«Lo so dal giorno in cui lasciai Emond’s Field» replicò Rand. «Ne parlasti nei tuoi deliri febbrili. Rifiutai di crederci per un certo tempo, ma alla fine mi persuasi.»
«Sì» disse Tarn. «Capisco come. Io…» Serrò assieme le mani, strette. «Non ho mai avuto intenzione di mentirti, figlio mio. O, be’, suppongo che non dovrei chiamarti così, vero?» Tu puoi chiamarmi figlio, pensò Rand. Tu sei mio padre. Non importa quello che alcuni possono dire.
Ma non riuscì a pronunciare quelle parole.
Il Drago Rinato non poteva avere un padre. Un padre sarebbe stata una debolezza da sfruttare, ancor di più di una donna come Min. Le amanti erano qualcosa di atteso. Ma il Drago Rinato doveva essere una figura mitica, una creatura imponente quanto il Disegno stesso. Già così gli risultava difficile fare in modo che le persone gli obbedissero. Cosa sarebbe successo se la gente avesse saputo che si teneva vicino il proprio padre? Se fosse corsa voce che il Drago Rinato si affidava alla forza di un pastore?
«Hai agito bene, Tarn» si ritrovò a dire Rand. «Tenendomi nascosta la verità , probabilmente mi hai salvato la vita. Se la gente avesse saputo che ero un orfano, e scoperto vicino a Montedrago, nientemeno… be’, la voce si sarebbe diffusa. Potrei essere stato assassinato quando ero un bambino.»
«Oh» disse Tarn. «Be’, allora, sono lieto di averlo fatto.»
Rand raccolse la chiave d’accesso — anch’essa gli dava sollievo —, poi si alzò. Tarn si affrettò a unirsi a lui, comportandosi sempre più come un altro semplice seguace o servitore.
«Mi hai reso un grande servizio, Tarn al’Thor» disse Rand.
«Proteggendomi e allevandomi, hai inaugurato una nuova Epoca. Il mondo è in debito con te. Provvederò che tu abbia tutto il necessario per il resto della tua vita.»
«Lo apprezzo, mio signore» disse Tarn. «Ma non serve. Ho quello di cui ho bisogno.» Stava celando un sorrisetto? Forse era stato davvero un discorso pomposo. La stanza sembrò soffocante e Rand si voltò, attraversando l’elegante tappeto e riaprendo le porte del balcone. Il sole era davvero tramontato e il buio era calato sulla città. Una frizzante brezza oceanica soffiò su di lui mentre usciva fino al parapetto del balcone, nella notte.
Tarn gli si accostò.
«Temo di aver perso la tua spada» si ritrovò a dire Rand. Gli sembrava una cosa sciocca.
«È tutto a posto» rispose Tarn. «Non so se ho mai meritato quella cosa comunque.»
«Eri davvero un maestro spadaccino?»
Tarn annuì. «Suppongo di sì. Uccisi un uomo che lo era, di fronte a dei testimoni, ma non mi sono mai perdonato per questo. Anche se fu necessario.»
«Le cose che è necessario fare spesso sembrano quelle che ci piace fare di meno.»
«E la cosa più vera che abbia mai udito» disse Tarn con un lieve sospiro, appoggiandosi contro la ringhiera del balcone. Delle finestre illuminate stavano cominciando a brillare nell’oscurità sottostante. «È così strano. Il mio ragazzo, il Drago Rinato. Tutte quelle storie che ho sentito quando viaggiavo per il mondo, ne faccio parte.»
«Pensa a come devo sentirmi io» disse Rand.
Tarn ridacchiò. «Sì. Sì, suppongo che tu comprenda esattamente quello che intendo, vero? Non è divertente?»
«Divertente?» Rand scosse il capo. «No. No, quello no. La mia vita non è la mia. Sono una marionetta per il Disegno e le profezie, costretta a danzare per il mondo prima che le mie corde vengano tagliate.»
Tarn si accigliò. «Questo non è vero, figlio mio. Ehm, mio signore.»
«Non riesco a vederla in altro modo.»
Tarn incrociò le braccia sopra il liscio parapetto di pietra.
« Immagino di poter capire. lo stesso ricordo alcune di quelle emozioni, durante i giorni in cui ero soldato. Sai che combattei contro Tear? Penseresti che, venendo qui, dovrei essere assalito da ricordi dolorosi. Ma spesso i nemici finiscono per assomigliarsi. Non serbo alcun rancore.»
Rand appoggiò la chiave d’accesso sulla ringhiera, ma la tenne stretta. Non si sporse giu’; rimase a schiena dritta.
«Nemmeno un soldato ha molte scelte per il proprio destino» disse Tarn, tamburellando oziosamente sulla ringhiera con un anulare. «Gli uomini più importanti prendono tutte le decisioni. Uomini… be’, immagino uomini come te.»
«Ma le mie scelte vengono fatte per me dal Disegno stesso» ribatte Rand. «Io ho meno libertà dei soldati. Tu avresti potuto fuggire, disertare. O almeno tirartene fuori con mezzi legali.»
«E tu non puoi fuggire?» chiese Tarn.
«Non penso che il Disegno me lo permetterebbe» disse Rand. «Quello che faccio è troppo importante. Non farebbe altro che costringermi a tornare al mio posto. L’ha già fatto una dozzina di volte.»
«E tu vorresti davvero fuggire?» chiese Tarn. Rand non rispose.
«Io avrei potuto abbandona re quelle guerre. Ma, allo stesso tempo, non avrei potuto. Non senza tradire chi ero. Penso che valga lo stesso per te. Ha importanza se puoi fuggire quando sai di non avere intenzione di farlo?»
«Io morirò al termine di tutto questo» disse Rand. «E non ho scelta.»
Tarn si rimise dritto, accigliandosi. In un istante, Rand si sentì di nuovo come se avesse avuto dodici anni. «Non voglio sentire queste cose» disse Tarn. «Perfino se sei il Drago Rinato, io non le ascolterò. Hai sempre una scelta. Forse non puoi decidere dove sei costretto ad andare, ma hai comunque una scelta.»
«Ma come?»
Tarn appoggiò una mano sulla spalla di Rand. «La scelta non è sempre su cosa fare, figlio, ma perché farlo. Quando ero un soldato, c’erano uomini che combattevano semplicemente per il denaro. Ce n’erano altri che combattevano per la lealtà … lealtà verso i loro compagni o verso la corona o qualcos’altro. Un soldato che muore per soldi e uno che muore per la lealtà sono entrambi morti, ma c’è una differenza fra loro. Una morte significa qualcosa. L’altra no.»
«Non so se sia vero che dovrai morire perché tutto questo si compia. Ma sappiamo entrambi che non scapperai da questo. Per quanto tu possa essere cambiato, posso vedere che alcune cose sono le stesse. Perciò non tollererò lamentele su questo argomento.»
«Non mi stavo lamentando…» iniziò Rand.
«Lo so» disse Tarn. «I re non si lamentano, ponderano.» Pareva che stesse citando qualcuno, anche se Rand non aveva idea di chi. Stranamente, Tarn ridacchiò un po’. «Non importa» continuò. «Rand, io penso che tu possa sopravvivere a tutto questo. Non riesco a immaginare che il Disegno non ti dia un po’ di pace, considerando il servigio che stai svolgendo per noi tutti. Ma tu sei un soldato che va in guerra, e la prima cosa che un soldato impara è che potrebbe morire. Può darsi che tu non sia in grado di scegliere i compiti che ti vengono assegnati. Ma puoi scegliere perché adempierli. Perche vai in battaglia, Rand?»
«Perche devo.»
«Non è sufficiente» disse Tarn. «Ai corvi quella donna! Vorrei che fosse venuta da me prima. Se solo avessi saputo…»
«Quale donna?»
«Cadsuane Sedai» rispose Tarn. «Mi ha portato qui, ha detto che era necessario che parlassi con te. Prima mi ero tenuto alla larga perché pensavo che l’ultima cosa di cui avevi bisogno era che tuo padre venisse a calpestare il tuo campo!»
Tarn continuò, ma Rand smise di ascoltare.
Cadsuane. Tarn era venuto per via di Cadsuane. Non era perché Tarn aveva notato Nynaeve e aveva colto l’opportunità. Non per controllare come stava suo figlio. Ma perché era stato indotto a venire.
Quella donna avrebbe mai lascialo in pace Rand?
Le sue emozioni alla vista di Tarn erano così forti che avevano sciolto il ghiaccio. Troppo affetto era come troppo odio. Ciascuno di essi gli faceva provare emozioni, qualcosa che lui sapeva di non poter rischiare.
Ma l’aveva fatto, li, all’improvviso, le emozioni quasi lo sopraffecero. Rabbrividì, voltandosi da Tarn. La loro conversazione era stato un altro dei giochi di Cadsuane? Qual era la parte di Tarn in esso?
«Rand?» chiese Tarn. «Sono spiacente. Non avrei dovuto nominare l’Aes Sedai. Ha detto che ti saresti potuto arrabbiare, se l’avessi fatto.»