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Victreia Laigtil si alzò dal suo trespolo, e con le mani nutritive modulò la voce in un cinguettio triste, — Trucchetti… molto triste partire… drexip — fu ciò che Pham sentì uscire dal suo traduttore. Questo gli confermò che Trixia avrebbe dovuto lavorare ancora su quegli apparecchi. Ma subito Trixia si affrettò a dargli una traduzione più precisa: — Sentiremo la mancanza dei tuoi scherzi arguti, amico mio.

Pham annuì e allargò le braccia. — Anche Anne e io sentiremo la vostra, amici. Fra meno di un megasecondo saremo partiti. — E con loro un migliaio di altri, Emergenti, ex-focalizzati, anche alcuni Qeng Ho, e molti Ragni. Tre astronavi armate, con mille persone di equipaggio. — Oh, un giorno torneremo da queste parti, magari fra un paio di secoli. Ma forse ci incontreremo chissà dove, viaggiando per commercio o per diporto fra mondi lontani. E allora avremo storie interessanti da raccontarci.

Ezr Vinh annui. — Sì, ora c’è un futuro per noi, anche se non sappiamo dove e quando ci rivedremo. Speriamo che questo futuro sia lungo. — Pham notò che Ezr evitava il suo sguardo. Non era affatto sicuro che quelle tre navi sarebbero bastate a farli uscire vivi dal sistema degli Emergenti, anche se aveva lavorato duramente con Anne e con lui nei preparativi.

Ma Qiwi poggiò una mano sulla spalla di Ezr. — Io dico che dovremmo darci appuntamento a un Grande Raduno, come facevano le Famiglie Qeng Ho di una volta. — Qiwi approvava quella missione su Balacrea. Pham sapeva che avrebbe partecipato anche lei per vendicare sua madre, se non avesse avuto un marito e una figlia a cui pensare. Mi chiedo se lei ed Ezr capiscano l’importanza di ciò che hanno creato qui. La comunità Qeng Ho s’era accentrata intorno a loro e stava crescendo. Tutti avevano figli. Rita e Jau sfornavano due gemelli all’anno. Benny e Gonle avevano messo su un asilo nido e una scuola inter-razziale, dove piccoli umani e aracnidi figli di tecnici spaziali crescevano insieme. Le iniziative miste umani-aracnidi erano già molte.

La proposta scatenò un’esplosione di assensi. — Sicuro! Stabiliamo il luogo e la data! Un Grande Raduno al momento della Riaccensione di OnOff! — Da lì a due secoli. Questo si accorderebbe con gli altri miei programmi.

Belga Vilunder ronzava e sibilava, e nonostante l’apparecchio appeso al collo Pham non riuscì a capire niente. Tuttavia come capo del Servizio Informazioni aveva diritto a un traduttore a tempo pieno. Zimmin Broute sedeva accanto a lei, e con un sorriso luminoso tradusse quelle che non erano certo parole molto entusiaste:

— Questa è pura incoscienza, gente, o un genere di pazzia umana che io francamente non capirò mai. Avete tre astronavi, e volete gettarvi alla conquista dell’impero degli Emergenti. Negli ultimi sette anni avete continuato a ripetere che noi Ragni non dobbiamo temere una invasione, e che una società planetaria ad alta tecnologia può montare con successo un sistema difensivo a prova di bomba. Gli Emergenti devono avere migliaia di navi come le vostre nel loro sistema, e voi parlate di sconfiggerli. O ci avete raccontato delle bugie, o vi state illudendo assai pericolosamente.

Victreia Laigtil ronzò una domanda, così semplice che Trixia non ebbe bisogno di ritradurla: — Ma forse… voi avrete aiuto… da altri Qeng Ho lontani?

A risponderle fu Ezr. — No, questo posso dirlo con sicurezza. Ai Qeng Ho non piace combattere. È più semplice lasciare che le tirannie cuociano nel loro brodo.

Anne Reynolt aveva ascoltato in silenzio, ma a quel punto disse: — Non tormentarti per noi, Ezr. L’aiuto che ci hai dato non sarà inutile. — Si rivolse a Belga Vilunder. — Signora, questa è una missione che qualcuno deve tentare. Gli Emergenti e il Focus sono una cosa nuova nello Spazio Umano. Lasciarli stare significa lasciarli espandere e diventare più forti… e un giorno trovarsi di fronte un nemico che farà un boccone di voi.

Belga Vilunder agitò le lunghe braccia per esprimere incredulità. — Questa è una contraddizione. Negli ultimi anni voi ci avete indotti a costruire armi ed equipaggiamento bellico. — Ebbe uno sguardo di rimprovero verso Victreia Laigtil, che aveva persuaso il Re a stanziare quei fondi. — Ma a cosa vi servirà, se adesso andate a suicidarvi? Mi dispiace, le vostre possibilità sono scarse.

Anne sorrise, ma Pham vide che era preoccupata anche lei. — Non è un suicidio, generale. Noi abbiamo alcuni vantaggi, e Pham e io sappiamo come usarli. Io conosco il loro sistema dall’interno, so dove trovare degli alleati e come metterli all’opera. La nostre armi sono superiori, frutto della tecnologia Qeng Ho e aracnide. Con la nostra flotta ci sono molti ex-focalizzati, che conoscono il funzionamento dell’automazione degli Emergenti e sanno come scardinarlo. — Nel parlare gettò un’occhiata a Jau e Rita e vide che i due si guardavano in silenzio. Jau era un esperto direttore di pilotaggio, e c’era ancora qualche possibilità che i due si lasciassero persuadere a unirsi a loro, nei quattro giorni che mancavano alla partenza.

Pham intervenne descrivendo il suo piano a grandi linee. — Non abbiamo mai smesso di studiare le trasmissioni che riceviamo da Balacrea — concluse. — A nostra volta abbiamo trasmesso rapporti contraffatti, per far credere in patria che la missione di Nau prosegue ma senza intoppi. Contiamo di arrivare nel loro sistema prima che capiscano che non siamo amici. E sappiamo quali strati della popolazione contattare. Tutto sommato, le nostre possibilità sono buone. È un rischio, un’avventura. Io volevo battezzare Oca Selvatica la nostra nave ammiraglia, ma Anne non me lo ha permesso.

— No di certo — disse Anne. — lo credo che Libertà sia un nome molto più adatto. Quando avremo sconfitto gli Emergenti potrai ribattezzarla Oca, o Pulce Ammaestrata, o trasformarla in un ristorante orbitale. Ma quando ci batteremo io voglio che il suo nome sia emblematico come una bandiera.

Le prime portate della cena stavano arrivando, e Pham raccontò che sui mondi civili i tavoli delle mense a zero-G avevano aspiratori per briciole, onde evitare che nell’aria vagassero i residui dei pasti. I Qeng Ho, a cui capitava spesso di tossire dopo aver respirato le briciole di qualcun altro, furono stupiti di non averci mai pensato. — Questa è l’esperienza di chi ha viaggiato molto, gente — li informò lui.

La cena durò alcuni Ksec. Ebbero il tempo di parlare di molte cose, di ricordare cos’avevano fatto e gli amici che avevano perso lungo la strada. Ma la sorpresa ci fu soltanto alla fine, quando Anne introdusse un argomento a cui nessuno dei Ragni, neppure Victreia Laigtil, aveva mai pensato.

Mentre i bulbi delle bevande, umane e aracnidi, venivano vuotati, Ezr Vinh si sporse davanti a Qiwi per guardare Pham. — E dopo che avrete liberato Balacrea, Frenk e Gaspr, cosa farete? Resterete laggiù per qualche tempo, o avete altri progetti?

Anne fece un sorriso, e confessò: — Sì, Pham. Digli per quale motivo volevi battezzare la nave col nome di un uccello migratore.

— Umpf. — L’imbarazzo di Pham non era una posa. Non aveva mai osato parlare a nessuno di quel progetto, fuorché con Anne. Forse perché era grandioso perfino in confronto al suo vecchio sogno di un impero umano universale. — D’accordo… voi sapete perché siamo venuti alla stella OnOff: il mistero della vita intelligente su un pianeta come Arachna. Per quarant’anni Nau ci ha tenuto un piede sul collo, ma questo non ci ha impedito di apprendere cose sorprendenti.

— Vero — disse Ezr. — Gli umani non hanno mai trovato tante cose strane in un solo posto.

— Noi umani credevano di sapere cos’è possibile e cosa non lo è. Solo pochi scienziati bislacchi si fanno le domande sbagliate, in base al principio che alcuni enigmi risultano inattaccabili da quelle giuste. OnOff è il primo degli enigmi mai risolti al quale ci siamo infine avvicinati. E guardate cos’abbiamo trovato: un’astrofisica che ancora non comprendiamo, la roccia antigrav che comprendiamo ancora meno…