«Drai» disse «se siete in ascolto, questi indigeni non sono affatto dei selvaggi. Devono avere una scienza abbastanza progredita. A quanto pare, conoscono nove pianeti di questo sistema, mentre noi ne conosciamo soltanto sei; e uno di loro mi sta elencando un gran numero di lune… ne ha addirittura messe due attorno al Pianeta Quattro, mentre noi non ne abbiamo vista nessuna. O posseggono il viaggio nello spazio, o hanno dei telescopi molto buoni.»
«In vent’anni di osservazione, non abbiamo visto nessuna astronave su questo pianeta» gli rammentò Feth. Ken non rispose; Wing padre aveva ripreso a parlare. Indicava sul proprio disegno il Pianeta Tre e ripeteva il nome che gli aveva dato.
«Terra… casa io.» Indicò se stesso con la mano per dare maggiore evidenza al pronome personale. Poi posò il dito sul pianeta più vicino al sole. «Mercurio… casa voi.» E indicò Sallman Ken.
Wing padre rimase un po deluso dalla reazione, ma non lo sarebbe stato se fosse stato in grado di riconoscere le espressioni facciali dei sarriani. Lo scienziato rimase stupefatto per una buona decina di secondi; quando riprese il controllo della voce, si rivolse ai suoi lontani ascoltatori e non all’uomo della Terra.
«Sono certo che v’interesserà sapere che è a conoscenza del fatto che veniamo dal Pianeta Uno. Penso che creda che noi viviamo laggiù, ma l’errore non mi sembra molto grave, date le circostanze.»
Questa volta gli rispose la voce di Drai. «Siete pazzo! Dovete averglielo detto voi stesso, stupido! Come può averlo saputo, senza aiuto da parte nostra?» esclamò.
«Io non gli ho detto niente» rispose Ken. «Avete ascoltato anche voi quello che ci siamo detti, e dovreste saperlo. Inoltre, non mi sembra di dover essere io a spiegare come ha fatto a saperlo; io mi limito a riferirvi cosa succede qui, da un momento all’altro.»
«Be, cercate di togliergli dalla testa quella idea! Negate tutto! Sa già troppe cose!»
«Non vedo cosa ci sia di male» osservò Ken, in tono ragionevole.
«Supponiamo che abbiano davvero il volo spaziale! Non vogliamo che ci piombino addosso! Come… Sono riuscito a tenere segreto questo luogo per vent’anni.»
Ken non si preoccupò di segnalargli i difetti del suo ragionamento. Si limitò a dire: «Non so fino a che punto siano certi della loro affermazione, e temo che una negazione da parte mia possa essere pericolosa. Se fossero davvero certi di quello che affermano, capirebbero che mento, e la cosa potrebbe risultare controproducente.»
Drai non fece commenti, e Ken tornò a dedicarsi al terrestre, che era rimasto ad ascoltare la conversazione senza capire.
«Sì, Mercurio» disse il sarriano.
«Capire. Caldo» rispose Wing padre.
«No, freddo» Ken s’interruppe, cercando le parole adatte. «Poco caldo. Caldo per voi. Caldo per…» alzò un braccio della tuta e descrisse un largo cerchio «… piante, per cose. Freddo per noi.»
Don mormorò, rivolto al padre: «Se giudica Mercurio troppo freddo, deve provenire dall’interno di qualche vulcano. Gli astronomi non pensano che ci siano pianeti tra Mercurio e il Sole, e lui stesso non ne ha messi nel suo schema, se l’hai notato.»
«Sarebbe interessante sapere qual è il grado di calore che gli sembra giusto» disse Wing padre. Stava per rivolgersi di nuovo a Ken per chiedergli informazioni su questo particolare, quando dall’altoparlante della sonda scaturì una scarica di parole aliene. Lo stesso Ken ne comprese il significato soltanto in parte.
«Ken! Qui…» Solo queste due parole, pronunciate da Feth; poi la trasmissione cessò, con lo scatto che indicava che era stata interrotta la comunicazione. Ken ripeté varie volte il nome di Feth nel suo microfono, ma non ottenne risposta. Tacque anche lui, e rifletté sulla situazione.
Gli indigeni ora si limitavano a guardarlo senza parlare, poiché evidentemente avevano capito che era successo qualcosa di grave; ma in quel momento Ken non voleva pensare a loro. Era come un palombaro che sente scoppiare un litigio tra la squadra addetta a pompare l’aria fino a lui, e non aveva orecchi per altro. Che combinavano, là sopra, per la Galassia?
Che Drai avesse deciso di abbandonarlo laggiù? No; anche se il capo spacciatore avesse improvvisamente deciso che Ken era inutile, non avrebbe abbandonato un mucchio di costose attrezzature al solo scopo di sbarazzarsi di lui.
Inoltre, Ken sospettava che lo spacciatore preferisse vederlo morire per una crisi di astinenza, anche se questo sospetto era forse un’ingiustizia. Oppure? Che Drai si fosse messo ad agire con astuzia, e avesse interrotto la trasmissione perché sperava che Ken si tradisse in qualche modo? Poco probabile. Se non altro, Feth lo avrebbe avvisato in qualche modo indiretto, mentre nelle parole che erano giunte a Ken prima che la comunicazione fosse interrotta c’era troppa ansia.
Forse la sfiducia di Drai… abbastanza giustificabile, date le circostanze… era giunta al punto da spingerlo a scendere di persona per controllare le azioni del suo scienziato addomesticato. Comunque, Ken non riusciva a immaginarselo sul Pianeta dei Ghiacci, infilato in una tuta, per importante che fosse quello che voleva scoprire.
C’era però un altro modo di scendere di persona. Lee non l’avrebbe gradito, naturalmente. Forse sarebbe addirittura riuscito a convincere il suo datore di lavoro che era troppo pericoloso. O almeno avrebbe cercato di farlo, perché, se Drai aveva davvero in mente quell’idea, probabilmente non si sarebbe lasciato convincere da nessuna ragione.
In tal caso, da un momento all’altro poteva scendere su di loro l’ombra della Karella. La cosa spiegava il tentativo di avvertirlo, da parte di Feth, nonché l’improvvisa interruzione delle comunicazioni. Se così stavano le cose, lui non aveva di che preoccuparsi: Drai era padronissimo di controllare quanto voleva, fino a congelarsi gli occhi sull’oblò. Non s’era vista da nessuna parte la benché minima traccia di tafacco, anche se i bambini indigeni erano già ritornati diverse volte con dei nuovi campioni di vegetazione da infilare nelle scatole e ne avevano insegnato il nome a Ken. Ken stesso, del resto, non aveva ancora fatto niente per dare inizio al proprio piano.
Era appena giunto a questo punto delle sue considerazioni, e cominciava a tranquillizzarsi, allorché l’indigeno che gli insegnava le parole tirò fuori una sigaretta e l’accese.
Wing padre, in realtà, non aveva intenzione di fare niente del genere. Aveva una buona idea dei valore che quelle creature attribuivano al tabacco, e non voleva distrarre lo scienziato da quelle che sembrava una conversazione ricca di notizie. Anzi, avrebbe preferito far credere alla creatura che il commercio veniva svolto da tutt’altre persone. La forza dell’abitudine, però, fece naufragare tutte le sue buone intenzioni; tutto preso a chiedersi i motivi dell’interruzione, soltanto alla prima boccata si accorse di avere acceso la sigaretta.
L’alieno, constatò Wing padre, puntava entrambi gli occhi sul piccolo cilindro, e già questo era un fatto abbastanza inconsueto. Di solito, uno degli occhi girava qua e là, in un modo che riusciva a dare fastidio perfino a Roger. Il motivo di quell’improvvisa attenzione sembrava ovvio; Wing padre s’immaginò mentalmente che l’alieno passasse in rassegna la lista di ciò che aveva con sé, chiedendosi cosa potesse dare in cambio del resto del pacchetto. E non era molto lontano dal vero.
Quel tipo di pensieri, comunque, non portava a niente, e Ken lo sapeva. In quel momento, il vero problema era togliere di mezzo la micidiale sostanza, prima dell’arrivo di Drai… sempre che Drai intendesse arrivare. Per un momento, Ken si chiese se poteva usare l’altra radio: l’aveva vista al suo arrivo, posata in terra accanto alla porta d’ingresso della casa. Bastava il buon senso a dirgli che era impossibile. Anche se fosse riuscito a convincere uno degli indigeni a portargli la radio e a trascinare via la sonda, conducendola fuori portata del suo microfono, non sarebbe riuscito a farlo in tempo. Poteva soltanto sperare: il cilindro si stava consumando lentamente, e c’era la possibilità che, prima dell’arrivo della nave, si consumasse del tutto. Cosa non avrebbe dato per sapere che sulla nave avevano chiuso anche il ricevitore, quando avevano chiuso il trasmettitore!