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Poteva ancora ricordare il suo nervosismo di quel giorno, mesi fa, quando era stata eletta a Salidar. Allora era ancora confusa per quello che le stava accadendo. Lei? Amyrlin? Quell’esitazione era scomparsa. Non si preoccupava davvero di sbagliare qualcosa durante la cerimonia. Era solo una formalità , e la decisione importante era stata già presa. Mentre Egwene ascoltava Lairain, udì Siuan discutere fuori dalle porte con una delle Sorelle, affermando che Egwene era già stata eletta e che questa cerimonia non era necessaria. Egwene zittì Lairain sollevando una mano e chiamò Siuan.

Siuan fece capolino dalla porta.

«Sono stata eletta dalle ribelli, Siuan» disse Egwene in tono severo. «Anche queste donne meritano l’opportunità di alzarsi in piedi per me. Altrimenti non avrò mai alcun diritto alla loro lealtà. La cerimonia dev’essere eseguita di nuovo.»

Siuan si accigliò, ma annuì. «Molto bene.»

Lairain aprì la bocca per continuare con le istruzioni, ma Egwene la mise a tacere con un altro cenno, guadagnandosi uno sbuffo. «Che notizie hai, Siuan?»

«Ebbene,» disse Siuan, socchiudendo la porta un altro po’ «Bryne ha portato la maggior parte delle sue truppe oltre i ponti e ha spostato la guardia della Torre dalle fortificazioni, mandandole in città — assieme a un certo numero delle proprie squadre — per aiutare a estinguere i fuochi. I Seanchan hanno incendiato alcune case per coprirsi la ritirata mentre fuggivano.»

Questo spiegava la mancanza di truppe alla barricata… questo e la consapevolezza che il Consiglio era impegnato a dibattere se eleggere o meno Egwene. Probabilmente non si rendevano conto di quanto erano arrivate vicino alla guerra.

«Cosa vuoi fare con le Sorelle del tuo accampamento?» chiese Siuan. «Stanno cominciando a fare domande.»

«Dì loro di radunarsi di fronte alla Porta del Tramonto» rispose Egwene. «Falle disporre per Ajah, con le Adunanti in una fila di fronte. Una volta che avrò terminato con la cerimonia, le saluterò, accetterò formalmente le loro scuse per la ribellione e le riaccoglierò nella Torre.»

«Accetterai le loro scuse?» chiese Siuan incredula.

«Si sono ribellate contro la Torre, Siuan» disse Egwene guardandola. «Qualunque fosse la necessità di ciò che hanno fatto, questo è un motivo per porgere delle scuse.»

«Ma tu eri con loro!»

«Non rappresento più solo loro, Siuan» disse Egwene con fermezza. «Rappresento la Torre. L’intera Torre. E la Torre ha bisogno di sapere che le ribelli rimpiangono la divisione. Non è necessario che mentano e dicano che avrebbero voluto rimanere, ma ritengo che sia appropriato che esprimano dispiacere per le sofferenze che la divisione ha causato. Io le assolverò e potremo procedere a sanare la frattura.»

«Sì, Madre» disse Siuan rassegnata. Egwene notò Tesan in piedi dietro di lei, che annuiva alle sue parole con la testa acconciata con trecce tarabonesi.

Egwene lasciò che Lairain continuasse con le sue istruzioni, poi le ripete le frasi che avrebbe dovuto dire e le azioni che avrebbe dovuto compiere.

Quando la Marrone fu soddisfatta, Egwene si alzò, aprì la porta e trovò che Siuan se n’era andata per comunicare i suoi ordini. Tesan era nel corridoio lì fuori, le braccia conserte, osservando Gawyn. Lui era appoggiato contro la parete a poca distanza, la mano posata sul pomello della sua spada inguainata.

«Il tuo Custode?» chiese Tesan a Egwene.

Lei osservò Gawyn e fu costretta a confrontarsi con un tumulto di emozioni. Rabbia, affetto, passione e rimpianto. Che strano miscuglio. «No» disse. Fissò Gawyn negli occhi, «Non puoi far parte di quello che sto per fare, Gawyn, Aspetta qui.»

Lui aprì bocca per obiettare, ci ripensò, poi si mise dritto in modo rigido e si inchinò. Quel gesto parve ancora più insolente di un diverbio.

Egwene tirò su col naso piano — tuttavia abbastanza forte perché lui udisse — poi permise a Tesan di condurla al Consiglio della Torre. Il Consiglio: sia un luogo che un gruppo di persone. Poiche erano una cosa sola, proprio come l’Amyrlin Seat era al contempo una persona e il trono su cui si sedeva.

Si fermò davanti alle porte per il Consiglio, di legno scuro istoriato con la Fiamma di Tar Valon in argento, e avvertì il suo cuore palpitare nervosamente. Siuan apparve all’improvviso con un paio di pianelle, facendo un gesto verso gli stivali per cavalcare di Egwene. Il pavimento del Consiglio era finemente dipinto. Si mise le pianelle; Siuan portò via i suoi stivali. Non c’è motivo di essere nervosi! Sono stata qui prima d’ora, pensò tutta un tratto. Non solo a Salidar. Nella mia prova. Mi sono trovata di fronte a questa porta, ho affrontato le donne al di là. Nella mia prova…

All’improvviso risuonò un gong; parve tanto fragoroso da scuotere l’intera Torre, echeggiando per avvisare che una Amyrlin stava per essere eletta. Il gong suonò ancora, poi ancora, e quelle porte istoriate vennero aperte. Sì, questa era un’esperienza del tutto differente da quella che aveva vissuto in quell’umile edificio in legno dove era stata eletta dalle Aes Sedai di Salidar. Per molti versi, quella di allora era stata solo una prova generale.

Le porte si aprirono del tutto ed Egwene soffocò un rantolo. L’enorme stanza a volta ora aveva il foro di un’esplosione — un vuoto spalancato — proprio davanti all’ingresso. Si affacciava su Montedrago. La camera non era danneggiata come lo erano state altre nell’attacco dei Seanchan; le macerie erano pochissime e la distruzione era giunta a malapena oltre quel muro esterno. La piattaforma rialzata correva ancora lungo il perimetro della stanza e le sedie che conteneva erano intatte. Diciotto di esse, a gruppi di tre, ognuna dipinta e imbottita per dichiarare quale Ajah la occupava.

U Amyrlin Seat si trovava presso la parete opposta, direttamente di fronte al muro crollato, lo schienale rivolto verso il paesaggio che si estendeva al di là e Montedrago in lontananza. Se quell’esplosione si fosse spinta di qualche altro piede verso l’interno, lo scranno sarebbe stato distrutto. Grazie alla Luce, era indenne.

Egwene poteva sentire debolmente l’odore di vernice nell’aria. Si erano forse affrettate a far ridipingere il trono in modo che vi comparissero nuovamente tutti e sette i colori? Se era così, avevano lavorato in fretta. Non avevano avuto tempo di ripristinare i seggi delle Adunanti Azzurre, però.

Egwene notò Saerin, Doesine e Yukiri sedute con le rispettive Ajah. Anche Seaine era lì, intenta a fissare Egwene con quegli occhi azzurri calcolatori. Quanto potere avevano esercitato queste quattro donne in questi eventi? Suana, della Gialla, esibiva un ampio sorriso sul suo volto tondo, guardando Egwene soddisfatta, e sebbene su molte delle facce vi fosse la serenità priva di emozioni delle Aes Sedai, Egwene percepì approvazione nelle loro posture. O, perlomeno, una mancanza di ostilità. Dietro questa decisione non cerano solo le cacciatrici dell’Ajah Nera.

Saerin si alzò in piedi dalla sua sedia nel settore della Marrone. «Chi si presenta davanti al Consiglio della Torre?» chiese con voce squillante.

Egwene esitò, guardando ancora le Adunanti, i loro seggi disposti attorno alla piattaforma esterna, a intervalli regolari. Troppe di quelle sedie erano vuote. C’erano solo due Adunanti Verdi: Talene era fuggita settimane fa. Alla Grigia mancava Evanellein, che era scomparsa quello stesso giorno. Anche Velina e Sedore se n’erano andate. Questo non lasciava presagire nulla di buono: quelle due erano sulla lista dell’Ajah Nera di Verin. Erano state avvisate? La scomparsa di Evanellein voleva dire che Verin non l’aveva individuata?