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Lei avrebbe trovato onore nella sua nuova vita. In un modo o nell’altro.

«Non sono una minaccia» sussurrò Heirn, accucciandosi con i Vero Sangue dall’altra parte delle Fanciulle.

Rhuarc, in allerta, osservava i profughi. «I morti camminano,» disse il capo del clan Taardad «e gli uomini cadono a caso per la malvagità dell’Accecatore, il loro sangue corrotto come l’acqua di un pozzo contaminata. Quella potrebbe essere povera gente in fuga dalle devastazioni della guerra. Oppure potrebbero essere qualcos’altro. Teniamoci a distanza.» Aviendha lanciò un’occhiata alla colonna di profughi sempre più distante. Non pensava che Rhuarc avesse ragione: questi non erano fantasmi o mostri. C’era sempre qualcosa di… sbagliato in quelli. Le facevano venire un formicolio, come se stesse per essere attaccata. Tuttavia Rhuarc era saggio. Si imparava a essere cauti nella Terra delle Tre Piegature, dove un ramoscello poteva uccidere. Il gruppo di Aiel scivolò giù dalla collina fino alla pianura di erba bruna. Perfino dopo mesi passati nelle terre bagnate, Aviendha trovava strano il paesaggio. Gli alberi qui erano alti e con lunghi rami, con troppe gemme. Quando gli Aiel attraversarono sprazzi di erba gialla primaverile fra le foglie cadute in inverno, quel tappeto parve così pieno d’acqua che Aviendha quasi si aspettava che quei fili e quelle foglie si rompessero sotto i suoi piedi. Sapeva che gli abitanti delle terre bagnate dicevano che la primavera stava giungendo in modo particolarmente lento, ma era già più fertile della sua patria.

Nella Terra delle Tre Piegature, questo prato — con le colline a offrire riparo e punti di osservazione — sarebbe stato occupato immediatamente da una setta per essere usato per coltivare. Questo era solo uno fra mille diversi appezzamenti di terra mai toccati. La colpa ricadeva di nuovo su quelle città. Le più vicine erano troppo distanti da questo posto per renderlo una buona ubicazione per una fattoria di abitanti delle terre bagnate.

Gli otto Aiel attraversarono rapidamente i prati, descrivendo un percorso fra i pendii, muovendosi in modo rapido e furtivo. I cavalli non potevano competere con i piedi di un uomo, anche considerando il loro tonante galoppo. Bestie terribili… Perche gli abitanti delle terre bagnate insistevano a utilizzarle? Sconcertante. Aviendha poteva iniziare a capire come pensava un capo o una regina, ma sapeva che non avrebbe mai compreso del tutto gli abitanti delle terre bagnate. Erano inspiegabili. Perfino Rand al’Thor.

Specialmente Rand al’Thor. Sorrise, pensando ai suoi occhi sinceri. Si ricordò il suo odore: saponi delle terre bagnate, che profumavano d’olio, misto a quel particolare aroma terroso che era solo suo. Lei lo avrebbe sposato. Era determinata quanto Elayne sotto quell’aspetto; ora che erano sorelle prime, potevano sposarlo assieme, com’era opportuno. Solo, come poteva Aviendha sposare qualcuno ora? Il suo onore era stato nelle sue lance, ma adesso Rand al’Thor le portava alla sua cintura, battute e forgiate in una fibbia, che lei gli aveva dato con le sue stesse mani.

Lui una volta le aveva fatto un’offerta di matrimonio. Un uomo! Che proponeva un matrimonio! Un altro di quegli strani costumi da abitanti delle terre bagnate. Perfino non considerando la stranezza della situazione — non considerando l’insulto che la sua proposta aveva mostrato verso Elayne — Aviendha non avrebbe mai potuto accettare Rand al’Thor come proprio marito. Non riusciva a capire che una donna doveva portare onore a un matrimonio? Cosa poteva offrire una semplice apprendista? Avrebbe forse voluto che Aviendha andasse da lui in condizione di inferiorità ?.Farlo l’avrebbe ricoperta di vergogna!

Sicuramente Rand non aveva capito. Lei non lo riteneva crudele, solo ottuso. Aviendha sarebbe andata da lui quando lei fosse stata pronta, poi avrebbe posato ai suoi piedi la ghirlanda nuziale. E non avrebbe potuto farlo fin quando non avesse compreso la propria identità.

Le vie del ji’e’toh erano complesse. Aviendha sapeva come misurare l’onore come Fanciulla, ma le Sapienti erano qualcosa di completamente diverso. Aveva pensato di star ottenendo qualche piccola quantità di onore ai loro occhi. Per esempio, le avevano permesso di passare parecchio tempo con la sua sorella prima a Caemlyn. Ma poi, all’improvviso, Dorindha e Nadere erano arrivate e avevano informato Aviendha che stava ignorando il suo addestramento. L’avevano presa come una bambina scoperta a origliare furtiva fuori dalla sauna, trascinandola a unirsi al resto del suo clan in partenza per l’Arad Doman.

E ora… ora le Sapienti la trattavano con meno rispetto di prima! Non le offrivano alcun insegnamento. In qualche modo aveva fatto un passo falso ai loro occhi. Questo le faceva rivoltare lo stomaco. Mettersi in imbarazzo di fronte alle altre Sapienti era grave quasi quanto mostrare paura di fronte a una persona coraggiosa come Elayne!

Finora le Sapienti avevano concesso ad Aviendha qualche onore permettendole di subire le punizioni, ma lei non sapeva proprio come si fosse coperta di vergogna. Chiederlo — naturalmente — le avrebbe solo portato altra vergogna. Finche non avesse messo allo scoperto il problema, non poteva onorare il suo toh. Peggio ancora, c’era il serio rischio di commettere di nuovo quell’errore. Finche non avesse risolto questo problema, sarebbe rimasta un’apprendista e non sarebbe mai stata in grado di portare un’onorevole ghirlanda nuziale a Rand al’Thor.

Aviendha digrignò i denti. Un’altra donna avrebbe potuto piangere, ma a cosa sarebbe servito? Qualunque fosse stato il suo errore, era stata lei a provocarlo ed era suo compito porvi rimedio. Lei avrebbe ritrovato l’onore e avrebbe sposato Rand al’Thor prima che lui morisse nell’Ultima Battaglia.

Questo voleva dire che, qualunque cosa fosse quello che doveva imparare, doveva farlo in fretta. Molto in fretta.

Si incontrarono con un altro gruppo di Aiel in attesa in una piccola radura fra una macchia di pini. Il terreno era coperto da uno spesso tappeto di aghi bruni caduti, il cielo frammentato dai tronchi torreggianti. Il gruppo era ristretto per i criteri di clan e sette, a malapena duecento persone. Nel mezzo della radura c’erano quattro Sapienti, tutte con indosso le caratteristiche gonne di lana marrone e bluse bianche. Aviendha era vestita in modo simile, che ora le risultava naturale quanto una volta il cadin’sor. Il gruppo di ricognizione si divise, con uomini e Fanciulle che andavano a unirsi ai membri dei loro clan o affiliazioni. Rhuarc andò dalle Sapienti e Aviendha lo seguì.

Ciascuna delle Sapienti — Amys, Bair, Melaine e Nadere — le scoccò un’occhiata. Bair, l’unica Aiel del gruppo a non essere Taardad o Goshien, era arrivata solo di recente, forse per coordinarsi con le altre. Qualunque fosse il motivo, nessuna di loro pareva contenta. Aviendha esitò. Se fosse andata via ora, avrebbe dato l’impressione di cercare di evitare la loro attenzione? Osava invece restare, rischiando di incorrere in ulteriore scontento da parte loro?

«Ebbene?» disse Amys a Rhuarc. Anche se Amys aveva i capelli bianchi, pareva piuttosto giovane. Nel suo caso non era dovuto al maneggiare il Potere: i suoi capelli avevano iniziato a diventare argentei fin da quando era bambina.

«Era come descritto dagli esploratori, ombra del mio cuore» disse Rhuarc. «Un’altra pietosa banda di profughi delle terre bagnate. Non ho visto in loro nessun pericolo nascosto.»

Le Sapienti annuirono, come se questo fosse ciò che si erano aspettate. «E la decima banda di profughi in meno di una settimana» disse l’attempata Bair, con i suoi occhi azzurri meditabondi.

Rhuarc annuì. «Ci sono voci di attacchi dei Seanchan ai porti a ovest. Forse la gente si muove nell’entroterra per evitare le scorrerie.» Lanciò un’occhiata ad Amys. «Questo Paese ribolle come acqua versata su una pietra del focolare. I clan sono incerti su cosa voglia Rand al’Thor da loro.»