— Eccellente decisione, ragazzo mio — lo interruppe Sum Dotran.
— … dal momento che è cosa in cui i Qeng Ho hanno poca esperienza, per quanto accuratamente lo si possa pianificare.
Questo lasciava due possibilità: tagliare la corda, oppure restare collaborando al minimo con gli Emergenti, per poi contattare i Ragni alla prima opportunità. Anche se obiettivamente giustificata, la ritirata avrebbe imposto alla loro spedizione il marchio di un abbietto fallimento. E considerata la situazione del carburante, il ritorno sarebbe stato quanto mai lento.
A meno di un milione di chilometri da loro c’era il più grande mistero di quella parte dello Spazio Umano. Avevano viaggiato per cinquanta anni-luce, fino a contatto di quella tentazione. Grandi obiettivi, grandi rischi. — Signore, rinunciare adesso significa andare in perdita senza aver fatto un reale tentativo di andare in vincita. Non sentirci sicuri è normale. Mi preoccuperei di più se vedessi il contrario. — Dopotutto anche i Qeng Ho avevano le loro leggende di guerra: Pham Nuwen aveva vinto la sua parte di battaglie. — Io… il mio consiglio è di restare qui.
Silenzio. Ezr ebbe l’impressione di vedere del sollievo sulla maggior parte delle facce. La vice comandante di flotta Lisolet appariva truce come prima. Sum Dotran non fu altrettanto riservato: — Ragazzo mio, la prego. Ci rifletta meglio. La sua famiglia ha due astronavi a rischio, qui. Non è una vergogna rinunciare prima che le perdite siano davvero gravi. Anzi, è saggezza. Gli Emergenti sono troppo pericolosi per…
Park fluttuò via dal suo posto a tavola. Si fermò accanto a Sum Dotran e gli appoggiò gentilmente una mano su una spalla. La sua voce fu morbida: — Spiacente, Sum. Lei ha fatto tutto quel che poteva. Ci ha perfino indotto a consultare un giovane proprietario. Ora è il momento… per tutti noi… di metterci d’accordo e di procedere.
La faccia di Dotran era contorta in una smorfia preoccupata. Per un momento l’uomo tacque e cercò di controllarsi, poi fece un sospiro. All’improvviso sembrava assai più vecchio e stanco. — E va bene, comandante.
Park fluttuò di nuovo al suo posto ed elargì a Ezr uno sguardo impassibile. — Grazie per il suo consiglio, apprendista Vinh. Mi aspetto che lei mantenga confidenziale questo colloquio.
— Sì, signore. — Ezr afferrò la ringhiera.
— Può andare.
La porta si aprì, dietro di lui. Ezr si spinse via dalla ringhiera, Mentre oltrepassava la porta vide che il comandante aveva già ripreso a parlare ai membri del Comitato. — Kira, provveda a far mettere un armamento adeguato su tutte le navette. Forse possiamo persuadere gli Emergenti che la collaborazione fra i velivoli è pericolosa, date le differenze tecniche…
La porta si chiuse, nascondendo il resto della frase. Ezr era sopraffatto dal sollievo e dal nervosismo nello stesso tempo. Con un anticipo di almeno una quarantina d’anni su quanto si sarebbe aspettato, lui aveva partecipato a una decisione della flotta. Non era stato divertente.
3
Il pianeta dei Ragni — Arachna, come cominciavano a chiamarlo alcuni — aveva un diametro di 12.000 km, e una gravità di 0,95 G. La sua massa interna era di roccia completamente solida, ma sulla superficie era sparsa una quantità di sostanze volatili sufficiente per degli oceani e un’atmosfera respirabile. Un solo particolare gli impediva di essere un eden planetario di tipo terrestre: l’assenza di luce solare.
Erano trascorsi più di duecento anni dall’ultima volta che la stella OnOff, il sole di quel mondo, era entrata nella fase “Off’’. Da oltre duecento anni la sua luce, su Arachna, non era più brillante di quella delle stelle più lontane.
La navetta da sbarco di Ezr si mise in volo orizzontale sopra quello che in un’epoca più calda doveva essere un vasto arcipelago. L’evento principale era in corso sull’altra faccia del pianeta, dove gli equipaggi delle navette pesanti stavano scavando e caricando qualche milione di tonnellate di oceano congelato e di materie prime. A Ezr non importava di perdersi quello spettacolo; l’aveva già visto altrove. Ma la sua piccola navetta poteva essere quella che avrebbe fatto l’atterraggio storico…
Le immagini proiettate nella cabina passeggeri erano una semplice veduta naturale in presa diretta. Il territorio che scorreva sotto il velivolo era una distesa nera e grigia, con chiazze bianche che rilucevano debolmente. Forse era uno scherzo della sua fantasia, ma Ezr aveva l’impressione di vedere vaghe ombre proiettate da OnOff. Doveva essere colpa della dirupata conformazione del suolo, fatto di crepacci, picchi montani e improvvisi baratri che si spalancavano nelle distese di neve. Gli sembrava anche di scorgere immagini ad arco che circondavano le isole: onde di pressione, dove l’oceano s’era congelato attorno alla roccia solida?
— Ehi, almeno proietta un altimetro su questa roba — disse la voce di Benny Wen dietro una spalla di Ezr, e subito un reticolo di isoipse rosse si sovrappose al panorama. Le linee di livello corroborarono le intuizioni di Ezr sulle irregolarità del suolo.
Con un gesto Ezr spazzò di nuovo via le isoipse. — Quando la stella è nella fase On, laggiù ci sono milioni di Ragni. Uno penserebbe di poter vedere qualche segno di civiltà.
Benny sbuffò. — Cosa ti aspetti di vedere, con una visione al naturale? Quasi tutto quello che rimane allo scoperto sono le cime delle montagne. La superficie delle pianure è sepolta da chissà quanti metri di neve d’ossigeno e azoto. — In effetti un’atmosfera media tipo-Terra poteva formare, congelandosi, uno strato alto dieci metri di aria-neve, se equamente distribuita. Molti dei luoghi dove si poteva stimare più probabile l’esistenza di città (golfi, foci di fiumi) erano invece sepolti da diverse dozzine di metri di neve. Tutti i precedenti atterraggi erano avvenuti in zone relativamente elevate, dov’era più probabile trovare miniere e piccoli insediamenti. Soltanto poco prima dell’arrivo degli Emergenti era stato individuato il luogo verso cui la navetta si stava dirigendo.
Le terre continuavano a scorrere sotto di loro, immerse nel buio. C’erano perfino dei ghiacciai. Ezr si chiese quando avessero avuto il tempo di formarsi. Che fossero di aria congelata?
— Dio di Tutti i Commerci, guarda laggiù! — Benny stava indicando a sinistra. Sull’orizzonte c’era un minuscolo bagliore rosso. Fecero uno zoom. La luce continuò a restare piccola e si fece sempre meno visibile. Lo si sarebbe detto un incendio, anche se era difficile capire cosa potesse bruciare fra quei ghiacci. Poi scomparve, ed Ezr ebbe l’impressione che qualcosa si fosse interposto. — Qui ho un’immagine migliore, dall’orbita — disse il capoequipaggio Diem dal fondo del compartimento. Non la trasmise agli altri. — È un vulcano. Sta eruttando,
Ezr continuò a seguire l’immagine che aveva. C’era qualcosa di scuro che si alzava nell’aria sopra il bagliore rosso, forse un geyser di lava, o più probabilmente di aria decongelata e acqua, che sembrava disperdersi nello spazio, — Questa è una novità inaspettata — commentò Ezr. Il cuore del pianeta era freddo e morto, ma dovevano esserci ancora sacche di magma nel mantello, sotto la crosta. — Tutti sono così sicuri che i Ragni siano in letargo sotto il ghiaccio. E se invece alcuni di loro fossero rimasti attivi e al caldo, vicino a vulcani come quello?
— Non è probabile. Abbiamo eseguito esplorazioni IR precise e dettagliate. Avremmo potuto individuare qualsiasi insediamento intorno a un punto caldo. Inoltre, i Ragni hanno appena inventato la radio prima dell’ultima glaciazione. Non sono tecnicamente in grado di uscire in un ambiente vuoto e gelido come questo.