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Se volete guardare i getti, portatevi binocoli o telescopi — non sarà permesso avvicinarsi a più di cento metri. Se qualcuno pensa che tutte queste siano sciocchezze, vi dirò che ci sono due persone in ospedale perché sono sgattaiolate fin lì per dare un’occhiata, e adesso rimpiangono di averlo fatto.

«Se per una qualunque ragione vi fosse un inconveniente all’ultimo momento, il lancio sarà rimandato di dodici, ventiquattro o al massimo trentasei ore. Dopo dovremo attendere la prossima lunazione — cioè quattro settimane. Per quanto riguarda la nave spaziale, non fa molta differenza «quando»

andremo sulla Luna, noi però siamo ansiosi di farlo alla luce del giorno nella zona che conosciamo meglio.

«Le due componenti si separeranno circa un’ora dopo il decollo.

Dovrebbe essere possibile vedere l’esplosione di «Alpha», se il razzo si troverà sopra l’orizzonte allorché avrà inizio l’orbita che compirà con i motori. Trasmetteremo qualsiasi messaggio da essa attraverso il sistema di altoparlanti del campo sulla nostra lunghezza d’onda locale.

«L’«Alpha» dovrebbe essere in viaggio verso la Luna, in assenza di gravità, circa venti minuti dopo il decollo. La prima trasmissione dovrebbe verificarsi più o meno in quel momento.

Dopo, per tre giorni non succederà granché, finché avranno inizio le manovre frenanti a circa trentamila miglia dalla Luna.

Se per un qualsivoglia motivo il consumo di combustibile sarà stato troppo elevato, non vi sarà allunaggio. La nave spaziale verrà deviata in un’orbita attorno alla Luna a poche centinaia di chilometri, e le ruoterà attorno fino a che giungerà il momento di iniziare il volo di ritorno precomputerizzato.

«E adesso ci sono domande?»

Calò il silenzio per un minuto, poi qualcuno dal fondo chiese:

«Quando sapremo chi farà parte dell’equipaggio, signore?».

Il Direttore Generale fece un sorrisetto preoccupato.

«Probabilmente domani. Ma per favore, ricordate: questa impresa è troppo importante perché contino le persone singole, non è assolutamente rilevante chi sarà il primo che prenderà parte di fatto al primo volo. Quello che conta è il viaggio.»

«Potremo parlare con l’equipaggio quando la nave sarà nello spazio?»

«Sì. Vi saranno opportunità sia pure limitate per farlo.

Speriamo di poter organizzare una trasmissione generale una volta al giorno e, naturalmente, ci comunicheremo posizioni e informazioni tecniche di continuo, cosicché la nave sarà sempre in contatto con basi terrestri da qualche parte sulla Terra.»

«E lo sbarco sulla Luna? Come sarà trasmesso?»

«L’equipaggio sarà troppo indaffarato per poter fare propri commenti; ma i microfoni saranno aperti, cosicché avremo una buona idea di quello che sta succedendo. E poi gli osservatori saranno in grado di vedere il getto all’accensione; quando colpirà la Luna, probabilmente creerà parecchie perturbazioni.»

«Qual è il programma dopo l’allunaggio, signore?»

«L’equipaggio lo deciderà alla luce delle circostanze. Prima di lasciare la nave trasmetteranno una descrizione di tutto quel che vedono e la telecamera sarà messa in movimento in modo da seguire tutto il panorama. Di conseguenza dovremmo avere delle ottime immagini — tra l’altro, è un sistema a colore puro.

«Questo richiederà circa un’ora e lascerà il tempo perché si disperdano polvere e prodotti radioattivi di qualsiasi genere.

Quindi due membri dell’equipaggio indosseranno le tute spaziali e inizieranno l’esplorazione; trasmetteranno via radio alla nave le loro impressioni, che saranno ritrasmesse direttamente alla Terra.

«Speriamo che sia possibile fare una buona perlustrazione della zona per una estensione di circa dieci chilometri; ma non vogliamo correre alcun rischio. Grazie al collegamento televisivo, tutto ciò che sarà trovato o scoperto potrà esserci immediatamente mostrato. Naturalmente ciò che noi siamo particolarmente ansiosi di trovare sono depositi minerali con i quali sia possibile produrre combustibile sulla luna. Ovviamente cercheremo anche tracce di vita, ma se ne troveremo, nessuno ne sarà più sorpreso di noi.»

«Se acciufferete un selenita» disse qualcuno scherzosamente «lo riporterete qui per metterlo allo zoo?»

«No di certo» rispose con fermezza Sir Robert, ma nei suoi occhi passò un lampo divertito. «Se cominciamo a fare questo genere di cose è probabile che finiamo noi stessi allo zoo.»

«Quando ritornerà la nave spaziale?» chiese qualcun altro.

«Allunerà di buonora al mattino e decollerà nel tardo pomeriggio, ora lunare; il che significa una permanenza di circa otto dei nostri giorni. Il viaggio di ritorno durerà quattro giorni e mezzo, quindi l’assenza globale sarà di sedici-diciassette giorni.

«Nessun’altra domanda? Bene, allora concluderemo qui. Ma c’è ancora una cosa. Per essere sicuri che tutti abbiano un’idea chiara del background tecnico abbiamo programmato tre conferenze nei prossimi giorni. Saranno tenute da Taine, Richards e Clinton e ciascuna di esse riguarderà la specializzazione di ognuno di loro — ma non in linguaggio tecnico. Vi consiglio vivamente di non perderle!»

La fine del discorso non avrebbe potuto esser calcolata con maggiore precisione. Nel momento in cui il Direttore Generale scese dalla pedana un rombo improvviso e terribile echeggiò per tutto il deserto fino a loro, facendo rimbombare l’hangar di acciaio come un tamburo.

A tre miglia di distanza l’«Alpha» stava provando i motori probabilmente a un decimo della loro potenza piena. Era un rumore che spaccava i timpani e faceva digrignare i denti: inimmaginabile pensare come sarebbe stato a pieno regime.

Inimmaginabile e irriconoscibile perché nessuno lo avrebbe mai sentito. Quando i razzi dell’«Alpha» si fossero riaccesi, la nave sarebbe stata nell’eterno silenzio tra i due mondi, dove l’esplosione di una bomba atomica è silenziosa come l’urto dei fiocchi di neve sotto una luna invernale.

23

Mentre sistemava con cura in una pila ordinata i fogli riguardanti la manutenzione, il professor Maxton aveva l’aria un po’ stanca. Era stato controllato tutto: tutto funzionava alla perfezione, quasi troppo, sembrava. I motori sarebbero stati ispezionati un’ultima volta l’indomani; nel frattempo le provviste sarebbero state portate a bordo delle due navi; era un peccato, rifletté, che bisognasse lasciare un equipaggio inoperoso a bordo della «Beta» mentre questa girava attorno alla Terra. Ma non si poteva evitarlo, dato che gli strumenti e l’impianto di refrigerazione per il combustibile dovevano essere tenuti sotto controllo ed entrambi i veicoli avrebbero dovuto essere perfettamente manovrabili per riunirsi. Una scuola di pensiero riteneva che la «Beta» avrebbe dovuto tornare sulla Terra, e ripartire quindici giorni dopo per andare incontro all’«Alpha» che rientrava. C’erano state molte discussioni su questo; poi aveva finito per prevalere il punto di vista «orbitale». Certo, lasciare la «Beta» dove si trovava, già in posizione appena all’esterno dell’atmosfera, significava introdurre alcuni ulteriori rischi.

Le macchine erano pronte, ma gli uomini? si chiese Maxton. Il Direttore Generale aveva già fatto la sua scelta? Decise lì per lì di andare a trovarlo.

Non si stupì quando trovò nell’ufficio di Sir Robert il capo psicologo. Il dottor Groves gli fece un cordiale cenno di saluto «Salve, Rupert, probabilmente hai paura che io abbia mandato all’aria tutto, vero?»

«Se lo avessi fatto» rispose cupamente Maxton «credo che metterei insieme un gruppetto scegliendo gli uomini dal mio staff e ci andrei io di persona. Se è per questo, credo che ce la caveremmo abbastanza bene; ma, parlando seriamente, come stanno i ragazzi?»

«Stanno benone. Non sarà facile scegliere i tre uomini… ma spero che sia possibile farlo presto, dato che l’attesa provoca una tensione inopportuna. Non vi sono più ulteriori motivi per ritardare, vero?»