Immondo… immondo, con una mente aliena dentro al suo cranio antisettico. E un fatto simile poteva spingere alla morte un uomo come Finn: un fanatico ossessionato dalle sue idee di perfezione non poteva sopravvivere all’enigma disordinato di una mente aliena.
Blaine girò sui tacchi e uscì dalla stanza. Nel corridoio c’era la guardia del corpo. Stava vomitando, piegato in due.
«Resti qui,» gli disse Blaine. «Io chiamo la polizia.»
L’uomo si girò: aveva gli occhi vitrei per l’orrore. Si asciugò fiaccamente il mento.
«Mio Dio,» fece. «Ha mai visto una cosa simile…»
«Si sieda,» disse Blaine. «E cerchi di calmarsi. Torno subito.»
Ma non sarebbe ritornato. Era venuto il momento di sparire. Aveva bisogno di tempo, e l’aveva trovato. Perché quell’uomo era troppo sconvolto per fare qualcosa, sul momento.
Ma non appena la notizia si fosse sparsa, si sarebbe scatenato l’inferno.
Dio aiuti i para, pensò Blaine, che vengono presi questa notte!
Percorse in fretta il corridoio, scese correndo le scale. L’atrio era ancora deserto, e lui l’attraversò, rapidamente.
Era arrivato alla porta, quando questa si aprì di colpo, e qualcuno entrò, a passo altrettanto rapido.
Una borsetta cadde sul pavimento, e le mani di Blaine si tesero per sorreggere la donna che aveva appena varcato la soglia.
Harriet! Vattene di qui! Presto!
La mia borsa!
Blaine si chinò a raccoglierla, e mentre la sollevava, la borsetta si aprì e ne cadde qualcosa di nero e di pesante. L’afferrò con la mano libera, la strinse contro il palmo, per nasconderla.
Harriet s’era girata di scatto e adesso stava uscendo. Blaine la rincorse e l’afferrò con il gomito, la trascinò via.
Raggiunse la sua macchina e si chinò ad aprire la portiera, poi spinse Harriet sul sedile.
Ma, Shep, la mia macchina è poco lontana…
Non c’è tempo. Dobbiamo andarcene.
Girò attorno alla macchina e salì. L’avviò, la lanciò sulla strada. Muovendosi più lentamente di quanto desiderasse, la portò fino in fondo all’isolato, svoltò all’incrocio, e si diresse verso l’autostrada.
Davanti a lui sorgeva la struttura sventrata della Stazione di Scambio.
Blaine aveva continuato a tenere la borsetta sulle ginocchia: ora la rese a Harriet.
«Perché avevi la pistola?» le chiese.
«Volevo ucciderlo,» gridò lei. «Volevo sparargli.»
«Non è necessario, ormai. È già morto.»
Harriet si voltò di scatto verso di lui.
«Tu!»
«Beh, sì. Credo che tu possa dire così.»
«Ma, Shep, lo sai bene. O lo hai ucciso o non lo hai ucciso…»
«E va bene,» disse lui. «L’ho ucciso.»
E non era una menzogna. A chiunque appartenesse la mano che aveva squarciato la gola di Lambert Finn, era stato lui, Sheperd Blaine, ad ucciderlo.
«Io avevo una ragione per farlo,» disse. «Ma tu?»
«Aveva fatto assassinare Godfrey. Sarebbe bastato questo.»
«Tu eri innamorata di Godfrey.»
«Sì, credo di sì. Era un uomo meraviglioso, Shep.»
«Lo so. Eravamo amici, all’Amo.»
«E soffro,» disse Harriet. «Oh, Shep, come soffro!»
«E quella sera…»
«Non avevo tempo di piangere,» disse lei. «Non c’è mai tempo di piangere.»
«Sapevi tutto…»
«Da molto tempo. È il mio mestiere.»
Blaine raggiunse l’autostrada e vi si infilò, dirigendosi verso Hamilton. Il sole era tramontato. Il crepuscolo s’era steso sulla terra, e a oriente c’era un’unica stella che scintillava, sopra la prateria.
«E adesso?» chiese lui.
«Adesso ho il materiale per una serie di servizi.»
«Tu li scriverai. Ma li pubblicherà, il tuo giornale?»
«Non lo so,» disse lei. «Ma debbo scriverli. Tu capisci che debbo scriverli. Andrò a New York…»
«No,» disse Blaine. «Tu vai all’Amo. E non con la macchina. In aereo. L’aeroporto più vicino…»
«Ma, Shep…»
«È pericoloso,» le disse Blaine. «Per una persona che puzza di para. Anche per chi possiede limitate capacità telepatiche, come te.»
«Non posso, Shep. Io…
«Ascolta, Harriet. Finn aveva organizzato una specie di insurrezione dei para in occasione di Halloween… Una specie di provocazione. Gli altri para, appena l’hanno saputo, hanno cercato di impedirlo. Ci sono riusciti, in parte, ma non so fino a che punto. Qualunque cosa debba succedere, succederà questa notte. Lui avrebbe sfruttato l’insurrezione per scatenare l’intolleranza, per imporre una legislazione feroce. Ci sarebbero stati atti di violenza, naturalmente: ma non era quello, in generale, lo scopo di Finn. Adesso che Finn è morto…»
Harriet trattenne il respiro.
«Ci spazzeranno via,» disse.
«Cercheranno di farlo. Ma c’è un sistema…»
«E pur sapendo questo, tu hai ucciso Finn?»
«Ascoltami, Harriet, non sono stato veramente io ad ucciderlo. Ero andato per negoziare con lui. Avevo trovato il modo di portar via i para dalla Terra, di toglierglieli dai piedi, se lui avesse acconsentito a tenere a freno i suoi scagnozzi per un paio di settimane…»
«Ma hai detto che lo hai ucciso.»
«Forse,» disse Blaine, «sarà meglio che ti spieghi. Così, quando scriverai i tuoi servizi, potrai scrivere tutto».
XXXIV
Hamilton era silenziosa. E così vuota che si poteva sentire concretamente quel vuoto.
Blaine fermò la macchina sulla piazza e scese.
Non c’era neppure una luce, e il mormorio sommesso del fiume giungeva nitido alle sue orecchie.
«Sono andati,» disse.
Harriet scese dalla macchina, le girò attorno e si fermò accanto a Blaine.
«Benissimo, amico,» disse. «Salta a cavallo.»
Blaine scosse il capo.
«Ma devi andare. Devi seguirli. Sei uno di loro.»
«Un giorno,» disse Blaine. «Un giorno, fra qualche anno. C’è ancora parecchio da fare. Ci saranno gruppi di para, sparsi per tutto il paese. Spaventati e nascosti. Dovrò cercarli. Debbo salvarne più ,che posso.»
«Non vivrai abbastanza a lungo per riuscirci. Sarai un bersaglio speciale. Gli uomini di Finn non si daranno pace finché…»
«Se la situazione diventasse insostenibile, andrò. Non sono un eroe, Harriet. Sono fondamentalmente un vigliacco.»
«Me lo prometti?» chiese lei.
«Ma certo. Te lo giuro. E tu ritorna all’Amo. All’Amo sarai al sicuro. Fila diritta all’aeroporto di Pierre.»
Lei si voltò e tornò verso la macchina, fece per salire, poi si girò di nuovo.
«Ma avrai bisogno della macchina!»
Blaine ridacchiò.
«Se ne avrò bisogno, qui c’è un villaggio pieno di macchine. Posso scegliere quella che voglio. Non hanno potuto portarsele via.»
Lei sedette al volante e girò la testa per salutarlo.
«Una cosa,» disse Blaine. «Che cosa ti è capitato, quando io sono entrato nel deposito?»
La risata di lei aveva una sfumatura tagliente.
«Quando ho visto arrivare Rand, me ne sono andata. Volevo cercare aiuto. Volevo telefonare a Pierre. Là c’erano degli uomini che ci avrebbero aiutati.»
«E poi?»
«I poliziotti mi hanno fermata e mi hanno messa dentro. Mi hanno lasciata uscire la mattina dopo, e da allora ho continuato a cercarti.»
«Una ragazza in gamba,» disse lui. E udì un debole pulsare nell’aria… un rumore lontano.
Blaine si irrigidì, in ascolto. Il rumore si fece più forte, più profondo… il rumore di molte macchine.
«Presto,» disse. «Non accendere i fari. Taglia attraverso la collina. Sboccherai sull’autostrada più a nord.»