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— Dovremo vederci ancora di persona.

— D’accordo. Senta, Pham… io non credo alle bugie che Nau mi ha detto su di lei.

— Già, be’, ognuno scrive la sua versione della Storia. La cosa che ora mi preoccupa è un’altra. Dovrò insegnarti qualche trucchetto su come manovrare i colloqui a tradimento come quello.

— Mi dispiace. Per un momento ho creduto che sapesse tutto di noi. — La voce di Ezr Vinh era debole nell’orecchio di Pham. Il giovanotto aveva imparato a usare bene il loro metodo di comunicazione segreto: abbastanza da consentire a lui di sentire il tono imbarazzato della sua voce.

— Hai reagito bene, ragazzo. Con un altro po’ di addestramento farai meglio. — Parlarono ancora un poco, accordandosi sulla data del loro prossimo incontro e sull’espediente da usare come copertura. Poi il tenue legame s’interruppe e Pham rimase solo a riflettere sui fatti della giornata.

Dannazione. Quel giorno il disastro era stato evitato per un pelo… o solo temporaneamente. Pham fluttuava in una stanza buia, ma il suo sguardo spaziava per chilometri, fino a Diamante Uno e Hammerfest. Adesso i localizzatori si trovavano ovunque, ed erano operativi, anche se le unità MRI nella clinica del Focus cortocircuitavano quasi subito ogni localizzatore nelle loro immediate vicinanze. Averli anche su Hammerfest era stato il passo avanti che lui aspettava da anni, ma… se io non avessi alterato la diagnostica emanata da quelli addosso a Vinh, avremmo potuto perdere tutto. Lui sapeva bene come il caponave usava quella nuova tecnologia; la stessa cosa, anche se a livello più superficiale, era stata fatta nel provvisorio per anni. Ciò che non aveva previsto era che Nau avesse una fortuna così sfacciata nella scelta delle parole. Per una decina di secondi Vinh era stato certo che l’uomo sapesse tutto. Pham aveva alterato la reazione analizzata dagli annusatori, e il giovanotto s’era difeso bene, ma…

Non immaginavo che Tomas Nau sapesse tante cose di me. Spesso il caponave s’era dichiarato un ammiratore dei “giganti della storia”, fra i quali includeva anche Pham Nuwen. A lui era sempre parso che fosse una balla per procurarsi un’apertura coi Qeng Ho, ma adesso non ne era più sicuro. Mentre Nau era occupato a vivisezionare le reazioni fisiochimiche di Vinh, Pham aveva fatto lo stesso con le sue. Tomas Nau ammirava davvero il Pham Nuwen descritto dalla Storia degli Emergenti! Per qualche motivo gli piaceva vedere somiglianze fra le sue mostruosità e le mostruosità di quel Pham Nuwen. Mi ha definito un “portatore di ordine”. Questo risvegliava strani echi in lui. Benché non avesse mai pensato a se stesso in quei termini, era così che gli sarebbe piaciuto essere. Ma siamo troppo diversi. Nau uccide senza pietà per le sue ambizioni, io ho sempre voluto mettere fine alla barbarie, alle uccisioni. La cosa strana era che Nau conosceva anche buona parte della storia vera, quella appresa dagli archivi Qeng Ho, quella che Vinh era andato a studiarsi.

Ciò che il giovanotto aveva letto nella biblioteca era interessante. In buona parte era perfino vero. Ma vero o rimaneggiato che fosse non si trattava della mitologia che Sura Vinh aveva lasciato nelle cronache Qeng Ho. Non era l’insieme di menzogne che Sura aveva usato per coprire il suo tradimento. Ed Ezr Vinh come la pensava? Lui era stato già fin troppo aperto col giovanotto. Vinh era assolutamente inflessibile per quanto riguardava il Focus, ogni occasione era buona per piagnucolare sulle testerapide. Era strano. In vita sua Pham era stato indulgente coi pazzoidi e coi balordi e perfino con molti criminali, ma sopportare le ossessioni di Ezr Vinh lo lasciava esausto. Il giovanotto semplicemente non capiva il miracolo che il Focus poteva fare.

E c’erano cose negli archivi di Nau che avrebbero reso difficile a Pham nascondere a Vinh i suoi veri obiettivi.

Pham aprì quegli archivi e s’immerse nella versione della Storia a disposizione di Nau, passando da un episodio all’altro. Imprecò sulle bugie che facevano di lui un mostro. Fremette su quelle che erano verità, anche sapendo di non aver avuto altra scelta. Era strano rivedere la faccia che aveva avuto un tempo. Alcuni di quei video dovevano essere autentici. Pham poteva quasi risentire le parole di quei discorsi uscirgli dalle labbra. In lui fluivano i ricordi. Negli anni più luminosi ogni viaggio lo aveva portato in contatto con Mercanti che sapevano cosa poteva diventare una cultura interstellare. E meno di mille anni dopo che il Piccolo Principe di Camberra era stato portato via dai Mercanti, il suo piano era vicino al successo. L’idea della cultura Qeng Ho era sparsa in tutto lo Spazio Umano. Dai mondi del Confine Lontano che forse lui non avrebbe mai conosciuto, al centro più evoluto di quello spazio, perfino sulla Vecchia Terra… tutti avevano udito il suo messaggio, tutti conoscevano la sua visione di una società articolata sul cosmo, non sui pianeti, fatta per durare fino a fermare la Ruota del Fato. Vero, la maggior parte di loro non riusciva a vedere più di ciò che vedeva Sura. Erano “persone pratiche”, interessate soltanto ad accumulare ricchezze, Mercanti che pensavano solo alle loro Famiglie. Ma Pham aveva creduto allora — e Dio sa che lo credo ancora oggi — che molti altri sognassero qualcosa di più grande, proprio come lui.

Attraverso migliaia d’anni di tempo reale Pham aveva lasciato il suo messaggio, il progetto per un Incontro Qeng Ho più spettacolare di ogni altro incontro, un luogo e un tempo dove i nuovi Qeng Ho avrebbero dichiarato la Pace dello Spazio Umano, e si sarebbero accordati per servire quella causa. Era stata Sura Vinh a scegliere il posto. Namquem.

Vero, Namquem era troppo vicino al cuore dello Spazio Umano, ma era anche il centro delle maggiori attività commerciali Qeng Ho. I Mercanti interessati a partecipare lavoravano in zone equidistanti da quel centro. Queste erano le ragioni accampate da Sura. E a quel tempo lei sapeva sorridere in modo così sincero e affascinante. Pham aveva creduto che a Namquem lui avrebbe avuto la sua possibilità.

In effetti c’era anche un’altra ragione per accordarsi su un Incontro a Namquem. Sura aveva sempre viaggiato poco, era sempre stata la pianificatrice al centro degli schemi di Pham. Erano trascorsi i decenni e poi i secoli. Nonostante i lunghi periodi in sonno freddo e le risorse della medicina geriatrica Sura Vinh era diventata insopportabilmente vecchia. Quanti anni effettivi aveva accumulato? Cinquecento, seicento? Nell’ultimo secolo prima dell’Incontro il suo ultimo messaggio gliel’aveva mostrata così anziana. Se non fosse stato per quell’Incontro a Namquem, forse Sura non avrebbe vissuto abbastanza per vedere il successo di Pham, s’era detto lui. Forse Sura non avrebbe mai visto che lui aveva ragione. Lei era l’unica di cui mi fidavo completamente. Quante cose avevo fatto per lei.

E Pham si sentì affogare nella vecchia rabbia, a quei ricordi.

Una piccola cabina, quasi buia. La stanzetta che un semplice tecnico avrebbe avuto in un provvisorio non di lusso. Bluse e tute da lavoro fluttuavano in un cestone. Un’etichetta luminescente con un nome attrasse il suo sguardo. Pham Trinli.

Come sempre, quando lui si lasciava permeare dai ricordi, essi erano più nitidi di qualsiasi video, e il ritorno al presente fu amaro. La “flotta di punizione” con cui Sura si era disfatta degli avversari politici non era stata una flotta di bare. Perfino adesso, duemila anni dopo il tradimento di Sura, Pham non riusciva a spiegarsi quella generosità. Probabilmente c’erano stati altri traditori, gente di potere ma con abbastanza coscienza da insistere che Pham e i suoi seguaci non fossero uccisi. La “flotta di punizione” era stata un’accozzaglia di naviram d’ogni genere, con le stive piene di contenitori per il sonno freddo. Ma ognuna di quelle navi era stata spedita via su una rotta diversa. Mille anni dopo esse erano ancora disperse sull’intera estensione dello Spazio Umano.