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Lei annuì. — Sì. Non sapevo che si trattava di lei, ma da tempo era chiaro che qualcuno stava manipolando i miei sistemi. L’anno scorso credevo che fosse Brughel, o Kal Omo, coi loro continui giochetti politici. Lei era solo una voce nell’elenco, un tipo che capitava spesso vicino ai fatti più significativi. La mia ipotesi era che lei fosse un furbacchione che si divertiva a giocare al vecchio sciocco, ma… ora vedo che lei è qualcosa di più, signor Trinli. Credeva davvero di potersi beffare per sempre delle nostre misure di sorveglianza?

— Io… — La visione di Pham tornò fuori dalla clinica, sul parco e sul lago. Il trattenimento proseguiva. Tomas Nau e Qiwi avevano raggiunto Jau Xin sulla barca a vela. Pham zumò sulla faccia di Nau: non portava lenti video, all’apparenza. Non sembrava un uomo che sovrintende a un’imboscata in corso altrove. Non sa che la Reynolt e io siamo qui! — Temevo infatti che non avrei imbrogliato a lungo i vostri sistemi… soprattutto lei.

La bionda annuì. — Immaginavo che chiunque fosse a ingannarci mi avrebbe considerato un bersaglio. — Spostò lo sguardo sul pannello aperto dell’apparecchiatura. — Lei sapeva che io dovrò sintonizzare alcuni focalizzati entro il prossimo Msec, vero?

— Sì.– Ma non sapevo che sintonizzare te fosse così urgente.

In Pham tornò la speranza. Anne Reynolt si stava comportando con la sicurezza idiota di un personaggio da romanzo. Non aveva informato il suo capo che lei era lì. Probabilmente non c’era nessuno pronto a spalleggiarla. E ora fluttuava lì, parlando con lui! Falla parlare! — Pensavo di sabotare i circuiti di questa macchina. Così il magnete non si sarebbe attivato al momento dell’accensione…

— E il mio cervello sarebbe stato investito da una scarica tale da destabilizzare il virus? Molto rozzo, ma molto fatale, signor Trinli. Tuttavia lei non è abbastanza esperto da programmare questa emissione sulla mia presenza. No?

— No, e non ne avrei avuto il tempo. — Ha delle emozioni. Questo è nuovo per lei, è sbilanciata. Colpiscila nelle emozioni. — Ma lei deve morire. Lei e Nau e Brughel siete i veri mostri, qui. E per il momento lei è l’unica che io posso raggiungere.

Il sorriso di lei si allargò. Probabilmente erano decenni che non sorrideva. — Lei è un perdente.

— No, lei lo è. Una volta lei era una Dirigente proprio come loro. Il guaio fu che lei perse. O l’ha dimenticato? Ricorda il partito Xevalle?

L’arrogante sorriso della bionda si spense, e la sua espressione tornò fredda e distaccata. Poi scosse il capo. — Io non dimentico mai niente. Lei ha ragione, io ho perso… ma ciò accadde quindici anni prima che nascesse il partito Xevalle. E quelli contro cui combattevo erano tutti i Dirigenti. — Si mosse verso di lui, continuando a tenere l’oggetto puntato sul suo petto. — Gli Emergenti avevano invaso il pianeta Frenk, la mia patria. Io ero una studentessa all’Università di Arnham… i miei compagni presero le armi e io andai con loro, sulle montagne. Per quindici anni ci battemmo contro gli invasori. Loro avevano la tecnologia, il Focus, i satelliti. Noi avevamo il numero, all’inizio. Fummo sconfitti, e continuammo a essere sconfitti, ma li costringemmo a pagare per ogni vittoria. Alta fine eravamo meglio armati, ma ormai ridotti in pochi. Io fui accusata di orrendi massacri dalla loro propaganda. Dopo la mia cattura non ci fu più nessuno a lottare.

Lo sguardo negli occhi di lei era duro. Pham capì che stava sentendo la storia degli Emergenti narrata da chi non aveva potuto scriverla. — Lei… lei è quella che chiamavano la Macellala di Frenk!

Il sorriso della Reynolt riapparve un momento, quando si fermò di fronte a lui. — Sì, i Dirigenti sapevano sfruttare bene le reti di informazione. La “Macellala di Frenk” era più facile da mettere alla berlina che Anne di Arnham. Salvando Frenk da una massacratrice riuscirono a far accettare il Focus, e il toro governo.

Signore Iddio. Ma una parte di lui, automatica, stava continuando a fare i suoi calcoli. Pham si spostò un po’ più a destra e puntellò un piede contro la base del muro.

La Reynolt smise di avvicinarsi. Mirò alle sue gambe con l’oggetto che aveva in mano. — Non ci provi, signor Trinli. Questo è un puntatore collegato al magnete di un MRI, e nel cilindro del magnete ci sono delle sferette d’acciaio. Possono esploderne fuori come da un fucile a pallettoni e portarle via tutte e due le gambe.

Pham spedì un localizzatore a guardare nel cilindro di un magnete. Sì. le sfere c’erano, e con l’impulso adatto potevano diventare veri proiettili. Ma il programma, se era collegato al puntatore… occhi microscopici esplorarono l’interfaccia del telecomando. Lui aveva abbastanza localizzatori da bloccare il ricevitore del segnale e rendere quell’oggetto inutile come un sasso. Lei non sa ancora cosa posso fare a questo livello! La speranza si gonfiò di colpo.

Si sfregò le dita, mandando segnali ai minuscoli meccanismi per metterli al lavoro. Alla Reynolt questo sarebbe apparso solo un gesto di nervosismo, — Nonostante questo lei è fedele a Nau?

— Si capisce. Come potrebbe essere altrimenti?

— Ma qui sta lavorando a sua insaputa.

— Solo per servirlo meglio. Se questo caso sarà assegnato a Ritser Brughel, io voglio documentare il rapporto con tutte le prova prima di presentarlo al caponave…

Pham si spinse via dal muro. Sentì il click del puntatore della Reynolt che scattava a vuoto un attimo prima di piombarle addosso. Andarono a rimbalzare contro il retro di un’unità MRI scambiandosi colpi furibondi, e la donna cercò di colpirlo all’inguine e alla gola. Ma non poteva farcela contro un uomo. Pham le afferrò la testa e le fece sbattere la nuca contro l’apparecchiatura, con forza.

La Reynolt diventò inerte. Lui attese qualche secondo, pronto a colpirla ancora.

Rifletti, Il ricevimento al Braccio Nord era ancora in corso, più idilliaco che mai. Il timer di Pham diceva che lui si trovava lì dentro da soli 250 secondi. Posso ancora farcela! Era necessario apportare parecchie modifiche al piano. Il colpo alla nuca della Reynolt sarebbe risultato all’autopsia, ma (miracolo!) l’abito di lei non recava traccia di lotta. Pham andò a togliere le sfere d’acciaio dal magnete del MRI e le mise in una scatola, su uno scaffale. Forse era possibile salvare qualcosa del piano originale. Supponiamo che lei stesse ricalibrando qualcosa e abbia avuto un incidente…

Pham mise il corpo di lei sul lettino dell’unità MRI e le riordinò capelli e blusa, scrutandola in cerca di una reazione fisica. Sembrava del tutto incosciente, ma gli svenimenti in seguito a colpi alla testa erano solitamente molto brevi.

La Dirigente del partito Xevalle, Il mostro. La Macellaia di Frenk. Dannazione. Anne Reynolt non era nessuna di queste cose. Una donna alta e snella, umana quanto lui e ogni altro lontano discendente dell’umanità terrestre.

Ora alcune storie scolpite sulle pareti di Hammerfest avevano una traduzione che da quei bassorilievi certo non si intuiva. Scene di genocidio, sulle quali campeggiava la figura di una donna. Chissà che non fosse stata quella storia a ispirare Nau, quando s’era presentata l’occasione di attribuire un massacro a chi stava lottando per la sua gente, e ad usarlo per meglio sottomettere i Qeng Ho. Chissà se Anne Reynolt s’era accorta dello strano destino che la legava a Jimmy Diem.

Ma lei non era morta. La sua intelligenza era stata asservita al Focus. E adesso era il maggiore pericolo per Pham e ciò per cui lavorava. Cosi ora doveva morire…