«Ecco Ross» disse Reiger e usci insieme a Bugsey.
Fenner fece un cenno di saluto a Carlos e si sedette, un po' lontano dal nauseante odore della sigaretta di marijuana.
Carlos lo guardo con gli occhi vuoti. «Che cosa c'e?» chiese. La sua voce era roca, senza timbro.
«Stamattina ero venuto a cercarti, ma i tuoi scagnozzi hanno detto che eri occupato o qualcosa del genere. Non sono abituato a essere trattato cosi, e me ne sono andato. Non sono sicuro di volerti parlare, adesso.»
Carlos lascio cadere le gambe dal divano sul pavimento. «Sono un uomo prudente» rispose. «Devo esserlo. Quando ho sentito che sei stato qui, ho chiamato Crotti al telefono. Volevo sapere qualcosa di piu sul tuo conto.
Mi pare ragionevole, no?»
«Certamente» rispose Fenner stringendo le palpebre.
«Crotti ha detto che sei in gamba.»
Fenner alzo le spalle. «E allora?»
«Potrei darti del lavoro. Ma devi dimostrarmi che sei il tipo che ci vuole per me.»
«Lascia che mi guardi in giro per un po'. Forse nemmeno tu sei il mio tipo.»
Carlos sorrise. Non c'era un briciolo di calore in quel sorriso. «Sei molto sicuro. E una buona cosa, nel suo genere.»
Fenner si alzo. «Mi arrangio» ribatte bruscamente. «Che cosa facciamo adesso?»
Carlos si alzo dal divano. «Vai a parlare coi ragazzi» rispose. «Poi scendiamo al porto. Devo fare un lavoretto. Molto interessante, vedrai.»
«Mi passi lo stipendio?» chiese Fenner.
«Diciamo cento sacchi finche non ci conosciamo meglio?»
«Dovremo sbrigarci a conoscerci meglio» disse Fenner, senza scherzare.
«Sono briciole, per me.»
Usci e chiuse la porta dietro di se.
Un'ora dopo, Fenner, Carlos, Reiger e Bugsey entrarono in un caffe. Il locale era pieno, e occhi curiosi li guardarono scomparire dietro una tenda oltre la quale c'era una porta.
Fenner scopri che Bugsey aveva intenzioni amichevoli. Era un tipo basso, tozzo, che tendeva a ingrassare, con un faccione rotondo chiazzato, occhi ridenti e le labbra come due salsicciotti.
Reiger odiava Fenner, e lo sapevano entrambi. Questi camminava a fianco di Carlos, Fenner e Bugsey stavano dietro. Percorsero un breve corridoio e poi una rampa di scale. C'era buio, e puzzo, e un silenzio assoluto.
In fondo alle scale, una porta. Carlos l'apri con la chiave ed entrarono. Si trovarono in uno stanzone e Fenner noto che Bugsey sudava per chiudere la porta. Era molto solida e si chiuse con tonfo.
Lo stanzone sarebbe stato completamente buio se non fosse stato per delle lampadine poste sull'altro lato, in fondo. Carlos e Reiger si diressero verso la luce. Fenner si fermo. Guardava Bugsey con aria interrogativa.
Bugsey contrasse le labbra. «E il suo ufficio» spiego, a bassa voce.
«Che cosa si fa? Aspettiamo in piedi?»
Bugsey annui.
Carlos si sedette dietro una tavolaccia sotto una lampadina.
«Portalo qui» ordino a Reiger.
Reiger scomparve nell'oscurita e Fenner l'udi aprire una porta con la chiave. Un minuto dopo era di ritorno, trascinando un uomo con se. Lo tirava per il bavero della giacca, come se fosse un sacco di carbone, senza guardarlo, come se non si rendesse conto che lo stava trascinando. Lo butto su una sedia accanto a quella di Carlos.
Fenner fece qualche passo avanti. Era un cinese. Portava un vestitaccio nero e stava rannicchiato sulla sedia, le mani sotto le ascelle e il corpo piegato in due.
Fenner guardo Bugsey, che di nuovo corruccio le labbra, ma questa volta non disse niente.
Reiger butto indietro la testa del cinese.
Fenner fece un leggero movimento in avanti, ma si fermo. Il viso del cinese luccicava sotto la luce cruda. Aveva la pelle cosi tirata che sembrava di vedere un teschio. Le labbra erano scivolate sui denti e soltanto due ombre scure indicavano dove erano gli occhi.
«Adesso, scriverai quella lettera?» disse Carlos.
Il cinese rimase immobile, silenzioso. Reiger gli diede uno strattone alla giacca, e la sua testa ciondolo avanti e indietro.
«E ostinato questo pezzente, vero, Reiger?» Carlos sorrise. Apri un cassetto e ne trasse qualcosa che depose sul tavolo. «Prendigli la mano e mettila sul tavolo.»
Reiger afferro il polso ossuto del cinese e tiro. Il cinese aveva stretto le mani sotto le ascelle e Fenner vedeva lo sforzo tremendo che compiva per tenervele. Ci fu un lungo silenzio, mentre Reiger lottava. Fenner vide la mano strappata centimetro per centimetro dal suo rifugio. Gocce di sudore imperlavano il viso del cinese e un lungo, lugubre suono gli usci tra i denti.
«Che diavolo stanno facendo?» chiese Fenner a Bugsey.
Bugsey agito una mano, in risposta, ma non disse niente. Teneva gli occhi fissi sul gruppo attorno al tavolo, come affascinato.
La mano scarna, grifagna venne lentamente alla luce e Reiger, con un ghigno duro, la stese sul tavolo. Da dove stava, Fenner vide che ciascun dito era bendato con stracci macchiati di sangue.
Carlos spinse verso il cinese un blocchetto di carta di poco prezzo, una bottiglietta d'inchiostro e una penna. «Scrivi» ordino.
Il cinese non disse niente. Non fece niente.
Carlos guardo verso Fenner. «Vieni qui» disse. «Voglio che tu veda questo.»
«Ci vedo anche da qui» rispose Fenner con voce piatta.
Carlos alzo le spalle. Raccolse l'oggetto che aveva preso dal cassetto e con disinvoltura lo conficco in una delle dita del cinese.
Fenner volse lentamente le spalle al gruppo e afferro il braccio di Bugsey.
«Se non mi dici cosa significa tutto questo, li faccio smettere» disse roco.
Bugsey aveva una faccia che sembrava gorgonzola.
«Il vecchio cinese ha tre figli a casa, nella sua citta natale» disse. «Carlos vuole che lui li mandi a chiamare, per farli lavorare nella sua organizzazione. Quei tre ragazzi valgono quattromila sacchi a testa, per Carlos.»
Dal fondo della sala giunse un'esclamazione improvvisa. Fenner volse il capo. Il cinese stava scrivendo. Carlos si alzo in piedi, gli occhi opachi scrutavano ogni movimento della penna. Quando la lettera fu finita, il cinese ricadde sulla sedia.
Carlos infilo una mano nella tasca e ne trasse una 25. Con una mossa veloce, si accosto al cinese, gli appoggio la canna della rivoltella alla nuca e premette il grilletto. Il colpo riecheggio con una forza incredibile nel silenzio dello scantinato.
Carlos ripose la rivoltella, raccolse la lettera dal tavolo, la piego con cura e l'infilo nel portafoglio.
«Che se ne occupi Usignolo» disse a Reiger, e poi ando verso Fenner. Si fermo e lo guardo con gli occhi socchiusi.
«Ora, ti piace la mia organizzazione?» chiese.
A Fenner prudevano le mani. Disse, con molta gentilezza: «Forse avevate un motivo per farlo, ma ora come ora mi e parso un metodo un po' troppo violento.»
Carlos rise. «Vieni su. Ti diro tutto.»
Il caffe aveva un'aria cosi viva e reale, dopo quello stanzone sottoterra, che aveva messo i brividi a Fenner. Si sedette a un tavolino in un angolo e aspiro a pieni polmoni l'aria calda. Carlos si sedette di fronte a lui. Bugsey e Reiger scomparvero nella strada.
Carlos esibi una borsa da tabacco e comincio ad arrotolarsi una sigaretta.
Il tabacco era fibroso e giallastro. Una mulatta con occhi enormi porto due tazze di caffe nero molto forte. Quando se ne fu andata, Carlos disse:
«Ci sei dentro, ormai. Se non ti piace il gioco, dillo, puoi ancora uscirne.
Se invece vuoi restare, ti diro come funziona. Una volta che sai come funziona, devi restare con noi per sempre. Afferrata l'idea?» fece un sorriso cattivo.
Fenner fece un cenno d'assenso. «Ci sto» rispose.
«Non correre» l'avverti Carlos. «Quando uno conosce troppe cose sui miei affari, rischia di andare incontro a grossi guai, se all'improvviso si tira indietro.»
«Di cosa ti preoccupi? Se non mi va, tanto peggio per me.»