Noolen era inquieto, rispose che l'avrebbe fatto, e spari nell'oscurita.
Passando per i vicoli meno frequentati, Fenner s'incammino verso il porto. Andava di buon passo, con il cappello abbassato sulla fronte, e gli occhi che scrutavano l'oscurita. Non aveva alcuna intenzione di imbattersi nella banda di Carlos, per il momento. Sapeva che Carlos lo stava cercando.
Penso tra se che le prossime ventiquattro ore sarebbero state ancora piu interessanti della giornata trascorsa.
Avvicinandosi al porto, passando per la Negro Beach, vide davanti a se una macchina, ferma sotto un lampione, e dentro vi era qualcuno. Guardo attentamente e prosegui, rallentando il passo senza sapere veramente perche lo facesse. Quella macchina, ferma nella strada deserta, sembrava un po' troppo isolata, troppo in attesa di qualcosa. D'improvviso, Fenner s'infilo in un portone, perche si era accorto che le tendine della macchina erano state scostate. Non c'era vento, ed ebbe la sgradevole impressione che qualcuno l'avesse osservato.
Il rumore del motore messo in moto gli giunse nel silenzio, poi la macchina avanzo lentamente. Fenner rimase nascosto dentro il portone finche le luci rosse dei fanali posteriori scomparvero dietro l'angolo. Si gratto il mento, pensoso, poi ritorno sul marciapiede.
Non prosegui il cammino, ma rimase immobile, tendendo le orecchie.
Percepi il ronzio di un motore, e un freddo sorriso si disegno sulla sua bocca. La macchina non si era allontanata. Stava tornando indietro.
Attraverso la strada di corsa ed entro in un altro portone. Appiattendosi contro il muro, cerco la rivoltella e la tolse dalla fondina sotto l'ascella.
Tolse la sicurezza e impugno il calcio.
La macchina apparve sull'angolo. Stava guadagnando velocita. Avanzava a fari spenti, e, mentre passava, da un finestrino parti una sventagliata di mitra.
Fenner udi il crepitio dei proiettili che si abbattevano contro il muro, dall'altra parte della strada, dove si era nascosto prima. Sparo tre volte alla macchina mentre gli passava davanti. Udi il fragore del vetro di un finestrino che si infrangeva, la macchina sbando paurosamente, sali sopra il marciapiede e ando a sbattere contro la vetrina di un negozio. Uscendo di corsa dal suo portone, Fenner percorse un tratto di strada, passando davanti alla macchina, e s'infilo in un vicolo buio. Si chino su un ginocchio e sbircio la strada, nascosto dietro l'angolo.
Tre uomini saltarono fuori. "Uno di loro" penso Fenner "e Reiger". Corsero a cercare rifugio. Fenner prese di mira l'uomo in mezzo e premette il grilletto. Quello barcollo, cerco di mantenere l'equilibrio, poi cadde in avanti. Nel frattempo gli altri due si erano infilati nei portoni. Cominciarono a sparare verso il vicolo dove stava Fenner, uno con una pistola e l'altro con un Thompson. Fenner se ne infischiava dell'uomo con la rivoltella, ma il Thompson gli dava parecchio fastidio. I proiettili scheggiavano il muro e dovette retrocedere perche le schegge di cemento erano pericolose.
Memore della notte sul battello, Fenner retrocedette ancora di piu. Non voleva correre il rischio di essere sfracellato da una bomba.
«Vieni qui, a ripararti» gli grido qualcuno.
Vide una porta aperta alla sua sinistra e una sagoma sulla soglia. «Chiudi la porta e mettiti al riparo» grido. «Quelli non scherzano.»
Era una donna che aveva parlato. Chiese, senza la minima eccitazione:
«Devo chiamare la polizia?»
Fenner le si avvicino. «Scappa, sorellina» rispose. «Questa e una faccenda privata. Stai dentro; puoi farti male a mettere fuori il naso.» Proprio mentre stava parlando un lampo accecante e una violenta esplosione scaraventarono Fenner in avanti, e lui e la donna furono sbattuti dentro lo stretto corridoio.
Fenner chiuse la porta con un calcio. «Accidenti! Quelli hanno le bombe» esclamo.
La donna aveva la voce che tremava, ora. «Questa casa non reggera un altro colpo come quello. Crollera.»
Fenner si alzo in piedi, malsicuro. «Dov'e la stanza che da sulla strada?» chiese. Si mosse nell'oscurita dirigendosi dove pensava di trovare la stanza, e inciampo nella donna, che era ancora seduta per terra. Lei l'afferro alle gambe e disse: «Lascia perdere. Se spari dalla finestra, ti butteranno un'altra bomba.»
«E allora lasciami uscire» rispose Fenner, inferocito.
Lontano giunse il suono di una sirena che si avvicinava di gran carriera.
«La polizia» disse la donna. Lascio andare Fenner e si rialzo in piedi.
«Hai un fiammifero?»
Fenner lo accese e la donna prese la fiammella tremula dalle sue dita. Si avvicino a un fornello a gas e lo accese. Era una donna grassa, bassa di statura, di mezza eta, con il mento quadrato e gli occhi decisi.
«Credo di doverti la vita» disse l'investigatore. «Se fossi rimasto fuori, quando e scoppiata la bomba, ora sarei appiccicato al muro. Be', sara meglio che me la squagli prima che la polizia si faccia viva.»
La sirena s'avvicino ululando, poi si spense in un ronzio, mentre i freni stridevano sull'asfalto.
«Resta qui. E troppo tardi per uscire» gli consiglio la donna.
Fenner esito, guardo l'orologio, vide che mancavano ancora quaranta minuti all'appuntamento e annui. «Non so perche» disse «ma tu mi ricordi la ragazza migliore che ho avuto. Mi tirava sempre fuori dai pasticci.»
La donna scosse il capo. Un lampo di simpatia brillo nei suoi occhi.
«Si?» fece. «E tu mi ricordi il mio vecchio quando aveva la tua eta. Era svelto, forte, deciso. Era un brav'uomo.»
Fenner si mosse.
«Attraversa il corridoio e vai in cucina» riprese la donna. «La polizia sara qui fra un minuto. Conosco i poliziotti di questa zona, ci penso io a loro.»
«Bene» rispose lui, ando in cucina e accese la grande lampada a olio.
Chiuse la porta e si sedette su una sedia a dondolo. La stanza era misera, ma pulita. Il tappeto per terra era vecchio e logoro. Sulla parete c'erano tre quadretti di immagini sacre, accanto al caminetto due grossi gusci di tartaruga, uno per parte. Dalla strada, gli giunse un gran parlare, ma non riusciva a cogliere il senso delle parole. Per capirle, avrebbe dovuto aprire la porta, ma potevano vedere la luce accesa. Cosi si dondolo dolcemente sulla sedia e ripenso a Reiger.
Quella era gente col pelo sullo stomaco. Ancora gli rintronava la testa, tanto era stata forte l'esplosione. Poi mise una mano in tasca, ne tolse il portafoglio e sfilo cinque biglietti da dieci dollari. Si alzo e mise le banconote sotto il piatto della credenza. Probabilmente la donna non avrebbe accettato dei soldi da lui, ma ne aveva certo bisogno, a giudicare dalla casa.
Pochi minuti dopo, lei entro. Gli fece un cenno. «Se ne sono andati» disse.
Fenner si alzo dalla sedia. «Sei stata molto buona. Ora dovro andare.»
«Aspetta un minuto, straniero» disse la donna. «Era la gente di Carlos, quella?»
Fenner la guardo pensoso. «Che ne sai di loro?» chiese.
Gli occhi della donna s'indurirono. «Ne so fin troppo. Se non fosse stato per loro, il mio Tim sarebbe ancora qui.»
Fenner rispose: «Si, erano loro. Che cosa successe a Tim?»
Lei stava in piedi, immobile, come una statua di granito. «Tim era un brav'uomo» spiego guardando dritto negli occhi di Fenner. «Non era ricco, ma tirava avanti. Aveva una barca e portava fuori i pescatori, al largo del Golfo. Poi questo Carlos gli ordino di portare i cinesi sulla sua barca. Gli offri del denaro ma Tim non accetto. Era fatto cosi, lui. Era forte e deciso, e disse di no a Carlos.
«Carlos non ottenne quello che voleva e cosi uccise il mio Tim. Chi e ucciso non soffre. Chi rimane, soffre. Tim mori subito; si spense come una luce. Ma io non dimentico. Credo che quando saro morta e sepolta, trovero le cose piu facili, ma in questo momento ammazzerei volentieri quel Carlos.»
Fenner si alzo in piedi. Disse gentilmente: «Sta' tranquilla. Carlos paghera anche per questo. Non ti servirebbe a niente, ucciderlo. Lascia a me Carlos. Ho un conto aperto con lui.»