— Ma loro possono aiutarci!
— Forse. Non esiterei a mettermi in contatto con loro, se fossi certo di questo. Ma non abbiamo informazioni sufficienti, e loro non hanno una rete di computer che ci consenta di assumere una posizione più garantita. Se ci rivelassimo senza necessità potremmo renderli ostili a noi… e senza dubbio provocheremmo Pedure a un attacco preventivo contro l’Alleanza. Dobbiamo tutelare i loro interessi, e nello stesso tempo i nostri.
Rita tacque, ma non era per niente d’accordo. Alla destra di Nau, nella sua ombra, Ritser Brughel la fulminò con lo sguardo. Il giovane Dirigente non aveva mai capito il fatto che le vecchie regole degli Emergenti dovevano cambiare. La vista di una donna della classe dei Seguaci che osava discutere le opinioni del capo gli faceva digrignare i denti. Grazie al cielo non è lui quello che comanda. Nau era un duro figlio di puttana, una carogna senza scrupoli nonostante le sue paroline mielate, ma almeno con lui si poteva trattare.
Nessun altro aprì bocca per sostenere l’opinione di Rita, tuttavia lei fece un altro tentativo. — Noi sappiamo che Sherkaner Underhill è un genio. Lui capirebbe. Lui ci aiuterebbe.
Tomas Nau sospirò. — Sì. Underhill. Gli dobbiamo molto. Se non fosse per lui i Ragni sarebbero arretrati di vent’anni e noi vedremmo assai più lontano il nostro successo. Ma temo che… — Si volse a guardare Ezr Vinh. — Lei ne sa più di ogni altro su Underhill e sull’età dell’Alba. Ezr. Qual è la sua opinione?
Gonle represse un sogghigno. Vinh aveva seguito la conversazione come lo spettatore di una partita di racquet: ora che la palla veniva passata a lui aveva l’aria di chiedersi dove avesse dimenticato la racchetta. — Uh, sì, Underhill è un tipo notevole. Fa pensare a un Minsky, a uno Zhang, forse perfino a un Leonardo da Vinci dati gli aspetti multiformi e instancabili della sua creatività. Inoltre ha il genio abbastanza unico di saper riunire e organizzare individui di alte capacità scientifiche. — Ebbe un sorriso triste. — Scusami, Rita. Per noi l’Esilio è durato solo dieci o quindici anni, ma Underhill lo ha vissuto tutto ed era già adulto all’epoca del nostro arrivo. Per gli standard dei Ragni, e anche per i nostri, è ormai un vecchio. Temo che manifesti sintomi di senilità. Ha partecipato allo sviluppo dell’era della tecnica, e anche la sua parabola discendente si è conclusa. Quella che un tempo era flessibilità oggi in lui è diventata superstizione scientifica. Se dovessimo rinunciare al segreto della nostra presenza con un grave anticipo, io sono del parere che converrebbe rivolgerci al governo dell’Alleanza e giocare a carte scoperte.
Vinh avrebbe forse approfondito quell’ultimo concetto, ma Nau lo interruppe. — Rita, a noi interessa la linea di condotta più sicura per tutti. Se questo significasse metterci nelle mani dei Ragni, le assicuro che sceglierò questa soluzione senza esitare. Ma finché non ci saremo obbligati… — Gettò un’occhiata alla sua destra, e Gonle intuì che il messaggio era diretto soprattutto a Brughel. Nella pausa che seguì fu chiaro che nessuno aveva altro da dire. — Dunque il nostro programma sarà molto accelerato. Ci siamo stati costretti, comunque non mi dispiace affrontare la sfida. — Il suo sorriso sembrò più caldo, in quel falso tramonto. — Possiamo permetterci di usare le risorse che abbiamo… e lo faremo. Da oggi fino al giorno in cui avremo salvato il mondo dei Ragni, tutti saranno di Turno.
Uhau.
— Cominceremo a usare l’impianto per l’estrazione dei gas alle sue massime capacità. — I presenti si fecero ancora più attenti. — Se fra un anno avremo ancora bisogno di quell’impianto, significherà che abbiamo perduto. Dovremo progettare molte iniziative, gente. Ci occorre tutto il nostro potenziale. Intendo modificare alcune norme di sicurezza della nostra comunità. L’economia sotterranea avrà accesso a tutte le risorse, salvo i sistemi di automazione più vitali.
Sì! Gonle sorrise a Qiwi Lisolet, dall’altra parte del tavolo, e lei le restituì il sorriso. Dunque era questo che intendeva con «Più presto di quello che credi». Nau proseguì per qualche secondo, non tanto per riassumere i futuri progetti quanto per abolire questa o quella delle stupide regole che li avevano irritati tutti per anni. Lei poté sentire l’entusiasmo che saliva a ogni frase. Forse potrò organizzare il futuro commercio con la superficie.
La riunione si chiuse in un’atmosfera incredibilmente serena. Mentre usciva, Gonle mise un braccio intorno alle spalle di Qiwi e la strinse a sé affettuosamente. — È merito tuo, piccola! — le disse sottovoce.
Qiwi le sorrise, ed era il sorriso più largo che Gonle le avesse mai visto da anni.
I quattro modesti visitatori lasciarono la dimora del capo e si avviarono nel parco verso l’uscita, con gli ultimi raggi del finto sole al tramonto che gettavano lunghe ombre dietro di loro. Prima di entrare nella boscaglia Gonle si volse a guardare il lago. Fra le nuvole lontane faceva capolino uno spicchio di sole. Era soltanto una delle casuali manipolazioni degli automatismi del parco, ma le parve ugualmente di buon auspicio. Tomas Nau era convinto di poter manipolare tutto. Gonle sentiva che quell’imprevisto allungamento del loro guinzaglio era un tipo di libertà che Nau non offriva volentieri, e che in seguito, col timore che la propensione al commercio e l’immaginazione dei Qeng Ho gli prendessero la mano, avrebbe cercato di fare marcia indietro. Ma Gonle era nata libera, e in quegli anni lei e Benny e Qiwi e molti altri avevano minato la tirannia degli Emergenti fino a corromperli quasi tutti, col loro commercio sotterraneo. Nau aveva già capito che si poteva vincere anche facendo affari. Una volta aperto il mercato coi Ragni, si sarebbe accorto che non c’era niente da guadagnare accorciando di nuovo il guinzaglio.
La seconda riunione che Nau ebbe quel giorno si svolse più tardi, a bordo della Mano Invisibile. Qui si poteva finalmente parlare, lontano dagli orecchi di quegli ingenui. Brughel indicò la finestra dove stava ricevendo dati. — Questo è il rapporto di Kal Omo, signore. L’analisi dei miei annusatori conferma che lei ha ingannato quasi tutti.
— Quasi?
— Be’, lei conosce Vinh. Ma quel fesso si limita a sospettare per partito preso. Non ha capito niente di quel che c’era dietro il suo discorso. Piuttosto è Jau Xin che mi preoccupa, anche se lui risulta soltanto… uh, dubbioso.
Nau gettò uno sguardo interrogativo ad Anne Reynolt. La risposta di lei fu immediata. — Xin è insostituibile, caponave. È l’unico in grado di far lavorare a dovere i nostri piloti. Avremmo perso anche quella scialuppa, se non fosse stato per lui. Le due testerapide ai comandi non sapevano cosa fare quando si sono accorte degli strani movimenti antigrav del satellite. Le regole che loro conoscevano erano cambiate, e stavano per avere una crisi.
— D’accordo, allora lui ha dei dubbi. — Non c’era niente da fare per cambiare la cosa. Xin era stato vicino al centro decisionale troppe volte. Probabilmente sapeva cosa c’era stato in realtà dietro il “massacro di Diem”. — Non possiamo metterlo in ibernazione, non possiamo ingannarlo, e a questo punto del gioco abbiamo un dannato bisogno di lui. Comunque… Rita Liao è una leva sufficiente. Ritser. si accerti che Xin sappia che dalla qualità dei suoi servizi dipende il benessere della Liao.
Brughel annuì con un sorrisetto compiaciuto, e prese nota.
Nau esaminò il rapporto di Omo. — Sì, le loro reazioni sono state quelle che volevo. Ma dire alla gente quello che vuole sentirsi dire è fin troppo facile. Nessuno ha capito quali conseguenze ci saranno anticipando l’intervento di cinque anni. Non c’è modo di impadronirsi di una rete di computer ancora quasi inesistente, e a noi serve una società industriale intatta sul pianeta… però non c’è bisogno che tutto il pianeta vi partecipi, in questo momento… — Nau passò al rapporto delle testerapide della Reynolt, — sette nazioni dei Ragni hanno armi nucleari. Quattro dispongono di un grosso arsenale, tre hanno vettori capaci di trasportarle.