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— Bene. Si metta subito in contatto con loro e invii un messaggio di risposta — disse, rivolgendosi al tecnico che lo aveva accolto. — Dica loro che FitzMaugham è morto e che io sono il suo successore. Faccia il mio nome.

— Sì, signore.

Cominciò a girare nervosamente per tutto il laboratorio, mentre i tecnici lavoravano per spedire il messaggio nel vuoto cosmico. Le comunicazioni spaziali erano un campo che sbalordiva e intimidiva Walton, il quale guardò i tecnici come se fossero stati dei semidei, mentre loro erano intenti al lavoro.

Il tempo passò.

— Sa che qualche astronave si trova in quel settore? — domandò a qualcuno.

— No, signore. Non aspettavamo nessuna chiamata, a eccezione di quella di Lang da Venere… — Il tecnico impallidì, rendendosi conto di avere commesso una gaffe, e rimase impietrito.

— Non si preoccupi — lo rassicurò Walton. — Io sono il direttore, non ricorda? So tutto di Lang e di quello che sta facendo.

— Certo, signore.

— Sta arrivando una risposta, signore — disse un altro dei tecnici senza nome e senza volto. — Eccola. — Walton diede un’occhiata.

Il messaggio diceva: “Salve, Walton. Richiediamo ulteriore identificazione, prima di fare rapporto, McL”.

Un brivido di soddisfazione percorse Walton, alla vista delle iniziali alla fine del messaggio. “McL”. Poteva trattarsi soltanto di McLeod… e “questo” poteva significare una sola cosa: l’astronave interstellare era ritornata dal suo viaggio di esplorazione!

Walton si rese conto, un po’ depresso, che questo significava, probabilmente, anche che gli esploratori non avevano scoperto nessun pianeta di tipo terrestre tra le stelle dell’universo. Nella corrispondenza dell’archivio, McLeod aveva scritto a FitzMaugham che l’astronave sarebbe ritornata dopo un anno se non avesse avuto successo nella sua ricerca. Ed era passato circa un anno.

Si rivolse ai tecnici, e disse: — Spedite questo messaggio di risposta: McLeod, Nairobi, X-72. Congratulazioni! Walton.

I tecnici si rimisero al lavoro, lasciando Walton immerso nei suoi tristi pensieri. I macchinali che si vedevano tutt’intorno avevano un aspetto imponente e austero, che non contribuiva di molto a sollevare gli spiriti. Gli strumenti facevano “tic-tic”, ronzavano e miagolavano e sibilavano, e lui cercava di captare, tra questi rumori, qualche brano di conversazione, senza avere molto successo nelle sue fatiche.

Dopo un periodo che gli parve un’ora, Walton vide di nuovo il tecnico.

— Sta arrivando un nuovo messaggio, signore. Lo stiamo decodificando con la maggiore rapidità possibile, proprio in questo momento.

— Fate presto — disse Walton. L’orologio indicava che erano le 14 e 29. Erano passati solo venti minuti da quando era sceso nel laboratorio.

Un foglio di carta gli fu messo bruscamente sotto il naso, da qualche altro tecnico anonimo e, probabilmente, addirittura invisibile. Walton si mise a leggere ansiosamente il messaggio.

Salve, Walton, qui McLeod. Lieti di annunciarle che l’astronave sperimentale X-72 sta tornando a casa con tutti gli uomini in ottime condizioni, dopo una sensazionale crociera di un anno tra le stelle della Via Lattea. Mi sento come Ulisse che ritorna a Itaca, solo che il viaggio non è stato così difficoltoso.

Immagino che questo le interesserà: abbiamo trovato un pianeta, delizioso e abitabile, nel sistema di Procione. Nessuna forma di vita intelligente, e un clima incredibilmente buono. Peccato che il vecchio FitzMaugham non abbia potuto vedere con i suoi occhi il nostro ritorno.

Arrivederci a presto. McLeod.

Le mani di Walton stavano ancora tremando, quando con l’indice schiacciò il pulsante che l’avrebbe riportato nel suo ufficio. Avrebbe dovuto radunare di nuovo i capi sezione, convocare un’assemblea generale, per discutere il metodo migliore con il quale avrebbero potuto presentare al mondo questa notizia sconvolgente.

Per prima cosa, avrebbero dovuto spiegare per quale motivo FitzMaugham non aveva rivelato che l’X-72 era stato mandato in missione più di un anno fa, e nessuno ne aveva saputo niente.

Questo avrebbe potuto essere risolto con una certa facilità. Poi sarebbe stata necessaria una campagna attenta e accurata. Descrizione del nuovo mondo, profili degli eroi che l’avevano scoperto, eccetera eccetera. I profili degli eroi fondamentali, perché la massa desiderava conoscerli. Sperava che McLeod fosse un tipo abbastanza telegenico.

Doveva essere studiato un piano ben preciso di emigrazione… qualcuno avrebbe dovuto pensarci, a meno che l’inesauribile FitzMaugham non avesse già elaborato il piano, preciso in ogni particolare, e l’avesse archiviato in attesa del giorno di metterlo in pratica. Trattandosi di FitzMaugham e del suo incredibile archivio, pensò Walton, tutto era possibile, anche l’impossibile. Così lui non aveva la minima intenzione di sorprendersi, qualsiasi cosa avesse trovato.

Poi, forse, avrebbe potuto richiamare Lamarre, a questo punto, e permettergli di diffondere la sua scoperta.

La mente di Walton ronzava, dentro di essa i piani si succedevano: nell’eventualità che gli uomini fossero stati riluttanti a lasciare la Terra per conquistare un nuovo mondo ignoto, malgrado le lusinghe del clima, sarebbe stato opportuno agitare davanti ai loro occhi la lusinga dell’immortalità… riservare la cura di Lamarre ai coloni volontari. Il piano doveva essere elaborato, ma l’idea era quella. Comunque c’era tutto il tempo per prepararlo, pensò Walton.

Le stelle erano state raggiunte, e questo contava. Dopo il rapporto di McLeod ci sarebbe stato un lavoro infernale; ma il lavoro era una cosa abituale, a Poppy, e non lo spaventava minimamente. L’importante adesso era pianificare tutto, in modo che fosse possibile manovrare i cittadini della Terra e trasformare quelli più adatti in coloni e probabilmente in immortali, lasciando da parte i meno adatti. Lo spazio aumentava, grazie alla scoperta, ma bisognava accuratamente evitare di commettere gli stessi errori. Il controllo era più che mai necessario, ora che veniva offerta una strada per sbloccare la situazione dal punto morto attuale.

Walton entrò nel suo ufficio e chiuse la porta alle sue spalle. Era pervaso da una calda sensazione di benessere; per una volta, le cose parevano muoversi nella direzione giusta. Era felice, in un certo senso, che FitzMaugham non fosse più vivo. Adesso che l’umanità era sulla soglia della sua più grande conquista, il merito sarebbe andato a lui, Roy Walton, e il trionfo personale era una cosa lungamente sognata.

Walton batté le palpebre. “Avevo lasciato l’archivio aperto quando sono uscito dall’ufficio?” si chiese. In genere, anche nei momenti di più grande eccitazione, non si comportava con tanta disinvoltura.

Comunque lo scaffale dell’archivio, adesso, era sicuramente aperto, come i due scaffali vicini. Sentendosi stranamente stordito attraversò la stanza, guardò nell’archivio, vide le ombre che lo pervadevano, frugò tenacemente all’interno.

Il reparto che conteneva i documenti del progetto di “terraforming”, e l’altro reparto, quello dedicato all’astronave interstellare di McLeod, parevano perfettamente intatti. Ma il cassetto nel quale Walton aveva riposto l’incartamento che Lamarre gli aveva portato poco tempo prima… il cassetto era vuoto!

Vuoto, completamente vuoto, vuoto senza speranza, ed era inutile cercare.

“Qualcuno è entrato qui” pensò rabbiosamente Walton. E poi la collera si trasformò in una fitta di sofferenza inaudita, quando ricordò cosa c’era stato nell’incartamento di Lamarre, e che cosa sarebbe accaduto… che cosa “sarebbe” accaduto! …se quella formula dell’immortalità si fosse diffusa liberamente, senza alcun controllo, in un mondo impreparato — fisicamente e moralmente — a riceverla.