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— Gli Antichi si sono messi in contatto con te, Orion.

Annuii con solennità.

— E si rifiutano di aiutarci?

— Si rifiutano di essere coinvolti nella nostra guerra. Solo quando avremo rinunciato a combattere, forse decideranno di comunicare con noi.

— Avevo sperato in qualcosa di più.

— Sono stati molto decisi al riguardo.

— Eppure “deve” esserci un modo per convincerli ad aiutarci!

— Potresti tentare di parlargli tu stesso —suggerii.

Aton aggrottò la fronte. —L’ho fatto. Abbiamo tentato tutti, in realtà, ma tu sei l’unico a cui abbiano dato ascolto.

Abbozzai un sorriso. —Sono lusingato.

— Non hai motivo d’esserlo —sibilò il Radioso. —Loro ti vedono come una vittima inerme della nostra crudeltà. Hanno avuto pietà di te, Orion. Niente di più.

— Non sono d’accordo. Quando mi hanno contattato la prima volta, in sogno, erano inorriditi, perché vedevano in me solo un guerriero, un assassino, un soldato che combatteva altre creature intelligenti. Ma in seguito hanno capito che ero qualcosa di più di una macchina da guerra. E hanno deciso di parlarmi.

— Ricorda, Orion, che sono stato “io” a dotarti di certe emozioni.

— No, non tu. Non deliberatamente, perlomeno. Tu mi hai creato per eseguire i tuoi ordini, e per farlo dovevo essere in grado di pensare e agire autonomamente. Ho imparato molte cose, Radioso. Sui Creatori e me stesso… e sui miei simili.

— Davvero? —Aton incrociò le braccia sul petto.

— È così. Non sono soltanto un tuo strumento. Sono un individuo. Quante volte mi hai rimproverato per non aver eseguito i tuoi ordini?

— La caparbietà non è sinonimo di divinità. Orion. Solo noi Creatori abbiamo piena libertà di azione. Tu mi obbedisci, che ne abbia o meno consapevolezza.

Risi. —Tu avresti piena libertà di azione? Perché questa guerra disperata, allora? Perché questo bisogno dell’aiuto degli Antichi?

— Risponderti significherebbe nominare forze che la tua mente non potrebbe mai comprendere. Non ti ho dotato di queste capacità.

— Non ce n’è bisogno. Le sto apprendendo da solo. Gli Antichi hanno parlato con me, non con te. Io sto imparando e crescendo.

— E un giorno mi sfiderai —rise Aton. —Il ranocchio che medita vendetta contro l’elefante.

Continuare su quel tono non mi avebbe portato a nulla; cambiai argomento. —Com’è cominciata questa guerra? Che cosa l’ha scatenata?

— Era inevitabile. A mano a mano che si espandeva tra le stelle, la razza umana veniva a contatto con altre specie intelligenti. La xenofobia è una caratteristica fondamentale comune a tutte le intelligenze.

— La xenofobia non provoca necessariamente le guerre.

— Tu dici?

— Perché allora gli umani sono alleati dei Tsihn? E perché gli Skorpis lavorano per… —Le parole mi morirono in gola. Avevo capito, finalmente.

Aton lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Mi guardava come il direttore di uno zoo guarda l’ultimo esemplare arrivato.

— Questa guerra… —Esitai, travolto da un turbinio di pensieri. C’era una sola spiegazione. —Questa guerra, in realtà, è fra te e gli altri Creatori. State combattendo tra di voi, e ci usate come pedine.

Una smorfia di derisione alterò il suo bel viso. —Naturalmente! Mi sorprende che tu abbia impiegato tanto tempo a capirlo. Tu, che ti vanti della tua crescente saggezza!

— Ma perché? Perché questi dissidi fra te e gli altri Creatori?

— La colpa non è mia, Orion. La nostra famigliola si è divisa in due fazioni, uguali e opposte. Un po’ come accadde a Troia, solo che questa volta in gioco ci sono intere civiltà interstellari, non soltanto pochi greci e troiani.

— E le avete spinte alla guerra?

Scrollò le spalle con noncuranza. —Era l’unica soluzione. Gli altri Creatori non hanno voluto sentire ragioni.

— Immagino che loro dicano lo stesso di te e dei tuoi alleati.

— Immagino di sì.

— Non mi hai ancora detto che cosa ha originato il conflitto.

— Abbiamo raggiunto la crisi suprema, Orion. Un momento talmente critico per la nostra sopravvivenza, che neppure noi riusciamo ad accordarci su come affrontarlo. Ti ho detto che questa guerra era parte della crisi, e così è. Finché non avrò convinto gli altri a sposare i miei piani, saremo impotenti quando ci piomberà addosso.

— E per decidere il modo di affrontare la crisi suprema, mandate a morire milioni di creature e distruggete interi pianeti?

— È necessario. Per la nostra sopravvivenza.

— Vi fate la guerra usando per strumenti noi e altre razze intelligenti.

— Perché no? Vorresti forse che ci combattessimo tra noi, che ci uccidessimo a vicenda?

— E Anya? Da quale parte sta? —Ma credevo di conoscere già la risposta.

L’espressione di Aton si rabbuiò. —Non al mio fianco, purtroppo. Di fatto, è lei il capo dell’opposizione.

— Quindi, per servire te devo combattere contro di lei.

— È colpa sua, Orion.

Ma a me non importava di chi fosse la colpa, né quale fazione fosse nel giusto. Tutto ciò che volevo era trovare Anya, anche se avesse significato mettermi contro Aton.

Guardai nei suoi occhi dai riflessi dorati e vidi che aveva già compreso. Non potevo nascondergli i miei pensieri.

— Trovarla sarebbe la tua infelicità —mi ammonì. —Lei ormai è molto oltre la sciocca storia d’amore che avete vissuto. È tornata alla sua vera forma, Atena, la dea guerriera. Non si cura più di assumere sembianze umane. Non ti ama più.

— Non ti credo.

Liquidò la mia replica appassionata con un gesto noncurante della mano. —Che tu mi creda o meno, non ha alcuna importanza.

— No?

— No, Orion. Puoi attraversare l’intera galassia in cerca della tua amata. Puoi considerarmi un maniaco egocentrico che manda le proprie creature al massacro. Non importa quello che pensi. Se troverai Anya, lei ti ucciderà. Senza pensarci due volte.

— Lei mi ama!

— Una volta, forse. Ma ti ha superato di molto, ha superato l’assurdo desiderio di assumere sembianze umane. Ora è la dea della morte, Orion. Della tua morte. Credimi.

14

Nei giorni che seguirono, non smisi mai di rimuginare sulle rivelazioni fattemi da Aton.

Anya combatteva contro il Radioso. Divisi, i Creatori avevano diviso la razza umana in due fazioni in guerra. Avevano persino arruolato specie aliene a mano a mano che il loro dissenso si allargava.

E Anya non mi amava più. Questo mi rifiutavo di crederlo. Poteva odiare Aton e decidere di ostacolarlo ricorrendo a tutta la sua forza e alle sue conoscenze, ma non mi avrebbe mai voltato le spalle.

Nondimeno, restavo un soldato dell’esercito di Aton. La guerra spazza via i sentimenti in torrenti di sangue. Avrei potuto essere ucciso con lo stesso distacco con cui un uomo schiaccia un insetto molesto, ad anni luce di distanza da lei, e Anya non lo avrebbe mai saputo. Sarei stato solo una delle tante pedine perdute dei Creatori.

No, non potevo accettarlo, non potevo crederlo! Anya mi amava, ci eravamo amati nel corso dei millenni e degli anni luce dello spazio-tempo. Non poteva aver smesso di amarmi, così come io non avevo smesso di amare lei.

Come trovarla? Come raggiungerla? Perché dovevo combattere quella guerra insensata al fianco di Aton, invece che al suo?

Erano questi i pensieri che affollavano la mia mente mentre mi sforzavo di aiutare gli scienziati impegnati a Lunga. Invano.

Erano stati mandati lì per stabilire un contatto con gli Antichi e arruolarli nella guerra interstellare. L’unico valore strategico del pianeta era che gli Antichi vi avevano una base. La mia missione, nei tortuosi propositi di Aton, avrebbe dovuto impedire all’Egemonia di stringere un’alleanza con gli Antichi mentre contemporaneamente lui si adoperava per tirarli dalla sua parte.