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«Cos’altro ha detto?» domandò Rand, girandosi di nuovo verso Tarn. L’uomo robusto fece un esitante passo indietro. L’aria notturna soffiò attorno a loro, le luci della città sottostante sembravano minuscoli punti.

«Be’,» rispose Tarn «mi ha detto che avrei dovuto parlarti della tua giovinezza, ricordarti dei tempi migliori. Pensava…»

«Lei mi manipola!» disse Rand piano, incontrando gli occhi di Tarn. «E manipola te. Tutti mi legano con i loro fili!»

La rabbia gli ribollì dentro. Cercò di ricacciarla indietro, ma era così difficile. Dov’era il ghiaccio, la quiete? Disperatamente, Rand cercò il vuoto. Provò a riversare tutte le sue emozioni nella fiamma di una candela, come Tarn gli aveva insegnato così tanto tempo fa. Saidin lo attendeva lì. Senza pensarci, Rand lo afferrò, e nel farlo venne sopraffatto da quelle emozioni che pensava di aver abbandonato. Il vuoto andò in pezzi, ma in qualche modo saidin rimase, lottando contro di lui. Rand urlò quando la nausea lo assalì, e vi gettò contro la sua rabbia in gesto di sfida.

«Rand» disse Tarn accigliandosi. «Sai che non dovresti…»

«Fa’ silenzio!» tuonò Rand, gettando Tarn a terra con un flusso di Aria. Rand combatteva con la sua rabbia da un lato e saidin dall’altro. Minacciavano di schiacciarlo.

Questo era il motivo per cui doveva essere forte. Non riuscivano a capire? Come poteva mai ridere un uomo quando doveva confrontarsi con forze come queste?

«Io sono il Drago Rinato!» ruggì Rand rivolto a saidin, a Tarn, a Cadsuane, al Creatore stesso. «Non sarò la tua pedina!» Puntò la chiave d’accesso verso Tarn. Suo padre era steso sul pavimento di pietra del balcone. «Vieni da parte di Cadsuane, fingendo di mostrarmi affetto. Ma srotoli un altro suo filo da legarmi attorno alla gola! Non posso essere libero da tutti voi?»

Aveva perso il controllo. Ma non gliene importava. Volevano che provasse emozioni. Le avrebbe provate, allora! Volevano che ridesse? Avrebbe riso mentre loro bruciavano!

Urlando contro tutti loro, intesse fili di Aria e Fuoco, Lews Therin ululò nella sua testa, con saidin che cercava di distruggerli entrambi, e la voce tranquilla nel cuore di Rand scomparve. Un fascio di luce crebbe di fronte a Rand, spuntando dal centro della chiave d’accesso. I flussi di fuoco malefico vennero filati di fronte a lui e la chiave d’accesso divenne sempre più luminosa mentre lui attingeva altro potere.

In quella luce, Rand vide il volto di suo padre che lo guardava. Terrorizzato.

Cosa sto facendo?

Rand iniziò a tremare, e il fuoco malefico si dissipò prima che lui avesse tempo di scagliarlo. Barcollò all’indietro dall’orrore.

Cosa sto facendo?, pensò di nuovo Rand.

Nulla di più di quello che ho fatto io in precedenza, mormorò Lews Therin. Tarn continuò a fissarlo, il volto ombreggiato dalla notte.

Oh, Luce, pensò Rand in preda a terrore, sconcerto e rabbia. Lo sto facendo di nuovo. Sono un mostro.

Ancora trattenendo debolmente saidin, Rand intesse un passaggio per Ebou Dar, poi vi si gettò dentro, fuggendo dall’orrore negli occhi di Tarn.

48

Leggere il commentario

Min sedeva nella stanzetta di Cadsuane, attendendo — assieme alle altre — di sentire il risultato dell’incontro di Rand con suo padre. Un basso fuoco ardeva nel caminetto e lampade a ogni angolo della stanza forniva luce alle donne, che si dedicavano a varie mansioni per tenersi impegnate — ricamo, rammendo, maglia — e distogliere la mente dall’attesa.

Min aveva ormai superato il rimpianto per la sua decisione di stipulare un’alleanza con Cadsuane. Il rimpianto era giunto presto, durante i primi giorni, quando Cadsuane aveva tenuto Min vicina, chiedendole di ogni visione che aveva avuto su Rand. La donna era meticolosa come una Marrone, annotava ogni visione e risposta. Era come essere nella Torre Bianca, di nuovo!

Min non era certa del perché la sottomissione di Nynaeve a Cadsuane avesse dato alla donna il permesso di interrogarla, ma era così che Cadsuane sembrava interpretare la faccenda. Mischiando questo al disagio che Min provava nei riguardi di Rand di recente e al suo stesso desiderio di capire cosa stavano architettando Cadsuane e le Sapienti, le pareva di trascorrere praticamente tutto il suo tempo in presenza di quella donna.

Sì, il rimpianto era venuto e se n’era andato. Min era passata alla rassegnazione, con appena un accenno di frustrazione. Cadsuane ne sapeva un bel po’ di quello che Min stava studiando nei suoi libri, ma la donna razionava la sua conoscenza come conserva di camemoro, una piccola ricompensa quando si comportava bene, lasciando sempre intendere che c’era dell’altro. Questo tratteneva Min dal fuggire.

Lei doveva trovare le risposte. Rand ne aveva bisogno.

Con quel pensiero in mente, Min si appoggiò all’indietro sulla sua panca imbottita e riaprì il libro che stava leggendo, un’opera di Sajius intitolata semplicemente Commentario sul Drago. Una riga suscitò la sua attenzione, una frase in genere ignorata da coloro che avevano scritto il commentario. ‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’

I commentatori ritenevano che fosse troppo vago a paragone di altri passaggi, come il fatto che Rand avrebbe conquistato la Pietra o che il suo sangue sarebbe stato versato sulle rocce di Shayol Ghul.

Cercò di non pensare all’ultima. La cosa importante era che molte delle profezie — riflettendoci e analizzandole — in genere avevano senso. Perfino le frasi su Rand che sarebbe stato marchiato dai draghi e dagli aironi, rileggendole ora.

Ma questa frase? Una lama di luce voleva quasi certamente dire Callandor. Ma ‘le tre saranno una’? Alcuni studiosi affermavano che ‘le tre’ erano le tre grandi città : Tear, Illian e Caemlyn. O, se per caso si trattava di uno studioso di Cairhien, si diceva che fossero Tear, Illian e Cairhien. Il problema era che Rand aveva unificato più di tre città. Aveva conquistato anche Bandar Eban, per non parlare del fatto che avrebbe avuto bisogno di portare gli uomini delle Marche di Confine sotto il suo stendardo.

Ma lui governava — o quasi — in tre regni. Aveva ceduto l’Andor, ma Cairhien, Illian e Tear erano sotto il suo diretto controllo, anche se lui personalmente indossava solo una corona. Forse questo passaggio significava quello che dicevano gli studiosi, e la ricerca di Min era futile.

I suoi studi erano inutili quanto la protezione che aveva pensato di fornire a Rand? Min, si disse, l’autocommiserazione non ti porterà da nessuna parte.

Tutto quello che poteva fare era studiare, riflettere e sperare.

«Questo è sbagliato» si ritrovò a dire ad alta voce.

Udì lo sbuffo derisorio di Beldeine dall’altro lato della stanza. Min alzò lo sguardo, accigliata. Le donne che si erano votate a Rand — Erian, Nesune, Sarene e Beldeine — si erano trovate a essere meno gradite in sua presenza, dal momento che lui si fidava sempre meno delle Aes Sedai. L’unica a cui permetteva di vederlo regolarmente era Nynaeve. Non era strano, quindi, che le altre si fossero fatte strada fino al ‘campo’ di Cadsuane.

E la relazione della stessa Min con Rand? Lei era ancora gradita in sua presenza; quello non era cambiato. Ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato. Rand erigeva muri quando lei era vicina… non per tenerla fuori, ma per tenere dentro il vero se stesso. Come se avesse paura di cosa il vero Rand avrebbe fatto, o avrebbe potuto fare, a coloro che amava…

Sta soffrendo di nuovo, pensò, percependolo attraverso il legame. Una tale rabbia.

Cosa stava succedendo? Min provò un impeto di paura, ma lo ricacciò indietro. Doveva confidare nel piano di Cadsuane. Era un buon piano.

Corele e Merise — attendenti quasi costanti di Cadsuane in questi giorni — continuavano a ricamare su sedie gemelle presso il focolare. Cadsuane aveva proposto loro di svolgere quel lavoro per tenere le mani occupate mentre attendevano. Pareva che l’antica Aes Sedai di rado facesse qualcosa senza voler impartire una lezione a qualcuno.