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Mary non sapeva come aiutare il suo uomo; raggiunse Reuben dietro l’albero. Con un ruggito, Ponter sferrò un colpo laterale che gettò Jock con la faccia nella neve. Poi scattò verso il braccio destro del gliksin, deviando la pistola in una direzione innocua. Un altro bang terrificante. Dopo una rapida colluttazione, Ponter si impadronì dell’arma, e la gettò lontano. Quindi voltò Jock sulla schiena e sollevò il braccio destro, stringendo le dita.

Jock rotolò verso destra, afferrando la scatola metallica. Toccò qualcosa, ne sprizzò fuori un gas biancastro.

Ponter rimase invisibile dentro la nube tossica. Mary poté però distinguere che afferrava Jock per la gola e, con l’altro pugno, mirava alla faccia.

— Ponter, nooo! — gridò Louise da dietro il masso. — Dobbiamo sapere…

L’imprevisto rallentò il colpo. Tuttavia, l’impatto delle nocche sul volto di Jock si sentì a distanza. La testa dell’uomo scattò a molla all’indietro, e crollò a occhi chiusi sul suolo.

La nube continuava a espandersi. Mary si precipitò accanto all’oggetto metallico. Il gas la accecava. Cercò a tastoni una valvola o qualcosa del genere, ma non la trovò.

Si era avvicinato anche Reuben, ma diretto verso Jock. Gli tastò il polso. — Ha perso conoscenza, ma è vivo — disse, rivolto a Ponter.

Mary si tolse il cappotto per avvolgervi la scatola. All’inizio sembrò funzionare, poi l’abito esplose, producendo una decina di tagli sulla pelle scoperta di lei. La nube si levava sempre più minacciosa.

Anche Louise si era chinata su Jock. — Quanto gli resta? — chiese.

Reuben alzò le spalle. — Hai sentito il rumore prodotto dal pugno. Deve avere come minimo una commozione cerebrale, ma probabilmente una frattura cranica. Questione di ore.

— Ma dobbiamo sapere! — strillò Mary.

— Sapere cosa? — chiese Reuben.

Mary aveva il cuore prossimo all’infarto; deglutiva a fatica. — Che versione del virus aveva! Reuben non capì. — Che vuoi dire?

— Ieri notte, Mary ha modificato la formula — disse Louise. — Se Jock ha prodotto il gas stamattina, bene. Ma se…

Mary non ascoltava più. Nella testa aveva solo un ronzio, un pulsare continuo. Voleva urlare. Se Jock aveva usato il codificatore di codoni prima che lei intervenisse sul file, allora quella nube conteneva il virus Wipeout originale. Il che significava…

Mary si sentiva svenire.

Significava che quel figlio di puttana gliksin aveva appena ucciso l’uomo che lei amava.

41

“Alcuni scienziati hanno ipotizzato che, siccome sembra che ci fosse una sola Terra 40.000 anni fa, all’emergere della coscienza umana, in tutto questo vasto universo non esistano altre forme di coscienza… o almeno, non più antiche della nostra. Se questo è vero, allora l’esplorazione del cosmo non è solo una necessità concreta, è un nostro dovere. Perché, a parte noi Homo sapiens, nessun altro sente questo desiderio…”

Per il momento, Ponter non accusava sintomi; del resto, nessun virus agiva così rapidamente.

Ponter strappò strisce di cuoio dai cappotti di Reuben, che poi il medico e Louise utilizzarono per legare Jock, mani e piedi. Quindi i due uomini lo trasportarono nel più vicino edificio, forse quello stesso in cui si era rifugiata Dekant Dorst, sperando però che nel frattempo fosse fuggita il più lontano possibile. Era il tramonto; la temperatura continuava ad abbassarsi. Nonostante tutto non se la sentivano di lasciare Jock all’addiaccio.

Reuben e Ponter uscirono dall’edificio, chiusero la porta e tornarono dalle due donne. — Forza — propose Reuben al neanderthal — andiamo alla miniera. All’impianto di decontaminazione.

Lui fu colto di sorpresa. Non ci aveva pensato! E neppure Mary.

— Credi che ci sia qualche chance? — chiese lei. Aveva negli occhi un’espressione disperata.

— Perché no? — rispose Reuben. — Quei laser dovrebbero essere in grado di distruggere qualsiasi molecola nociva, no? Mi sembra la soluzione ottimale, e… — Si voltò verso Ponter. — Non c’è un impianto più vicino? Al Centro non avete ospedali?

— Sì, ma l’impianto più sofisticato è quello realizzato presso il varco.

— Allora andiamoci — disse Reuben.

— Prima dobbiamo fare evacuare la miniera — aggiunse Ponter.

— Io chiamo un cubo — disse Mary, e stava per parlare al Companion, ma Reuben la bloccò: — Non possiamo esporre altri neanderthal.

— Allora… allora lo porteremo in barella fin là — disse Mary.

Ce n’est pas possible — disse Louise. — La miniera è a chilometri da qui.

— Posso andarci con le mie gambe — rilevò Ponter.

Reuben scosse la testa. — Devi sottoporti alla terapia al più presto. Non tra qualche ora.

— Merda, merda, merda! — fece Mary. — Questo è ridicolo! Ci sarà pure un mezzo per arrivare rapidamente fin là! — Poi la fulminò un’idea: — Hak, qui sei il Companion con più esperienza. Saresti in grado di insegnare a Ponter a guidare un cubo?

— Sì — rispose Hak. — Ho accesso ai manuali di istruzioni.

— Si va! — disse Mary. — Ricordate? C’era una pila di veicoli, poco più indietro. Svelti.

Arrivati al parcheggio, trovarono una torretta cilindrica. Manovrata dal basso da Ponter, agì come un muletto, caricando il cubo in cima alla pila e depositandolo a terra.

Ponter prese posto alla guida, con Mary accanto a lui. Reuben e Louise al posto dei passeggeri. — Ci siamo — disse Ponter. — Hak, ora dimmi come funziona questo trabiccolo.

— Per dare energia — rispose il Companion dall’altoparlante — estrarre il comando color ambra.

Il cruscotto era molto meno complicato di quelli montati su un’automobile gliksin. — Quello là — indicò Mary. Ponter eseguì la manovra.

— La leva sulla destra — aggiunse Hak — regola gli spostamenti in verticale. Quella a sinistra, gli spostamenti in orizzontale.

— Ma sono entrambe leve a ingranaggio verticale!— notò Reuben.

— Certo — disse Hak — perché così offrono là massima comodità all’articolazione della spalla. Ora, per azionare i motori base, utilizzare la serie di comandi disposti nello spazio tra le due leve… li vedi? Ponter annuì.

— Il comando di dimensioni maggiori regola la velocità di rotazione della ventola principale. Quindi…

— Hak! — scattò Reuben. — Non abbiamo secoli a disposizione. Digli solo che cosa deve fare.

— E va bene. Ponter, non pensare a nulla e fa’ esattamente ciò che ti dirò. Estrai il pulsante verde. Adesso il blu. Impugna le due leve. Perfetto. Quando ti dirò “via!”, tira verso di te la leva destra per un angolo del 15 per cento; e, insieme, quella sinistra del 5 per cento. Sei pronto?

Ponter annuì.

— Ci sei? — domandò Hak. Ponter annuì di nuovo.

— Si va!

Il cubo diede un forte scossone, ma si alzò dal suolo.

— Ora, spingi dentro il comando verde. Così. E tira indietro la leva di destra finché non si blocca.

Il veicolo partì a scheggia, ma inclinato su un fianco. — Non siamo orizzontali — fece notare Mary.

— Rimediamo subito — disse Hak. — Ponter, tira la leva di destra per un ottavo di cerchio. Okay, e ora…

In pochi minuti furono fuori dal Centro, ma alla miniera mancava un bel po’ di strada. Pilotare qualcosa che voli è sempre un’impresa; Mary non aveva mai creduto alle scene in TV con il personale di terra che dava istruzioni d’emergenza in caso di malore del pilota. Se…