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Cadsuane sorseggiò il suo vino. «Mi domando cos’altro ci si potrebbe aspettare da una dei Reietti, bambina. Ha avuto parecchio tempo per esercitarsi a essere… esasperante.»

«Rand, quella… creatura è una pietra» disse Nynaeve, voltandosi verso di lui. «Ha fornito a stento una sola frase utile nonostante giorni di interrogatori! Tutto quello che fa è spiegare quanto siamo inferiori e arretrati, con l’occasionale digressione su come prima o poi ci ucciderà tutti.» Nynaeve allungò una mano verso la sua lunga treccia ma si fermò appena prima di strattonarla. Stava migliorando in quello. Rand si domandava perché se ne curasse, considerando quanto era evidente la sua collera.

«Nonostante i toni drammatici della ragazza,» disse Cadsuane facendo un cenno col capo verso Nynaeve «ha una ragionevole comprensione della situazione. Puah! Quando ho detto ‘piuttosto bene’ avresti dovuto interpretarlo come: ‘Nel modo in cui potresti aspettarti, date le nostre inopportune limitazioni Non si può bendare un artista e poi meravigliarsi che non abbia nulla da dipingere.»

«Questa non e arte, Cadsuane» disse Rand in tono secco. «È tortura.» Min scambiò un’occhiata con lui e Rand percepì la sua preoccupazione. Preoccupazione per lui? Non era lui a essere torturato.

La cassa, sussurrò Lews Therin. Saremmo dovuti morire nella cassa. Allora… allora sarebbe finita.

Cadsuane centellinò il suo vino. Rand non aveva assaggiato il suo: sapeva già che le spezie erano così forti da renderlo sgradevole. Meglio quello dell’alternativa.

«Tu fai pressione per avere risultati… ragazzo» disse Cadsuane. «Eppure ci neghi gli strumenti che ci servono per ottenerli. Che tu la chiami tortura, interrogatorio o cottura, io la chiamo stupidità. Ora, se ci fosse consentito di…»

«No!» ringhiò Rand, agitando una mano — un moncherino — verso di lei. «Voi non la minaccerete ne le farete del male.»

Tempo passato in una cassa oscura, per essere tirato fuori e poi picchiato ripetutamente. Non avrebbe permesso che una donna in suo potere venisse trattata allo stesso modo. Nemmeno se si trattava di una dei Reietti. «Potete interrogarla, ma ci sono cose che non permetterò.» Nynaeve tirò su col naso. «Rand, è una dei Reietti, è incredibilmente pericolosa!»

«Sono consapevole della minaccia» disse Rand in tono piatto, tenendo sollevato il moncherino dove prima c’era la sua mano sinistra. Il tatuaggio color oro e rosso metallizzato del corpo di un drago scintillò alla luce delle lampade. La sua testa era stata consumata dal Fuoco che l’aveva quasi ucciso.

Nynaeve inspirò a fondo. «Sì, bene, allora devi capire che le normali regole non dovrebbero applicarsi a lei!»

«Ho detto di no!» esclamò Rand. «La interrogherete ma non le farete del male!» Non a una donna. Manterrò quest’unico brandello di luce dentro di me. Ho già causato la morte e la sofferenza di fin troppe donne, continuò tra se.

«Se questa è la tua richiesta, ragazzo,» disse Cadsuane con voce tesa «così sarà fatto. Ma non venire a frignare quando non saremo in grado di tirarle fuori quello che ha mangiato per colazione ieri, tanto meno l’ubicazione degli altri Reietti. Ci si potrebbe iniziare a chiedere perché mai insisti che continuiamo questa farsa. Forse dovremmo semplicemente consegnarla alla Torre Bianca e farla finita.»

Rand si voltò. Fuori i soldati avevano terminato con le linee dei cavalli. Avevano un bell’aspetto. Disposti in allineamento perfetto, agli animali veniva dato il giusto agio. Consegnarla alla Torre Bianca? Questo non sarebbe mai accaduto. Cadsuane non si sarebbe lasciata sfuggire Semirhage finche non avesse ottenuto le risposte che voleva. Fuori il vento soffiava ancora e gli stendardi di Rand garrivano davanti ai suoi occhi.

«Consegnarla alla Torre Bianca, dici?» chiese, tornando a rivolgere lo sguardo all’interno della stanza. «Quale Torre Bianca? La affideresti a Elaida? O intendevi le altre? Dubito che Egwene sarebbe compiaciuta se le lasciassi cadere in grembo una dei Reietti. Egwene potrebbe lasciar andare Semirhage e prendere invece me come prigioniero. Costringermi a inginocchiarmi davanti alla giustizia della Torre Bianca e domarmi solo per segnare un’altra tacca sulla sua cintura.»

Nynaeve si accigliò. «Rand! Egwene non potrebbe mai…»

«Lei è l’Amyrlin» disse lui, tracannando la sua coppa di vino in un colpo solo. Era rancido come se lo ricordava. «Aes Sedai fino al midollo. Per lei io sono solo un’altra pedina.»

Si, disse Lews Therin. Dobbiamo stare alla larga da tutte loro. Rifiutarono di aiutarci, sai. Rifiutarono! Dissero che il mio piano era troppo avventato. Mi lasciarono soltanto con i Cento Compagni, nessuna donna con cui formare un circolo. Traditrici! Questo è colpa loro. Ma… ma sono stato io a uccidere Ilyena, Perche?

Nynaeve disse qualcosa, ma Rand la ignorò. Lews Therin?, chiese alla voce. Cosa facesti? Le donne non aiutarono? Perche?

Ma Lews Therin aveva ricominciato a singhiozzare e la sua voce si fece distante.

«Dimmelo!» urlò Rand, gettando a terra la sua coppa. «Maledizione a te, Kinslayer! Parlami!»

Il silenzio calò sulla stanza.

Rand sbatte le palpebre. Non aveva mai… mai tentato di parlare ad alta voce a Lews Therin quando c’erano altri che potevano udire. E loro sapevano. Semirhage aveva parlato della voce che lui sentiva, congedando Rand come se fosse un comunissimo pazzo.

Rand sollevò una mano per ravviarsi i capelli. O ci provo’… ma usò il braccio che era solo un moncherino, e non riuscì a far nulla.

Per la Luce, pensò. Sto perdendo il controllo. La metà del tempo non so nemmeno quale voce sia la mia e quale la sua. Questo sarebbe dovuto migliorare una volta ripulito saidin! Sarei dovuto essere salvo…

Niente salvezza, borbottò Lews Therin. Siamo già pazzi. Non si può tornare indietro ora. Iniziò a ridacchiare, ma quella risata si tramutò in singhiozzi.

Rand si guardò attorno per la stanza. Gli occhi scuri di Min erano così preoccupati che lui dovette voltarsi. Alivia — che aveva osservato lo scambio su Semirhage con quei suoi occhi penetranti — pareva fin troppo perspicace. Nynaeve infine cedette e strattonò la propria treccia. Per una volta, Cadsuane non lo rimproverò per quel suo sfogo. Invece si limitò a sorseggiare il suo vino. Come faceva a sopportare quella roba?

Quel pensiero era insignificante. Ridicolo. Voleva ridere. Solo che quel suono non gli usciva. Non riusciva nemmeno a fare appello a un divertimento beffardo, non piu’. Per la Luce!. Non posso andare avanti così. I miei occhi sono come annebbiati, la mano mi è stata bruciata via e le vecchie ferite al fianco si riaprono se faccio qualcosa di più faticoso di respirare. Sono secco come un pozzo troppo usato. Devo terminare il mio lavoro qui e dirigermi a Shayol Ghul. Altrimenti non rimarrà nulla di me che il Tenebroso possa uccidere.

Quello non era un pensiero che potesse provocare ilarità ; causava disperazione. Ma Rand non pianse, poiche dall’acciaio non possono venire lacrime.

Per il momento, i pianti di Lews Therin parevano sufficienti per entrambi.

2

La natura del dolore

Egwene si mise dritta, col posteriore in fiamme per il dolore ormai familiare delle decise percosse per mano della maestra delle novizie. Si sentiva come un tappeto che era stato battuto fino a togliere tutta la polvere. Malgrado ciò, si sistemò con calma le gonne bianche, poi si voltò verso lo specchio della stanza e si asciugò tranquillamente le lacrime dagli angoli degli occhi. Solo una lacrima in ognuno, stavolta. Sorrise al suo riflesso, e lei e la sua gemella annuirono a vicenda soddisfatte.

Sulla superficie argentea dello specchio si rifletteva una piccola stanza a pannelli scuri. Era un posto così austero, con un robusto sgabello nell’angolo, la parte superiore scurita e lisciata da anni e anni di uso. Una scrivania squadrata su cui era appoggiato il voluminoso tomo della maestra delle novizie. Lo stretto tavolo proprio dietro Egwene aveva degli intarsi, ma la sua imbottitura di cuoio era più caratteristica. Parecchie novizie — e non poche Ammesse” — si erano chinate su quel tavolo, sopportando la punizione per la disobbedienza. Egwene poteva quasi immaginare che il colore scuro del tavolo fosse dovuto alle macchie di lacrime. Molte delle sue erano state versate lì.