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Fu così che il suo manipolo cavalcò fino al fronte fuori dal villaggio di Darein. Dei fuochi covavano ancora per la Torre Bianca, e un ampia coltre di fumo si levava in un anello dal centro dell’isola, ammantando il pinnacolo bianco. Perfino la distanza, le cicatrici dell’attacco seanchan erano evidenti sull’edificio. Buchi anneriti, come macchie su una mela altrimenti sana. La Torre pareva quasi gemere mentre lei la guardava. Si era stagliata per così tanto tempo, aveva visto così tanto. Ora era stata ferita così in profondità che sanguinava ancora, un giorno dopo.

Eppure restava in piedi. Che la Luce li benedicesse, era in piedi. Svettava alta, ferita ma solida, puntando verso un sole nascosto dalle nubi sovrastanti. Si ergeva sfidando coloro che volevano spezzarla, dal di fuori e dal di dentro.

Bryne e Siuan attendevano Egwene sulla retroguardia dell’esercito. Erano una coppia davvero eterogenea. Il generale indurito dalle battaglie, con le tempie ingrigite e il volto come un rigido pezzo d’armatura. Forte, segnato da rughe. E, accanto a lui, Siuan, la donna minuta vestita di celeste pallido, col volto grazioso e un aspetto tanto giovane da poter essere la nipote di Bryne, nonostante fossero quasi coetanei.

Siuan fece una riverenza sulla sella mentre Egwene si avvicinava, e Bryne le rivolse il saluto. Gli occhi dell’uomo erano ancora turbati. Pareva vergognarsi della sua parte nel salvataggio, anche se Egwene non gli serbava alcun rancore. Era un uomo d’onore. Se era stato costretto a venire per proteggere gli avventati Siuan e Gawyn, allora Bryne era da encomiare per averli tenuti in vita.

Mentre Egwene si univa a loro, notò che Siuan e Bryne stavano cavalcando vicini. Siuan aveva finalmente ammesso la sua attrazione per quell’uomo? E… c’era una certa grazia familiare in Bryne, ora. Era tanto lieve che forse se lo stava immaginando, ma unita alla relazione fra i due…

«Hai preso un altro Custode, finalmente?» chiese Egwene a Siuan. La donna strinse gli occhi. «Già» disse.

Bryne parve sorpreso e un tantino imbarazzato.

«Fa’ del tuo meglio per tenerla fuori dai guai, generale» disse Egwene, fissando Siuan negli occhi. «Ci si è cacciata un po’ troppo spesso, di recente. Ho una mezza idea di dartela per usarla come soldato di fanteria. Credo che la disciplina militare le farebbe bene e le ricorderebbe ogni tanto che l’obbedienza viene prima dell’iniziativa.»

Siuan trasalì, distogliendo lo sguardo.

«Non ho ancora deciso cosa fare con te, Siuan» disse Egwene a voce più bassa. «Ma hai suscitato la mia rabbia. E mi hai fatto perdere la fiducia. Dovrai placare la prima e alimentare la seconda se desideri avere di nuovo la mia confidenza.»

Si voltò da Siuan al generale, che aveva un’aria nauseata. Probabilmente per essere stato costretto a provare la vergogna di Siuan.

«Tu devi essere elogiato per il tuo coraggio a lasciare che Siuan ti legasse a se, generale» disse Egwene rivolta a Bryne. «Mi rendo conto che impedire a lei di cacciarsi nei guai è un compito quasi impossibile, ma ho fiducia in te.»

Il generale si rilassò. «Farò del mio meglio, Madre» disse. Poi voltò il suo cavallo, passando in rassegna le file di soldati. «C’è qualcosa che dovresti vedere. Se permetti.»

Lei annuì, girando il suo cavallo e procedendo accanto a lui lungo la strada. Qui il villaggio era lastricato, la popolazione evacuata, la via principale fiancheggiata da migliaia dei soldati di Bryne. Siuan accompagnò Egwene e Gawyn le seguì. Lelaine e Romanda rimasero con le altre Adunanti a un gesto della mano di Egwene. La loro nuova obbedienza si stava rivelando utile, in particolare dal momento che, a quanto pareva, avevano deciso di cercare di superarsi l’una con l’altra per ottenere l’approvazione di Egwene. Probabilmente erano in competizione per diventare la sua nuova Custode degli Annali, ora che Sheriam non c’era piu’.

Il generale condusse Egwene in prima linea, ed Egwene preparò un flusso di Aria, giusto nel caso in cui una freccia venisse scagliata nella sua direzione. Siuan la squadrò, ma non disse nulla per quella precauzione. Probabilmente non era necessaria: le guardie della Torre non avrebbero mai tirato contro una Aes Sedai, nemmeno in un conflitto come questo. Comunque non si poteva dire lo stesso per i Custodi, e gli incidenti capitavano. Sarebbe stato molto comodo per Elaida se una freccia vagante avesse colpito la sua rivale alla gola.

I ciottoli del selciato lasciarono spazio a blocchi di pavimentazione mentre passavano attraverso Darein, e questi a loro volta a riquadri di marmo che conducevano verso il ponte Alindaer, una maestosa costruzione bianca che attraversava il fiume fino a Tar Valon. Qui c’era quello che Bryne voleva che lei vedesse: radunata dall’altra parte del ponte, asserragliata dietro una barriera di pietre e grossi tronchi, c’era un’armata di guardie della Torre, con la Fiamma di Tar Valon sui loro tabarri. E non potevano esserci più di mille di loro. La forza d’assalto di Bryne ammontava a dieci volte tanto.

«Ora, so che non sono mai stati i loro numeri a impedirci di attaccare» disse Bryne. «Ma la guardia della Torre dovrebbe essere in grado di mettere in campo molti più uomini, in particolare con gli arruolamenti fuori dalla città vera e propria. Dubito che abbiano trascorso questi mesi a intagliare cavicchi presso il fuoco e a rimembrare i vecchi tempi. Se Chubain ha solo mezzo cervello, avrà addestrato un nuovo contingente di reclute.»

«Allora dove sono tutti?» chiese Egwene.

«Solo la Luce lo sa, Madre» rispose Bryne scrollando il capo. «Perderemo alcuni uomini per superare quell’armata, ma non molti. Sarà una rotta.»

«Potrebbero essere stati i Seanchan a danneggiarli così tanto?»

«Non so, Madre» disse Bryne. «La scorsa notte è stato terribile. Fuoco da ogni parte, parecchi uomini morti. Ma avrei valutato le perdite nell’ordine delle centinaia, non delle migliaia. Forse la guardia della Torre sta sgombrando le macerie ed estinguendo i fuochi, ma penso ancora che avrebbero dovuto ammassare una forza più vasta quando mi hanno visto dispormi qui. Ho controllato con un cannocchiale quei ragazzi laggiù e ho notato più di un paio di occhi rossi per la stanchezza.»

Egwene sedette in sella pensierosa, lieta per la brezza che spirava lungo il fiume da valle.

«Non hai messo in discussione la saggezza del nostro attacco, generale.»

«Non è mia abitudine mettere in discussione dove vengo indirizzato, Madre.»

«E il tuo parere sulla questione, se te lo chiedessi?»

«Se me lo chiedessi?» domandò Bryne. «Be’, tatticamente attaccare ha senso. Abbiamo perso il vantaggio del Viaggiare, e se il nostro nemico può riapprovvigionarsi a volontà e mandare e ricevere inviati quando vuole, qual è lo scopo di un assedio? È tempo o di attaccare, o di fare i bagagli e andarcene.»

Egwene annuì. Eppure si ritrovò a esitare. Quel fumo sinistro nel cielo, la Torre mutilata, i soldati spaventati senza rinforzi. Tutto pareva sussurrare un ammonimento.

«Quanto possiamo aspettare prima che tu debba assolutamente iniziare questo assalto, generale?» gli chiese.

Lui si accigliò, ma non sollevò obiezioni. «Si sta facendo tardi. Un’ora, forse? Dopodiche sarà troppo buio. Con numeri così favorevoli, preferirei non aggiungere alla mistura la casualità di una battaglia notturna.»