— Mi pare che sia il momento, è tutto qui — aggiunse Mary.
— Davvero? Perché proprio adesso?
Mary sospirò. Studiare Shakespeare a lungo era un’ottima formazione per vedere complotti dappertutto. E ora, a che parafrasi ricorrere?
Oh sì, si era preparata a memoria ogni singola parola. Ma non riusciva a prevedere la reazione di Colm.
— Ho conosciuto qualcuno — disse Mary. — Abbiamo intenzione di metterci insieme.
Colm sorseggiò un altro po’ di vino, poi prese un pezzetto di pane e lo alzò tra loro due. Una parodia della Comunione, che a scanso di equivoci venne esplicata anche a voce: — Divorziare significa non poter più partecipare all’Eucarestia.
— Lo so — disse Mary, con un dolore al petto. — Ma l’annullamento continua a sembrarmi una soluzione ipocrita.
— Non voglio sentirmi estromesso dalla Chiesa, Mary. Sono già stato estromesso da troppe cose.
Già. Era stata lei a piantarlo in asso. — Ma io non voglio dichiarare che il nostro matrimonio non è mai esistito.
La frase ebbe l’effetto di intenerire Colm. — È uno che conosco… il tuo nuovo fidanzato?
Mary scosse la testa.
— Uno yankee, suppongo — disse lui. — Un colpo di fulmine, eh?
— Non… è americano. È cittadino canadese. — Poi, sorprendendosi della propria crudeltà mentale: — Ma, sì, è stato un colpo di fulmine.
— Come si chiama?
Mary sapeva il senso che aveva la domanda. Non che Colm si aspettasse di conoscerlo, ma secondo lui i nomi rivelavano molte cose. Aveva ereditato dal padre l’abitudine di dividere il mondo in razze: se italiano, era uno sciupafemmine; se ebreo, era pieno di soldi; e così via.
— Non è uno che conosci.
— Me l’hai già fatto notare. Però mi piacerebbe saperlo.
Mary chiuse gli occhi. Ingenuamente, si era augurata di circumnavigare quel territorio, ma era inevitabile che ci finisse dentro. Per guadagnare qualche secondo, prese una forchettata di insalata. Poi, senza alzare lo sguardo, disse: — Ponter Boddit.
A Colm cadde la forchetta sul piatto. — Cristo, Mary! Il Neanderthal!
Mandando a monte il proposito di essere distaccata, Mary difese Ponter a spada tratta: — È un uomo pieno di aspetti positivi, Colm. Gentile, intelligente, affettuoso.
— Ma senti senti! — disse lui, in un tono che non corrispondeva all’ironia delle parole. — Suona anche bene: “Mary Boddit”. E andrete a vivere là, o intendete prendervi una casetta in questo… — Di colpo, un pensiero lo bloccò. — No, non puoi farlo, vero? Ho letto qualcosa sui giornali: loro non vivono insieme alle loro donne. Gesù santo, Mary, che razza di crisi di mezz’età stai attraversando?
Mille risposte ronzavano in testa a Mary. Anzitutto, lei aveva 39 anni, che poteva essere la mezza età sul piano biologico, ma non su quello sentimentale. Ed era stato lui per primo a stringere una nuova relazione, anche se la storia con Lynda era finita da un anno. Alla fine Mary scelse una frase classica dal repertorio del loro matrimonio: — Tu non capisci.
— Hai ragione, non capisco — disse Colm, sforzandosi di non farsi sentire da tutti gli altri avventori. — Questa è… questa è morbosità. Lui non è neppure umano!
— Sì che lo è!
— Ma se lo hai scoperto tu! í neanderthal non hanno neppure il nostro numero di cromosomi.
— Questo non conta nulla.
— Un cazzo, non conta. Sarò anche un professore di Lettere, ma so abbastanza da capire che loro sono una specie diversa da noi. E quindi voi due non potrete avere figli.
“Figli!” pensò Mary con un tuffo al cuore. Quand’era più giovane, ne avrebbe voluti; ma quando lei e Colm ebbero finalmente un’occupazione sicura, ormai il rapporto cominciava ad andare a rotoli. E adesso su di lei incombevano gli “anta”. E Ponter aveva già due figlie.
A dire il vero…
A dire il vero, fino a quell’istante Mary non aveva ancora valutato l’ipotesi di avere un figlio da Ponter. Ma Colm aveva ragione. Qui c’erano barriere ben più formidabili di quelle tra Montecchi e Capuleti. Un incrocio tra specie diverse. Tra universi differenti.
— Non ne abbiamo mai parlato — rispose Mary. — Ponter ha già due figlie; anzi, è già ben avviato a diventare nonno.
— Il matrimonio è per la procreazione — disse Colm.
Mary chiuse gli occhi. Era stata lei a insistere di attendere fino al termine del dottorato; ragion per cui aveva cominciato ad assumere la pillola, e che il papa dicesse quel che voleva.
— I neanderthal non hanno matrimoni come i nostri — disse.
La risposta non centrò il bersaglio. — È evidente che vuoi sposarlo — disse Colm. — Altrimenti non avresti bisogno di divorziare da me. — Ma poi la voce gli si fece più dolce, facendo ricordare a Mary il tempo in cui se n’era innamorata. — Devi volergli davvero bene, se per lui sei disposta a essere emarginata dalla Chiesa.
— Sì, gliene voglio — disse Mary. Poi, siccome quelle parole somigliavano troppo alla formula nuziale di tanto tempo prima, ripeté il concetto in modo diverso: — Lo amo tantissimo.
La cameriera tornò con le ordinazioni. Mary osservò il pesce, forse l’ultimo pasto che avrebbe consumato insieme a Colm. All’improvviso, sentì che doveva fare qualcosa di bello per lui. — Se è ciò che tu davvero desideri — disse — accetterò di chiedere l’annullamento.
— Sì. Ti ringrazio — rispose lui. Piantò il coltello nella bistecca. — Direi che non ha senso dilazionare oltre. Potremmo avviare la pratica immediatamente.
— Va bene — disse Mary.
— Solo una richiesta.
Mary restò con il fiato sospeso. — Quale?
— Digli… di’ a Ponter… che non è stata tutta colpa mia, se il nostro matrimonio è fallito. Digli che ero… che sono… una brava persona.
Mary allungò una mano e strinse quella di Colm. — Lo farò — disse.
4
“Permettetemi anzitutto di chiarire che questa non è una gara tra noi e loro. Non si tratta di decidere se sia meglio essere un sapiens o un neanderthal. Non si tratta di stabilire se siano più intelligenti i gliksin o i barasi. Piuttosto, si tratta di far emergere le nostre energie migliori, i nostri supremi talenti, e compiere le imprese di cui andiamo più giustamente fieri…”
Terminato il pranzo con Colm, Mary passò a prendere Ponter al suo appartamento di Richmond Hill. Lui aveva passato il tempo guardando in TV delle repliche di vecchi episodi di Star Trek, che per lui ovviamente erano puntate inedite.
Cinque ore di macchina, e sarebbero arrivati nella casa di campagna di Reuben Montego. Giusto in tempo per la cena.
Lungo l’autostrada, a un certo punto Mary suonò il clacson e sventolò la mano; li aveva sorpassati a razzo una Ford Explorer nera con targa personalizzata “D2O”, la formula dell’acqua pesante. Era Louise, che ricambiò il saluto dal finestrino.
— Mi pare che stia superando i limiti di velocità — osservò Ponter.
Mary sorrise. — Ma credo che abbia il tipo di carrozzeria perfetta per farsi annullare una multa.
Trascorsero le ore e i chilometri. Shania Twain e Martina McBride erano state rimpiazzate da Faith Hill e Susan Aglukark.
Rispondendo a una curiosità di Ponter, Mary disse: — Forse non sono la portavoce più qualificata della Chiesa cattolica. Dovrei presentarti padre Caldicott.
— Che cosa lo rende più qualificato di te? — chiese Ponter, distogliendo gli occhi dallo spettacolo del paesaggio che sfrecciava intorno a loro.
— Be’, è stato ordinato. — Fece un rapido gesto con la mano sinistra: segnale convenuto con Hak perché non emettesse un bip di fronte a un termine sconosciuto. — Ha ricevuto quello che chiamiamo “ordine sacro”. É un prete, un sacerdote.