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«La mano di Dio,» fece Blaine, e voleva dare un tono scherzoso alla propria voce, ma non vi riuscì, e si pentì di quello che aveva detto nello stesso momento in cui aveva finito di dirlo.

«La mano di Dio,» confermò Padre Flanagan, «che si è posata sul suo cuore.»

«Io non lo volevo,» disse Blaine. «Se qualcuno avesse chiesto il mio parere, avrei risposto di no.»

«Me ne parli,» chiese Padre Flanagan. «Me ne parli, fin dal principio. È un favore che le chiedo.»

«In cambio di un favore da parte sua.»

«Quale?» domandò Padre Flanagan.

«Lei ha detto di avermi seguito. Ma come ha fatto, a seguirmi?»

«Oh, anima benedetta!» esclamò Padre Flanagan. «Credevo che l’avesse indovinato. Vede, io sono uno di voi. Sono un rintracciatore molto efficiente.»

XXIX

Hamilton sognava, sulla riva del fiume. Aveva la dolcezza un pò incerta e nebbiosa delle vecchie città che sorgono sulle rive dei fiumi, eppure era nuova. Dietro il paese sorgevano le colline dorate, e ai piedi delle colline si stendeva la scacchiera dei campi. Dai camini si levava il fumo pigro del mattino, e agli angoli di tutti i recinti crescevano arbusti d’agrifoglio.

«Sembra un posto molto pacifico,» disse Padre Flanagan. «Lei sa quello che sta facendo?»

Blaine annuì.

«E lei, Padre? Cosa farà?»

«C’è un’abbazia, più a valle, lungo il fiume. Vi troverò ospitalità.»

«E ci rivedremo.»

«Forse. Ritornerò al mio paesetto di confine. Monterò di guardia da solo, ai confini dell’Amo.»

«A sorvegliare gli altri che potrebbero passare?»

Il prete annuì. Ridusse la velocità del motore fuoribordo e diresse la barca verso la riva. Il fondo raschiò dolcemente contro la sabbia ed i ciottoli. Blaine saltò giù.

Padre Flanagan alzò il viso verso il cielo e annusò l’aria.

«Si sta preparando un temporale,» dichiarò: sembrava un segugio che fiutasse una pista ormai raffredata. «Lo sento.»

Blaine tornò indietro, nell’acqua che gli arrivava fino alle caviglie, e tese la mano.

«La ringrazio del passaggio,» disse. «Sarebbe stato molto faticoso arrivarci a piedi. E mi ha fatto guadagnare tempo.»

«Arrivederci, figliolo. Dio sia con lei.»

Blaine spinse in acqua la barca. Il prete aumentò i giri del motore e fece voltare l’imbarcazione. Blaine si fermò, per seguirlo con lo sguardo, mentre scendeva lungo la corrente. Padre Flanagan alzò la mano in un ultimo gesto di saluto, e Blaine lo imitò.

Poi uscì dall’acqua, e prese ad incamminarsi lungo il sentiero che portava al villaggio.

Arrivò sulla strada, e capì immediatamente di essere arrivato a casa.

Non era la sua casa, non la casa che aveva conosciuto un tempo, non una casa che avesse mai sognato, ma una casa, una patria per tutto il mondo. Aveva la pace e la sicurezza, la calma dello spirito, la sensazione della serenità mentale… era il posto dove un uomo poteva sistemarsi e vivere, accontentandosi di contare i mesi che passavano, accettando i giorni come venivano, nella loro pienezza, senza un solo pensiero per il futuro.

Non c’era nessuno per la strada fiancheggiata da case modeste e pulite, ma sentiva che lo stavano guardando dalle finestre,… Non lo spiavano, non sospettavano di lui, ma lo osservavano con gentile curiosità. Da uno dei giardinetti uscì un cane, un bellissimo bracco dall’aria triste, e prese a camminargli a fianco, come un buon amico.

Arrivò ad un crocicchio, e sulla sinistra c’era un piccolo gruppo di negozi. Alcuni uomini stavano seduti sui gradini di un edificio che doveva essere l’emporio.

Blaine e il bracco svoltarono e continuarono a camminare fino a quando raggiunsero gli uomini. Gli uomini lo guardarono in silenzio, senza muoversi.

«Buongiorno, signori,» disse. «Qualcuno sa dirmi dove potrei trovare un certo Andrews?»

Rimasero in silenzio per un altro istante, il tempo di un battito del cuore, poi uno disse: «Andrews sono io.»

«Debbo parlarle,» disse Blaine.

«Si sieda,» disse Andrews. «E parli con tutti noi.»

«Mi chiamo Shepherd Blaine.»

«Sappiamo chi è,» disse Andrews. «Lo abbiamo saputo quando la barca si è fermata.»

«Sì, naturalmente,» disse Blaine. «Avrei dovuto immaginarlo.»

«Questo,» disse Andrews, «è Thomas Jackson, e quello là è Jonson Carter, e l’altro è Ernie Ellis.»

«Lieto di conoscervi,» disse Blaine.

«Si sieda,» disse Thomas Jackson. «Lei è venuto qui per dirci qualcosa.»

Jackson si scostò per fargli posto, e Blaine sedette fra lui ed Andrews.

«Innanzi tutto,» disse Blaine, «sarà meglio che vi dica che io sono fuggito dall’Amo.»

«Sappiamo qualcosa, di lei,» disse Andrews. «Mia figlia l’ha incontrato molte notti fa. Era insieme ad un uomo che si chiamava Riley. E poi, ieri sera, abbiamo portato qui un suo amico morto…»

«È sepolto sulla collina,» disse Jackson. «L’abbiamo sepolto molto in fretta, ma per lo meno ha avuto un funerale. Vede, per noi non era uno sconosciuto.»

«Grazie,» disse Blaine.

«E questa notte,» continuò Andrews, «c’è stato un bel baccano, a Belmont…»

«Non siamo molto contenti, quando succedono queste cose,» disse Carter, interronpendolo. «Corriamo il rischio di venirci immischiati.»

«Mi dispiace moltissimo,» disse Blaine. «E ho paura di portarvi brutte notizie. Conoscete un uomo che si chiama Finn?»

Annuirono.

«Questa notte ho parlato con Finn. Ho scoperto qualcosa. Qualcosa che lui non aveva nessuna intenzione di dirmi, posso aggiungere.» Gli uomini attesero.

«Domani notte è Halloween,» disse Blaine. «È tutto predisposto per quel momento.» Li vide irrigidirsi e proseguì:

«In un modo o nell’altro, e non so neppure come ci sia riuscito, Finn ha organizzato una specie di debole movimento clandestino fra i paranormali. Nessuno di loro, naturalmente, sa che dietro quel movimento c’è Finn. Lo considerano una specie di movimento pseudopatriottico, una specie di corrente di protesta culturale. Non molto vistoso e non molto esteso… ma non c’è bisogno che sia esteso. A Finn basta provocare qualche incidente… qualche esempio orribile. Perché è proprio questo il suo sistema: tirare fuori esempi orribili da additare al pubblico, per scatenare la frenesia.

«E questa sua organizzazione clandestina, operando fra i ragazzi paranormali, ha predisposto una serie di dimostrazioni PK per la notte di Halloween. Un’occasione ottima, hanno detto loro, per dare una dimostrazione dei loro poteri. Magari anche un’occasione per saldare certi vecchi conti, e Dio sa quanti vecchi conti in sospeso debbono esserci.»

S’interruppe, studiò quei volti sbalorditi.

«Vi rendete conto, immagino, dell’effetto che una dozzina di dimostrazioni di questo genere, anche se una sola dozzina in tutto il mondo, data la pubblicità che Finn intende fare, potrebbe avere sull’immaginazione della popolazione normale.»

«Non dovrebbero essere una dozzina,» disse sommessamente Andrews. «Dovrebbero essere un centinaio, in tutto il mondo. O anche di più. E la mattina dopo, ci cancellerebbero tutti dalla faccia della Terra.»

Carter si tese in avanti, intento.

«Come ha fatto a scoprirlo?» domandò. «Finn non glielo avrebbe detto, se lei non fosse dalla sua parte.»

«Ho, scambiato la mia mente con la sua,» spiegò Blaine. «È una tecnica che ho imparato fra le stelle. Gli ho dato uno schema della mia mente, e in cambio ho preso un duplicato della sua. Una specie di scambio di due copie a carbone. Non riesco a spiegarmi bene, ma è possibile farlo.»

«Finn,» disse Andrews, «non le sarà riconoscente. La sua mente deve essere molto inquietante.»

«È rimasto molto sconvolto,» disse Blaine.