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Delle Aes Sedai votate a Rand, solo Beldeine si trovava lì in quel momento. Cadsuane sedeva vicino a Min, leggendo attentamente un libro. Nynaeve camminava avanti e indietro, su e giu’, dando uno strattone di tanto in tanto alla sua treccia. Nessuna parlava della tensione nella stanza.

Di cosa stavano discutendo Rand e Tarn? Il padre di Rand sarebbe stato capace di cambiarlo? La camera era affollata. Con tre sedie sul tappeto accanto al caminetto, una panca lungo la parete e Nynaeve che andava avanti e indietro davanti alla porta come un segugio maculato, c’era a malapena lo spazio per muoversi. Le pareti di pietra liscia davano l’impressione di essere dentro una cassa, e c’era solo una finestra, aperta all’aria della notte, dietro Cadsuane. Della luce risplendeva dai tizzoni nel caminetto e dalle lampade. I Custodi stavano parlando a voce bassa nella stanza adiacente.

Sì, era affollata, ma considerando il suo esilio, Cadsuane era fortunata già solo ad avere delle stanze nella Pietra.

Min sospirò e tornò al Commentario sul Drago. Quella stessa frase le tornò di nuovo in mente.

‘Egli impugnerà una spada di luce nelle sue mani, e le tre saranno una.’ Cosa voleva dire?

«Cadsuane,» disse Min, tenendo sollevato il libro «penso che l’interpretazione di questa frase sia sbagliata.»

Di nuovo, Beldeine emise un bene — quasi impercettibile — sbuffo di sdegno.

«Hai qualcosa da dire, Beldeine?» chiese Cadsuane, senza alzare gli occhi dal libro, una trattazione di storia intitolata L’appropriato utilizzo del potere.

«Non proprio, Cadsuane Sedai» rispose Beldeine piano. La Verde aveva un viso che qualcuno avrebbe potuto definire grazioso, che recava tracce del suo retaggio saldeano. Era abbastanza giovane da non avere ancora il volto senza età , e sembrava spesso sforzarsi molto per dare prova di se.

«È evidente che hai pensato qualcosa, quando Min ha parlato, Beldeine» replicò Cadsuane, voltando una pagina. «Dunque, sentiamo.»

Beldeine arrossì; certe cose si potevano notare quando si trascorreva molto tempo con le Aes Sedai. Avevano reazioni emotive, solo che erano sottili. A meno che, naturalmente, la Aes Sedai in questione non fosse Nynaeve. Anche se era migliorata nel controllo delle proprie emozioni, lei… be’, lei era comunque Nynaeve.

Beldeine disse: «Penso semplicemente che la bambina sia divertente, visto il modo in cui mette il naso in quei libri come se fosse una studiosa.»

Min l’avrebbe considerata una sfida da parte di parecchie persone, ma da Beldeine quelle parole erano realiste.

Cadsuane voltò un’altra pagina. «Capisco. Min, cosa mi stavi dicendo?»

«Nulla di importante, Cadsuane Sedai.»

«Non ti ho chiesto se fosse importante, ragazza» replicò Cadsuane in tono brusco. «Ti ho chiesto di ripetere quello che hai detto. Forza.»

Min sospirò. Nessuno poteva umiliare una persona in modo più efficace di una Aes Sedai, poiche lo facevano senza malizia. Moiraine una volta glielo aveva spiegato in termini semplici: parecchie Aes Sedai sentivano che era importante stabilire il controllo quando non c’erano grandi conflitti, in modo che, nel caso fosse avvenuta davvero una crisi, la gente avrebbe saputo dove rivolgersi.

Era molto frustrante.

«Ho detto» ripete Min «che un passaggio è sbagliato. Sto leggendo un commentario sul Ciclo Karaethon. Sajius afferma che la frase sulle tre che diventano una parla dell’unificazione di tre nazioni sotto lo stendardo del Drago. Ma penso che si sbagli.»

«E perché mai» disse Cadsuane «pensi di saperne di più di uno stimato studioso delle profezie?»

«Perche» rispose Min, inalberandosi «la teoria non ha senso. Rand detiene in realtà solo una corona. Se ne sarebbe potuto dibattere se non avesse dato Tear a Darlin. Ma questa teoria non regge piu’. Io ritengo che il passaggio si riferisca a qualche modo con cui deve usare Callandor.»

«Capisco» disse Cadsuane, voltando un’altra pagina del libro. «E un’interpretazione molto anticonvenzionale.» Beldeine sorrise, ritornando al suo ricamo. «Naturalmente,» aggiunse Cadsuane «sei quasi nel giusto.»

Min alzò gli occhi.

«È stato proprio quel passaggio a condurmi a indagare su Callandor» proseguì Cadsuane.

«Attraverso parecchie ricerche, ho scoperto che la spada poteva essere usata correttamente in un circolo di tre. Quello è con tutta probabilità il significato definitivo del passaggio.»

«Ma questo implicherebbe che Rand doveva usare Callandor in un cerchio, in qualche occasione» disse Min, guardando di nuovo il passaggio. Rand non l’aveva mai fatto, a quanto sapeva lei.

«E così» disse Cadsuane.

Min provò un’improvvisa eccitazione. Un indizio, forse. Qualcosa che Rand non sapeva, che poteva aiutarlo! Tranne che… Cadsuane lo sapeva già. Perciò, dopotutto, Min non aveva scoperto nulla di davvero importante.

«Penserei» disse Cadsuane «che sia dovuto un riconoscimento. Le cattive maniere non vanno tollerate, dopotutto.»

Beldeine alzò lo sguardo dal suo ricamo, il volto cupo. Poi, inaspettatamente, si alzò in piedi e lasciò la stanza. Il suo Custode, il giovanile soldato Asha’man Karldin, si affrettò a seguirla dalla camera laterale, attraversando la stanza con la Aes Sedai e seguendo Beldeine nel corridoio di fuori. Cadsuane tirò su col naso, poi tornò al suo libro.

La porta si chiuse e Nynaeve squadrò Min prima di tornare al suo avanti e indietro. Min pote leggere parecchio in quello sguardo. Nynaeve era irritata che nessun’altra sembrasse nervosa. Era frustrata che non avessero trovato qualche modo per origliare la conversazione di Rand e Tarn. Ed era terrorizzata per Lan. Min capiva. Provava lo stesso per Rand.

E… cos’era quella visione che all’improvviso fluttuava sopra la testa di Nynaeve? Era inginocchiata sul cadavere di qualcuno in una posa di lutto. La visione scomparve un momento più tardi.

Min scosse il capo. Quella non era una visione che riusciva a interpretare, perciò lasciò correre. Non poteva sprecare il suo tempo cercando di decifrarle tutte. Per esempio, il coltello nero che di recente ruotava attorno alla testa di Beldeine poteva voler dire qualunque cosa. Si concentrò sul libro. Dunque… Rand avrebbe usato Callandor come parte di un circolo, allora? Le tre che diventavano una? Ma per quale ragione e con chi? Se doveva combattere il Tenebroso, non aveva senso che fosse in un circolo di cui qualcun altro aveva il controllo, giusto?

«Cadsuane,» disse «questo è comunque sbagliato. Qui c’è altro. Qualcosa che non abbiamo scoperto.»

«Su Callandor?» chiese la donna. Min annuì.

«Anch’io lo sospetto» replicò Cadsuane. Che strano sentirla parlare in modo franco! «Ma non sono riuscita a determinare cosa. Se solo quello sciocco ragazzo revocasse il mio esilio, potremmo procedere con cose più importa…»

La porta per la stanza di Cadsuane si spalancò e Merise sobbalzò dalla sorpresa. Nynaeve fece un passo all’indietro dalla porta: per poco non l’aveva colpita.

In piedi sulla soglia c’era un Tarn al’Thor davvero adirato. Guardò torvo Cadsuane. «Cosa gli hai fatto?» domandò.

Cadsuane abbassò il suo libro. «Io non ho fatto nulla al ragazzo, tranne incoraggiarlo all’educazione. Qualcosa che, a quanto pare, potrebbero imparare altri membri della sua famiglia.»

«Bada a come parli, Aes Sedai» ringhiò Tarn. «Lo hai visto? L’intera stanza è parsa diventare più buia quando è entrato. E quella faccia… ho visto più emozione negli occhi di un cadavere! Cos’è successo a mio figlio?»

«Deduco» disse Cadsuane «che la riunione non sia andata come sperato.»

Tarn trasse un profondo respiro e la rabbia parve defluire all’improvviso da lui. Era ancora deciso, i suoi occhi seccati, ma la rabbia era scomparsa. Min aveva visto Rand riprendere il controllo di se così facilmente, prima che le cose fossero cominciate ad andare storte a Bandar Eban.

«Ha cercato di uccidermi» disse Tarn con voce misurata. «Il mio stesso figlio. Una volta era il ragazzo più gentile e leale che un padre potesse sperare. Stanotte ha incanalato l’Unico Potere e lo ha rivolto contro di me.»