Fu Hermes a vedermi per primo. Gli altri mi davano le spalle e parlavano fitto fitto tra loro.
— Guarda chi c’è! —esclamò sfiorando la spalla di Aton.
Si voltarono tutti, un’espressione sorpresa negli occhi.
Era mi rivolse un sorriso malizioso. —Chi ti ha inviato, Orion?
— Gli Antichi —risposi semplicemente.
Ciò bastò a soffocare proteste e battute ironiche.
— Che vuoi dire? —sibilò Aton.
— Mi hanno dato un messaggio per voi. O, meglio, un ammonimento. Se cercherete di usare l’arma che la Suprema Alleanza ha messo a punto per distruggere le stelle, gli Antichi distruggeranno voi.
Ares mi fissò. —Come fanno a sapere dell’arma? Sei stato tu a parlare, Orion! Sei un traditore!
— Ignoravo del tutto la sua esistenza fino a quando non me ne hanno parlato loro —mi difesi.
— È vero —intervenne Aton. —Orion non ne sapeva nulla.
— Come possono esserne a conoscenza gli Antichi, allora?
— È così —tagliai corto. —E ci spazzeranno via tutti, se cercherete di usarla.
— Quanto è credibile una minaccia proveniente dagli Antichi? —interloquì Zeus.
— Minaccia? —sbuffò Aton. —E come ci riuscirebbero? Possiamo evitarli spostandoci nel tempo a nostro piacimento. Se necessario, tornerò nella loro epoca di origine e li eliminerò.
— Non sono certo che ci riusciresti —brontolò Zeus.
— Le tue ingerenze nello spazio-tempo ci hanno già causato abbastanza problemi —si lamentò Era.
— Le mie ingerenze —ribatté il Radioso —hanno permesso la nostra creazione. Senza di me, non esisteremmo neppure.
Zeus si rivolse direttamente a me. —Orion, devi trasmettere questo messaggio anche ad Anya e ai suoi.
— L’Egemonia…
— Sta sviluppando un’arma simile —intervenne Era. —Che cosa ti aspettavi?
— Sto già cercando di raggiungere Anya.
Aton mi rivolse un’occhiata carica di astio. —Non ti ho mai detto di farlo.
— Ma io ti avevo detto che l’avrei trovata —ribattei. —Ed è esattamente ciò che intendo fare.
— Nell’era della guerra? —domandò Zeus.
— Sì. Sono diretto alla capitale dell’Egemonia per svelarle l’esistenza dell’arma.
— Ve l’avevo detto che era un traditore! —proruppe Ares.
Lo ignorai. —E ora devo riferire a lei il messaggio degli Antichi.
— No! —scattò Aton. —Non devi farlo.
— Lo sto già facendo.
— Te lo impedirò. E metterò fine anche ai tuoi giorni, Orion!
— Un momento! —lo fermò Zeus. —Forse la tua creatura riuscirà là dove noi abbiamo fallito.
— Sciocchezze!
— In passato Anya gli è stata molto vicina —osservò Era con una punta di sarcasmo. —Forse gli darà ascolto, anche se rifiuta di parlare con noi.
— Vale la pena tentare —concordò Hermes.
Ares mi guardava torvo accarezzandosi il mento. —Se è una tua creatura, Aton, dovresti controllarla meglio.
— Sono perfettamente in grado di controllarla!
— Non del tutto —lo corressi. —Sono venuto qui da solo e non dietro tua convocazione. E ho deciso di mettermi alla ricerca di Anya benché tu mi avessi detto che era un’impresa impossibile.
Il suo sguardo era carico di derisione. —E così, sei convinto di una volontà tua? Di non essere costantemente sotto il mio controllo?
— Sono già andato contro il tuo volere in passato —gli rammentai.
— Ehi! —gridò Zeus. —Basta con queste recite, tutti e due! Aton, ti suggerisco di usare la tua creatura per prendere contatto con Anya. La minaccia degli Antichi non va sottovalutata.
Senza staccarmi gli occhi di dosso, il Radioso replicò: —Forse hai ragione. Forse questo miserabile relitto ci sarà utile, suo malgrado.
Mi sembrò allora di sprofondare in un sonno pesante, il più rinvigorente che avessi mai fatto. Quando mi svegliai ero di nuovo, a bordo dell’Apollo, con Frede che dormiva serena al mio fianco. Avevo il cuore pieno di gioia. Avrei rivisto Anya, finalmente! Ero certo: lei mi amava come la amavo io. E nient’altro aveva importanza.
23
Frede digitò la nostra rotta verso il pianeta Zeta con molta riluttanza. Quando era di servizio in sala-comandi, era efficiente, pronta e competente. Controllava costantemente l’andamento della navigazione, abbandonando l’iperspazio a casaccio, così da poter osservare le stelle.
Ma la sera, a letto, cercava in tutti i modi di dissuadermi dal mio progetto.
— È un suicidio, Orion! Ci faranno saltare in aria in un batter d’occhio. Il sistema avrà certamente delle basi difensive in orbita intorno alla stella. E certamente saranno programmate per colpire qualunque velivolo non autorizzato che entri nel settore controllato.
— Ci faremo precedere da messaggi-capsula —le ripetevo ogni volta che affrontava l’argomento. —Comunicando tutte le coordinate del nostro arrivo.
— Splendido! Così sapranno esattamente dove e quando colpire!
— La nostra è una missione pacifica. L’Egemonia capirà che una nave come la nostra non può certo rappresentare una minaccia.
— Infatti. La considereranno una semplice opportunità per un’esercitazione.
Inevitabilmente, la discussione arrivava a un punto morto. E inevitabilmente io la concludevo dicendo: —Tenente, il tempo è scaduto. Come suo superiore, dichiaro chiuso il dibattimento.
Frede borbottava qualcosa e si arrendeva. Fino alla notte successiva. Facemmo l’amore di rado, durante la navigazione verso Prime. Era difficile provare passione quando ciascuno accusava l’altro di testardaggine.
La vigilia dell’invio del primo messaggio, Frede si decise a confessarmi ciò che realmente la turbava.
— Nel sonno chiami Anya, sai?
Si stava spogliando. Io non mi sentivo per nulla stanco. Non risposi.
— È per questo che vuoi andare a Prime, vero? —incalzò lei. —Perché lì c’è Anya.
— Infatti —ammisi.
— E ci farai uccidere tutti, per lei?
— Anya può far cessare questa guerra.
— Sciocchezze! Nessuno può far cessare questa guerra. Durerà per sempre.
— È questo che vuoi?
— È il motivo per cui sono viva. Per cui noi tutti siamo vivi. Se la guerra finisce, ci iberneranno di nuovo.
— Se la guerra continua, prima o poi moriremo.
Lei si passò una mano tra i capelli corti. —Le alternative non sono incoraggianti, eh?
— Forse io posso cambiare le cose —dissi senza troppa convinzione. Ma volevo accendere in lei una fiammella di speranza.
Mi ricompensò con un debole sorriso. —Mi hai chiesto che cosa volessi. Voglio te, Orion. Voglio smetterla con questo schifo di vita, voglio andarmene e trovare un piccolo mondo felice di cui l’Egemonia e la Suprema Alleanza non abbiano mai sentito parlare e dove condurre un’esistenza normale. Con te.
L’espressione del suo viso! Come se si aspettasse di essere schiaffeggiata. Mi aveva aperto il suo cuore sapendo che da me poteva aspettarsi solo sofferenza.
La presi tra le braccia con tutta la dolcezza possibile e la tenni stretta a lungo.
Fu lei a sciogliersi dal mio abbraccio. Sorrideva, ma nei suoi occhi brillava ancora qualche lacrima. —Che razza di soldato! Dovrei essere sbattuta immediatamente in una cella frigorifera e venire sottoposta a un lungo corso di disciplina, non trovi?
— Avresti tutti i diritti di condurre una vita normale —mormorai.
— Sì. Già. —Si scostò e finì di spogliarsi. —Be’, la vita normale per noi soldati consiste nell’eseguire gli ordini, combattere il nemico quando siamo svegli e addestrarci per la successiva missione quando dormiamo. Non è così, Orion?