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Hrunkner si accorse di sorridergli, catturato dalle sue fantasie. — Ricordi quando ti sei messo nei guai con quel programma, L’Ora della Scienza dei Piccoli? Ricordi quando dicevi «Il cielo sarà la nostra nuova profondità»? Perdio, Sherk! Con questa roba, chi ha bisogno dei razzi? Potremo far volare gli aerei nello spazio. Potremo finalmente scoprire chi ha causato le luci che vedemmo nella Tenebra! Forse scopriremo perfino dei nuovi mondi, lassù.

— Sì, ma… — Underhill tacque, come se l’entusiasmo maniacale dell’altro lo costringesse a vedere tutti i problemi che c’erano fra la realtà e il sogno. — Prima di tutto dobbiamo ancora vedercela con l’Onorevole Pedure e i Kindred. Non hanno certo intenzione di lasciarsi sorpassare da noi.

Hrunkner ripensò alla camminata fra gli alberi. E noi dobbiamo ancora imparare a vivere nella Tenebra.

Gli anni parvero ricadere di nuovo addosso a Underhill. Allungò due mani ad accarezzare il suo insetto Mobiy, e con un’altra prese il guinzaglio. — Sì, si sono molti problemi. — Curvò le spalle come sotto il peso del futuro che li attendeva. — Ma non posso fare niente per l’Alleanza prima di tornare a Principalia. Questa sera avrò un’ottima possibilità di vedere come la gente reagisce alla Tenebra. Tu cosa pensi del nostro primo giorno di Tenebra, Hrunk?

Giù dalla vette della speranza, faccia a faccia coi limiti della razza degli Aracnidi. — Ho avuto… paura, Sherk. Una dopo l’altra abbiamo gettato via tutte le antiche regole, oggi ho visto cosa c’è rimasto. Anche se vincessimo la sfida contro Pedure… non so se mi piacerebbe quello che ci resta.

Il vecchio sogghigno piegò le mani nutritive di Underhill. — Le cose non vanno poi così male, Hrunk. — Si alzò lentamente, e Mobiy lo guidò verso la porta. — La maggior parte di quelli rimasti a Calorica sono gente ricca, famiglie abituale da sempre a farsi le loro regole. Non devi stupirti dei loro vizi. Ma osservandoli c’è sempre qualcosa da imparare. — Si volse al generale. — Io vado a fare una passeggiata lungo il versante, mia cara. Quei giovani possono aver avuto delle interessanti intuizioni.

Victreia Smait si alzò dai cuscini e andò ad abbracciare il marito. — Porterai con te la tua scorta, vero? Niente trucchi?

— Naturalmente. — E Hrunkner ebbe l’impressione che la richiesta di lei fosse quanto mai seria, e che da una dozzina d’anni Underhill e i suoi figli si fossero rassegnati alle misure protettive.

La porta di quarzo si chiuse alle spalle di Underhill, e Hrunkner restò da solo col generale. Lei tornò a sedersi sul trespolo e il silenzio si prolungò. Quanti anni erano trascorsi da quando lui aveva parlato col generale senza qualcun altro intorno a loro? Avevano continuato a comunicare per posta elettronica. Lui non faceva parte dello staff di Victreia Smait, ma il programma degli impianti a fissione era il più importante aspetto civile dei piani di lei, e Hrunkner teneva presenti le necessità dei militari pur mentre contrattava con le ditte appaltataci. Non era trascorso giorno senza che lui telefonasse a qualcuno del suo staff, e si erano incontrati regolarmente cinque o sei volte all’anno alle riunioni generali.

Ma dal giorno del rapimento… fra loro era esistita una barriera. Forse c’era stata anche prima, ed era cresciuta, benché prima della morte di Gokna entrambi avessero saputo oltrepassarla. Ora gli dava una sensazione strana sedere lì da solo col generale.

Il silenzio si prolungò mentre i due si scrutavano fingendo di non farlo. L’aria era fredda e stantia come se la stanza fosse stata chiusa per decenni. Hrunkner costrinse la sua attenzione a spostarsi sul tavolo e sugli scaffali, verniciati a colori diversi. Ogni mobile sembrava risalire al tempo dei suoi bisnonni. Perfino il broccato dei cuscini era uno stile abbandonato dalla generazione 58. Tuttavia era facile immaginare Sherkaner che lavorava lì.

Davanti al trespolo erano ammucchiati fascicoli e disegni. C’era anche uno dei suoi libri pubblicato di recente, Videomanzia via cavo, e reti di steganografia.

D’un tratto il generale ne ebbe abbastanza di quel silenzio. — Hai agito in modo encomiabile, sergente. — Si alzò e venne a sedersi più vicino, sul trespolo di Sherkaner. — A noi era sfuggito del tutto ciò che i Kindred stavano realizzando là, finché tu hai portato la cosa all’attenzione di Thract.

— Rachner Thract ha organizzato l’operazione, signora. È diventato un esperto nel suo campo.

— Sì.

Per un poco parve che non ci fosse altro da dire. Poi Hrunkner indicò il mobilio, quegli assurdi cuscini. Salvo la scrivania di Sherkaner, sembrava roba abbandonata lì da una vita. — Lei non capita spesso da queste parti, vero?

— No — disse lei. — Mio marito voleva vedere come vive questa gente dopo l’inizio della Tenebra. D’altra parte sembrava un posto più sicuro della capitale, per i nostri figli. — Lo guardò con aria di sfida.

Come evitare il sospetto di allusioni indelicate? Ma tacere sarebbe stato peggio. — Sì, però mi sembra una buona idea averli rimandati a Principalia, signore. Sono dei bravi ragni, ma questo non è posto per loro. Giù sulla riva mi è parso che dietro l’allegria della gente ci fosse il terrore della Tenebra, come nelle vecchie storie di quelli che non fanno progetti e restano da soli ad affrontarla in superficie. È gente che non ha scopi nella vita, e ora la Tenebra è cominciata.

Victreia Smait cambiò posizione. — Noi dobbiamo combattere contro istinti vecchi di milioni di anni. Spesso è più difficile che avere a che fare con l’Onorevole Pedure, o coi problemi del nucleare. Ma la gente si abituerà.

Questo era ciò che avrebbe detto Sherkaner, sorridendo fiducioso e inconsapevole di quel che accadeva nel mondo intorno a loro. Ma lei lo diceva col tono di chi ripetesse alla truppa le assicurazioni del Comando Supremo sulla debolezza del nemico. All’improvviso Hrunkner ripensò alla cura con cui aveva chiuso le tende. — Anche lei prova il mio stesso disagio, non è così?

Per un momento lei parve sul punto di dare una risposta irosa. Poi disse: — Hai ragione, sergente. Come ho detto, ci sono degli istinti contro cui dobbiamo lottare. — Scrollò le spalle. — A ogni modo mio marito non se ne preoccupa. O piuttosto, le sue stesse paure lo affascinano, come un altro enigma da studiare. Ogni giorno va sul fondo del cratere e osserva. Fa esperimenti perfino con le guardie del corpo e il suo insetto-guida. Anche oggi sarebbe stato là tutto il pomeriggio, se non fosse stato per la novità che gli hai portato.

Hrunkner sorrise. Sherkaner era un argomento di conversazione più sicuro. — Lui è fatto così. Ha visto come gli brillavano gli occhi parlando di quella polvere di roccia? Mi domando cosa sarà capace di tirarne fuori. Cosa succede quando si mette una bacchetta magica in mano a chi riesce a fare miracoli anche senza?

Victreia Smait parve cercare le parole.

— Sapremo tutto di quella polvere, questo è sicuro. Alla fine. Ma… diavolo, Hrunkner, tu meriti di esserne informato. Sei stato accanto a mio marito fin dal giorno che l’ho conosciuto io. Hai notato come sta peggiorando il suo tremito? La verità è che non sta invecchiando bene come molti della sua generazione.

— Ho notato che è più fragile. Ma consideri i risultati che ha ottenuto a Principalia in questi anni. Ha lavorato più intensamente che mai

— Sì, anche se non di persona. Nel corso degli anni ha messo insieme un esercito di studiosi geniali. Sono centinaia, sparsi sulla rete di computer.