«Be… non so.»
«Inoltre, sai anche tu che papà, certe volte, predispone appositamente le cose in un certo modo, proprio perché vuole che noi le scopriamo da soli. E quando tutto è finito, ci dice che l’ha fatto per vedere se avevamo il cervello. Ricorda che non ci ha mai proibito di cercare la miniera: ci ha soltanto promesso che ce l’avrebbe mostrata lui a tempo debito. Cosa ne dici?»
«Non so. Cosa intendi fare, esattamente? Se cercherai di seguire papà, ti scoprirà in quattro e quattr’otto.»
«È quello che pensi tu. Comunque, non intendo certamente seguirlo. Intendo precederlo. Uscirò per primo, domattina, e cercherò eventuali tracce che possono avere lasciato. Poi, la prossima volta che partiranno, li aspetterò dove finiscono le tracce, e continuerò da lì. La cosa funzionerà, ne sono certo!»
«E chi si occuperà della sorveglianza?»
«Oh, ce ne occuperemo noi due, come le altre volte. La mia ricerca non durerà molto. E poi, come ti ho detto, visto che controllerò il cammino preso da loro, la sorveglianza mi darà più soddisfazione dei nostri regolari giri di ispezione. Sei d’accordo?»
Edie non pareva molto convinta, e invece di rispondere si dedicò al suo compito, consistente nel chiudere la porta della stalla.
Più tardi, mentre si dirigevano nuovamente verso la casa, pronunciò il suo giudizio. «Probabilmente, riuscirai a farla franca» disse. «Ma dovrai sfoderare tutta la tua parlantina.»
Ventiquattr’ore più tardi, Roger si chiedeva se fosse ancora necessario fornire giustificazioni. Le cose non si erano svolte come nelle sue previsioni, che erano risultate troppo semplicistiche.
Per prima cosa, non era riuscito a seguire le tracce lasciate dal padre e dal fratello la volta precedente, perché i due erano partiti prestissimo. Inoltre non avevano seguito il tragitto del giorno prima, bensì quello che Wing padre aveva sempre seguito nel corso degli anni: il tragitto a zigzag che permetteva ai figli di venire ad avvertirlo, passando per le scorciatoie, nel caso che qualcuno lo seguisse. Roger ed Edith avevano un elenco di postazioni da sorvegliare per un’ora dopo il passaggio dei due uomini; poi dovevano prendere la scorciatoia e raggiungere padre e fratello per fare rapporto, anche nel caso che non avessero visto nessuno. Per un attimo, Roger fissò con sospetto la sorella, quando il padre diede loro queste consegne, ma poi si disse che non poteva certamente averlo tradito. Suo padre, semplicemente, era un passo avanti a lui. Come sempre.
Una buona parte del mattino era già passata, quando fece il suo primo rapporto e osservò le figure del padre e del fratello scomparire verso nord. Non era questa la direzione in cui si erano avviati il giorno prima, a dare retta a Edith; adesso il problema era che forse avevano voluto lasciare una falsa traccia anche il giorno prima. L’unico modo per accertarsene era quello di mettersi a cercare le loro tracce. Era una ricerca che poteva dare i suoi frutti; come lo stesso Roger aveva detto a suo padre nel ricevere le consegne della giornata, c’erano dei posti dove non si poteva passare senza lasciare tracce e se uno intendeva evitarli, i percorsi che rimanevano a disposizione erano alquanto limitati.
Nonostante questo, a mezzogiorno il ragazzo era giunto alla conclusione che o lui conosceva meno del previsto l’arte di trovare le tracce, o le due persone da lui cercate erano rimaste a dormire in soffitta per il resto della mattinata.
Dopo avere pranzato, abbandonò la precedente linea di ricerca e si limitò a dirigersi verso est. La sorella gli aveva detto che il giorno prima avevano preso quella direzione, e c’era la remota possibilità che avessero lasciato da parte ogni precauzione, almeno una volta. Proseguì senza soste fino a metà del pomeriggio, seguendo quelli che gli parvero sentieri naturali, e quando alla fine si fermò, era a una decina di chilometri da casa.
Si trovava in una valle, al cui centro scorreva, come al solito, un ruscello rumoroso. I monti che costituivano le pareti della valle erano alti, ma meno di altri che si potevano trovare nella zona: in quella parte della catena, non erano poche le cime che raggiungevano i duemila metri. Non era mai stato in quel luogo, né da solo né accompagnato dal padre, ma era convinto di sapere con buona approssimazione dove si trovasse in quel momento. La sua massima preoccupazione stava nel fatto che non aveva ancora trovato nessuna traccia del padre e del fratello.
Giunto a quel punto, aveva intenzione di ritornare a casa seguendo un percorso a zigzag, in modo da coprire quanto più terreno possibile prima che facesse buio. Con il primo tratto di percorso, si disse, poteva salire sulla cima della collinetta che sorgeva a sud della sua presente posizione, perché così facendo avrebbe tagliato ogni possibile sentiero che passava su quel fianco della valle. Una volta raggiunta la cima, poteva decidere se scendere subito oppure se dirigersi per un breve tratto a ovest prima di ritornare verso nord. Comunque, non ebbe mai bisogno di prendere questa decisione.
Naturalmente, Roger Wing non era quel competente cercatore di tracce che credeva di essere. In realtà aveva già incontrato quattro volte, nel corso della giornata, le tracce da lui cercate con tanta diligenza. La sua posizione attuale era ai piedi del monte dove si poteva incontrare la frana attraversata dai due «minatori» il giorno prima, a poco più di un chilometro dal radiofaro dei sarriani. Proseguendo nella direzione lungo la quale si era incamminato, e salendo sul fianco della montagna, quel tragitto lo avrebbe condotto a pochi metri di distanza dal trasmettitore.
Comunque, non arrivò fino all’apparecchiatura dei sarriani. Donald aveva detto la verità, quando aveva affermato che nessuno poteva attraversare quel mucchio di pietrisco senza lasciare tracce. Roger non riconobbe le tracce lasciate dal padre e dal fratello all’andata, ma scorse il punto dove il fratello, durante il ritorno, si era aperto la strada in mezzo a una fitta macchia di arbusti, sulla parte più alta dello smottamento. Si era trattato di una disattenzione da parte del fratello maggiore, naturalmente; in quel momento pensava soltanto a cercare le tracce lasciate da eventuali inseguitori, e non aveva badato a quelle che lui stesso stava lasciando. E anche se i rami rotti non gli davano alcun indizio sull’identità della persona che era passata in mezzo agli arbusti, essi però indicavano a Roger con chiarezza la direzione seguita; il ragazzo si affrettò a dirigersi a ovest.
Se si fosse soffermato a ragionare per un istante, gli sarebbe certo venuto in mente che quella direzione non si accordava con la sua ipotesi che il padre e il fratello si fossero diretti alla «miniera» per la strada più breve; ma in quel momento non ragionava. In quel momento seguiva una pista.
Una volta usciti dalla macchia di arbusti, la pista non era né più chiara né meno chiara di quanto lo era stata fino a quel momento; ma Roger riuscì a seguirla senza difficoltà. Forse, a dargli la sicurezza delle sue azioni, stava il fatto di avere trovato davvero una pista. Non era ancora in grado di capire se le tracce erano state lasciate dal fratello, dal padre, o da tutti e due. Non riuscì neppure ad accorgersi che, a un certo punto, padre e fratello si erano ricongiunti dopo avere esaminato i due lati dello smottamento. Si limitò a proseguire, orientandosi grazie alle impronte che scorgeva, di tanto in tanto, sul tappeto di aghi di pino, e grazie a qualche ramo rotto che incontrava dove i cespugli erano più fitti.
Discese lungo il fianco occidentale del monte, dopo averne percorso gran parte del perimetro, a partire dal punto dove aveva trovato la prima traccia. Attraversò la stretta valle che trovò al di là di quel monte, e non ebbe difficoltà a saltare sull’altra sponda del ruscello che, com’era inevitabile, scorreva in fondo alla valle stessa. E laggiù trovò la prova che le tracce da lui seguite erano state davvero lasciate da due persone, giacché sull’argine c’erano due distinte serie di impronte, lasciate da qualcuno che aveva fatto un salto come il suo. Erano solo delle piccole depressioni, perché sugli aghi di pino non erano rimaste vere e proprie impronte di suole, ma ce n’erano quattro: erano disposte a coppie, e in ciascuna coppia, ovviamente, ce n’era una che era molto più profonda dell’altra, poiché chi fa un simile salto tocca terra prima con un piede e poi con l’altro.