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— Comprendiamo perfettamente, Roy — disse in tono gentile Sue Llewellyn. Era una donna piccola e grassoccia sulla cinquantina, della quale si raccontavano incredibili aneddoti, e la cui vita privata, sicuramente, era assai in contrasto con il suo aspetto piacevolmente domestico. — È stato duro per tutti noi, ma lei era così vicino al signor FitzMaugham.

Ci fu un mormorio di assenso, da parte di tutti gli altri.

Walton disse: — Il periodo di lutto dovrà essere per forza brevissimo. Personalmente suggerisco che il lavoro proceda come d’abitudine, senza perdere tempo. — Diede un’occhiata a Eglin, il direttore degli agenti locali. — Olaf, nella tua sezione c’è un uomo in grado di occuparsi del tuo lavoro?

Egli parve sbalordito per un momento, poi riuscì a riprendersi.

— Devono essercene cinque, per lo meno. Walters, Lassen, Dominic…

— Sfoglia il catalogo — gli disse Walton. — Scegli l’uomo che ti sembra il più indicato a sostituirti, e mandami la sua scheda per l’approvazione.

— E “io” dove vado?

— Tu prendi il mio posto come vicedirettore. Essendo direttore degli agenti locali, hai maggiore familiarità con i problemi più pressanti del mio lavoro di tutti coloro che si trovano qui.

Eglin raddrizzò le spalle, con aria tronfia; Walton sospirò interiormente, e si chiese se avesse fatto bene la sua scelta, Eglin era abbastanza competente, e avrebbe dato il cento per cento delle sue energie in qualsiasi momento… ma forse non sarebbe mai riuscito a raggiungere quel centodue per cento che un amministratore davvero grande poteva produrre nei momenti di necessità.

Eppure qualcuno doveva sostituirlo immediatamente, ed Eglin avrebbe potuto prendere le redini molto più in fretta degli altri quattro.

Walton si guardò intorno.

— Per il resto, tutte le attività di Poppy continueranno come sotto la direzione del signor FitzMaugham, senza il minimo cambiamento. Domande?

Lee Percy alzò lentamente la mano.

— Roy, ho un problema che vorrei sollevare qui, dato che siamo tutti assieme. L’opinione pubblica comincia a credere con sempre maggiore forza che tu e il povero direttore foste segretamente degli herscheliani. — Ridacchiò, imbarazzato. — Lo so che sembra stupido, ma ti riferisco soltanto quello che ho sentito.

— Anch’io ho sentito la voce — disse Walton. — E ti dirò che non mi piace per niente. Si tratta di una di quelle cose che portano dritto dritto a una sommossa.

Gli herscheliani erano degli estremisti che chiedevano l’adozione immediata della sterilizzazione degli umani non perfettamente sani, un controllo delle nascite obbligatorio, con pena di morte per i trasgressori, e mezza dozzina di altri rimedi radicali per il problema della sovrappopolazione. Benché le loro teorie non fossero errate, l’opinione pubblica, ovviamente, non poteva sopportarli.

— Quali passi intendi fare per ribattere a questa accusa? — chiese Walton.

— Bene — disse Percy. — Stiamo preparando un programma commemorativo in onore di FitzMaugham, nel quale suggeriamo l’idea che egli sia stato ucciso dagli herscheliani, che lo odiavano.

— Bene. E il movente?

— Lui era troppo permissivo, troppo umano e dolce di cuore. Daremo un’immagine crudele degli herscheliani, li dipingeremo come ultrareazionari decisi a imporre la loro volontà sul genere umano se solo ne avranno l’occasione, e faremo capire che FitzMaugham li combatteva con le unghie e coi denti. Chiuderemo la trasmissione mostrando qualche immagine, mentre tu prendi sulle spalle il mantello del grand’uomo, eccetera eccetera. E ci sarà anche un tuo breve discorso, nel quale proclamerai gli scopi fondamentalmente umanitari di Poppy.

Walton fece un sorriso d’approvazione, e disse: — L’idea mi piace. Quando vuoi che tenga il mio discorso?

— Non avremo bisogno di te — gli disse Percy. — Abbiamo una grande quantità di materiale d’archivio, e potremo tirar fuori il discorso anche da poche sillabe rimaste nelle registrazioni. Sai, con i nostri tecnici dei suoni è, naturalmente, possibile questo e altro.

Walton corrugò la fronte. Troppi discorsi dell’epoca erano artificiali, creati da abili tecnici che spaccavano le parole nei fonemi che le componevano e le riunivano poi nella forma desiderata.

— Almeno lasciami controllare il discorso, quando avrai finito di registrarlo.

— Certamente. E vedrai che questa faccenda degli herscheliani la risolveremo a nostro vantaggio. Sono pronto a scommettere.

Pauline Medhurst si agitò nervosamente sulla sedia. Walton capì che voleva attirare l’attenzione, e le fece segno di parlare.

— Uh, Roy, non so se questo sia il luogo o il momento, ma ho ricevuto il tuo ordine di trasferimento, quello dei cinque medici.

— L’hai ricevuto? Bene — disse frettolosamente Walton. — L’hai già notificato?

— Sì. Non sono sembrati molto felici.

— Riferisci loro l’aurea regola di FitzMaugham. Di’ loro che sono solo rotelle in una grande macchina, una macchina che lavora per salvare l’umanità. Non possiamo permettere che delle considerazioni personali interferiscano nella nostra missione, Pauline.

— Se solo potessi spiegar loro il perché…

— Già — intervenne Schaunhaft, il coordinatore della clinica. — Hai spazzato via l’intero personale del turno di mattina. Mi chiedevo…

Walton si sentì un pesce appeso all’esca. Ma decise di passare al contrattacco.

— Ascolta — disse con fermezza, in tono duro. — Ascoltatemi tutti. “Io” ho deciso il trasferimento. “Io” ho avuto i miei motivi per farlo. È compito vostro far partire immediatamente i cinque medici, inviandoli nei luoghi ai quali sono stati assegnati, e di farli sostituire senza indugio da altri cinque medici della stessa capacità e della stessa esperienza. Non è previsto che voi dobbiate dare delle spiegazioni a quei cinque… come non è previsto che io debba darle a voi.

Un silenzio improvviso cadde nell’ufficio. Walton sperò di non avere usato troppa forza, di non avere gettato un’ombra di sospetto per questa sua rigidità.

— Accidenti! — esclamò Sue Llewellyn. — Questo si chiama fare sul serio!

— Ho detto che avremmo portato avanti il lavoro di Poppy senza alterazioni e senza sussulti — disse Walton. — Il fatto che voi mi chiamate per nome, e che ci diamo quasi tutti del tu, non significa che io sarò un direttore meno forte di FitzMaugham.

“Finché l’ONU non avrà scelto il mio successore” aggiunse la sua mente maligna. Ad alta voce, aggiunse:

— A meno che non abbiate ulteriori domande, ora debbo chiedervi di ritornare alle vostre rispettive sezioni, e di riprendere il lavoro. — Ci pensò un istante, e poi aggiunse: — Essendo necessario del tempo per lo spostamento, e avendo perduto tempo in questa riunione, devo chiedere a tutti di rinunciare alla vostra sosta per la colazione. Il lavoro deve restare al passo.

Rimase seduto dietro la sua scrivania, quando gli altri se ne furono andati, cercando di attingere da qualche riposta riserva di energia le forze necessarie ad andare avanti.

Il problema era: possedeva lui questa riserva di energia?

Un giorno di lavoro, ed era già stanco, terribilmente stanco. E sarebbero passate sei settimane e anche più, prima che le Nazioni Unite decidessero di scegliere il nuovo direttore di Poppy.

Non sapeva chi sarebbe stato quell’uomo. Si immaginava che avrebbero offerto il lavoro a lui, ammesso che il suo lavoro risultasse soddisfacente durante il periodo d’interregno; ma, stancamente, capì che non avrebbe potuto accettare l’offerta.

Lui aveva lavorato, si era massacrato di fatica come vicedirettore; ma c’era sempre stata l’ombra benevola e protettiva di FitzMaugham sopra di lui. Certo, rinunciando all’incarico, l’uomo scelto dall’ONU al suo posto non avrebbe potuto essergli favorevole. Questo era un problema. Avrebbe rischiato di perdere entrambi i posti. Però il lavoro era massacrante, questo era ovvio.