Lo staff di Park riconosceva i sintomi, naturalmente. Nel loro modo mercantilistico quegli armieri Qeng Ho erano astuti e capaci. Trinli sentì che tre di loro stavano parlando proprio dell’insolito schema delle trasmissioni radio fra i vascelli Emergenti. Uno degli armieri pensava che fosse un miscuglio di dati e di istruzioni, le seconde cifrate per apparire un semplice compendio dei primi. Se era vero, si trattava di un sistema più sofisticato di quelli Qeng Ho… e questo non sembrava credibile. L’armiere anziano guardò accigliato il giovane che aveva avanzato l’ipotesi. Anche quelli che sono già stati in combattimento non afferrano il punto. Per un momento la faccia di Trinli si scurì.
Una voce lo contattò in privato, nell’auricolare: — Lei che ne pensa, Pham?
Trinli sospirò. Rispose nel suo comunicatore senza quasi muovere le labbra: — La cosa puzza, Sam. Lei lo sa.
— Mi sentirci meglio se lei fosse a un centro di controllo alternativo. — La plancia della Pham Nuwen non mancava di niente, ma c’erano altri piccoli centri di controllo distribuiti negli spazi abitabili della nave. Più di metà dello staff visibile in plancia si trovava in realtà altrove. Questo in teoria rendeva la nave più difficile da mettere fuori combattimento. In teoria.
— Potrei fare di meglio. Ho hackerato uno dei taxi con controllo a distanza. — Il vecchio fluttuò via dalla poltroncina. In silenzio passò a mezz’aria dietro i gruppetti di tecnici di plancia, oltre le immagini delle navette pesanti, oltre quelle di Diem che si preparava a decollare dalla valle, quelle dei tecnici Emergenti (oh, così sincere e attente!), dietro i grandi display sul fondo. Nessuno notò il suo passaggio, salvo quando scivolò fuori dalla porta della plancia e il comandante Sam Park gli gettò uno sguardo. Trinli gli rivolse un lieve cenno del capo.
Idioti senza spina dorsale, quasi tutti. Soltanto Sam e Kira Pen Lisolet avevano capito la necessità di colpire per primi. E non erano riusciti a persuadere un solo membro del Comitato Mercantile. Neppure dopo aver conosciuto gli Emergenti di persona, il Comitato aveva letto la certezza del tradimento sulle loro facce. E avevano chiesto a un Vinh di decidere per loro. Un Vinh!
Trinli galleggiò via per corridoi poco frequentati, si fermò ai compartimenti stagni dei taxi e apri quello del veicolo che lui aveva preparato. Potrei chiedere a Lisolet di ammutinarsi. La vice comandante di flotta aveva una nave ai suoi ordini, la NQH Mano Invisibile. Un atto di disubbidienza era fisicamente possibile e, una volta che lei avesse cominciato a sparare, Sam e gli altri sarebbero stati costretti a fare lo stesso.
Scivolò nel taxi e accese la pompa del compartimento stagno. No, io me ne lavo te mani di questa gente. Gli stava venendo un forte mal di capo. Di solito la tensione non gli faceva quell’effetto. Scosse le spalle. E va bene, la verità era che non avrebbe chiesto a Lisolet di ammutinarsi perché lei era una di quelle rare persone col senso dell’onore. Così lui avrebbe fatto il possibile col poco di cui disponeva. Sam aveva portato delle armi. Trinli ebbe un sogghigno. Se l’altra parte colpirà per prima, almeno saremo gli ultimi a cadere. Mentre il suo taxi si allontanava dalla nave ammiraglia Qeng Ho, Trinli studiò le trasmissioni in corso e cercò di fare un piano. Cosa avrebbe escogitato l’altra parte? Se quei preliminari fossero durati abbastanza da permettergli di trovare le chiavi di accesso alle armi… avrebbe potuto essere lui a innescare l’attacco dei Qeng Ho.
I sintomi del dramma che si preparava erano molti, ma anche Pham Trinli si lasciò sfuggire il più palese. Solo chi aveva già pugnalato qualcuno alle spalle sapeva dove guardare per cercare la lama destinata a lui.
Ezr Vinh ignorava completamente gli sviluppi militari in corso sopra di lui. I Ksec trascorsi in superficie erano stati affascinanti e faticosi, un lavoro che non lasciava molto tempo per i sospetti. In vita sua lui aveva messo piede su un pianeta per poche dozzine di Msec. Nonostante gli esercizi fisici e gli integratori dietetici la cosa gli dava ancora una sensazione strana. I primi Ksec erano stati relativamente facili, ma ora ogni muscolo gli doleva. Per fortuna non era il solo a lamentarsi. L’intera squadra trascinava le gambe. Da ultimo ci fu la pulizia della stanza e gli accurati accertamenti per controllare che le tracce residue della loro presenza sarebbero andate perse fra gli effetti della riaccensione di OnOff. Il capoequipaggio Diem si storse una caviglia durante il ritorno a bordo della navetta. Senza il robot articolato, scalare il resto della scarpata portandolo a braccia sarebbe stato impossibile. Quando finalmente furono a bordo, anche uscire dalle tute a pressione e metterle via fu una fatica.
— Signore Iddio! — Benny collassò sulla cuccetta accanto a quella di Ezr. Ci furono mugolii di protesta in tutto il compartimento durante il decollo. Ma Ezr si sentiva serenamente soddisfatto; da quella missione la flotta aveva appreso più di quanto si aspettasse. Era stata una buona giornata di lavoro.
Adesso nessuno della squadra di Diem aveva voglia di chiacchierare. Il ronzio subsonico del propulsore era una vibrazione che sembrava nascere nelle loro stesse ossa. Ezr sentiva ancora le conversazioni fra gli specialisti, nello spazio, ma la voce di Trixia non c’era. Nessuno parlava alla squadra di Diem… no, un momento: Qiwi stava cercando di mettersi in contatto sul suo telefono privato, ma Ezr era troppo stanco per le chiacchiere della Marmocchia.
Oltre la curvatura del pianeta, le scialuppe pesanti erano in ritardo. Le mine nucleari avevano frammentato milioni di tonnellate di ghiaccio oceanico, ma il vapore che stagnava sul luogo delle esplosioni rallentava i lavori. Un Emergente, Brughel, si stava lamentando che avevano perso il contatto con una delle navette.
— Credo che sia la vostra angolazione visiva, signore — intervenne la voce di un controllore di volo Qeng Ho. — Da qui possiamo vederle tutte. Tre sono ancora in superficie. Una è nascosta da un fitto banco di nebbia ma sembra ben posizionata. Altre tre sono in fase di ascesa e procedono regolarmente, ben separate… un momento… — Trascorse qualche secondo. Su un canale più “lontano” una voce parlava di un problema medico; sembrava che qualcuno avesse fatto un balzo troppo lungo a zero-G. Poi tornò in linea il controllore di volo. — Questo è strano. Abbiamo perso tutte le immagini e l’audio delle operazioni sulla Costa Orientale.
Brughel, con voce secca: — Avrete canali alternativi, no?
Il controllore di volo Qeng Ho non rispose.
Una terza voce: — Abbiamo appena ricevuto una scarica EM. Credevo che voi Emergenti aveste finito con le esplosioni in superficie.
— E abbiamo finito! — Il tono di Brughel era irritato.
— Be’, ora stiamo registrando altre tre pulsazioni EM. Io… Sì signore!
Pulsazioni EM? Ezr lottò per tirarsi a sedere ma l’accelerazione era troppo forte, e all’improvviso la testa gli doleva molto. Parla ancora, dannazione! Ma l’uomo che aveva appena detto «Sì, signore!» — un armiere Qeng Ho, dall’accento — non era più in linea, o forse era passato su un canale cifrato.