornata da sola al Village.

Esausta com’era, non aveva rimesso piede a Seabreeze prima delle 11 del mattino, ma gli altri non erano ancora rientrati. Dopo essersi informata in reception sulle condizioni di Lonwis (stabili), era salita al laboratorio di Louise. — Ti va di mangiare insieme?