Выбрать главу

L’intervistatrice assume un’aria smarrita e ovviamente si sta apprestando a sganciarsi.

«Vi aspettate di trovare qualche forma di vita sulla Luna?»

«Molto probabile che ci sia. Appena arriveremo mi aspetto di sentire un colpo al portello e una voce che dirà: «Vi dispiacerebbe rispondere a qualche domanda per il ‘Selenites Weekly’?».»

Naturalmente non tutte le interviste erano come questa e bisogna prendere atto che Richards giurò che tutta la faccenda era stata inventata da Leduc. La maggior parte dei giornalisti che si occupavano delle attività dell’Interplanetary erano laureati in materie scientifiche e passati poi al giornalismo. Il loro era un compito ingrato, dal momento che i giornali spesso guardavano a loro come intrusi e gli scienziati come apostati.

Forse nessuna singola cosa aveva attratto il pubblico interesse più del fatto che due membri dell’equipaggio avrebbero costituito solo delle riserve e che sarebbero rimasti sulla Terra. Per un certo periodo di tempo, le speculazioni sulle dieci possibili combinazioni divennero così diffuse che i bookmakers presero a interessarsene. Era generalmente dato per scontato che, dal momento che Hassell e Leduc erano entrambi piloti di razzi, ne sarebbe stato scelto solo uno. Poiché questo genere di discussioni avrebbe potuto avere cattivi effetti sugli uomini, il Direttore Generale mise in chiaro che nessuna di quelle argomentazioni era valida. Grazie al loro addestramento, «qualunque» gruppo di tre uomini avrebbe formato un equipaggio efficiente. Accennò al fatto, senza prometterlo definitivamente, che la scelta finale avrebbe potuto essere fatta per ballottaggio, ma nessuno — tanto meno i cinque uomini in questione — ci credette sul serio.

La preoccupazione di Hassell per il bambino che doveva nascere era giunta a conoscenza di tutti. Il che non aiutava. Era cominciata come un piccolo turbamento nel profondo della sua mente, che egli, per molto tempo, era però riuscito a tenere sotto controllo. Man mano che le settimane erano passate, tuttavia, aveva cominciato a preoccuparsi sempre più, finché la sua efficienza aveva preso a risentirne. Quando se ne era reso conto, si era preoccupato ancora di più, e così il processo si era accelerato.

Dal momento che la sua paura non era per se stesso ma riguardava una persona che amava, e dato ch’era fondata, c’era poco che gli psicologi avrebbero potuto fare al riguardo. Non potevano consigliare a un uomo col suo carattere e col suo temperamento di farsi eliminare dalla spedizione. Potevano solo stare a guardare: e Hassell sapeva benissimo che lo stavano osservando.

17

Durante i giorni precedenti l’Esodo, Dirk trascorse poco tempo a Southbank. Era impossibile lavorare lì: quelli che stavano per partire per l’Australia erano troppo affaccendati a fare i bagagli e a riordinare i loro affari, mentre quelli che non sarebbero andati erano di un umore poco incline alla collaborazione. L’irrefrenabile Matthews era stato uno dei sacrificati: McAndrews lo avrebbe lasciato al comando. Una soluzione molto ragionevole, però i due uomini non si parlavano più. Dirk era molto contento di tenersi fuori dalla loro strada, soprattutto perché si erano un po’ irritati per la sua diserzione a favore degli scienziati.

Vedeva ugualmente poco Maxton e Collins, dato e il Dipartimento Tecnico era in uno stato di trambusto organizzato. Evidentemente era stato deciso che in Australia si sarebbe potuto aver bisogno di «tutto». Solo Sir Robert Derwent sembrava perfettamente soddisfatto in mezzo al disordine e Dirk rimase stupefatto quando un mattino fu convocato nel suo ufficio. Questo accadde in uno dei pochi giorni in cui si recava al Quartier Generale.

Era il suo primo vero incontro con il Direttore Generale, dalla breve presenzione avvenuta il giorno del suo arrivo.

Entrò un po’ timidamente, pensando a tutte le voci che aveva sentito su Sir Robert. Il D.G. probabilmente notò e capì la sua diffidenza, perché i suoi occhi rivelarono un luccichio divertito mentre gli stringeva la mano e gli indicava la poltrona su cui sedersi.

La stanza non era più grande dei molti altri uffici che Dirk aveva visto a Southbank, ma, essendo collocata su uno spigolo dell’edificio, offriva una vista impareggiabile. Si poteva vedere tutto il lungofiume da Charing Cross al London Bridge.

Sir Robert non perse tempo e andò subito al dunque.

«Il professor Maxton mi ha detto del vostro incarico» iniziò.

«Suppongo che ci abbiate messi tutti nella vostra boccia di vetro a dibatterci in attesa di essere infilzati affinché i posteri possano esaminarci, vero?»

«Spero, Sir Robert» rispose Dirk sorridendo «che il risultato finale non sia altrettanto statico. Non sono qui per registrare primariamente i fatti, bensì le influenze e i motivi.»

Il Direttore Generale picchiettò pensosamente le dita sulla scrivania, poi, con voce pacata, osservò:

«E quali motivi, secondo voi, sottenderebbero il nostro lavoro?»

La domanda, posta in modo così diretto, lo colse alla sprovvista.

«Sono molto complessi» cominciò in tono difensivo.

«Momentaneamente direi che rientrano in due classi: una materiale e una spirituale.»

«Mi riesce piuttosto difficile» ribatté il D.G. con voce mite «immaginare una terza categoria.»

Dirk fece un sorriso un po imbarazzato.

«Forse sono un po’ troppo generico. Quello che intendo dire è questo: i primi uomini che portarono seriamente avanti l’idea del viaggio interplanetario erano visionari innamorati di un sogno. ll fatto che fossero anche dei tecnici non conta: erano essenzialmente artisti che usavano la loro scienza per creare qualcosa di nuovo. Se il volo spaziale non avesse avuto nessun concepibile uso pratico, essi avrebbero continuato a desiderarlo egualmente.

«La loro era una motivazione spirituale, come l’ho definita io.

Forse «intellettuale» è un termine più confacente. Non si può analizzarlo in modo più approfondito, perché rappresenta un basilare impulso umano: quello della curiosità. Dal punto di vista materiale, voi ora vedete grandi nuove industrie e processi ingegneristici, e il desiderio che hanno le miliardarie società di comunicazione di sostituire le miriadi di trasmettitori terrestri con due o tre stazioni nello spazio.

Questo è l’aspetto Wall Street del quadro, che, naturalmente, è sopravvenuto molto tempo dopo.»

«E, secondo voi» lo incalzò inesorabile Sir Robert «quale predomina?»

Ora Dirk cominciava a sentirsi del tutto a proprio agio.

«Prima che arrivassi a Southbank» disse «pensavo all’Interplanetary — quando ci pensavo — come a un gruppo di tecnici a caccia di dividendi scientifici. Questo è ciò che fingevate di essere, e avete ingannato moltissima gente. La descrizione può adattarsi a qualcuno dei membri dei gradi intermedi della vostra organizzazione, ma non è vera per i vertici.»

Dirk tirò indietro la corda del suo arco e mirò a un invisibile bersaglio fuori nell’oscurità.

««Penso che l’Interplanetary sia gestita — e lo sia sempre stata — da visionari, poeti, se preferite, che per caso sono anche scienziati. A volte il camuffamento non riesce molto bene.»«Seguì un silenzio. Di lì a un po’ Sir Robert, con voce piuttosto sommessa, sebbene con l’accenno di una risatina, disse:

«E’ un’accusa che ci è già stata fatta. Noi non lo abbiamo mai negato, questo. Qualcuno una volta ha detto che tutta l’attività umana è una forma di gioco. Non ci vergogniamo di voler giocare con le navi spaziali.»

«E mentre giocate» disse Dirk «cambierete il mondo e magari anche l’Universo.»

Ora vedeva Sir Robert in un altro modo. Non vedeva più quella testa decisa da mastino, con l’ampia fronte, perché all’improvviso si era ricordato della descrizione che Newton aveva dato di sé, come di un bambinetto che raccoglieva sassolini dai vivaci colori sulla spiaggia dell’oceano della conoscenza.