Lee, che cominciava a rendersi conto che la storia poteva essere vera, cominciò ad allarmarsi sul serio. Feth, invece, pareva molto più allegro del solito. Aveva un unico dubbio: che lo scienziato bluffasse? Ma la cosa sembrava impossibile; fare ritorno a Sarr non serviva a niente, se Ken non aveva con sé una scorta della droga, e finora non aveva parlato di indurre Lee ad andarla a prendere dalla cassaforte di Drai.
A quanto pareva, queste idee passarono anche nella mente di Lee: guardava con aria atterrita il blocco di solfo, sempre più piccolo. Fece un’ultima obiezione, ma già prima di parlare sapeva che era un’obiezione molto debole.
«Non oserete lasciare che il tafacco bruci… Feth è senza tuta, e voi non avete l’elmetto.»
«Che importanza può avere per noi?»
Mentre Ken così diceva, Lee si gettò all’improvviso, freneticamente, verso il portello. Finì a testa bassa contro Feth, e per alcuni secondi ci fu una confusione di gambe e tentacoli che si agitavano pazzamente. Ken si limitò ad assistere, perché non gli pareva che il suo intervento fosse necessario. A un certo punto, il pilota giunse quasi a sfiorare il quadro di comando, e allungò i tentacoli per azionare il segnale d’allarme; ma qualche istante più tardi, quando si rimise in piedi, non pareva molto desideroso di riprendere la lotta.
«Se solo…» mormorò.
«Già» disse Feth «sarebbe stato bello se Drai avesse permesso anche ad altri di portare una pistola. Però non l’ha fatto, e tu non hai molto tempo. Cosa decidi?» Per dare maggiore validità alle sue parole, alzò la temperatura della stanza girando il termostato che si trovava a poca distanza da lui.
Il pilota si arrese. Se aveva ancora qualche dubbio sulle parole di Ken, non osò rischiare: aveva visto molti drogati, oltre a Feth, e conosceva gli antipatici dettagli.
«Va bene!» disse. «Farò quello che volete!»
Senza fare commenti, Ken sollevò i lembi del pezzo di stoffa e riportò all’interno della camera stagna il suo fagotto. Ritornò dopo alcuni minuti.
«Ce l’ho fatta!» disse. «Temevo che bruciasse prima che arrivassi laggiù… la vostra resistenza, Lee, è stata più lunga del previsto. Comunque, la camera stagna è perfettamente agibile. Aggiungerò solo che quel particolare blocco è il primodall’alto, nel mio piccolo refrigeratore, e che per metterlo in azione basterà poco. Benissimo, ora possiamo fare qualche progetto per l’avvenire. Vorrei arrestare il nostro amico Drai, ma non vedo come si possa fare. Avete qualche idea?»
«Arrestare Drai?» Tutt’a un tratto, sulla faccia di Feth comparve un pallido sorriso.
«Già» disse Ken. «Temo proprio di essere una sorta di vice investigatore della narcotici, anche se non sono stato io a cercarmi questo incarico. Anzi, potrei arruolare anche voi, Feth… credo di poterlo fare legalmente.»
«Non preoccupatevi» disse Feth. «La cosa è già stata fatta diciotto anni fa. A quanto pare, non vi hanno detto che la trovata di prendere un praticone di scienza privo di ogni malizia e di cercare di trasformarlo in poliziotto era già stata sperimentata e senza risultati apprezzabili.»
«No, non me l’hanno detto. E dovrò fare un lungo discorso a Rade, quando ritorneremo su Sarr. Se sapeva che…»
«Non prendetevela con lui» disse Feth. «Visto come sono andate le cose, sono lieto che abbia riprovato. Non avete fatto un cattivo lavoro, lasciatevelo dire.»
«Può darsi, ma il lavoro non è ancora finito. Adesso capisco finalmente alcune cose che mi lasciavano perplesso sul vostro conto. Per quanto mi riguarda, il merito sarà di tutti e due, d’ora in poi. Come possiamo catturare Drai? Suppongo che gli altri della banda abbiano poca importanza.»
«Perché non lasciarlo dov’è? Non ci sono altre navi; finché questa sarà in mano nostra, non potrà muoversi, a meno che non voglia viaggiare con una sonda. E dato che in questo sistema non ci sono altri posti dove può vivere, non credo che abbia voglia di farlo. Il mio suggerimento è di partire immediatamente, e di lasciare che sia lui a preoccuparsi di capire cosa è successo finché non ritorneremo con gli agenti.»
«Suggerimento accettato… salvo che per un particolare. Prima di partire devo fare una piccola commissione. Feth, tenete d’occhio il nostro amico e pilota, mentre io esco.»
E prima che gli altri potessero fargli qualche domanda, sparì in direzione del portello stagno.
In effetti la sua assenza si prolungò più del previsto, e furono quelli della nave ad andare a cercarlo. Era in una valle nei pressi della stazione spaziale, alle prese con un problema che non poteva affrontare da solo. Sallman Ken amava pagare i suoi debiti.
Nessuno dei Wing, naturalmente, riteneva che lo strano «uomo di fuoco» dovesse loro qualcosa. Anzi, pensavano di essere in debito nei suoi riguardi. Non lo ritenevano colpevole dell’incendio: lui era a terra, ed era occupato a parlare con loro, quando era scoppiato il fuoco a causa della presenza della nave. Prima di sera, comunque, l’incendio era stato spento, grazie anche alla squadra venuta da Clark Fork. L’unica vera preoccupazione della famiglia era se l’extraterrestre intendesse o meno tornare.
Era già sera quando si ricordarono che quel giorno doveva arrivare una sonda con un carico di metallo. L’indomani mattina, Don e Roger si recarono al trasmettitore, e trovarono una sonda, ma il vano di carico era chiuso e nessuno rispose ai loro segnali. Si trattava naturalmente della sonda inviata da Drai: con tutto quello che era successo in seguito, il trafficante se n’era dimenticato. Era pilotata a distanza mediante la radio, e non con il trasmettitore acronico, poiché era partita direttamente dalla Karella, e non sarebbe stato possibile cambiare a distanza il tipo di onda da cui era comandata, neanche se il trafficante se ne fosse ricordato.
Quanto a Ken, una volta che ebbe portato a bordo della Karella il suo «pagamento», non pensò più alla sonda ferma sul pianeta; l’unica cosa a cui pensò fu che occorreva perfezionare la sua conoscenza del sistema solare prima di allontanarsi da esso. Passò un intero giorno terrestre a esaminare la famiglia di pianeti gelidi orbitanti attorno a Sol, prima che si lasciasse convincere a partire per Sarr… e in realtà Feth non mise molto impegno nel tentativo di convincerlo, perché anche lui era curioso di esaminarli.
Alla fine, comunque, tornarono indietro per fare la loro ultima visita al Pianeta Tre. Sul trasmettitore spuntava giusto in quel momento la luce del sole, e questa volta perfino Lee pareva disposto a scendere senza fare storie. A un paio di chilometri al di sopra delle montagne, Ken gli fece cambiare leggermente rotta perché portasse la nave sopra la casa dei Wing.
Gli indigeni li avevano visti arrivare; tutt’e sette uscirono di casa e osservarono la nave con emozioni che Ken poteva facilmente indovinare. Indicò a Lee di fermarsi in modo che il portello a tenuta stagna si trovasse sulla zona priva di alberi davanti alla casa, e che il fondo della nave fosse ad almeno una decina di metri dalle cime degli alberi. Poi s’infilò l’armatura, entrò nella camera stagna con il suo «pagamento», e aprì il portello esterno senza preoccuparsi di pompare l’aria.
Per un momento, la sua figura fu avvolta dalla nube di fuoco azzurro che scaturì dal portello e che fece emettere agli indigeni un grido di spavento. Fortunatamente, la fiamma di solfo ardente guizzò verso l’alto, e scomparve in un attimo. Poi Ken, indicando agli indigeni di togliersi dalla zona sotto di lui, fece rotolare al di là del bordo del portello il suo «pagamento», che, quando toccò terra, fece un bel buco nel terreno. Infine dalla camera di decompressione uscì un disegno assai accurato, tracciato sul materiale di fluorosilicone che i sarriani usavano come carta; e quando i Wing tornarono a guardare in alto dopo essersi affollati intorno al foglio, la Karella era ormai soltanto un puntino nel cielo, e Ken stava già preparando il suo rapporto per gli ecologi planetari e i ricercatori medici che sarebbero ritornati con lui sul Pianeta dei Ghiacci. Forse si poteva trovare una cura per la droga, ma anche se non era possibile trovarla, lui era in rapporti abbastanza buoni con gli indigeni, e non doveva preoccuparsi. Con questo non voleva dire che il suo interesse per quelle strane creature si limitasse alla droga…