Oops, forse sto parlando a un ingegnere!
— … e ci avverte di non usarli con delle saldature. E se non altro questi sanno di cosa parlano, così non ci danno altro disturbo che la perdita di tempo. Ma poi ci sono quelli che hanno appena letto dell’esistenza del radium, e che immaginano che potremmo costruire dei super-scavatori con una testata di questo materiale. Ogni tanto ci capita di litigare fra noi su chi detiene il record di aver parlato con l’idiota più grosso. Be’, signor Underhill, credo che lei mi abbia dato la vittoria. Lei sta parlando di svegliarci nel bel mezzo della Tenebra, e poi di andarcene in giro fuori, con una temperatura più bassa di quella ottenibile in un laboratorio comune e il vuoto più pneumatico che chiunque possa realizzare. — Unnerbai tacque. Era preoccupalo dall’idea di aver dato delle informazioni riservate? Poi Sherkaner si accorse che il sergente stava guardando qualcosa nel punto cieco dietro di li.
— Oh, tenente Smait! Buon pomeriggio, signora. — Per poco il sergente non scattò sull’attenti.
— Buon pomeriggio, sergente. — La femmina che aveva parlato entrò nell’anticamera. Era… bella. Le sue gambe erano snelle e dure, ricurve, e si muoveva con grazia flessuosa. Portava un’uniforme nera che Sherkaner non aveva mai visto, i cui unici ornamenti erano i semi rossi del grado e la targhetta col nome. Victreia Smait. Sembrava impossibilmente giovane. Nata fuori fase? Forse. In tal caso l’esagerato rispetto esibito dal sergente era sarcastico, irrisorio.
Il tenente Smait rivolse la sua attenzione a Sherkaner. Sembrava cortese, anche se in un modo distaccato e vagamente divertito. — E così, signor Underhill, lei è un ricercatore del Dipartimento di Matematica della Scuola Reale.
— Be’, diciamo uno studente dell’ultimo anno, in realtà… — Lo sguardo di lei sembrava attendere altri particolari. — Uh, matematica è la specializzazione elencata nel mio programma di studio. Ma ho fatto un sacco di lavoro pratico alla Scuola Medica e a Ingegneria Meccanica. — Si aspettava che Unnerbai facesse qualche commento rude, ma il sergente all’improvviso era assai taciturno.
— Allora lei capisce la natura della Profonda Tenebra, delle temperature ultrabasse, e del vuoto pneumatico.
— Sì, signora, e ho riflettuto molto sui problemi tecnici collegati a questo. — Quasi metà di un anno, ma questo è meglio non dirlo. — Ho molte idee nuove, e alcuni disegni preliminari. Alcune delle soluzioni sono biologiche, e ancora non ho molto da mostrarvi. Ma ho portato dei prototipi per alcuni degli aspetti meccanici del progetto. Sono qui fuori, sulla mia auto.
— Ah, sì. La Relmeitch parcheggiata fra la vettura del generale Grionval e quella di Douneng. Forse dovremmo darci un’occhiata… e spostare la sua automobile in un posto più sicuro.
La piena comprensione di quel fatto era ancora lontana anni, ma in quel momento Sherkaner Underhill ne ebbe il primo barlume. Di tutti i militari di servizio a Comando Territoriale, di tutta la gente dell’intero mondo, non avrebbe potuto trovare un’ascoltatrice più adatta del tenente Victreia Smait.
6
Nell’ultimo anno del Sole Calante ci sono tempeste, spesso violente. Ma non sono quelle bollenti ed esplosive che accompagnano la nascita del Nuovo Sole. I venti e le burrasche della Tenebra imminente ci fanno paragonare il mondo a un essere vivente ferito a morte, che debolmente si agita mentre il sangue e la vita lo abbandonano. Perché il calore è il sangue del pianeta, e quando la Tenebra glielo risucchia il mondo morente è sempre meno capace di protestare.
Viene il giorno in cui cento stelle possono essere viste nel cielo a mezzodì. Poi mille stelle, e alla fine il sole non diventa più debole e piccolo di loro… e allora la Tenebra è giunta. Le piante più grandi sono già morte da tempo, e la polvere delle loro spore è sepolta sotto la neve. Gli animali inferiori attraversano lo stesso ciclo di estinzione. Schiume di muffa emergono dai mucchi di neve sotto cui stanno resti animali e vegetali, e fuochi fatui aleggiano intorno alle carcasse scoperte; alcuni dicono ancora che si tratta degli spiriti dei morti; gli scienziati di quest’ultima era di scoperte e invenzioni sanno che si tratta soltanto di batteri. E tuttavia c’è ancora gente che vive alla superficie. Alcuni sono gli sventurati ai quali tribù più forti, o nazioni più aggressive, hanno impedito di trovare rifugio nelle profondità. Altri sono gente a cui terremoti o inondazioni hanno sepolto e distrutto le profondità ove si recavano fin dalla più remota preistoria. Ai tempi antichi c’era un solo modo di sapere qual era l’effetto reale della Tenebra: costretto a restare in superficie qualcuno poteva passare alla storia scrivendo ciò che vedeva, e poi salvare il suo resoconto in modo che non soccombesse ai fuochi del Nuovo Sole. E occasionalmente accadeva che uno di costoro resistesse al gelo un anno o due, sia grazie a circostanze straordinarie, sia per aver saputo organizzarsi allo scopo di guardare più vicino il cuore della Tenebra. Un filosofo sopravvisse così a lungo che le sue ultime parole furono definite una metafora o una pazzia, da quelli che le trovarono scolpite nella roccia fuori dalla loro profondità: «… e l’aria stessa sta diventando neve e cade al suolo».
Su una cosa i propagandisti della Corona e di Tiefstadt erano d’accordo. Quella Tenebra sarebbe stata diversa da tutte le precedenti.
Fu la prima Tenebra a essere sfidata dalla scienza al servizio della guerra. Mentre milioni di cittadini si ritiravano nelle immobili polle, in migliaia di profondità, gli eserciti di entrambe le parti continuarono a combattere. Per lo più gli scontri armati avvennero fra le trincee di superficie, riscaldate dai falò e dal vapore. Ma la grande novità furono i combattimenti nel sottosuolo, nella rete di tunnel scavati artificialmente che s’intrecciavano dietro le linee del fronte sui due lati. Dove quei tunnel s’intersecavano, scoppiavano furibonde battaglie a cannonate o coi gas venefici. E i tunnel che non s’incontravano continuarono ad allungarsi nella roccia gessosa del Fronte Orientale, metro dopo metro, giorno dopo giorno, per molto tempo dopo che gli scontri di superficie erano finiti.
Cinque anni dopo l’inizio della Tenebra, fra le forze della Corona soltanto una élite di tecnici e militari, forse diecimila soldati in tutto, proseguiva le operazioni militari nel sottosuolo. Anche alla loro profondità la temperatura era molto inferiore al punto di congelamento dell’acqua. L’aria fresca veniva fatta circolare nei pochi tunnel ancora occupati da ventilatori che bruciavano foram. Gli ultimi fori dell’aria stavano per essere ostruiti dal ghiaccio.
— Da quasi dieci giorni non abbiamo alcun rapporto di attività dei Tiefer. Il Comando Scavi non ha ancora smesso di congratularsi con se stesso. — Il generale Grionval si gettò un aromatico fra le mandibole e lo masticò rumorosamente. Il capo del Servizio Informazioni dell’Alleanza non era mai stato noto per la sua fine diplomazia, e negli ultimi anni era diventato ancor più rude. Era un vecchio artropode, e benché le condizioni meteorologiche a Comando Territoriale fossero migliori che altrove stavano entrando nella fase più estrema. Nei bunker adiacenti alla Profondità Reale erano ancora sveglie forse cinquanta persone. Ogni ora l’aria si faceva meno respirabile. Grionval aveva rinunciato alla sua biblioteca più di un anno prima. Ora il suo ufficio consisteva in un locale di sei metri per tre per uno e venti di altezza, in uno spazio morto sopra i dormitori. Le pareti della piccola stanza erano coperte di mappe e di messaggi di telescriventi pervenuti dalle linee più avanzate. Le comunicazioni radio avevano avuto l’ultimo tracollo pochi giorni addietro. Durante l’anno appena trascorso i tecnici avevano sperimentato radio sempre più potenti, e c’era stata la speranza di poterle usare fino alla fine. Invece adesso avevano dovuto tornare al telegrafo, salvo quando non c’erano ostacoli sulla linea retta fra le trasmittenti e le riceventi. Grionval guardò la sua visitatrice, senza dubbio l’ultima che Comando Territoriale avrebbe visto nei prossimi duecento anni e più. — E così, colonnello Smait, lei torna adesso dal Fronte Orientale. Perché non la sento ridere felice? A quanto pare abbiamo resistito più del nemico.