Выбрать главу

— Voglio vederla.

— Non ora. Hai un compito importante da eseguire.

— È questa la crisi di cui parlasti tanto tempo fa?

Il solito sorriso beffardo gli incurvò le labbra. —Tanto tempo fa? Ma certo: tu sei ancora legato a una concezione convenzionale del tempo, non è così?

— Non giocare con me.

— E impaziente, perdipiù! Certo perché desideri incontrare la dea che ti ama.

— Dov’è?

— Prima di ogni altra cosa, viene il tuo dovere verso di me, Orion.

— Chi sono questi rettili? Perché ci sono degli uomini tra loro?

— Queste lucertole sono nostre alleate in questa guerra, Orion. Stanno trasportando la tua squadra d’assalto sulla loro nave.

Nuove conoscenze mi si affollarono nella mente. Vidi la storia dipanarsi davanti ai miei occhi e scorrere come un film a velocità accelerata. Vidi i primi disperati sforzi dell’uomo per raggiungere lo spazio. Vidi il primo di loro mettere piede sulla Luna, e quindi il lungo intervallo che ne precedette il ritorno. Assistetti all’espansione dell’umanità in tutto il sistema solare: scienziati che esploravano Marte, industriali che costruivano fabbriche nello spazio, minatori e rifugiati politici e avventurieri che andavano a occupare la cintura di asteroidi e le lune dei pianeti giganti.

Intanto, gli scienziati cercavano segni di vita intelligente fra le stelle. Furono rinvenuti fossili su Marte, forme primitive di vita vegetale sotto la crosta ghiacciata di Europa. Ma per un secolo e più i nostri tentativi di esplorare con i telescopi le stelle si rivelarono infruttuosi: gli appelli che inviavamo nelle vastità dello spazio interstellare rimasero senza risposta.

Duecento anni dopo quei primi passi esitanti sulla Luna, gli uomini avevano raggiunto le stelle. Resi impudenti e avidi dalla scoperta di energie che permettevano di viaggiare a velocità superiori a quella della luce, incontrarono finalmente i loro pari tra le stelle… altre specie intelligenti almeno quanto loro. Erano disseminate nella vastità della galassia, ma esistevano: esseri intelligenti, alcuni rozzamente umanoidi nelle sembianze, altri del tutto diversi. Ma pur sempre civiltà con cui potevamo comunicare e con cui confrontarci, creature aliene evolute al pari di noi.

E altrettanto violente. La guerra non aveva mai fine, una guerra lunga, aspra, brutale, che aveva già ucciso milioni di esseri e cancellato la vita su interi pianeti.

Una morsa dolorosa mi serrò il cuore. Milioni di anni di evoluzione umana, decine di migliaia di anni per costruire una civiltà in grado di arrivare fino alle stelle e, come unico risultato, la guerra. Invece di imparare e comprenderci l’una con l’altra, le specie cosiddette intelligenti della galassia si annientano a vicenda.

— Perché credi che abbia fatto alla tua specie il dono della violenza, Orion? —domandò il Radioso. —Ci sono solo due tipi di creature intelligenti nella galassia: quelle che sanno combattere e quelle che si sono estinte.

Quei rettili erano nostri alleati. Si facevano chiamare Tsihn, e combattevano al nostro fianco contro il comune nemico nella gelida, buia vastità dello spazio interstellare. Ma, alleati o meno che fossero, erano troppo simili a Set e alla sua progenie perché mi sentissi a mio agio tra loro.

Aton avvertì la mia inquietudine. —Sono tante le specie che popolano l’universo, ma poche le strutture fisiche di base. Rettili e mammiferi hanno una caratteristica in comune; quando si evolvono in razze intelligenti tendono ad assumere la posizione eretta, e hanno il cervello e gli organi sensoriali più importanti nella testa. La somiglianza tra questi rettili e le creature di Set non è che una nota a piè di pagina nel grande libro della storia dell’evoluzione. Niente di più.

— Avrei detto che l’universo fosse più vario di così —dissi.

Lui sorrise con condiscendenza. —Stai facendo progressi, Orion. Certo, ci sono molte altre forme di vita intelligente basate su strutture fisiche che non somigliano affatto alla nostra. Ma sono così aliene che di fatto ci è impossibile interagire con esse. Esseri che respirano metano. Abitanti del fondo marino. Spore insterstellari. Ciò di cui loro hanno bisogno noi non lo vogliamo; e di ciò che noi vogliamo loro non hanno bisogno. Non abbiamo scambi commerciali con loro, non ci mescoliamo con loro e… non ingaggiamo guerra contro di loro. Sarebbe insensato.

— Contro chi stiamo combattendo, allora? —chiesi.

— Lo vedrai anche troppo presto —replicò lui. —Il pianeta a cui ci stiamo avvicinando riveste un ruolo cruciale in questa fase della guerra. Tu e la tua squadra dovrete impossessarvi di una base di atterraggio, allestire una stazione ricetrasmittente e difenderla dal nemico.

— Tutto questo con appena cento unità?

— Di più non possiamo permettercene. Non ora.

Avrei voluto ridergli in faccia, ma non potevo. L’installazione di un ricetrasmettitore avrebbe creato non pochi ostacoli al piano di invasione del pianeta. Attrezzature e provviste potevano essere spediti via raggio direttamente sulla superficie, ma non gli uomini. A meno che non fossero pronti a morire. Ci voleva una buona dose di eroismo, o di disperazione, per entrare volontariamente in un bacino di trasmissione della materia… un dispositivo che bombardava di radiazioni e inviava l’immagine del teletrasportato alla ricevente. Ciò che da essa usciva era una copia perfetta, completa anche nei ricordi, ma in caso di morte del soggetto, i suoi atomi venivano immagazzinati in vista di un utilizzo successivo. Forse, ciò che aveva costituito un uomo sarebbe stato usato per riprodurne un altro. O magari per ricreare un fusto di lubrificante o una cassa di munizioni.

— Cento persone non sono sufficienti a proteggere una stazione —protestai.

Aggrottando le sopracciglia, Aton replicò: —Avrete l’appoggio della flotta e i rinforzi arriveranno al più presto. Il pianeta non è controllato del tutto dal nemico, e se agirete con rapidità, dovreste riuscire a installare la stazione e renderla operativa prima che vi attacchino.

— E se fallissi…

— Allora morirai, Orion. E i tuoi soldati con te. Ma questa volta non ti riporterò in vita. Ci troviamo in un momento cruciale della crisi suprema, e dal suo esito dipenderà il corso del continuum. Tutte le tue imprese passate impallidiscono di fronte a quella che ti aspetta. Installa il ricetrasmettitore e difendilo fino a quando arriveranno i rinforzi. Difendilo o muori.

2

Ricevetti le istruzioni mentre radunavo i miei uomini e li guidavo verso le navette da sbarco. Un fiume di dati e immagini affluì direttamente nel mio cervello… opera del Radioso, anche questo. Mi stava riferendo telepaticamente tutto quello che avevo bisogno di sapere per eseguire i suoi ordini. E niente di più.

Il nome del pianeta era Lunga. L’area prescelta per l’atterraggio era nella giungla, e il terreno paludoso, ideale per gli attacchi nemici, ci avrebbe reso difficile ricevere aiuti dall’astronave. C’erano oceani sterminati, aspre catene montuose, e nessuna forma di vita intelligente. La specie più elevata di esseri viventi era rappresentata da animali notturni che abitavano sugli alberi, e grandi più o meno come lemuri.

I nemici erano di forma umanoide, ma di dimensioni superiori alle nostre. Alti mediamente due metri e mezzo e di struttura fisica robusta. Non erano tanto soldati professionisti quanto guerrieri nomadi. Si facevano chiamare Skorpis, che nella loro lingua significava “nati per la guerra”. Luogo di provenienza; ignoto. Motivo della loro alleanza con i nostri nemici: ignoto. Avevano iniziato la costruzione di una base a Lunga, ma il perché non mi era stato spiegato. Nelle mie istruzioni non figurava neppure il valore strategico del pianeta. Il mio compito, come Aton aveva detto, era di installare il ricetrasmettitore e difenderlo. O morire.

Salimmo a bordo delle navette divisi in gruppi, ciascuno composto da venticinque unità, fra uomini e donne, equipaggiate con tute mimetiche e armate fino ai denti. Nel silenzio più assoluto entrarono negli angusti compartimenti delle navicelle. Avevano tutti un’espressione tesa, le labbra serrate, ed eseguivano gli ordini cercando di non far trapelare la paura.