Zimmin era l’unico traduttore al lavoro per entrambe le parti, ma quelli di L1 erano sempre disponibili in linea, e talvolta Trixia interveniva per chiarire dei concetti particolarmente complicati. Dal punto di vista intellettuale Ezr non aveva difficoltà a stimare i suoi interlocutori, la fredda ed efficiente poliziotta Vilunder e il giovane generale Codaven con la sua lista di argomenti per i quali voleva risposte precise.
La notte Ezr sognava Trixia, ma sogni dolorosi, nei quali la donna restava per sempre focalizzata, irraggiungibile, perduta, come era stata in quei lunghi anni di sofferenza. A volte gli accadeva di sognare Qiwi, seria e pensosa. Qiwi, non più la Marmocchia di un tempo ma ormai più adulta e più saggia di lui.
Uno alla volta, gli argomenti furono discussi e chiariti. Erano passati dalle precauzioni militari alle condizioni commerciali in meno di un milione di secondi. Da L1 la voce di Pham Nuwen era compiaciuta dei progressi. — Questi Ragni contrattano come Mercanti, anche i loro militari.
— Stiamo facendo troppe concessioni, Pham. Da quando in qua i Clienti hanno una presenza attiva fuori dal loro mondo, come quella che noi gli abbiamo garantita?
— Anche questo ci porterà un vantaggio, ragazzo. Non puoi impedire ai clienti di mettersi in affari per conto loro, ma un vero Qeng Ho sa quali accordi stringere anche in questo caso.
— Un’altra cosa — disse Nuwen. — I prigionieri di guerra, l’unico argomento rimasto da discutere. Non sarà il più facile. Lo concluda, e subito dopo potremo fare a meno di Trixia Bonsol. Anche il gruppo della Laigtil conosce la sua situazione ed è d’accordo.
L’ultimo giorno dei negoziati cominciò come tutti gli altri. Ezr e Zimmin furono portati qualche piano più in basso lungo una “scala a spirale”, in realtà un pozzo verticale con gli scalini intagliati nella roccia. Nell’atrio, sul fondo, il soffitto era basso perfino per i Ragni, poco più di un metro. Chini a quattro zampe fra la loro scorta i due umani furono condotti nella penombra verso una larga porta. Più oltre c’era un locale immerso in una vaga luce azzurrina, buona per gli occhi dei ragni ma non altrettanto per quelli umani.
Davanti a loro una forma nera, poi ci fu un sibilo che Ezr conosceva.
— Venite.
— Buongiorno, signori. Venite a sedervi, prego — disse Zimmin Broute, traducendo l’invito. I due andarono a prendere posto sui trespoli modificati apposta per loro. Una femmina che emanava un odore umido mosse un braccio in segno di saluto. — Buongiorno, generale Vilunder– rispose Ezr.
La questione dei prigionieri di guerra avrebbe dovuto essere più semplice, visto che Nuwen l’aveva lasciata astutamente per ultima. Ezr notò tuttavia che stavolta erano soli con Belga Vilunder, e fin dalle prime frasi si rese conto che l’aracnide aveva intenzione di rendergli dura la vita. Fin dall’inizio dei colloqui i Ragni avevano confermato che tutti gli umani erano sopravvissuti al primo impatto. La Mano Invisibile era andata letteralmente a pezzi in una zona di mare larga cento chilometri; ma la sezione dell’equipaggio, dove in quel momento si trovavano tutte le testerapide e gli altri umani a bordo della nave, era andata ad arenarsi sulla banchisa dove gli elicotteri dell’Alleanza l’avevano trovata praticamente intatta. A questo punto c’era però stato uno scontro a fuoco, con numerose perdite. Brughel e le sue guardie avevano abbattuto una decina di elicotteri, prima di essere sopraffatti e costretti a ritirarsi nel relitto. Le sue guardie erano state uccise tutte. Brughel invece aveva cercato di mescolarsi alle testerapide e di passare per uno di loro. Non gli era andata liscia. Quel giorno stesso, dopo una lunga consultazione via radio fra Victreia Laigtil e Trixia Bonsol, Ritser Brughel era stato isolato dagli altri in un carcere speciale.
— Gli umani che voi chiamate testerapide potete riaverli — disse Vilunder attraverso Zimmin Broute. — Noi sappiamo che loro non sono responsabili. — Il tono di lei era iroso, e il traduttore ne dava una buona versione. — Gli altri sono criminali di guerra. Hanno ucciso migliaia di aracnidi, e meditavano di ucciderne milioni.
— No, solo una ridotta minoranza era al servizio di questo piano criminale. Gli altri non ne sapevano nulla, o hanno cercato di opporsi a quell’operazione.
Ezr tirò fuori la lista dei membri dell’equipaggio e spiegò il ruolo di ognuno a bordo della Mano Invisibile. Venti di loro erano tuttora in sonno freddo. Chiaramente costoro andavano considerati più vittime di Brughel che corresponsabili. Dapprima Belga Vilunder rifiutò di tirarli fuori dai contenitori, poi accettò di farlo e di giudicarli singolarmente. In cambio di un esame rapido e improntato alla generosità Ezr si disse disposto a consegnare manuali tecnici tradotti. Infine giunsero al caso più arduo. — Jau Xin, un animo nobile e amico di Arachna da sempre — lo presentò Ezr.
— Jau Xin, direttore dei piloti, pesantemente coinvolto nell’attacco — lo corresse Vilunder.
Ezr era stato costretto a mettersi un visore per amplificare la luminosità della stanza. Girato verso di lui Zimmin Broute, immedesimato nella parte, aveva un’espressione dura. — Jau Xin lavorava in plancia agli ordini diretti di Brughel.
— Generale, noi possiamo dimostrarlo con le registrazioni. E i vostri colloqui con le testerapide. i piloti di Jau Xin, sono certo altrettanto illuminanti. È chiaro che Jau Xin ha sabotato l’attacco alle postazioni difensive dell’Alleanza. Io conosco bene Jau, signora. Conosco sua moglie. Entrambi sono molto amici degli aracnidi.
Zimmin Broute batte sui tasti del suo sonorizzatore trasformando le parole di Ezr in una successione di sibili e squittii che nessuna gola umana avrebbe saputo produrre. Belga Vilunder replicò con un verso acuto che, come lui già sapeva, era una negazione sdegnata. Evidentemente c’era in gioco la politica interna dell’Alleanza, e i nazionalisti esigevano un comportamento più severo. Questo ricordò a Ezr che i colloqui venivano filmati per essere trasmessi in tutto il pianeta. Tirò fuori di tasca il portagioie datogli da Rita.
— E questo cos’è? — domandò Vilunder. Non c’era alcun accenno di curiosità nella voce di Zimmin.
— Un dono per Jau Xin, da parte della sua brava moglie. E una serie di fotografie, un ricordo del suo amore, nel caso che voi rifiutaste di lasciarlo libero.
Il generale Vilunder sedeva a due metri di distanza, ma un braccio nero si allungò fino a lui e s’impadronì del piccolo scrigno. Due dure mani a pinza cercarono di aprirlo con energia.
— La serratura è collegata alle impronte epidermiche di Jau Xin. Se lei cerca di forzarla, il contenuto sarà distrutto da un gas molecolare.
— Ah, sì? Non mi sembra una misura protettiva molto efficace nei confronti del contenuto — disse Vilunder, ma rinunciò a cercare di aprirlo e gettò il portagioie a Ezr, che lo prese al volo. — Sua Maestà il Re ha bisogno di fatti per scagionare un imputato, e le suppliche di una moglie non sono un fatto. Comunque vedrò cosa posso fare per questa persona a cui lei tiene tanto.
— Grazie, generale. Apprezzo la sua comprensione.
Per un po’ il Ragno non disse niente. Quando parlò, nella traduzione di Zimmin ci fu un sarcasmo aspro come un acido. — E suppongo che adesso lei cercherà di convincermi a consegnarvi con tutti gli onori anche Ritser Brughel, eh?