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Con la coda dell’occhio vide un movimento. Si girò a mezzo. La banda di Jau Xin era al solito tavolo, presso il soffitto. Ezr! Un sorriso involontario curvò la bocca di Qiwi. Soltanto lui stava guardando verso di lei. Gli fece un cenno di saluto. Ezr si scurì in faccia e distolse lo sguardo. Lei deglutì un groppo di saliva, ferita. Ogni volta che lo vedeva provava sempre quell’impulso di gioia, come quando si incontra un vecchio amico a cui si vorrebbero dire tante cose. Ma gli anni passavano e lui rifiutava ancora di rispondere al suo sguardo. Qiwi non aveva mai voluto fare del male a Trixia Bonsol; lei aiutava Tomas perché era un brav’uomo, un uomo che faceva del suo meglio per portarli alla fine dell’Esilio.

Si chiese se Ezr le avrebbe consentito di parlargli, di spiegargli questa cosa. Forse. C’erano ancora anni davanti a loro. Alla fine dell’Esilio, quando avrebbero potuto mettersi al lavoro per aiutare quella società di creature intelligenti e Trixia sarebbe tornata da lui… sicuramente lui l’avrebbe perdonata.

34

Lo spazio fra la parete esterna del provvisorio e quella dei locali abitabili era un interstizio pressurizzato largo un paio di metri. Col passare degli anni i vegetali e le paste chimiche che Gonle Fong coltivava “illegalmente” ne avevano riempito una parte. Pham aveva dato appuntamento a Vinh sul lato opposto, ma anche lì se ne sentiva l’odore. Faceva freddo, e l’unica luce era quella di OnOff che filtrava dall’esterno.

Con un piede uncinato a una maniglia, Pham aspettava pazientemente. Il Turno prima aveva riempito quell’interstizio di localizzatori. Alcuni fluttuavano intorno alla sua testa, invisibili come granelli di polvere. Grazie a essi poteva controllare ogni movimento, e si accorse subito quando un estraneo entrò da un portello. Ne ebbe perfino una visione ottica, buona quasi quanto quella dei visori distribuiti ai Qeng Ho. Era il giovane Vinh, cauto e nervoso.

Giovane non tanto, ormai. Vinh doveva aver passato la trentina, in tempo soggettivo. Ma aveva sempre quei modi seri e contegnosi… proprio come Sura. Non una persona di cui fidarsi, oh no. Ma probabilmente una persona che poteva essere usata.

Poco dopo Vinh apparve dalla curva del gigantesco pallone. — Ci incontriamo, finalmente — disse Pham, sottovoce.

— S-sì. Finalmente. — Il giovanotto si guardò attorno, abbassando anch’egli la voce, Sul suo volto, così simile a quello di Sura, ci fu un sorriso. — È strano vederla… cioè, vedere lei invece di Pham Trinli.

— Fisicamente c’è poca differenza, no?

— Oh, non saprei, signore. Quando lei è Pham Trinli certe piccole cose sono diverse. Lei, adesso e qui, si muove in modo diverso. Se Nau o la Reynolt potessero vederla ora anch’essi se ne accorgerebbero.

Quel giovanotto aveva troppa immaginazione. — Be’, l’unica cosa che vedranno nei prossimi due Ksec sono le bugie che i localizzatori gli stanno raccontando. Spero che tanto basti per informarti di…

— Lei può davvero vedere attraverso i localizzatori, comandarli, fornirgli un altro input?

— Con un po’ di pratica. — Pham mostrò al giovane come fissare i localizzatori intorno alle orbite dei suoi occhi, e come stimolarli a collaborare. — Non farlo in pubblico. I raggi che usano sono molto sottili, ma apparecchi sensibili potrebbero captarli.

Per qualche momento Vinh ebbe uno sguardo cieco. — Ah — disse poi. — Mi sembra di avere un ago dietro gli occhi.

— I localizzatori ti stimolano direttamente il nervo ottico. Ciò che ricevi sembra strano, dapprima. È questione di pratica. — Pham avrebbe potuto dirgli che alcuni avevano perso la vista, ma erano casi rari. Invece gli insegnò un paio di test coi quali Vinh avrebbe potuto fare esercizio.

Ci aveva pensato molto prima di dare quell’interfaccia al giovane. Tuttavia ormai Vinh sapeva fin troppo, se avesse voluto tradirlo. O ammazzarlo, o dirgli anche il resto. Vinh era un impulsivo, troppo introverso, troppo instabile… d’altra parte aveva il buonsenso di conservare il suo posto sotto quella tirannia senza farsi ammazzare.

Da lì a poco Vinh aveva imparato i primi elementi. — D’accordo, signore. Ora farò pratica in camera mia. Sa… tutto questo mi fa sentire come se io stia facendo qualcosa, dopo anni di inattività. Noi… cosa faremo alla fine? Voglio dire, dopo che avremo vinto?

— Dopo? — Cosa dirgli? — Be’, sarà… magnifico. Avremo tutta la tecnologia Qeng Ho e una razza in grado di acquistarla, pagandola al nostro prezzo. Questo ci consentirà di mercanteggiare con loro più di quanto i Qeng Ho abbiano mai fatto. E in più ciò che abbiamo appreso sulla fisica della stella OnOff. Abbiamo fra le mani un enorme tesoro, che promette sviluppi di un genere mai…

— E i focalizzati saranno liberati.

— Sì, naturalmente. Non preoccuparti, Vinh, riavrai la tua Trixia. — Questa era una promessa azzardata, ma Pham avrebbe fatto il possibile per mantenerla. Con Trixia Bonsol libera, Vinh avrebbe ascoltato più spassionatamente i suoi programmi sul Focus.

Pham si accorse che il giovane lo guardava perplesso. Forse aveva esitato un attimo di troppo prima di rispondergli. — Bene. Per oggi non c’è altro. Fai pratica con l’input del linguaggio e l’ottica. Esci tu per primo.

— D’accordo. — Per un momento Vinh parve sul punto di fargli altre domande, poi fluttuò via oltre la curva del pallone.

Pham guardò il timer proiettato in un angolo della sua visuale. Entro venti secondi si sarebbe allontanato in direzione opposta. I localizzatori avevano trasmesso duemila secondi di bugie agli annusatori di Brughel, ma più tardi avrebbe dovuto fare dei riscontri. Con delle testerapide al controllo di tutti quegli input audio e video, uno non poteva rilassarsi un istante.

— Sa una cosa, signore? Abbiamo bisogno dei localizzatori anche ad Hammerfest. — Quella richiesta era ormai un rituale, all’inizio di ogni riunione con Ritser Brughel.

— Anne Reynolt non ha ancora le analisi complete — rispose Nau. Mentre sedevano lo guardò. Brughel sembrava in ottima forma. Era rimasto in sonno freddo per metà di quegli anni, e faceva molto esercizio fisico in palestra. Col tempo aveva inoltre imparato a soddisfare le sue… uh, necessità, senza produrre un numero eccessivo di testerapide morte. Un giorno sarebbe diventato un Dirigente affidabile.

— Col supporto dei localizzatori anche ad Hammerfest, signore, i miei annusatori potrebbero avere continui riscontri affidabili su ogni individuo, visto il traffico di Qeng Ho nel nostro habitat. È uno scandalo non disporre di un livello di sicurezza decente proprio nel luogo più importante per noi.

— Mmh. — Nau lo guardò negli occhi. Da bambino lui aveva imparato una lezione importante: qualunque cosa tu desideri, non mentire mai a te stesso. Questo difetto aveva mandato alla rovina grandi uomini in tutta la storia umana, da Helmun Dire a Pham Nuwen. Doveva essere onesto: lui voleva il lago che Qiwi aveva proposto di fare sotto Hammerfest. Completato da un ambiente vegetale avrebbe costituito qualcosa di gradevole in quello squallore. Tutto ciò non era una scusa per venir meno alle misure di sicurezza (Anne Reynolt non prevedeva meno di cinque anni prima di completare le analisi sui nuovi localizzatori Qeng Ho) ma forse negarsi quel lago avrebbe reso le cose peggiori. Scegli un approccio diverso: chi sta facendo pressione per i localizzatori? Ritser Brughel ne era notoriamente entusiasta. La sua opinione non poteva essere sottovalutata. — Cosa mi dice di Qiwi, Ritser? Qual è l’opinione dei suoi analisti?