Saerin annuì. «Penso che sia questo il motivo per cui lo meriti» disse. «Dubito che qualunque cosa nelle storie sarà paragonabile ai giorni a venire. Sospetto che, in futuro, gli studiosi guarderanno indietro ai nostri giorni e li giudicheranno più diffidi i — più logoranti per mente, corpo e anima — del Tempo della Follia o della Frattura stessa.»
«Allora è un bene che il mondo abbia noi, non è così?» chiese Egwene.
Saerin esitò, poi annui. «Suppongo di sì.» Sollevò la stola e la posò sulle spalle di Egwene.
«Sei stata eletta Amyrlin Seat!» dichiarò, e le voci delle altre Adunanti si unirono alla sua.
«Nella gloria della Luce, che la Torre duri per sempre. Egwene al’Vere, la Custode dei Sigilli, Fiamma di Tar Valon, l’Amyrlin Seat!»
Egwene si voltò per osservare il gruppo di donne, poi si assise sul trono. Le sembrava di essere tornata a casa dopo un lunghissimo viaggio. Il mondo era chino sotto la tensione del tocco del Tenebroso, ma pareva un po’ più giusto — un po’ più sicuro — nel momento in cui prese il suo posto.
Le donne si disposero davanti a lei in ordine di età , con Saerin proprio alla fine. Una alla volta, vennero davanti a lei a rivolgerle una profonda riverenza, a chiederle il permesso di servire, poi baciarono il suo anello del Gran Serpente e si fecero da parte. Mentre il rituale andava avanti, Egwene notò che Tesan finalmente era tornata. Fece capolino all’interno per essere certa che tutte fossero vestite, poi tornò un momento dopo guidando un gruppo di quattro guardie con la Fiamma di Tar Valon che ardeva bianca sul loro petto. Egwene represse un sospiro. Avevano portato Silviana in catene, a quanto pareva.
Dopo aver baciato il suo anello, le Adunanti tornarono alle loro sedie. Il cerimoniale non era ancora finito, ma la parte importante era terminata. Egwene era Amyrlin, per davvero, finalmente. Aveva atteso così a lungo questo momento.
Ora era tempo per alcune sorprese.
«Togliete le catene alla prigioniera» disse Egwene.
Riluttanti, i soldati fuori dalla stanza fecero come richiesto, in uno sferragliare di metallo. Le Sorelle si voltarono con espressioni confuse.
«Silviana Brehon» dichiarò Egwene, alzandosi in piedi. «Puoi avvicinarti all’Amyrlin Seat.» I soldati si fecero da parte e permisero a Silviana di entrare. Il suo abito rosso una volta era stato elegante, ma non era stata trattata bene durante la prigionia imposta da Elaida. I suoi capelli neri — di solito raccolti in una crocchia — erano invece intrecciati malamente. Il suo vestito era sgualcito, le ginocchia sporche. Eppure il suo volto squadrato era sereno. Sorprendentemente, si inginocchiò davanti a Egwene dopo aver attraversato la stanza. Egwene abbassò la mano e permise alla donna di baciare il suo anello.
Le Adunanti osservarono, confuse dal fatto che Egwene avesse interrotto la cerimonia.
«Madre,» chiese infine Yukiri «è questo il momento migliore per dispensare giudizi?» Egwene ritrasse la mano dall’inginocchiata Silviana e guardò dritto verso Yukiri, poi rivolse il suo sguardo sulle Adunanti in attesa. «Voi tutte doveste vergognarvi» disse.
I volti delle Aes Sedai si irrigidirono, e le donne sollevarono le sopracciglia e sgranarono gli occhi. Parevano arrabbiate. Non ne avevano il diritto! La loro rabbia non era nulla in confronto alla sua.
«Questo» disse Egwene, facendo un gesto verso il muro infranto. «Siete responsabili di questo.» Indicò Silviana, ancora inginocchiata. «Siete responsabili di questo. Siete responsabili per il modo in cui le nostre Sorelle si guardano nei corridoi, e siete responsabili per aver lasciato che la Torre rimanesse divisa così a lungo. Molte di voi sono responsabili della divisione stessa!
«Siete una disgrazia. La Torre Bianca — l’orgoglio della Luce, il potere di stabilità e verità fin dall’Epoca Leggendaria — è stata quasi fatta a pezzi a causa vostra.»
Le donne strabuzzarono gli occhi e ad alcune mancò il respiro dallo sconcerto. «Elaida…» esordì una.
«Elaida era una pazza, e lo sapete tutte!» disse Egwene in tono severo, ergendosi alta e sfidandole. «Lo sapevate nel corso di questi ultimi mesi, quando lavorava involontariamente per distruggerci. Luce, molte di voi lo sapevano perfino mentre la stavano eleggendo!
«Sono esistite Amyrlin incapaci prima d’ora, ma nessuna era andata tanto vicina ad abbattere l’intera Torre! Voi dovete controllare l’Amyrlin. Voi dovete impedirle di fare cose come questa! Voi le avete permesso di sciogliere un’intera Ajah? Cosa vi passava per la testa? Come avete potuto permettere che la Torre cadesse così in basso? E quando il Drago Rinato in persona si aggira per il mondo, nientemeno!
«Avreste dovuto rimuovere Elaida nel momento in cui avete appreso del suo disastroso tentativo di catturare Rand al’Thor. Avreste dovuto rimuoverla quando avete visto come i suoi alterchi e la sua meschinità stavano mettendo una Ajah contro l’altra. E di sicuro l’avreste dovuta rimuovere quando si è rifiutata di fare ciò che era necessario per comporre la Torre!» Egwene guardò lungo le file di Sorelle, fissando ciascuna a turno, incontrando ogni paio di occhi finche quelle non distolsero lo sguardo. Nessuna osava sostenere il suo a lungo. Infine vide la vergogna farsi strada attraverso le loro maschere. Per fortuna!
«Nessuna di voi si alzerebbe per lei» esclamò Egwene. «E voi osate definirvi il Consiglio della Torre? Voi che eravate intimidite? Voi che eravate troppo spaventate per fare quello che andava fatto? Voi che eravate troppo prese dai vostri battibecchi e dalle vostre manovre per capire cos’era necessario?»
Egwene abbassò lo sguardo verso Silviana. «Solo una donna in questa stanza è stata disposta a difendere quello che sapeva essere giusto. Solo una donna ha osato sfidare Elaida e ne ha accettato il prezzo. E voi pensate che io abbia portato qui questa donna per vendicarmi di lei? Siete davvero così cieche da pensare che punirei l’unica persona nell’intera Torre che ha fatto qualcosa di rispettabile in questi ultimi mesi?»
Ora avevano tutte lo sguardo basso. Perfino Saerin non osava incontrare i suoi occhi. Silviana alzò lo sguardo su di lei.
«Tu hai fatto il tuo dovere, Silviana» disse Egwene. «E lo hai fatto bene. Alzati.»
La donna si alzò. Aveva un aspetto smunto, gli occhi gonfi per la mancanza di sonno, ed Egwene sospettava che avesse problemi a stare in piedi. Qualcuno aveva provveduto a portarle cibo o acqua durante il caos degli ultimi giorni?
«Silviana,» disse Egwene «una nuova Amyrlin è stata eletta. E, mi imbarazza dirlo, è stato fatto con un sotterfugio simile all’elezione di Elaida. Delle sette Ajah, solo cinque erano rappresentate. So che l’Azzurra mi avrebbe appoggiata, se fosse stata qui. Ma alla Rossa non è stata data nemmeno un’opportunità di esprimere il proprio dissenso o approvazione.»
«Ci sono buone ragioni per questo, Madre.»
«Può darsi che sia vero,» disse Egwene «ma ciò lascia presagire solo che il mio regno sarà segnato dalla tensione fra me e la Rossa. Vedranno ostilità dove non ce n’è, e io perderò la forza di centinaia di donne. Donne che saranno estremamente necessarie.»
«Io… non vedo come superare il problema, Madre» disse Silviana con sincerità.
«Io sì» replicò Egwene. «Silviana Brehon, voglio te come mia Custode degli Annali. Che non sia detto che ho respinto la Rossa.»
Silviana sbatte le palpebre dalla sorpresa. Solo poco tempo fa, la donna aveva tenuto Egwene piegata sulla sua scrivania, picchiandola su ordine di Elaida. Ma ora Silviana si inginocchio’; lo aveva fatto senza bisogno di un ordine. Accettava l’autorità del Consiglio di eleggere Egwene. Accettava anche Egwene stessa?
L’offerta di Egwene l’avrebbe messa su una strada pericolosa e difficile. Le Rosse potevano considerarlo un tradimento Quale sarebbe stata la risposta di Silviana? Egwene benedisse il trucco che le impediva di sudare, altrimenti sapeva che delle cocce sarebbero colate lungo i lati del suo volto.