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Un richiamo dal tavolo accanto li fece voltate: — Ehi, Trud!

Silipan era entrato nel locale, e stava parlando con Benny al banco di mescita. L’uomo fluttuò verso di loro. Indossava ancora il vestito elegante del giorno prima, ma la stoffa era stropicciata e sporca, e anche lui non aveva un aspetto migliore.

La gente che non era riuscita ad andare ad Hammerfest aveva molte domande da fare a Silipan, e lo chiamava da tutti i tavoli per avere notizie. Lui tirò diritto fino a quello di Jau Xin. Non essendoci sedie restò a galleggiare nell’aria di fronte a Ezr, mentre gli avventori lasciavano gli altri tavoli e si avvicinavano, ancorandosi ai rampicanti lungo le pareti.

— Allora, Trud, quando risolverete la regressione di quelle due testerapide? Io ne ho alcune in attesa di essere sintonizzate, e voglio una risposta.

— Proprio così. Perché vieni qui a perdere tempo quando dovresti…

— Non è molto quello che si può fare con le apparecchiature di analisi, se…

— Io ho aspettato tutta la mattina una traduzione che non…

— Per il Dio di Tutti i Commerci, date a quest’uomo il tempo di aprite bocca! — tuonò la voce di Trinli, irosa e truculenta. Era un modo di fare che non piaceva a nessuno, ma in quel momento molti lo apprezzarono. Anche Ezr notò con piacere che la gente si azzittiva.

Trud Silipan guardò Nuwen con gratitudine. I tecnici non godevano di molta popolarità, quel giorno. Aveva gli occhi cerchiati, e quando si portò alla bocca il bulbo di birra preso al banco gli tremava la mano.

— Come sta Anne Reynolt? — volle sapere Jau Xin, costringendosi ad avere un tono pacato. — Qualcuno dice che il suo encefalogramma è piatto.

— No, niente affatto. — Silipan scosse il capo e rivolse attorno un sorrisetto. — Anne Reynolt è viva e si riprenderà bene, credo, a parte qualche conseguenza secondaria che…

— Quale conseguenza? Un’amnesia?

— Questo è inevitabile, direi. Ha perso come minimo tutti i ricordi di livello esterno, vale a dire l’ultimo anno della sua vita, e per il momento non si può fare una diagnosi più precisa. Ma presto potrà tornare al lavoro. Mi dispiace per i casi di regressione delle testerapide, ma io non ho potuto occuparmene personalmente.. — Nella sua voce tornò l’antica spavalderia. — Io sono stato assegnato a un lavoro più importante.

— Ma cosa le è successo? Si è ammalata?

La domanda era stata fatta da Benny, che stava consegnando al tavolo accanto un vassoio colmo di confezioni di cibo. Silipan non rispose subito, e prolungò l’attesa bevendo un altro sorso. Quello era il pubblico più numeroso che avesse mai avuto, e tutti pendevano dalle sue labbra. Ezr notò che l’uomo se n’era accorto e stava assaporando ogni momento della sua importanza. Tuttavia era stanco, e piuttosto che riempirsi lo stomaco di birra avrebbe probabilmente preferito cenare. — Alla fine si decise a rispondere: — Cosa le è successo? Ancora non lo sappiamo con certezza. L’anno scorso Anne Reynolt ha avuto un’otite che le ha destabilizzato il virus. Sono cose che succedono, ai focalizzati. In una mattinata lei stessa ha risolto il problema. Era una cosa da poco, roba che solo un occhio esperto poteva diagnosticare guardando come si comportava. In seguito ho notato che si dedicava a un progetto suo, di qualche genere… voi sapete che le testerapide lo fanno, e che possono essere attratte dentro una qualche loro idea fissa come in un gorgo. Come potete immaginare, questo non mi è piaciuto affatto. Stavo per fare rapporto al caponave, ma…

Silipan esitò, rendendosi conto che pochi si sarebbero bevuti quella vanteria. Soltanto Anne Reynolt e Ritser Brughel facevano rapporto direttamente a Tomas Nau. — A ogni modo, sembra che l’altro ieri lei abbia apportato delle regolazioni ai circuiti di un’unità MRI. Forse sapeva di avere un problema e si preparava a risintonizzarsi da sola come altre volte. Non lo sappiamo. Sappiamo che non portava il cappuccio isolante di sicurezza, obbligatorio per le testerapide presenti all’uso di una MRI… anche se in effetti lei non lo portava mai. E sappiamo che una delle unità è stata accesa mentre lei era lì, probabilmente perché voleva eseguire qualche controllo. Sembra che ci sia stata una fuga di onde elettromagnetiche. Ancora non siamo riusciti a riprodurre con precisione l’incidente. A ogni modo lei si è presa la scarica dritta nella testa. Abbiamo trovato dei capelli su una sporgenza dell’unità accanto a quella, dunque quando se ne è accorta ha fatto un balzo indietro sbattendo la nuca. Per fortuna il virus così stimolato ha prodotto solo un eccesso di alpha-retrox, la cui conseguenza è quella di un normale lavaggio di memoria non mirato, ovvero diffuso su tutto il livello più esterno. Come ho detto, non è niente di irreparabile. Una buona convalescenza di trenta o quaranta giorni, e la nostra Anne tornerà al lavoro con la stessa efficienza di prima.

— A parte i ricordi di un anno soggettivo spazzati via.

— Naturalmente. Le testerapide non sono banche dati; non c’è un backup del loro contenuto.

Fra i presenti ci furono dei borbottii poco convinti, ma fu Rita Liao che diede voce ai loro sospetti. — Mi sembra una spiegazione improbabile. Se un magnete MRI ha il rivestimento lesionato o non funziona è facile controllarlo, e in caso contrario significa che qualcuno lo aveva programmato per emettere una scarica… e colpire proprio Anne Reynolt. — Si accigliò. Quel mattino era stata lei a mettere in giro l’ipotesi su Ritser Brughel. Questo dimostrava di cosa fossero capaci gli Emergenti d’alto rango quando c’era un dissidio fra loro. — Il caponave Nau ha controllato la posizione del vice caponave?

— E dei suoi agenti? — aggiunse un Qeng Ho accanto a Ezr.

Silipan sbatté il bulbo sul tavolo. — Che diavolo state dicendo? Il caponave esamina ogni possibilità e con la massima attenzione. — Si guardò attorno e parve capire che il prezzo della notorietà era troppo alto. — Voi dovete stare sicuri che il caponave prende la faccenda molto seriamente. Ma attenti: il flusso di alpha-retrox liberato dal virus è proprio quello che ci si può aspettare in un incidente, un’irradiazione non localizzata. L’amnesia è una modesta conseguenza. Un attentatore che si fosse limitato a questo sarebbe un idiota. Avrebbe potuto ucciderla con un’irradiazione maggiore, e anche in questo caso sarebbero rimasti solo indizi tipici di un semplice incidente.

Per qualche momento tutti tacquero. Nuwen scrutava le loro facce senza darlo a vedere. Silipan sollevò il bulbo di birra ed esaminò il contenuto. — È stata una giornata pesante, e sono stanco morto. E dovrò rientrare al lavoro fra venti… no, dannazione, quindici Ksec.

Rita gli diede una pacca su un braccio. — Be’, ti ringrazio di essere passato di qui a darci le ultime notizie. — Ci fu un mormorio d’assenso da parte di altri.

— Nei prossimi tempi saremo Bil e io a dirigere il reparto e la clinica. Ora tutto dipende da noi. — Silipan si guardò attorno in cerca di qualche parola di incoraggiamento, ma aveva usato un tono troppo vanaglorioso per averne una.

S’incontrarono quella sera tardi, nell’intercapedine fra le due pareti esterne del provvisorio. Quel colloquio era stato messo in programma molto prima dell’apertura del Lago-Parco, come la gente cominciava a chiamarlo. Era un incontro che Ezr aveva atteso con impazienza e preoccupazione: l’incontro nel quale lui avrebbe preteso chiarezza sulla strategia di Nuwen riguardo al Focus, lo ho il mio discorsetto da fare. E qualche piccola minaccia. Basterà?

Senza rumore Ezr oltrepassò le vasche di crescita di Gonle Fong. Le lampade a luce solare e l’odore di vegetali svanì dietro di lui. Il buio in cui proseguì era troppo per l’occhio umano. Otto anni prima, nel suo precedente incontro con Nuwen, c’era stata molta più luce oltre la parete interna. Ora quei locali erano stati isolati meglio.