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Quell’anno i ragazzi erano soltanto quattro, ma il baccano era uguale a quello degli anni precedenti, poiché quello che mancava, Donald, non aveva mai partecipato con molta convinzione alla cagnara dei fratelli. Roger, che per l’assenza del primogenito era diventato il più vecchio del gruppo, pareva intenzionato ad approfittare al massimo dell’occasione; tanto più in considerazione del fatto che non era destinata a durare ancora per molto: una cinquantina di chilometri o poco più. Donald si sarebbe riunito con la famiglia a Sandpoint, località che avrebbe raggiunta in aereo accompagnato da un amico.

Si trattava, complessivamente, di un gruppo alquanto eccitato, e i genitori che stavano sul sedile anteriore incontravano notevoli difficoltà a mantenere l’ordine. Comunque, la strada che lascia Coeur d’Alene per dirigersi a nord è molto buona, e il disturbo proveniente dal sedile posteriore non era realmente pericoloso. L’interruzione più grave per il guidatore si verificò quando la gomma posteriore destra della giardinetta si afflosciò dalle parti di Cocolalla. John Wing tardò qualche tempo a fermare l’auto stracolma, e alle nari di Roger giunse per la prima volta l’odore di solfo della gomma bruciata. Non gli sarebbero mancate le occasioni di fare nuovamente la conoscenza di quell’odore, nel corso dell’estate.

Dopo l’incidente, i bambini rimasero più tranquilli: l’espressione che compariva sulla faccia del padre indicava che forse la sua pazienza era prossima a esaurirsi; ma per tutto il viaggio non ci fu mai un vero e proprio silenzio. L’apparizione del ponte costruito sulla parte più stretta del Pend’Oreille venne accolta da ripetute salve di saluti, che s’interruppero soltanto quando il signor Wing si fermò a Sandpoint per acquistare una gomma nuova. Di lì si diressero al piccolo aeroporto ai margini della città, e il chiasso aumentò di nuovo quando i ragazzi scorsero il fratello maggiore, fermo accanto a un Cub, sull’erba dell’area di parcheggio.

Era alto, e piuttosto magro, con capelli e occhi neri e faccia affilata come quella del padre. Roger, che dal settembre dell’anno precedente era assai cresciuto, scoprì con delusione che Donald lo superava ancora di metà della testa; ma questo piccolo disappunto non tolse niente al calore della sua accoglienza. Donald strinse la mano al padre e al fratello, baciò la madre e le sorelle, e si mise sulle spalle il fratellino di sei anni, Billy. «No» rispose «il volo da Missoula si era svolto senza nessun intoppo. Sì, i voti dell’ultimo trimestre erano buoni, anche se non eccezionali. No, non aveva bagaglio, a parte la piccola borsa che portava con sé: sul Cub c’erano forti limitazioni al bagaglio che si poteva trasportare. Potevano risalire in macchina, e lui poteva rispondere alle loro domande durante il viaggio.» Gettò a Roger la borsa e si diresse verso la giardinetta, con Billy sulle spalle; quando l’intero gruppo si fu sistemato, più o meno comodamente, l’auto ripartì.

Da Sandpoint si diressero a nord; al bivio, presero la strada a est per Kootenai; poi la litoranea, sulla sponda settentrionale di quel lago a forma di punto interrogativo, fino a Hope, e di lì a Clark Fork. Laggiù lasciarono l’auto, in una costruzione che aveva in parte le caratteristiche di un magazzino e in parte quelle di un garage.

Donald e Roger si dileguarono, e presto fecero ritorno con un imponente schieramento di cavalli da sella e da soma; le bestie vennero caricate con una velocità che rivelava come la famiglia non fosse nuova a quel tipo di manovre; e i Wing, con cenni di saluto ai vari conoscenti che si erano radunati per assistere alla loro partenza, si diressero verso il nord, verso i boschi.

Donald sorrise al padre mentre la città spariva dietro di loro.

«Quanti campeggiatori credi che ci saranno, quest’anno?»

«Difficile a dirsi. Gran parte delle persone che ci conoscono si è finalmente decisa a badare ai fatti propri, e in città non mi pare di avere visto facce nuove; ma i cercatori minerari spuntano sempre quando meno te li aspetti. I cercatori genuini non mi danno fastidio: ci sono utili come paravento. Piuttosto mi preoccupano quelli che vorrebbero mettere le mani sul nostro «filone». Voi ragazzi dovrete sorvegliare la zona come sempre, ma questa volta vorrei che Donald venisse con me. Se i tuoi corsi di chimica all’università ti hanno veramente insegnato qualcosa, figliolo, può darsi che tu riesca a risolvermi un paio di problemi. E se Donald viene con me, a te Roger toccheranno molte più responsabilità delle altre volte.» Il ragazzo annuì, con gli occhi scintillanti.

Soltanto recentemente Roger aveva intuito la grande differenza tra il modo in cui passava le vacanze la sua famiglia e quello in cui le trascorrevano le famiglie dei suoi compagni di scuola. All’inizio, i loro racconti di viaggi ai ranch, al mare, in montagna avevano destato la sua invidia; poi aveva cominciato anche lui a vantarsi delle proprie escursioni… finché non si era accorto che i suoi compagni, semplicemente, non credevano alla storia che suo padre aveva trovato una «miniera segreta nelle montagne». L’irritazione aveva poi fatto tacere le sue vanterie per qualche tempo, e in seguito, quando avrebbe avuto la possibilità di dimostrare che le sue affermazioni erano vere, aveva capito che il silenzio era la soluzione migliore, per tutti.

Questo era accaduto la primavera in cui aveva compiuto dieci anni. Suo padre, in qualche maniera, era venuto a conoscenza della cosa, e per qualche misterioso motivo ne era rimasto soddisfatto; quell’estate aveva esteso anche a Roger la responsabilità che fino a quel momento era spettata soltanto a Donald, di sorvegliare il territorio intorno alla loro residenza estiva, sia prima dei suoi viaggi sulle montagne, sia durante la sua assenza. La miniera, gli aveva detto, era un segreto che apparteneva a lui solo, e per motivi che in futuro gli avrebbe spiegato, era meglio che seguitasse a essere così.

Quell’estate, e ancora per i due anni seguenti, il padre aveva continuato a fare da solo i suoi viaggi nella miniera; adesso, a quanto pareva, ci sarebbe stato un cambiamento. Per quel che ne sapeva Roger, Donald era venuto a conoscenza del mistero l’autunno precedente, prima di partire per l’università; il suo piano di studi era stato fissato, almeno in parte, sulla base delle istruzioni che il padre gli aveva dato: studiare chimica, astronomia e matematica. La prima di queste materie sembrava una scelta abbastanza logica, ma Roger non riusciva a capire il perché delle altre due. Soprattutto dell’astronomia, che evidentemente ha ben poco a che fare con l’arte mineraria in genere.

Comunque, l’avrebbe saputo a tempo debito; forse prima di raggiungere l’età alla quale l’aveva saputo Donald, poiché il padre sembrava intenzionato ad allentare un poco le redini. Per il momento, però, il suo problema consisteva nel trovare qualche sistema che permettesse a un ragazzo come lui di tenere sotto controllo ogni persona che si avvicinasse a meno di un paio di chilometri dalla casa in tutte le direzioni… e a più di quella distanza in talune altre. Roger, naturalmente, conosceva molto bene la topografia della zona; ma cominciò a pensare a una serie di viaggi esplorativi per controllare meglio alcuni punti. Era un giovane che, se necessario, affrontava con molta serietà le cose.

Ma, come tutti i ragazzi della sua età, tendeva ancor più a lasciarsi distrarre dagli interessi del momento; e si trovava a quel punto delle sue fantasticherie quando Edith lo colpì sulla faccia con una pigna che si era gettata con noncuranza dietro le spalle. Lei si mise a ridere nel vedere che Roger si guardava attorno, alla ricerca di qualcosa con cui restituirle lo scherzo: ma non c’erano altre pigne a portata di mano, e il sentiero, in quel punto, era troppo stretto perché i cavalli potessero avanzare affiancati. Il cavallo da carico condotto per la briglia da Edith costituiva per il momento una barriera insuperabile.