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— Ma l'ho fatto — disse Walton.

Improvvisamente, Fred balzò avanti. Caricò, buttandosi contro Walton ciecamente, a testa bassa.

Con uno stesso movimento, Walton segnalò a Keeler e ai suoi uomini di entrare, e affrontò la carica di Fred. Colpì suo fratello con un preciso destro d'incontro alla mascella, che centrò Fred nel momento in cui arrivava contro Walton con tutte le sue forze.

Il viso di Fred fu sconvolto più dallo sbalordimento che dal dolore. Fred indietreggiò, fregandosi il mento, con un'espressione stordita e incredula negli occhi.

— Sei cambiato — disse. — Questo lavoro ti ha indurito. Un anno fa non mi avresti mai fatto questo.

Walton si strinse nelle spalle.

— Guardati alle spalle, Fred. E questa volta ti puoi fidare di ciò che dico.

Fred si voltò, cautamente. Dietro di lui erano fermi Keeler e altri due agenti grigiovestiti della sicurezza, tutti con espressioni che non promettevano nulla di buono al malcapitato aspirante direttore.

— Drogatelo e portatelo via — disse Walton. — Tenetelo sotto custodia, finché non avrò avvertito Martinez.

Fred spalancò gli occhi.

— Ma tu sei un "dittatore"! — disse, raucamente. — Tu muovi gli uomini come se fossero pedine degli scacchi, Roy. Come se fossero pedine degli scacchi!

— Drogatelo — ripeté Walton.

Keeler si fece avanti, impugnando una sottile siringa ipodermica. Con un rapido movimento, accostò l'ago al braccio di Fred. Si udì un sommesso ronzìo, mentre l'ago vibratore faceva entrare la droga nel braccio di Fred. Fred si afflosciò come un sacco vuoto.

— Tiratelo su — disse Keeler. — Prendetelo e andiamocene.

La notizia apparve nell'edizione delle tredici del Citizen, e dal tono generale del pezzo Walton riuscì a scorgere la presenza sottile dell'abile mano di Lee Percy al lavoro.

Il titolo diceva:

UN TIZIO CERCA DI FAR FUORI IL BOSS DI POPPY

Dopo la solita serie di sottotitoli, tutti formulati nello stile leggero, a malapena accettabile del Citizen, veniva il corpo dell'articolo:

Un tizio ha cercato di far fuori il numero uno di Poppy, Roy Walton, oggi. Gli uomini della sicurezza sono arrivati in tempo per impedire a Walton di ricevere la stessa cottura riservata al vecchio "boss" FitzMaugham la settimana scorsa. E che cottura!

Walton dice che sta bene; l'assassino non si è neanche avvicinato. Ha detto anche al nostro uomo che si aspetta di ricevere buone notizie da Nuova Terra, e mica tardi. Sapete che ci piace il suono di queste parole? Dopotutto, Poppy potrebbe anche essere okay. Chissà?

La voce era quella del Citizen, ma l'uomo che si trovava dietro la voce stava pensando in maniera un po' diversa. Se la notizia fosse stata trattata dai vecchi redattori del Citizen, il tono dell'articolo sarebbe stato "peccato che abbia mancato il colpo".

Walton chiamò Percy, dopo l'uscita del giornale.

— Buon lavoro hai fatto sul nostro primo Citizen - disse, in tono di approvazione. — È proprio quello che voglio: lo stesso stile analfabetoide, ma un leggero cambiamento di politica editoriale, finché non sarà completamente a favore di Poppy. Ottimo lavoro.

— Aspetta di vedere il giornale di domani. Ci stiamo divertendo davvero! E il nostro primo spettacolo di caleidovortici avrà luogo alle venti di stasera. Ci è costato una fortuna, ma pensiamo che sia l'ora migliore.

— Qual è il messaggio nascosto?

— Come hai detto tu — fece Percy. — Un discorso pro-Poppy e un discorso pacifista. Abbiamo già all'opera un gruppo di esperti, intenti a compiere un sondaggio, e loro ci dicono che la corrente va prevalentemente dalla parte opposta. Potremo capire se i caleidovortici funzionano, questo è più che sicuro.

— Continua con questo buon lavoro — disse Walton. — Ce la faremo, forse. Se lo straniero non arriverà prima di un giorno o due… McLeod arriverà domani a Nairobi, non so a che ora. Io dovrò presentarmi di fronte alle Nazioni Unite domani, inoltre. Spero che quei ragazzi dell'ONU stiano a vedere le nostre belle immagini colorate, stasera.

Percy sorrise.

— Amico, ci puoi scommettere!

Walton si mise energicamente al lavoro. Ormai stava prendendo forma. C'erano sempre dei punti morti, certo, ma gli pareva che la forma stesse assumendo dei contorni sempre delineati, e che il bandolo della matassa ormai fosse in vista.

Controllò presso un direttore della Pubblica Ricreazione, e scoprì che ci sarebbe stato un consiglio di quartiere alla 382.ma Strada Ovest, alle diciotto e trenta di quella sera. Decise di partecipare, e ordinò una maschera sintetica, in modo che la sua identità non venisse svelata. L'aveva detto anche Fred che le maschere erano molto efficaci, come le costruivano in quei giorni.

Ventiquattro ore. In quel periodo i superiori di Fred si sarebbero preparati, presumibilmente, a distribuire al mondo il siero di Lamarre; presumibilmente, un essere extraterrestre sarebbe atterrato sulla Terra… e, nel frattempo, Walton si sarebbe presentato di fronte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per fornire un resoconto completo del suo operato come direttore di Poppy.

L'intercom ronzò di nuovo.

— Sì? — disse Walton.

— Il signor O'Mealia dell'Osservatorio di Monte Palomar, che chiama di laggiù per parlare con lei, signore.

— Me lo passi — disse Walton, perplesso. Non sapeva che cosa avrebbe potuto desiderare da lui un astronomo, ma lo avrebbe scoperto presto.

O'Mealia era un individuo dal viso russo e dagli occhi profondi e penetranti.

Si presentò, affermando di essere un membro del personale ricercatore di Monte Palomar, e questo faceva di lui uno tra i migliori astronomi del mondo, se Walton conosceva bene quei pochi rudimenti di astronomia che aveva imparato tempo prima.

— Sono felice di essere finalmente riuscito a mettermi in contatto con lei — disse, parlando precipitosamente ma comprensibilmente. — È un'ora che cerco di chiamarla. Non è facile riuscire a parlare con lei.

Walton annuì.

— Purtroppo — disse. — In genere sono molto occupato, professor O'Mealia.

— Già — disse l'astronomo.

— Che cosa desiderava? — ripeté Walton, abbastanza incuriosito.

— Poco fa ho compiuto alcune osservazioni su Venere, sa, nelle prime ore del mattino si tratta di un compito di prammatica, e pensavo che la cosa avrebbe potuto interessarla, almeno ho creduto…

— Venere? — domandò Walton, con un brivido di anticipazione. — Di che si tratta?

— La coltre di nubi ha un aspetto terribilmente bizzarro, signor Walton, terribilmente bizzarro. Ha una luminosità insolita. Sembra addirittura in fiamme, e si muove in una maniera mai vista. Ho radunato tutto il personale dell'osservatorio, per discutere la faccenda, e da quanto abbiamo potuto vedere ci sembra che una reazione a catena atomica sia in corso nell'atmosfera di Venere. Credo che si tratti di quegli uomini che voi di Poppy avete mandato lassù, quelli del "terraforming". — Fece una pausa, e guardò con aria francamente preoccupata Walton, che si limitò a restituire quello sguardo, e ad ascoltare il resto della notizia. — Io penso che abbiano fatto saltare per aria tutto il pianeta!

17

Walton scese dal jetbus all'angolo tra Broadway e la 382.ma Ovest, si fermò un momento sotto un lampione stradale, e si toccò il mento, per controllare se la maschera era sistemata nella maniera giusta. Lo era.