Выбрать главу

Il minuscolo vano del portello a tenuta d’aria era grande quanto bastava per contenere due persone e Collins entrò per primo a ispezionare la cabina, dopo aver detto a Dirk che probabilmente sarebbe stata troppo piena perché potessero accedervi dei visitatori. Tuttavia un momento dopo ne emerse e gli fece cenno di entrare.

«Tutti, tranne Jimmy Richards e Digger Clinton, sono andati a lavorare,» disse. «Siamo fortunati, c’è moltissimo spazio.»

Questa, Dirk lo scoprì subito, era stata un’esagerazione. La cabina era stata creata perché vi vivessero tre persone in assenza di gravità: in essa pareti e pavimento sarebbero stati intercambiabili e il suo volume avrebbe dovuto essere usato per tutto. Ora il veicolo stava in orizzontale sulla Terra e le condizioni erano decisamente difficoltose.

Clinton, lo specialista australiano in elettronica, era semisepolto in un enorme schema di circuito elettrico che era stato costretto a drappeggiarsi attorno al corpo per riuscire a entrare nella cabina. Sembrava, pensò Dirk, una specie di baco avvolto nel bozzolo. Richards, a quanto sembrava, stava studiando alcuni testi sui controlli.

«Non allarmatevi» disse, notando che Dirk lo osservava preoccupato. «Non stiamo per decollare, non c’è combustibile nei serbatoi!»

«Mi sta venendo una specie di complesso» confessò Dirk. «La prossima volta che salirò a bordo mi assicurerò che siamo legati a terra con una bella e grossa ancora.»

«Non ne servirebbe una molto grossa» ribatté ridendo Richards.

«L’Alpha non ha molta spinta, circa cento tonnellate. Ma può mantenerla per molto tempo!»

«Solo cento tonnellate? Ma pesa tre volte tanto.»

«Sì, ma quando parte è in spazio libero e quando si staccherà dalla Luna il suo peso effettivo sarà di sole trentacinque tonnellate. Quindi è tutto sotto controllo.»

La cabina dell’«Alpha» sembrava il risultato di un’aspra battaglia tra la scienza e il surrealismo. La sua progettazione era stata condizionata dal fatto che per otto giorni gli occupanti sarebbero stati totalmente privi di gravità e non avrebbero avuto alcuna nozione di «su» e di «giù»; mentre per un periodo abbastanza lungo, quando la nave fosse rimasta ferma sulla Luna, ci sarebbe stato un debole campo gravitazionale lungo l’asse dell’apparecchio. Dato che, al momento, l’asse era orizzontale, Dirk ebbe la sensazione di star realmente camminando sulle pareti e sul soffitto.

Certo quella sua visita alla nave spaziale sarebbe stato un momento che avrebbe ricordato per tutta la vita. I piccoli oblò dai quali adesso stava guardando entro pochi giorni sarebbero stati affacciati sulle solitarie pianure lunari; il cielo non sarebbe stato blu, ma nero e punteggiato di stelle. Se avesse chiuso gli occhi, avrebbe quasi potuto immaginare di essere già sulla Luna e che, se avesse guardato dagli oblò superiori, avrebbe visto la Terra sospesa nei cieli. Sebbene in seguito fosse tornato sulla nave varie volte, non riuscì mai a ricatturare le emozioni di quella prima visita.

All’improvviso si udì un rumore di passi nel portello a tenuta d’aria e Collins si affrettò a dire:

«Faremo meglio a uscire di qui prima che incominci il rush e qualcuno venga travolto a morte. I ragazzi stanno tornando».

Riuscì a bloccare il gruppo che stava salendo a bordo abbastanza a lungo per potersi allontanare con Dirk senza difficoltà. Dirk vide che Hassell, Leduc, Taine ed altri tre uomini si stavano apprestando a salire — alcuni con pezzi di attrezzatura —, e la sua mente ribollì quando tentò di raffigurarsi le condizioni all’interno della cabina. Sperò che nulla o nessuno si danneggiasse.

Quando fu sullo spiazzo di cemento si rilassò e si stiracchiò.

Guardò verso uno degli oblò per vedere che cosa stesse succedendo a bordo e rimase tremendamente stupefatto quando scoprì che non si vedeva assolutamente nulla. Qualcuno stava seduto sul finestrino.

«Bene» disse Collins offrendogli una ben accetta sigaretta. «Che ne pensate dei nostri piccoli giocattoli?»

«Capisco dove è andato a finire tutto il denaro» rispose Dirk.

«Sembra un’enorme quantità di macchinario solo per far andare tre uomini dietro l’angolo, come avete detto voi.»

«C’è ancora molto da vedere. Andiamo al dispositivo di lancio.»

La pista di lancio era impressionante nella sua estrema semplicità. Due serie di binari correvano sullo spiazzo di cemento — e andavano diritti sino a scomparire all’orizzonte.

Il più bell’esempio di prospettiva che Dirk avesse mai visto.

Il carrello di lancio era un’enorme incastellatura metallica dotata di bracci, che avrebbe serrato la «Prometheus» fino a quando essa non avesse acquistato velocità di volo. Sarebbe stato troppo triste, pensò Dirk, se non fossero riusciti a liberarlo al momento giusto.

«Lanciare cinquecento tonnellate a tante miglia l’ora deve richiedere un enorme generatore elettrico» disse a Collins.

«Perché la «Prometheus» non si stacca con la propria energia da terra?»

«Perché con quel carico iniziale «stalla» a 450 e gli statoreattori non entrano in funzione se non al di sopra di questa quota. Quindi inizialmente dobbiamo aumentare la velocità. L’energia per il lancio proviene dal generatore principale che sta là: quell’edificio più piccolo accanto alloggia una batteria di volani che sono stati costruiti per dar velocità proprio prima del lancio. Dopo vengono accoppiati direttamente ai generatori.»

«Capisco» disse Dirk. «Voi avvolgete l’elastico e lei parte.»

«L’idea sarebbe questa» rispose Collins. «Quando l’«Alpha» è lanciata, la «Beta» non è più sovraccarica e può essere indotta ad atterrare a una velocità ragionevole — meno di centocinquanta miglia orarie; una cosa facile per chiunque abbia l’hobby di volare su alianti di duecento tonnellate!»

22

La folla che brulicava nel piccolo hangar si azzittì di colpo quando il Direttore Generale salì sulla pedana. Aveva azionato gli amplificatori e la sua voce echeggiava forte tra le pareti metalliche. Mentre lui parlava, centinaia di stilografiche correvano su centinaia di blocchi d’appunti:

«Vorrei» cominciò Sir Robert «fare due chiacchiere con voi, ora che ci siete tutti. Siamo particolarmente desiderosi di aiutarvi nel vostro lavoro e di darvi tutte le possibili opportunità di riferire sul decollo, che, come sapete, avverrà tra cinque giorni.

«Per prima cosa vi renderete conto che è fisicamente impossibile permettere a tutti di visitare la nave spaziale. La scorsa settimana ne abbiamo tatti entrare il maggior numero possibile, ma da dopodomani non potremo più accettare visitatori a bordo.

Gli ingegneri faranno gli ultimi controlli, poi — e potrei dire che ci sono già stati alcuni casi — ahm! si scatenerà la caccia ai souvenir.

«Avete tutti avuto la possibilità di scegliervi posti di osservazione lungo la pista di lancio. Nei primi quattro chilometri ci dovrebbe essere moltissimo spazio. Ma ricordate: «nessuno deve oltrepassare la barriera rossa a cinque chilometri.» E’ lì che i getti cominciano ad accendersi e la zona è ancora radioattiva dopo i lanci precedenti. Quando avverrà, l’accensione diffonderà per una vasta zona prodotti di fissione. Vi daremo via libera appena non sarà più rischioso per voi andare a raccogliere le macchine fotografiche che avrete montato laggiù.

«Molte persone ci hanno chiesto quando saranno rimossi dalle navi gli scudi contro le radiazioni, in modo da poterle vedere bene. Lo faremo domani pomeriggio e voi potrete essere presenti.