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Dopo un periodo che gli parve un'ora, Walton vide di nuovo il tecnico.

— Sta arrivando un nuovo messaggio, signore. Lo stiamo decodificando con la maggiore rapidità possibile, proprio in questo momento.

— Fate presto — disse Walton. L'orologio indicava che erano le 14 e 29. Erano passati solo venti minuti da quando era sceso nel laboratorio.

Un foglio di carta gli fu messo bruscamente sotto il naso, da qualche altro tecnico anonimo e, probabilmente, addirittura invisibile. Walton si mise a leggere ansiosamente il messaggio.

Salve, Walton, qui McLeod. Lieti di annunciarle che l'astronave sperimentale X-72 sta tornando a casa con tutti gli uomini in ottime condizioni, dopo una sensazionale crociera di un anno tra le stelle della Via Lattea. Mi sento come Ulisse che ritorna a Itaca, solo che il viaggio non è stato così difficoltoso.

Immagino che questo le interesserà: abbiamo trovato un pianeta, delizioso e abitabile, nel sistema di Procione. Nessuna forma di vita intelligente, e un clima incredibilmente buono. Peccato che il vecchio FitzMaugham non abbia potuto vedere con i suoi occhi il nostro ritorno.

Arrivederci a presto. McLeod.

Le mani di Walton stavano ancora tremando, quando con l'indice schiacciò il pulsante che l'avrebbe riportato nel suo ufficio. Avrebbe dovuto radunare di nuovo i capi sezione, convocare un'assemblea generale, per discutere il metodo migliore con il quale avrebbero potuto presentare al mondo questa notizia sconvolgente.

Per prima cosa, avrebbero dovuto spiegare per quale motivo FitzMaugham non aveva rivelato che l'X-72 era stato mandato in missione più di un anno fa, e nessuno ne aveva saputo niente.

Questo avrebbe potuto essere risolto con una certa facilità. Poi sarebbe stata necessaria una campagna attenta e accurata. Descrizione del nuovo mondo, profili degli eroi che l'avevano scoperto, eccetera eccetera. I profili degli eroi fondamentali, perché la massa desiderava conoscerli. Sperava che McLeod fosse un tipo abbastanza telegenico.

Doveva essere studiato un piano ben preciso di emigrazione… qualcuno avrebbe dovuto pensarci, a meno che l'inesauribile FitzMaugham non avesse già elaborato il piano, preciso in ogni particolare, e l'avesse archiviato in attesa del giorno di metterlo in pratica. Trattandosi di FitzMaugham e del suo incredibile archivio, pensò Walton, tutto era possibile, anche l'impossibile. Così lui non aveva la minima intenzione di sorprendersi, qualsiasi cosa avesse trovato.

Poi, forse, avrebbe potuto richiamare Lamarre, a questo punto, e permettergli di diffondere la sua scoperta.

La mente di Walton ronzava, dentro di essa i piani si succedevano: nell'eventualità che gli uomini fossero stati riluttanti a lasciare la Terra per conquistare un nuovo mondo ignoto, malgrado le lusinghe del clima, sarebbe stato opportuno agitare davanti ai loro occhi la lusinga dell'immortalità… riservare la cura di Lamarre ai coloni volontari. Il piano doveva essere elaborato, ma l'idea era quella. Comunque c'era tutto il tempo per prepararlo, pensò Walton.

Le stelle erano state raggiunte, e questo contava. Dopo il rapporto di McLeod ci sarebbe stato un lavoro infernale; ma il lavoro era una cosa abituale, a Poppy, e non lo spaventava minimamente. L'importante adesso era pianificare tutto, in modo che fosse possibile manovrare i cittadini della Terra e trasformare quelli più adatti in coloni e probabilmente in immortali, lasciando da parte i meno adatti. Lo spazio aumentava, grazie alla scoperta, ma bisognava accuratamente evitare di commettere gli stessi errori. Il controllo era più che mai necessario, ora che veniva offerta una strada per sbloccare la situazione dal punto morto attuale.

Walton entrò nel suo ufficio e chiuse la porta alle sue spalle. Era pervaso da una calda sensazione di benessere; per una volta, le cose parevano muoversi nella direzione giusta. Era felice, in un certo senso, che FitzMaugham non fosse più vivo. Adesso che l'umanità era sulla soglia della sua più grande conquista, il merito sarebbe andato a lui, Roy Walton, e il trionfo personale era una cosa lungamente sognata.

Walton batté le palpebre. "Avevo lasciato l'archivio aperto quando sono uscito dall'ufficio?" si chiese. In genere, anche nei momenti di più grande eccitazione, non si comportava con tanta disinvoltura.

Comunque lo scaffale dell'archivio, adesso, era sicuramente aperto, come i due scaffali vicini. Sentendosi stranamente stordito attraversò la stanza, guardò nell'archivio, vide le ombre che lo pervadevano, frugò tenacemente all'interno.

Il reparto che conteneva i documenti del progetto di "terraforming", e l'altro reparto, quello dedicato all'astronave interstellare di McLeod, parevano perfettamente intatti. Ma il cassetto nel quale Walton aveva riposto l'incartamento che Lamarre gli aveva portato poco tempo prima… il cassetto era vuoto!

Vuoto, completamente vuoto, vuoto senza speranza, ed era inutile cercare.

"Qualcuno è entrato qui" pensò rabbiosamente Walton. E poi la collera si trasformò in una fitta di sofferenza inaudita, quando ricordò cosa c'era stato nell'incartamento di Lamarre, e che cosa sarebbe accaduto… che cosa "sarebbe" accaduto! …se quella formula dell'immortalità si fosse diffusa liberamente, senza alcun controllo, in un mondo impreparato — fisicamente e moralmente — a riceverla.

9

La cosa più strana, pensò Walton, era che lui non poteva farci assolutamente nulla.

Avrebbe potuto chiamare Sellors e dargli una robusta strigliata per non aver sorvegliato il suo ufficio nella maniera migliore, ma questo non avrebbe fatto ritornare l'incartamento mancante.

Avrebbe potuto diffondere l'allarme generale, e così avrebbe fatto sapere al mondo che esisteva la formula di Lamarre, e che l'immortalità era sul mercato. Sarebbe stato catastrofico.

Walton chiuse con rabbia il cassetto e fece scattare la serratura. Poi, pesantemente, si calò sulla poltrona e si prese la testa fra le mani. Tutta l'esultanza di pochi istanti prima si era trasformata nella depressione più nera.

Sospetti? Soltanto due… Lamarre e Fred. Lamarre perché era il sospetto più ovvio; Fred perché avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di danneggiare il fratello.

— Mi passi Sellors, della sicurezza — disse Walton nell'intercom.

Il viso mite di Sellors apparve sul quadro del visifono. L'uomo batté rapidamente le palpebre, alla vista di Walton e Walton si chiese per un istante fuggevole quanto fosse pauroso il suo aspetto; doveva avere l'aria di un indemoniato, malgrado la collaborazione del filtro "executive", il filtro che agiva sull'immagine trasmessa dal visifono e la mutava leggermente, per dare un aspetto migliore anche al più stanco degli affaticati dirigenti del tempo. Chissà in che condizioni era ridotto lui, Walton, se malgrado il filtro il suo aspetto appariva così disfatto.

— Sellors, desidero che lei mi proclami uno stato di allarme generale, non ufficiale, in tutte le sezioni della Sicurezza, per cercare un certo dottor Lamarre. Troverà la descrizione dell'uomo e le sue caratteristiche essenziali registrate nei nastri delle visite di oggi; è venuto a trovarmi verso mezzogiorno. Il nome è… ehm… Elliot. T. Elliot Lamarre, gerontologo. Non so dove abiti.

— Cosa devo fare quando l'avrò trovato, signore? — chiese il poliziotto.

— Lo porti qui senza indugio, e, se lo trova a casa, sigilli la porta. Potrebbe essere in possesso di certi documenti segreti di estrema importanza.

— Sissignore.

— E metta le mani sul fabbro che ha riparato la porta del mio ufficio. Voglio che la calibratura della combinazione venga immediatamente cambiata.

— Certo, signore.