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Dopo pochi istanti di pensieri pieni di disagio, batté il primo messaggio.

“Richiesta dei documenti completi sul progetto di ‘terraforming’ ”.

Sullo schermo apparvero le parole: “Ricevuto e codificato. Prepararsi a ricevere”.

Il cilindro di arrivo ronzò di attività. Walton spazzò via frettolosamente una doppia catasta di fogli dattiloscritti, per far posto ai nuovi documenti in arrivo. Mentre i fogli continuavano ad arrivare, Walton fece una smorfia. L’incartamento completo era molto più voluminoso di quanto avesse pensato. Forse aveva esagerato, chiedendo “tutto”, quello che gli archivi conservavano.

Barcollando, raccolse la massa cartacea e la portò sulla scrivania. Poi cominciò a sfogliare ì diversi documenti. La raccolta dei dati era iniziata trent’anni prima, nel 2202, e Walton poté vedere con i suoi occhi questo inizio: la copia fotostatica di una lettera inviata dal dottor Herbert Lang a FitzMaugham, lettera nella quale si proponeva un progetto in virtù del quale i pianeti del Sistema Solare, segnatamente i pianeti interni, potevano essere resi abitabili per gli esseri umani.

Unita a questa lettera c’era la risposta scettica e abbastanza canzonatoria di FitzMaugham: il vecchio aveva conservato ogni cosa, a quanto sembrava, perfino le lettere che lo mostravano in una cattiva luce.

In seguito figuravano molte altre lettere di Lang, nelle quali si pregava il senatore di sostenere la causa del “terraforming” davanti al Senato degli Stati Uniti; le risposte di FitzMaugham si facevano a mano a mano più entusiastiche. Finalmente, nel 2212, c’era un’annotazione… il Senato aveva approvato lo stanziamento di un milione di dollari per le ricerche di Lang… una somma minuscola, in confronto alle necessità del progetto, ma era sufficiente a coprire le ricerche preliminari. Lang si era dichiarato molto grato.

Walton sfogliò altri documenti più o meno conosciuti, che riguardavano la natura del progetto di “terraforming”. Conosceva le linee generali del piano, e avrebbe potuto studiarne i particolari più tardi, se ne avesse avuto il tempo. Adesso voleva soltanto delle informazioni precise sullo stadio attuale raggiunto dal progetto. FitzMaugham era stato particolarmente silenzioso a questo proposito, benché si fosse creata l’impressione generale che un gruppo di tecnici, gruppo comandato da Lang, fosse già al lavoro sul pianeta Venere.

Gettò da parte intere manciate di lettere, cercando quelle con una data recente.

Ne trovò una datata 1 Febbraio 2232, di FitzMaugham a Lang: il vecchio informava lo scienziato che era imminente l’approvazione della Legge del Controllo, e che in questo caso Lang avrebbe ricevuto un appoggio sostanzioso dalle Nazioni Unite. Alla lettera era unita una risposta giubilante di Lang.

In seguito c’era un’altra lettera, del 10 Maggio 2232, sempre di FitzMaugham a Lang: autorizzazione ufficiale per iscrivere Lang tra gli uomini di Poppy, in qualità di direttore del progetto venusiano, e uno stanziamento di… Walton sbarrò gli occhi… cinque miliardi di dollari per le ricerche sul “terraforming”.

Messaggio di Lang a FitzMaugham, 14 Maggio: la squadra del “terraforming” stava per partire immediatamente per Venere, e iniziare le operazioni.

Messaggio di FitzMaugham a Lang, 16 Maggio: i migliori auguri. Inoltre Lang aveva l’ordine di mettersi in contatto con FitzMaugham, a regolari intervalli di una settimana.

Spaziogramma di Lang a FitzMaugham, 28 Maggio: arrivati su Venere sani e salvi, ci prepariamo alle operazioni secondo i piani.

La documentazione terminava qui. Walton frugò nella marea di fogli, sperando di scoprire un comunicato più recente; l’aveva chiesto FitzMaugham di ricevere un rapporto settimanale! E gli ordini di FitzMaugham, in genere, venivano eseguiti. Perciò Lang avrebbe dovuto mettersi in contatto con Poppy circa quattro giorni fa, con il suo primo rapporto completo da Venere.

Probabilmente il rapporto si era perduto alla consegna, pensò Walton. Passò venti minuti a frugare tra le carte, prima di ricordare che avrebbe potuto ottenere un’altra copia dall’archivio nel giro di pochi secondi.

Batté sui tasti la richiesta di tutta la corrispondenza intercorsa tra il direttore FitzMaugham e il dottor Herbert Lang, dopo la data del 28 Maggio 2232.

La macchina diede il segnale di ricevuto, e dopo un secondo rispose: “Questo materiale non è incluso nei banchi di memoria”.

Walton corrugò la fronte, riunì la maggior parte dei dati riguardanti il progetto di “terraforming” e li depositò in un contenitore d’archivio. Lo stato attuale del progetto, quindi, era per il momento incerto; gli scienziati erano su Venere e stavano presumibilmente lavorando, ma non avevano ancora fornito notizie.

Il prossimo progetto di Poppy da prendere in considerazione era quello dell’astronave-più-veloce-della-luce. Ma dopo la mole di dati che Walton aveva dovuto digerire negli ultimi minuti, scoprì di esitare di fronte alla possibilità di affrontare un’altra collezione altrettanto cospicua così presto.

Si rese conto anche di desiderare con ansia la presenza di qualche essere umano. Aveva trascorso l’intera mattinata da solo, parlando a sottoposti anonimi per mezzo del visifono o dell’intercom, chiedendo materiale a un cervello elettronico ancor più anonimo e impersonale. Voleva essere circondato di rumore, di vita, di gente. Ne aveva bisogno come dell’aria che respirava. Schiacciò il pulsante dell’intercom.

— Desidero convocare un’immediata riunione dei capisezione di Poppy — disse. — Nel mio ufficio, tra mezz’ora… alle dodici e trenta precise. Avverta i capisezione di lasciar perdere tutto quello che stanno facendo in questo momento, e venire subito.

Un paio di minuti prima che i capisezione cominciassero ad arrivare, Walton si sentì sommergere da un’improvvisa ondata di tensione. Aprì il primo cassetto della sua nuova scrivania e cercò le tavolette di tranquillante. Con sorpresa, una sorpresa che durò un momento ma fu ugualmente spiacevole e gli diede i brividi, non riuscì a identificare il luogo nel quale si trovava; tutto era confuso, ma subito dopo ricordò che quello era l’ufficio di FitzMaugham e la scrivania era quella di FitzMaugham, e non la sua, e FitzMaugham aborriva i tranquillanti, in ogni loro possibile forma e variazione.

Ridacchiando nervosamente, Walton estrasse di tasca il portafoglio e prese la tavoletta di tranquillante che portava sempre con sé, come riserva, per i casi di emergenza. Se la infilò in bocca, la inghiottì, solo un attimo prima che la figura sparuta di Lee Percy, primo ad arrivare tra i capisezione, apparisse sullo schermo collegato con l’ufficio esterno.

— Roy? Sono io, Percy.

— Ti vedo. Vieni pure, Lee.

Percy era incaricato delle relazioni pubbliche di Poppy. Era un individuo alto e magro, con i lineamenti marcati, e sempre accigliato.

Dopo di lui arrivò Teddy Schaunhaft, coordinatore della clinica e dell’équipe medica; poi giunsero Pauline Medhurst, direttrice del personale; Olaf Eglin, direttore degli agenti locali; e Sue Llewellyn, addetta al Controllo.

Questi cinque individui avevano costituito il comitato centrale di Poppy. Walton, come vicedirettore e amministratore aggiunto, era stato il loro coordinatore, oltre al suo normale lavoro di dedicarsi agli spostamenti della popolazione e di fungere come parafulmine per tutte le pratiche che non potevano essere sbrigate da FitzMaugham. Sopra di loro c’era sempre stato FitzMaugham, padrone della vita e della morte, ombra onnipresente sempre china sul suo titanico lavoro; FitzMaugham si era riservato, oltre all’incarico di supervisore generale, anche i compiti particolari inerenti i progetti collaterali di Poppy: il “terraforming” di Venere e il motore più veloce della luce.

— Avrei dovuto riunirvi molto prima di quanto non abbia fatto — disse Walton, quando furono tutti seduti al loro posto. — Però l’emozione, e la confusione generale…