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— Voglio dire che è una cara ragazza, intelligente e capace…

— Sì, sì, sì. È una che riesce in tutto ciò che fa. Non ne ho trovate molte come lei, in vita mia.

— Io…

— Ezr, io non credo che tu sia un burattino di legno, altrimenti non perderei tempo a farti battere la testa contro il muro, e certo non starei a parlarti di Qiwi. Ma svegliati. Avresti dovuto capirlo da anni, ma eri troppo fissato su Trixia e sui tuoi sensi di colpa. Ora Qiwi per puro caso, o forse no, è ancora qui che ti aspetta, ma senza troppa speranza, poiché rispetta onorevolmente ciò che tu vuoi da Trixia. Pensa a ciò che sta facendo, da quando ci siamo liberati di Nau.

— Uh, si occupa di tutto… la vedo ogni giorno. — Ezr trasse un lungo respiro. Questo era come de-focalizzarsi… vedere quel che uno aveva sempre visto, ma in modo completamente nuovo. Era vero, lui aveva a che fare con Qiwi più che con gli altri. Ma la ragazza era sovraccarica di lavoro. Gli tornò a mente la sua espressione quando aveva rivisto Flora Peres. Ripensò al suo sorriso mentre diceva di essere contenta per il lieto fine fra lui e Trixia. Era strano provare vergogna per una cosa di cui era stato inconsapevole fino a un minuto prima. — Mi spiace… è che io… non ci ho mai pensato.

Nuwen si appoggiò allo schienale. — È quel che speravo di sentirti dire, Ezr. Vedi, tu e io abbiamo questo problema: siamo grandi nelle questioni di principio, e piccoli nella comprensione umana. È una cosa su cui dovremo lavorare. La realtà è che ci sono persone senza le quali noi non saremmo nessuno, e Qiwi è una di loro.

Per un momento Ezr non seppe cosa dire. Qualcuno stava spostando i mobili nelle stanze della sua anima. Trixia, il sogno di metà della sua vita, era uscita da quelle stanze. — Dovrò pensarci sopra.

— Fallo. Ma parlane con Qiwi, dammi retta.. Anche lei si è nascosta dietro un muro. Sarai sorpreso, scoprendo quante cose vengono fuori quando due decidono di parlare.

Un’altra idea, che era come l’aprirsi di una porta. Parlane con Qiwi. — Penso che io… sì, è quello che farò.

60

Il tempo passava, ma Arachna aveva ancora strada da fare sulla via del congelamento. Le ultime bufere di neve spazzavano le latitudini medie, sempre più vicine all’equatore.

L’aereo non aveva ali. né eliche, né razzi. Scese lungo un arco balistico e rallentò fino ad atterrare dolcemente sulla nuda roccia dell’altipiano.

Ne scesero due figure in tuta spaziale, una alta e bipede, l’altra bassa e con una quantità di zampe articolate.

Il maggiore Victreia Laigtil tastò il suolo con un paio di mani. — Niente neve in questo punto, lo sapevo che ci sarebbe andata male. Inutile cercare impronte fra i sassi. — Guardò il versante scosceso a qualche decina di metri da lì. Fra i macigni e le buche c’era un po’ di neve, al riparo dal vento. La debole luce del sole morente la tingeva di rosso. — Ti dà fastidio il vento?

Trixia Bonsol aveva inciampato un paio di volte. — No, ma su questo terreno non si sta in piedi facilmente con due gambe sole.

Si avviarono verso la salita. Trixia aveva abbassato il volume, per sentire i rumori del posto senza distrazioni. Tuttavia il brusio di una conversazione e le immagini sui lati del suo visore la tenevano in contatto con ciò che accadeva nello spazio e a Principalia. Nel mondo reale oltre il visore quella sembrava una notte senza luna nel gelido nord di Triland, e il solo movimento era la polvere che il vento spostava fra i sassi. — Questa è la nostra ipotesi migliore sul punto dove Sherkaner lasciò l’elicottero?

— Corrisponde alla registrazione del pilota automatico. Sappiamo che mio padre aveva un motivo per scendere qui. Forse cercava un posto particolare. Ma non si può escludere che il motivo fosse semplicemente quello che ha detto Thract.

La voce che Trixia sentiva non era quella di Viki, ma una versione tradotta da un processore nel suo stesso casco. Il risultato tecnico era scadente, ma poteva consolarsi col pensiero che l’amica riceveva nella lingua dei Ragni una traduzione ancora peggiore.

— Io ero in ascolto, quando Sherkaner è sceso — disse Trixia, indicando il territorio dirupato davanti a loro. — Secondo me era lucido e padrone di sé, in un momento in cui tutto gli crollava intorno.

— La “cerca della profondità” può sembrare una reazione lucida, finché qualcun altro non contrasta questo impulso ancestrale — rispose Viki. — Aveva appena perduto Mamma, senza contare Nizhnimor e tutti i suoi colleghi nei laboratori da cui era uscito per parlare con Thract.

Con la coda dell’occhio Trixia notò la contrazione nelle braccia anteriori dell’aracnide. Era l’equivalente di una smorfia di dolore, e benché fisicamente inumana il contesto emotivo da cui emergeva era molto simile a quello umano. — Sai, Viki, ci tenevo a venire qui di persona. Mi sono sempre sentita come una di voi, ed essere qui con te mi dà l’impressione di avere una famiglia.

Una delle mani libere di Viki le toccò un braccio. — Anch’io ti ho sempre sentita molto vicina da dopo la morte di Gokna, quando il generale ci parlò di voi. Mio padre ci fece sentire le registrazioni dei vostri colloqui. A quel tempo pensava ancora che tu fossi una specie di computer. Ma per me eri una persona già allora. E ti assicuro che mio padre era affezionato a te.

Trixia fece un gesto-sorriso. — Il caro Sherkaner era sicuro che la scienza potesse realizzare cose impossibili, come i viaggi spaziali e i computer intelligenti. In quanto a me, il Focus mi obbligava a conoscere voi Ragni alla perfezione, e il contatto con voi è stato un effetto collaterale che Tomas Nau non si aspettava di certo.

Il versante roccioso era pieno di spaccature colme di neve gelata. Victreia e Trixia continuarono a salire guardando in ogni cavità. Senza altri strumenti che i loro occhi, più che una ricerca vera e propria quello era una specie di pellegrinaggio.

— Credi che lo troveremo, Viki? — Negli ultimi anni del Focus, Sherkaner Underhill era stato il centro dell’universo di Trixia Bonsol. Non riusciva a ricordare che vagamente le centinaia di visite di Anne Reynolt e di Ezr Vinh; soltanto Sherkaner era reale. Ripensò al vecchio aracnide che aveva bisogno di un insetto-guida per non camminare in cerchio. Come poteva essersi arrampicato lì?

Victreia era entrata in una cavità e stava scalpellando via il ghiaccio con una piccozza.

— Sì, prima o poi. Sappiamo che non è in superficie. Probabilmente Mobiy è riuscito a trovare una tana profonda qualche metro. Ma questo non è bastato a salvare mio padre, come in una vera profondità. Dev’essere morto in pochi minuti. — Tornò fuori, all’aperto. — È strano, ma dopo l’attacco io ero convinta che forse avremmo potuto trovare vivo papà, mentre per mia madre non ci fosse più speranza. Ora invece, dopo i sonogrammi fatti sui resti del Parlamento di Terra Meridionale, sembra che nel sottosuolo siano state scoperte gallerie che comunicano con delle antiche profondità. Se mia madre e Zio Hrunkner fossero riusciti a rifugiarsi laggiù…

Trixia si accigliò. Anche lei aveva visto i notiziari. — Ma il resoconto dice che sarebbe pericoloso scavare in quei detriti, perché ogni scossa farebbe franare tutto. E quando verrà il Nuovo Sole sarà peggio, perché milioni di tonnellate di roccia crolleranno in quelle profondità.

— Sì, ma abbiamo il tempo di fare progetti. Ora possiamo appoggiarci alla tecnologia umana. Forse potremo scavare lunghi tunnel, usando la roccia antigrav per stabilizzare le pareti. Prima del Nuovo Sole faremo dei sondaggi preliminari per ritrovare quelle profondità. E se Mamma e Zio Hrunk sono laggiù, li salveremo.

Si avviarono a nord lungo la dorsale. Se quelle erano davvero le colline dove Thract aveva lasciato Sherkaner, nulla garantiva che l’elicottero fosse atterrato proprio lì. Ma Victreia guardava in ogni anfratto.