Quest’ultima cosa stava accadendo di nuovo.
Rand sbucò su uno dei piani inferiori della fortezza, il respiro affannoso. Le sue Fanciulle lo seguirono, per nulla affaticate. Lui proseguì lungo il corridoio fino a un’enorme stanza con file di pilastri, ampi e solidi, tanto larghi che un uomo non sarebbe riuscito a cingerli con le braccia. Il Cuore della Pietra. Diversi Difensori si misero sull’attenti e rivolsero il saluto a Rand mentre li superava.
Camminò fino al centro del Cuore. Una volta, Callandor era stata sospesa lì, scintillante di luce. La spada di cristallo era ora in possesso di Cadsuane. C’era da sperare che non avesse fatto pasticci e l’avesse persa come aveva fatto con l’a’dam maschile. A Rand non importava davvero. Callandor era inferiore: per usarla, un uomo doveva sottomettersi alla volontà di una donna. Inoltre, era potente, ma neanche lontanamente quanto i Choedan Kal. La chiave d’accesso era uno strumento di gran lunga migliore. Rand la accarezzò piano, osservando il posto dove Callandor era stata sospesa una volta.
Questo lo aveva sempre turbato. Callandor era la spada di cui si parlava nelle profezie. Il Ciclo Karaethon diceva che la Pietra non sarebbe caduta finche Callandor non fosse stata impugnata dal Drago Rinato. Secondo alcuni studiosi, quel passaggio stava a significare che la spada non sarebbe mai stata impugnata. Ma le profezie non funzionavano a quel modo: erano fatte per essere adempiute.
Rand aveva studiato la Profezia Karaethon. Purtroppo, districare il suo significato era come slegare una corda ingarbugliata da cento anni. Con una mano sola.
Prendere la spada che non può essere toccata era una delle profezie più importanti a cui lui aveva adempiuto. Ma il fatto che avesse preso Callandor era un segno privo di significato o era forse una tappa? Tutti conoscevano la profezia, ma pochi potevano conoscere la domanda che sarebbe dovuta essere inevitabile. Perche Rand doveva prendere la spada? Doveva essere usata nell’Ultima Battaglia?
La spada era inferiore come sa’angreal, e lui dubitava che fosse fatta per essere usata semplicemente come una spada. Perche le profezie non parla vano dei Choedan Kal? Rand aveva usato quelli per rimuovere la corruzione. La chiave d’accesso conferiva a Rand un potere che andava ben oltre a quello che poteva dargli Callandor, e quel potere non aveva limiti. La statuetta era libertà , ma Callandor era solo un’altra cassa. Tuttavia nelle profezie non veniva fatta menzione dei Choedan Kal e delle loro chiavi.
Rand lo trovava frustrante, poiche le profezie erano — in un certo senso — la cassa più grande e soffocante di tutte. Lui era intrappolato dentro di esse. Prima o poi l’avrebbero soffocato.
Io glielo dissi…, mormorò Lews Therin. Dicesti cosa?, domandò Rand.
Che il piano non avrebbe funzionato, disse Lews Therin a voce molto bassa. Che la forza bruta non l’avrebbe trattenuto. Definirono avventato il mio piano, ma queste armi che crearono erano troppo pericolose. Troppo spaventose. Nessuno dovrebbe maneggiare un tale Potere. Rand lottò con i pensieri, la voce, i ricordi. Non riusciva a rammentare molto del piano di Lews Therin per Sigillare la prigione del Tenebroso. I Choedan Kal… erano stati costruiti per quello scopo?
Qual era la risposta? Lews Therin aveva fatto la scelta sbagliata? Perche allora non ne veniva fatta menzione nelle profezie?
Rand si voltò per lasciare la stanza vuota. «Non sorvegliate più questo posto» disse ai Difensori.. «Non c’è nulla di valore qui. Non sono certo che ci sia mai stato.»
Gli uomini parvero sbigottiti, mortificati, come bambini appena rimproverati da un padre amato. Ma stava arrivando una guerra, e lui non avrebbe lasciato indietro dei soldati a difendere una stanza vuota.
Rand digrignò i denti e percorse a grandi passi un corridoio. Callandor. Dove l’aveva nascosta Cadsuane? Sapeva che aveva preso delle stanze nella Pietra, di nuovo muovendosi al limite del suo esilio. Avrebbe dovuto fare qualcosa per questo. Cacciarla dalla Pietra, forse. Si affrettò su per i gradini di pietra, poi lasciò le scale per un piano a caso, continuando a muoversi. Sedersi ora l’avrebbe fatto impazzire.
Lavorava così sodo per impedire di rimanere legato, ma le profezie avrebbero agito in maniera tale che, in un modo o nell’altro, lui facesse quello che doveva fare. Erano più manipolatrici, più subdole di qualsiasi Aes Sedai.
La rabbia montò dentro di lui, dibattendosi contro i suoi vincoli. La voce sommessa dentro di lui rabbrividì a quella tempesta. Rand appoggiò il braccio sinistro contro la parete, chinando il capo a denti stretti.
«Io sarò forte» sussurrò. Eppure la rabbia non voleva andarsene. E perché avrebbe dovuto? Gli uomini delle Marche di Confine lo sfidavano. I Seanchan lo sfidavano. Le Aes Sedai fingevano di obbedirgli, eppure cenavano con Cadsuane alle sue spalle e danzavano al comando di quella donna.
Cadsuane lo sfidava più di tutti. Rimanendogli vicino, facendosi beffe dei suoi ordini e rigirando le sue intenzioni. Rand tirò fuori la chiave d’accesso, tastandola. L’Ultima Battaglia incombeva e lui passava il poco tempo che aveva a cavalcare verso incontri con persone che lo insultavano. Il Tenebroso stava disfacendo il Disegno sempre più ogni giorno, e quelli votati a proteggere i confini si stavano nascondendo a Far Madding.
Si guardò attorno, inspirando a fondo. Qualcosa in questo particolare corridoio gli sembrava familiare. Non era certo del perché; assomigliava a tutti gli altri. Tappeti rosso e oro. Un’intersezione di corridoi più avanti.
Forse non avrebbe dovuto permettere agli uomini delle Marche di Confine di sopravvivere al loro affronto. Forse sarebbe dovuto tornare indietro e provvedere che imparassero a temerlo. Ma no. Non aveva bisogno di loro. Poteva lasciarli lì per i Seanchan. L’esercito delle Marche di Confine sarebbe servito a rallentare i suoi nemici qui al Sud. Forse questo avrebbe impegnato i Seanchan mentre lui affrontava il Tenebroso.
Ma… c’era, forse, un modo per fermare i Seanchan una volta per tutte? Abbassò lo sguardo verso la chiave d’accesso. Una volta aveva provato a usare Callandor per combattere gli invasori stranieri. Non aveva ancora capito perché la spada era così difficile da controllare: solo dopo il suo disastroso attacco, Cadsuane aveva spiegato quello che sapeva al riguardo. Rand doveva essere in un circolo con due donne prima di poter impugnare in tutta sicurezza la spada che non era una spada.
Quello era stato il suo primo grosso fallimento come comandante.
Ma ora aveva uno strumento migliore. Lo strumento più potente mai creato; di sicuro nessun umano poteva trattenere più Unico Potere di quanto aveva fatto lui nel ripulire saidin. Bruciare via dal Disegno Graendal e Collina di Natrin aveva richiesto solo una frazione di quello a cui Rand poteva fare appello.
Se avesse rivolto quello contro i Seanchan, sarebbe potuto andare all’Ultima Battaglia con fiducia, senza più preoccuparsi di ciò che poteva strisciare alle sue spalle. Aveva concesso ai Seanchan la loro occasione. Diverse occasioni. Aveva avvisato Cadsuane, le aveva detto che avrebbe vincolato a se la Figlia delle Nove Lune. In un modo… o nell’altro.
Non ci sarebbe voluto molto.
Lì, disse Lews Therin. Eravamo lì.
Rand si accigliò. Cosa stava blaterando il folle? Si guardò attorno. Il pavimento dell’ampio corridoio era piastrellato con motivi neri e rossi. Alcuni arazzi si increspavano sulle pareti. Con sconcerto, Rand si rese conto che diversi di essi raffiguravano lui, che occupava la Pietra, teneva in mano Callandor, uccideva i Trolloc.
Combattere i Seanchan non è stato il nostro primo fallimento, sussurrò Lews Therin. No, il nostro primo fallimento è accaduto qui. In questo corridoio.
Esausto, a seguito della battaglia con i Trolloc e i Myrddraal. Il fianco gli pulsava. La Pietra riecheggiava ancora dei lamenti dei feriti. Con la sensazione di non poter fare nulla. Nulla.