PER LA VOSTRA SALVAGUARDIA!
Mentre davano i documenti di identità e venivano lasciati passare, Dirk guardò un po’ nervosamente Collins.
«Non sono sicuro che questo mi garbi molto» disse.
«Oh» rispose allegramente Collins «non dovete preoccuparvi finché mi state vicino. Non ci avvicineremo a nessuna aria pericolosa. E poi porto sempre questo con me.»
Estrasse dalla tasca della giacca una scatoletta rettangolare.
Sembrava di plastica e aveva incorporato su un lato un minuscolo microfono.
«Che cos’è?»
«Un contatore Geiger. Parte come una sirena se nei pressi c’è qualche attività pericolosa.»
Dirk puntò una mano in direzione della grande macchina che si levava maestosa davanti a loro.
«E’ una nave spaziale o una bomba atomica?» chiese in tono lamentoso. Collins rise.
«Se vi trovaste sulla strada del getto non notereste mai la differenza»
Ora stavano sotto il muso sottile e appuntito della «Beta» e le grandi ali che correvano su entrambi i lati la facevano sembrare una farfalla a riposo. Le cupe caverne delle prese d’aria dinamica avevano un che di sinistro e minaccioso e Dirk guardò sconcertato gli strani oggetti affusolati che fuoriuscivano in vari punti da esse. Collins notò la sua curiosità.
«Diffusori d’urto» spiegò. «E’ assolutamente impossibile far funzionare qualsivoglia presa d’aria per l’intera gamma di velocità dalle cinquecento miglia orarie a livello del mare alle milleottocento miglia orarie dell’estremità esterna della stratosfera. Questi congegni sono regolabili e possono essere estroflessi e ritratti. Ma anche così il tutto è terribilmente inefficiente, e solo il fatto che abbiamo energia illimitata rende possibile l’impresa. Vediamo se riusciamo a salire a bordo.»
Il tozzo carrello rese loro facile l’accesso al portello a tenuta d’aria nel fianco. La parte posteriore della nave, notò Dirk, era stata accuratamente chiusa con grandi paratie mobili, in modo che nessuno potesse avervi accesso. Commentò la cosa con Collins.
«Quella parte della «Beta»«disse lo specialista in aerodinamica «è rigorosamente vietata fino all’anno Duemila o giù di lì»
Dirk lo guardò sconcertato.
«Che intendete dire?»
«Proprio quello che ho detto. Una volta che la propulsione atomica avrà cominciato a funzionare e le pile saranno diventate radioattive, nessuno potrà mai più avvicinarsi a loro. Mai più.
Per anni sarà pericoloso toccarle.»
Persino Dirk, che certo non era ingegnere, cominciò a rendersi conto delle difficoltà pratiche che ciò doveva comportare
«E allora come diavolo sarà possibile ispezionare i motori o aggiustare qualche guasto? Non ditemi che i vostri disegni sono così perfetti da non consentire errori!»
Collins sorrise.
«E’ proprio questo il più grosso mal di testa dell’ingegneria atomica. Più tardi avrete la possibilità di vedere come si fa.»
C’era sorprendentemente poco da vedere a bordo della «Beta», dato che quasi tutto il veicolo consisteva di serbatoi di combustibile e di motori invisibili e inavvicinabili dietro le loro barriere protettive. La lunga e stretta cabina nel muso avrebbe potuto essere la cabina di pilotaggio di qualunque normale aereo, ma era molto più elaboratamente attrezzata, dato che l’equipaggio, costituito dal pilota e dal tecnico addetto alla manutenzione, ci avrebbe vissuto per quasi tre settimane.
Sarebbe stato un periodo molto noioso e Dirk non si stupì nel vedere che nell’equipaggiamento della nave erano stati inclusi una biblioteca in microfilm e un proiettore. Se i due uomini avessero avuto personalità incompatibili, sarebbe stato a dir poco un guaio; ma indubbiamente gli psicologi dovevano aver controllato la cosa con meticolosa attenzione.
In parte perché capiva così poco di ciò che vedeva, e in parte perché era più ansioso di salire a bordo dell’«Alpha», Dirk si stancò presto di esaminare la cabina di controllo. Si avvicinò ai piccoli finestrini dai vetri spessi e guardò fuori.
La «Beta» puntava verso il deserto, quasi in parallelo con la pista di lancio che avrebbe percorso tra pochi giorni. Era facile fantasticare che in quel momento stesse aspettando di avventarsi nel cielo e di salire verso la stratosfera con il suo prezioso carico…
Il pavimento all’improvviso tremò, mentre la nave cominciava a muoversi. Dirk sentì una mano fredda artigliargli il cuore e per poco non perse l’equilibrio. Si salvò solo afferrandosi al corrimano che aveva davanti. E quando vide il piccolo trattore che armeggiava attorno alla nave capì di aver fatto la figura dello stupido. Si augurò che Ray non avesse notato il suo comportamento, perché sicuramente doveva essere diventato verde.
«Okay» disse finalmente Collins quando ebbe finito la sua accurata ispezione. «Adesso andiamo a dare un’occhiata all’«Alpha».»
Scesero dal veicolo, che ora era stato trascinato molto indietro nella sua recinzione.
«Credo che stiano facendo qualcosa ai motori» disse Collins.
«Fino ad ora hanno fatto, vediamo, quindici prove senza intoppi, il che è un bel successo per il professor Maxton.»
Dirk si stava ancora chiedendo come fosse possibile fare una qualsiasi cosa a quei motori mostruosamente inaccessibili, ma un altro interrogativo ora gli aveva attraversato la mente.
«Sentite» disse «c’è una cosa che intendevo chiarire con voi da un bel po’. Di che sesso è la «Prometheus»? Mi risulta che tutti adoperino il maschile, il femminile e il neutro in modo quasi imparziale. Non mi aspetto che gli scienziati capiscano la grammatica, tuttavia…»
Collins ridacchiò.
«Questo è proprio il genere di cosa nelle quali «siamo» molto meticolosi» gli spiegò. «Da qualche parte è stato deciso ufficialmente. Sebbene «Prometheus» sia naturalmente maschile, noi ci riferiamo a tutta la nave al femminile, come in nautica.
Pure «Beta» è una «lei», ma l’«Alpha», la nave spaziale, è neutro. Che cosa ci potrebbe essere di più semplice di così?»
«Moltissime cose. Tuttavia penso che sia tutto okay fintanto che voi siete conseguenti. Vi salterò in testa quando non lo sarete.»
L’«Alpha» era una massa di motori e di serbatoi ancor più compatta di quanto lo fosse la nave più grande. Naturalmente non aveva né alettoni né piani a profilo aerodinamico di alcun genere, ma c’erano segni che indicavano come congegni dalle forme strane fossero stati ritratti nello scafo. Dirk chiese informazioni a Collins su questo.
«Questi saranno antenne radio, periscopi e intelaiature di sostegno per i getti di comando» spiegò Collins. «Là in fondo vedrete il punto in cui sono stati retratti i grandi ammortizzatori per l’allunaggio. Quando l’«Alpha» sarà fuori nello spazio, potranno essere fatti fuoriuscire in modo che l’equipaggio possa controllarli e vedere se funzionano bene.
Potranno anche restare fuori, dato che non c’è resistenza d’aria per il resto del viaggio.»
I razzi dell’«Alpha» avevano schermature antiradiazione, cosicché era impossibile avere una vista completa della nave spaziale, che rammentava la fusoliera di un antiquato aeroplano che avesse perso le ali o al quale le ali stessero per essere applicate. Per certi versi l’«Alpha» assomigliava moltissimo a un gigantesco proiettile di artiglieria con un inatteso circoletto di oblò attorno al muso. La cabina per l’equipaggio occupava meno di un quinto di tutta la lunghezza del missile.
Dietro di essa c’erano innumerevoli apparecchi e controlli di cui ci sarebbe stato bisogno durante il viaggio di mezzo milione di miglia.
Collins indicò superficialmente le diverse sezioni dell’apparecchio.
«Abbiamo messo proprio dietro la cabina» spiegò «il portello a tenuta d’aria e i controlli più importanti, che possono aver bisogno di essere regolati durante il volo. Poi ci sono i serbatoi per il combustibile sei — e l’impianto di refrigerazione per mantenere liquido il metano. Dopo abbiamo le pompe e le turbine, e quindi il motore stesso, che occupa mezza nave. Ci sono delle grosse schermature attorno ad esso e tutta la cabina è protetta per salvaguardare dalle radiazioni i piloti. Ma il resto della nave è «caldo», anche se il combustibile stesso è di grande aiuto per quanto riguarda la schermatura.»